IRAN: LA PROSSIMA GUERRA DELL' AMERICA

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SEYMOUR HERSH E I LIMITI DEL LIBERISMO

DI RICHARD BECKER
globalresearch.ca

La politica degli Stati Uniti verso l’Iran non si basa sull’intelligence, sbagliata o altro; si basa sul desiderio di dominare una regione geo-strategica.

“Numerose prove, tra cui alcune delle valutazioni più riservate dell’intelligence americana, suggeriscono che gli Stati Uniti potrebbero correre il rischio di ripetere un errore simile a quello commesso con l’Iraq di Saddam Hussein otto anni fa, diffondendo ansia in relazione alle politiche di un regime tirannico e distorcendo la stima delle capacità militari della nostra nazione e le sue intenzioni.”

Seymour Hersh in previsione di un attacco statunitense all’Iran, 3 giugno su Democracy NowSeymour Hersh è oggi probabilmente il più noto reporter investigativo degli Stati Uniti. Fu lui a dare la notizia del massacro di My Lai in Vietnam nel 1970 e ha aiutato a dare risalto allo scandalo delle prigioni di Abu Ghraib in Iraq nel 2004. Questi e altri articoli critici nei confronti delle azioni del governo americano, oltre a una rete di collegamenti all’interno delle forze di sicurezza nazionali, hanno reso Hersh una figura importante nei circoli progressisti e anche oltre.

Dal 2005 un imminente attacco militare all’Iran è un tema centrale degli articoli di Hersh, e viene ripetuto anche nel suo ultimo articolo sulla rivista New Yorker: “L’Iran e la Bomba: Quanto è Reale la Minaccia”. Nell’articolo, correttamente fa notare che, contrariamente alle affermazioni degli Stati Uniti, non ci sono prove che l’Iran stia sviluppando armi nucleari, ma metta in allerta per un possibile attacco americano sulla linea dell’invasione dell’Iraq del 2003.

Alcune delle previsioni che Hersh ha fatto in passato sulle azioni militari degli USA contro l’Iran avevano una specifica connotazione temporale. Nessuna si è rivelata accurata. Molti dei suoi scritti su Stati Uniti e Iran si basavano su informazioni da insider del Pentagono e da altre fonti delle agenzie di intelligence, spesso da lui lodate. In tale relazione, la domanda è: è lo scrittore che usa le fonti o il contrario?

Un’altra domanda: come può l’esercito americano, già impantanato nelle guerre in Iraq e in Afghanistan e Pakistan, intraprendere un’altra guerra contro l’Iran, un paese ancora più grande e forte?

Non ci sono dubbi che l’amministrazione Obama, come la precedente, stia cercando un cambio di regime in Iran. Stava usando diverse metodologie per contenere, dividere e sovvertire l’Iran tramite sanzioni economiche, operazioni segrete e circondandolo con il suo esercito. Washington è un forte sostenitore del “Movimento Verde” in Iran, che ha una forte base tra le classi medie e alte.

La guerra psicologica, anche, viene intrapresa come un altro aspetto della campagna del cambio regime. Hersh è nutrito da disinformazione da parte di unità di guerra psicologica consapevoli che, data la sua credibilità, i suoi articoli verranno letti in lungo e largo, anche dai leader iraniani?

Guerra in Iraq: nessun “errore” di una ‘pessima intelligence

Ne “L’Iran e la Bomba” Hersh dà ulteriore forza alla falsità che ha permesso agli Stati Uniti di invadere e occupare l Iraq nel 2003: la “pessima intelligence“.

Ha espresso dispiacere per il fatto che i leader statunitensi potessero ripetere lo “sbaglio” che portò all’invasione dell’ Iraq, ritenendo che lo “sbaglio” fosse causato dal “diffondere ansi in relazione alle politiche di un regime tirannico distorcendo la stima delle capacità militari della nostra nazione e le sue intenzioni.”

L’idea che l’ invasione del 2003 sia stata un errore dovuto alle informazioni sbagliate ricevute dall’intelligence è stata completamente screditata.

Gli Stati Uniti hanno fatto una guerra ventennale contro l’Iraq con vari pretesti. L’ amministrazione George H.W. Bush ha dato il via alla prima guerra USA-Iraq nel 1991 per “liberare il Kuwait”. L’Iraq aveva occupato il Kuwait il 2 agosto 1990 a seguito di una lunga e aspra disputa tra la famiglia reale al-Sabah e il governo iracheno. Nella breve guerra, Stati Uniti, Gran Bretagna e le altre forze alleate distrussero gran parte delle infrastrutture civili irachene, oltre ad infliggere pesanti perdite all’esercito totalmente sopraffatto.

Washington poi ha imposto devastanti sanzioni sul paese che hanno ucciso più di un milione di iracheni in tredici anni. L’embargo è stato mantenuto dall’amministrazione Clinton per tutto il suo mandato, dal 1993 al 2001, durante il quale l’Iraq è stato soggetto di continui bombardamenti da parte dei caccia americani e britannici. La ragione addotta per l’embargo letale era quella di forzare l’Iraq a rinunciare alle sue “armi di distruzione di massa”.

Nel 1998, Clinton firmò l’Iraq Liberation Act, facendo del “cambio di regime” l’obiettivo ufficiale della politica americana. Questa legge chiarì che il vero fine delle sanzioni e dei bombardamenti era quello di rovesciare il governo iracheno.

Il cambio di regime era in cima all’ordine del giorno del primo meeting del National Security Council del presidente George W. Bush del 30 gennaio 2001, secondo l’allora Segretario del Tesoro Paul O’Neil: “Sin dall’inizio c’era la convinzione che [l’ex presidente] Saddam Hussein […] dovesse andarsene.” (intervista ad O’Neil, 60 Minutes, 11 gennaio 2004)

La presunta minaccia delle armi di distruzione di massa irachene era completamente infondata e gli alti funzionari dei governi di Stati Uniti e Gran Bretagna, e le loro spie, lo sapevano bene. Eppure, prima dell’invasione dell’ Iraq del marzo 2003, il vicepresidente Dick Cheney, il Consigliere della Sicurezza Nazionale Condoleeza Rice e il Primo Ministro britannico Tony Blair rilasciarono ripetutamente dichiarazioni ai media sulla grave minaccia delle presunte armi di distruzione di massa irachene: “Non vogliamo la pistola fumante [la ‘prova’ del possesso dell’Iraq di tali armi] per diventare un fungo atomico”, disse la Rice nel settembre 2002.

Dopo che l’Iraq fu occupato nell’aprile 2003, Bush, Blair e altri funzionari finsero sorpresa e costernazione quando non venne rinvenuta alcuna arma di distruzione di massa, ma la loro recita fu stata poco convincente.

Gli apparati cambiarono ancora una volta. La difesa “dei diritti umani e della democrazia” è diventata la nuova giustificazione per un’occupazione che continua ormai da otto anni, che ha ucciso più di un milione di iracheni e migliaia di soldati americani oltre ad aver lacerato il paese.

Niente di tutto questo – invasioni, bombardamenti ed embarghi – ha una qualche relazione con l'”ansia” per “le possibilità e le intenzioni” dell’Iraq. L’Iraq non ha mai minacciato gli Stati Uniti. Il suo esercito è stato decimato nella prima Guerra del Golfo ed era stato ridotto al 15-20 per cento della potenza schierata nel 1991 nel corso della seconda guerra.

Il “Downing Street Memo” mostra che l’intelligence è stata usata per supportare la politica

L’argomentazione secondo la quale il “fallimento dell’intelligence” ha causato l’invasione dell’Iraq da parte di Stati Uniti e Regno Unito ha ricevuto il colpo di grazia con il rilascio del “Downing Street Memo” nel maggio 2005. Il memorandum è in effetti il verbale di una riunione con Blair e altri alti funzionari britannici nella residenza del Primo Ministro a Londra il 23 luglio 2002, circa otto mesi prima che inizi l’aggressione all’Iraq.

Nel meeting, Richard Dearlove, il capo del MI6 Britannico, il Secret Intelligence Service, ha parlato di una riunione appena svolta a Washington con i funzionari più importanti della security nazionale: “Bush voleva rimuovere Saddam con un’azione militare, giustificata dalla congiunzione del terrorismo con le armi di distruzione di massa. Ma l’intelligence e i fatti sono stati plasmati dalla politica.” (DowningStreetMemo.com)

In altre parole, non sono state l’intelligence fallace o la cattiva informazione che hanno portato all’invasione e all’occupazione dell’Iraq. La decisione fu presa prima di lanciare la nuova guerra e poi è stata concepita una storia deliberatamente falsa per giustificare l’attacco.

Non c’è nessun mistero su cosa abbia pilotato l’inesorabile guerra all’Iraq, le sanzioni e le minacce all’Iran e la copertura dell’intera area con basi militari americane. L’ obiettivo è quello di dominare una regione strategica chiave che detiene i 2/3 delle riserve petrolifere conosciute al mondo.

Nel cercare di raggiungere questo obiettivo, la politica statunitense negli ultimi sei decenni ha cercato di distruggere qualsiasi movimento indipendente dallo stato o progressista, mentre ha sostenuto i regimi più repressivi e aggressivi della regione, dall’Arabia Saudita a Israele.

Il vero “crimine” dell’Iran, secondo Washington, non ha nulla a che vedere con la “democrazia” o col presunto programma militare. E’ che l’Iran rifiuta i dettami dell’impero.

Credere che le attuali aggressioni contro Iraq e Iran siano dovute a “errori” è un’espressione del liberismo, di fiducia nella bontà intrinseca di un sistema intrinsecamente spinto alla guerra e conquista, l’imperialismo.

Richard Becker
Fonte: www.globalresearch.ca
Link: http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=25216
10.06.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di REIO

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