IRAN E SIRIA SI ARMANO DEI MISSILI RUSSI S-300

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Durante la sua visita a Ramallah, in Palestina, il 29 aprile 2005, il Presidente Putin ha commentato: “Se ci aspettiamo che Mahmoud Abbas combatta il terrorismo, dobbiamo renderci conto che non potrà farlo con un po’ di pietre e una fionda.” Quindi ha fatto una pausa, aggiungendo: “E questo Israele, chiaramente, lo capisce.”

DI JOE VIALLS

Quando di recente Vladimir Putin è arrivato in Palestina, i media occidentali sono stati curiosamente avari di commenti, forse dolorosamente consapevoli del fatto che il Presidente Russo fosse uno dei pochi, anzi forse l’unico capo di stato per nulla disposto a farsi docilmente condurre per lo stato ebraico in uno di quei giri propagandistici, volutamente avvilenti, condotti da Ariel Sharon con tappe al Museo dell'”Olocausto” e al Muro del Pianto.Parlando papale papale, Putin non ha nessun bisogno di essere accondiscendente con coloro che vede come vassalli delle banche di Wall Street, le stesse istituzioni che hanno messo in ginocchio l’unione Sovietica nel 1989, col piccolo aiuto dall’interno di Mikhail Sergeyevich Gorbachev, più tardi premiato per il suo tradimento con una Carta Oro dell’American Express senza limiti di spesa per lui e la moglie Raissa. In termini puramente commerciali, Gorbachev è stato un’articolo presidenziale straordinariamente scontato.


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dopo il suo arrivo in Palestina il 27 aprile 2005, il Presidente russo Vladimir Putin accende una candela nel corso della sua visita alla chiesa cristiana del Santo Sepolcro, che si crede fosse l’ultima dimora del corpo di Gesù, dopo la deposizione nell’antica Gerusalemme.

Con il “loro uomo” (Gorbachev) al timone, e con la Russia nel caos più completo, i banchieri di Wall Street ordinarono ai loro oligarchi di Mosca di cominciare ad acquistare il patrimonio statale a prezzo di costo, con la prospettiva di aggiungere la Russia al loro paniere, in continua espansione, di stati sottomessi e privatizzati. Il controllo totale della Russia avrebbe dato finalmente ai fanatici newyorkesi del “Governo Mondiale Unico” il formidabile potere che andavano cercando, o almeno è quello che credettero al momento.

Un miserabile anno dopo l’altro, gli oligarchi si ingollarono fette sempre più grosse della torta dello stato Russo, praticando sistematicamente la frode, e formarono la Mafia di Mosca per mettere in riga col terrore i cittadini russi. Oligarchi di spicco tra gli altri, Mikhail Khodokovsky, Leonid Nevzlin, Mikhail Brudno, Vladimir Dubov e Vladimir Gusinsky. Nuotavano tutti nel lardo, legando la vigna con le salsicce, fino al giorno in cui Vladimir Putin è diventato Presidente della Russia.

Tra chi legge, molti sapranno già che ne è stato di Mikhail Khodorkovsky. Poco dopo il suo tentativo di trasferire illegalmente la proprietà del gigante petrolifero russo Yukos all’americana Exxon Mobil, Khodorkovsky fu arrestato per frode ed evasione fiscale. La sentenza che lo riguardava era attesa per il 27 aprile, il giorno prima della prevista breve visita di Putin a Gerusalemme. A Tel Aviv c’era forte attesa per questo verdetto, visto che un Ariel Sharon piuttosto nervoso aveva disperatamente bisogno di un buon argomento da usare contro il Presidente Russo.

Ohimé, niente da fare. Il 27 aprile, alle ore 10 antimeridiane (ora di Mosca), un foglietto bianco apparve sulla porta del tribunale russo in questione. Era piuttosto conciso: “La sentenza sul caso Mikhail Khodorkovsky è stata posticipata al 16 maggio 2005.” La decisione della corte non poteva essere dovuta all’influenza di Vladimir Putin, data la separazione dei poteri garantita dalla nuova democrazia russa. Ma fu comunque un brutto colpo per Ariel Sharon e per quelli nascosti dalla sua ombra corpulenta.

Tra le facce vagamente distinguibili in quell’ombra possiamo riconoscere Leonid Nevzlin, Mikhail Brudno, Vladimir Dubov e Vladimir Gusinsky: tutti titolari di residenza israeliana da qualche anno, all’atto del loro arresto. Che questi delinquenti abbiano pensato di rifugiarsi presso un criminale di guerra come Ariel Sharon non desta molta sorpresa, dato che in Russia ogni oligarca ladro, dal 1989, è un ebreo con passaporto e cittadinanza israeliana da usare in caso d’emergenza.

Non c’è dubbio, il simile attira il simile, tantopiù in questo caso. Durante gli anni 40, gli ebrei hanno messo a ferro e fuoco la Palestina sovrana perché “Dio aveva detto che potevano farlo”, perciò hanno proseguito con la Russia. Non ancora soddisfatti di entrambe le atrocità di massa, hanno ordinato al loro fantoccio George W. Bush di saccheggiare anche il sovrano Iraq.

E’ un dato di fatto che il crimine organizzato attira gli oligarchi come le carogne attirano le mosche, e i rapporti di intelligence dello scorso hanno riferiscono che lo stato ebraico controlla ormai qualcosa come il 94% del commercio mondiale dell’ecstasy, fornendo su ordinazione allucinogeni di sintesi per i vostri ingenui figli e figlie adolescenti.

Lo spaventoso “Governo Mondiale Unico” e la sua corruzione non sono passati inosservati a Mosca, dove da più di un decennio funzionari di grado elevato stanno silenziosamente organizzando un attacco asimmetrico per distruggere il mostruoso “impero” sionista, dislocando discretamente importanti infrastrutture militari e strategiche presso paesi potenzialmente vulnerabili alle azioni degli oligarchi.

Molte di queste attività da parte russa (e cinese) non destarono nessuna attenzione in occidente, e quando alla fine gli oligarchi se ne avvidero, ghignarono sprezzanti e non presero contromisure, dato che avevano finito per credere alla loro stessa propaganda, che descriveva i sistemi d’arma cinese e russo come roba di “seconda scelta”.

Arrivati alla metà del 2004, era troppo tardi per reagire efficacemente, perché ci fu l’annuncio pubblico che Russia, Cina, India e Brasile avevano formalmente dato vita alla più potente coalizione del mondo, circondando letteralmente sia l’America sia lo stato ebraico con un cerchio letale di armamenti sofisticati.

Nel frattempo, coalizioni più piccole e informali venivano formandosi in zone di confine, la più nefasta delle quali (per l’America) è quella (diciamo così, di secondo livello) tra Brasile, Venzuela e Cuba. Nell’emisfero orientale si è costituita un’altra coalizione di secondo livello, tra Iran, Siria, India e Cina. Nel giro di pochi mesi, le coalizioni di primo e secondo livello si sono dotate di armamenti in grado di distruggere con facilità la formidabile forza d’attacco di America e stato ebraico.

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A sinistra, Vladimir Putin, cintura nera di Judo settimo dan, manda al tappeto un avversario giapponese. A destra, un S-300PMU viene lanciato contro il suo bersaglio, un missile balistico. Avevo pensato di aggiungere una foto di Ariel Sharon, ma temevo che l’immagine di quest’obeso criminale di guerra avrebbe annullato l’effetto di dinamicità ed eleganza dell’accostamento fotografico.

Quando alla fine gli oligarchi sionisti si sono svegliati, era già fin troppo tardi per un’efficace controffensiva. Così, quando Vladimir Putin è arrivato in Palestina, e ha tranquillamente annunciato che avrebbe fornito alla sicurezza palestinese elicotteri e un minimo di 50 veicoli blindati per combattere il “terrorismo”, non ci voleva una grande immaginazione per dedurre a quali terroristi si stesse implicitamente riferendo.

Il diavolo è nei dettagli, con un Putin che rende abilmente cristallino il suo intento dichiarando seccamente, a Ramallah, che “una fionda e un po’ di pietre non serviranno” [ai palestinesi]. A partire dalla prima invasione e occupazione illegale della Palestina sovrana, la difesa tradizionale dei palestinesi contro gli invasori ebraici è stata costituita da fionde e pietre. Armi deboli come queste non sono state usate contro nessun altro, il che rende chiaro che l’unico possibile bersaglio delle nuove armi russe siano i terroristi ebrei.

Come al solito, gli aggiogati media occidentali vi hanno “protetto” da queste significative dichiarazioni, dato che sarebbe stato troppo imbarazzante per Wall Street ammettere che Vladimir Putin fosse giunto in Palestina al preciso scopo di offrire assistenza militare per la distruzione finale delle forze illegali ebraiche d’occupazione; un evento che alla fine porterà a una vera diaspora ebraica.

Secondo il metro dei media occidentali, i lettori si sarebbero aspettati che Washington e Tel Aviv minacciassero Putin di una tremenda punizione per la sua “insubordinazione”, ma si sbagliavano. A parte qualche borbottio sul fatto che ai veicoli blindati russi non sarebbe mai stato permesso di entrare in Palestina, “Perché siamo noi [gli ebrei] a controllare il territorio”, l’argomento è stato lasciato cadere nel dimenticatoio.

La ragione di questa timorosa risposta da parte dell’occidente è piuttosto semplice. Washington e Tel Aviv hanno paura del Presidente Putin, e a ragione. Perché questo è l’uomo che ha rifornito la Guardia Repubblicana irachena di grosse quantità di missili anticarro a guida laser Kornet, ognuno dei quali facilmente portatile, e in grado di distruggere un carro armato Abrams, e per un uno o due millesimi del suo costo.

Putin è anche l’uomo che ha contribuito a organizzare il riarmo di Iran e Siria con tale abilità, e con armi così sofisticate, che soltanto un idiota totale cercherebbe di attaccarli. In tal modo, nell’Emisfero Orientale, gli invasori ebraici della Palestina sono ormai circondati, eccetto che a ovest dalla parte del Mediterraneo, conveniente uscita di sicurezza per la quale a quasi tutti sarà consentito di fuggire, quando si scatenerà il panico.

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Mentre era in Palestina, il Presidente russo Vladimir Putin ha fatto una visita diplomatica di 3 minuti al “Muro del Pianto” ebraico, provocatoriamente situato al di sotto della moschea di Al-Aqsa, per poi fare una visita alla tomba di Yasir Arafat, durata quattro volte tanto. All’opposto, il Presidente americano George W. Bush, che ha sempre chiamato “terrorista” Yasir Arafat, si fa burla del suo professato “cristianesimo”, rendendo omaggio al tempio da burla di quelli che hanno ammazzato Gesù Cristo. E allora, chiedetevi solo questo: quale culto religioso credete che abbia l’assoluto e incontrastato controllo degli Stati Uniti d’America? Su, fate un’ipotesi.

Per capire come mai tanti in America, in Gran Bretagna e in Australia semplicemente non riescano a rendersi conto di quello che sta avvenendo in Medioriente, dobbiamo ripercorrere la storia e dare un’occhiata da vicino alla potentissima macchina propagandistica dell’occidente, e al modo in cui ha ingannato intere nazioni, facendo credere loro che l’America sia il singolo paese più progredito e potente sulla faccia della terra.

A partire dai tardi anni 50, ogni mezzo di informazione, dal New York Times in giù, hanno costruito la conveniente montatura dell'”inferiorità russa”, sia riguardo gli avvenimenti politici, sia riguardo la capacità di produrre e gestire armamenti sofisticati. Tutto ciò era disgustosamente falso, ma per tutto il decennio successivo la propaganda fantasiosa dei media permise a politici e funzionari occidentali di fare un vero e proprio lavaggio del cervello ad Americani e non, in modo da convincerli che la Russia non contasse niente.

Si capisce che se vi lasciate convincere che la Russia sia spazzatura e l’America assolutamente invincibile, sarete meglio predisposti a mandare i vostri figli e figlie in guerra, dato che i media occidentale vi hanno già assicurato che per i vostri ragazzi sarà uno scherzo uccidere un po’ di miserabili “Gook” o “Haji” (1) (dipende da quale paese Wall Street stia invadendo illegalmente al momento), per tornare a casa incolumi e aureolati di gloria, le braccia piene di souvenir di paesi esotici. Insomma, come farsi una bella vacanza tutto compreso, ma con New York che aggiunge l’optional di armi e munizioni, tanto per andare sul sicuro.

Dovreste ricordare che è proprio quello che vi hanno detto i media di recente, quando giornali e televisione vi hanno raccontato che le truppe americane, dopo aver “liberato” un Iraq sovrano dal suo stesso governo sovrano sostenuto dalla Russia, sarebbero state rigraziate da festanti cittadini iracheni lieti di spargere petali di rosa sul cammino dei carri armati Abrams. Fanciulle irachene avrebbero concesso i loro favori sessuali ai novelli eroi americani, ci sarebbero stati fiumi di birra e vino, eccetera eccetera.

Quello che si sono dimenticati di dirvi è che Saddam Hussein era e resta un eroe nazionale, l’uomo che nel 1972 ha buttato fuori dall’Iraq americani e britannici, restituendo agli iracheni insieme al paese anche la dignità. A partire dal 2003 questi stessi cittadini iracheni hanno rimandato a casa dentro un sacco di plastica più di 3400 dei vostri figli e figlie, destinandoli a una lista di attesa di due anni per poter essere sepolti nel cimitero di Harlington. Naturalmente i media vi diranno che il lavoro arretrato di Harlington si deve ai veterani della II Guerra Mondiale, che di colpo, e con quale convenienza!, stanno morendo a frotte, più di 1000 alla settimana. Se volete, credete pure a questa storiella orwelliana.

Da dove vengono le armi sofisticate che hanno reso possibile tutto questo? Oh, mica dalla decrepita, squalificata, irrilevante e sconfitta Russia! E invece sì, proprio da lì. Il fatto è che sin da quando Yuri Gagarin ha orbitato intorno alla terra sulla Vostok 1, nell’aprile del 1961, la Russia è stata ampiamente in vantaggio sull’America per quel che riguarda scienza e progetti bellici. Prevedibilmente, questa fastidiosa realtà è stata deliberatamente nascosta dai media occidentali, con l’uso di veri e propri giochi di prestigio e l’aiuto di un po’ di magia scenografica.

Potrei citare un’infinità di esempi, ma avremo lo spazio per uno soltanto. Per cui lasciamo perdere il bidone pazzesco dell'”Apollo sulla Luna”, in realtà soltanto un modo di dirottare migliaia di miliardi di dollari dei contribuenti verso progetti segreti e conti svizzeri, e concentriamoci solo sul confronto tra la Vostok 1 di Yuri Gagarin e la Freedom 7 di Alan Shepard, che tentò di seguire Gagarin nello spazio appena 23 giorni dopo.

Quando il 12 aprile 1961 Yuri Gagarin lasciò il suolo a bordo della Vostok 1, era letteralmente seduto sul più potente vettore a razzo del mondo. L’America non avrebbe potuto eguagliarlo allora, e nemmeno ora, nel 2005. Data la capacità del razzo di sostenere grossi carichi, Gagarin era comodamente sistemato all’interno di una capsula corazzata talmente robusta da sostenere una pressione interna di 14,7 p.s.i., vale a dire la stessa pressione atmosferica che si riscontra sulla superficie terrestre. Sarebbe a dire che Yuri Gagarin poteva tranquillamente ciondolare con la visiera dell’elmetto aperta, respirando la stessa aria che voi ed io respiriamo ogni giorno.

Oltre alla capsula in sé, c’era la sezione di guida e supporto, completa di supporto vitale e razzi di direzione e di spinta. In questo primo volo, i comandi venivano controllati da terra, mediante un rudimentale computer analogico, ma Gagarin era in possesso di una busta sigillata, contenente una chiave che gli avrebbe dato il controllo totale sulla cosmonave, nel caso il contatto con la base si fosse interrotto. La Vostok 1 percorse un’orbita completa intorno alla Terra, a un’altitudine di 204,4 miglia (2), restando in volo per 108 minuti.

Dopo il rientro, Gagarin poteva scegliere se restare all’interno della capsula (mentre tornava al suolo sostenuta da un paracadute) o eiettarsi e prendere terra con il proprio paracadute. Yuri Gagarin scelse di eiettarsi, ma i Russi tennero la notizia segreta per molti anni, e per un’ottima ragione. I sedili eiettabili sono complessi, grossi e molto pesanti, il che significa che se l’America avesse saputo del sedile, si sarebbe dovuta ricalcolare la già tremenda portanza dei razzi russi, e moltiplicarla per un fattore di tre. In altre parole, quarant’anni fa Yuri Gagarin stava seduto all’interno di una capsula completamente equipaggiata e pressurizzata più grande della cabina di un moderno caccia Eagle F-15.

E’ abbastanza ovvio che gli “spin doctor” occidentali non potessero tollerare un tale “affronto” alla superiore capacità scientifica dell’America (sic), e allestirono una campagna di contro-propaganda. Per rimettere quei perfidi comunisti russi al loro posto, l’America impacchettò un Alan Shepard piuttosto nervoso dentro una grossa lattina di Coca chiamata “Freedom 7”, appiccicò la grossa lattina sopra un missile balistico, e diede fuoco alla miccia il 5 maggio del 1961.

Credetemi, Alan Shepard aveva coraggio da vendere. Data la disperante scarsezza di potenza di spinta del missile balistico, la fragile lattina di Shepard non poteva venire pressurizzata fino alla piena respirabilità. Questo significava che la vita di Shepard dipendeva da una tuta spaziale integrale a tenuta d’aria, e anche che avrebbe dovuto respirare ossigeno puro per tutta la durata del volo. Non che ci sia qualcosa che non va nell’ossigeno puro (io stesso ogni tanto ne sniffo un po’), ma è estremamente pericoloso in un ambiente semi-pressurizzato e a stretto contatto di possibili corto circuiti o scintille. Una sola scintilla all’interno della Freedom 7, e Alan Shepard (e la sua tuta) si sarebbero trasformati in una meteora fiammeggiante nel giro di un secondo. E’ inutile aggiungere che Shepard, come gli equipaggi degli Space Shuttle americani di oggi, non godeva del lusso di un sedile eiettabile.

A onta degli strombazzi dei media americani in seguito al lancio, la minuscola Freedom 7 rappresentò un malinconico fallimento, riuscendo a malapena a raggiungere le 116 miglia di altezza in una traiettoria sub-orbitale (3), prima di tornare a terra dopo soli 15 minuti e 28 secondi. L’aquilotto aveva toccato con un tonfo ovattato, mentre l’orso avrebbe fatto cose ancora più grandi.

Appena qualche anno dopo, nel 1965, i russi iniziarono a utilizzare un razzo vettore chiamato “Proton”, che ancora adesso rimane uno dei più potenti della storia. Il Proton può portare in orbita bassa (4) fino a 22 tonnellate metriche, cioè più di una volta e mezza la massa di un pullman della Greyhound. Un implicito riconoscimento di tanta potenza e affidabilità, viene dal fatto che attualmente l’America, per il lancio nello spazio di carichi pesanti, preferisce pagare i russi piuttosto che farseli distruggere da inaffidabili missili balistici riciclati come vettori.

Come emerge chiaramente da questo singolo ma documentato esempio, mentre la Russia usa le scienze esatte per conseguire obbiettivi concreti, l’America fa largo uso della propaganda mediatica per nascondere alla pubblica opinione il fatto esatto e concreto della superiorità della Russia. E’ una realtà agghiacciante, che le forze statunitensi circondate dalla Guardia Repubblicana in Iraq rendono ancora più minacciosa, mentre Iran e Siria sono tranquillamente in attesa di respingere, e se necessario distruggere, qualunque invasore mandato dal folle “Governo Mondiale Unico” di New York.

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PROTON

Per svariati decenni, la Russia ha sviluppato tecnologie di guerra asimmetrica, cioè armi e tecniche pensate allo scopo di permettere alla Russia stessa (e ai suoi alleati) di sconfiggere nazioni con arsenali più vasti, in questo caso principalmente, ma non solo, il “Governo Mndiale Unico” di New York.

Mentre l’America investiva miliardi nello sviluppo del carro armato Abrams, i russi cominciarono a cercare un sistema per distruggerlo senza doversi mettere a costruirne uno anche loro. A tal fine, riprodussero la corazzatura americana, e sperimentarono diversi metodi per perforarla con armi leggere e poco costose. Molto prima che l’America invadesse l’Iraq, alleato dei russi, questi avevano già trovato la soluzione.

Ancora prima che gli americani attraversassero il confine tra Kuwait e Iraq, la Russia fornì discretamente alla Guardia Repubblicana più di 1000 missili anticarro “Kornet”. Missile e meccanismo di lancio possono essere gestiti con facilità da una squadra di tre persone, che può far fuoco da una semplice buca nel deserto. Il Kornet è un incubo a guida laser e velocità Mach 3, dotato di una doppia testata che garantisce l’eliminazione di un Abrams da una distanza di più di quattro chilometri. In altre parole, completamente al di là del contatto visivo da parte dell’equipaggio del carro, fino al momento dell’impatto. In Iraq questi missili hanno già spacciato più di 60 Abrams, e molti di più ne elimineranno in futuro.

Quando in America politici corrotti e appaltatori della difesa decisero di controllare il mondo costruendo monolitiche portaerei, amabilmente definite a New York “Strumenti della Politica Estera Americana”, la Russia non si preoccupò affatto di imitarli. Avrebbe potuto farlo facilmente, ma scelse invece di trovare metodi più economici per distruggere l’enorme minaccia navale americana. Li ha trovati nel “Sunburn” e nell'”Onyx”, missili supersonici che volano a pelo d’acqua, di cui non si sa che abbiano mai mancato un bersaglio.

Tenete conto che entrambi questi missili hanno un massimo raggio d’azione di meno di 400 chilometri, prova del loro scopo puramente difensivo. Non sono stati predisposti per il trasporto su bombardieri strategici in modo da poter attaccare navi americane in acque americane, ma saranno di certo usati per affondare qualsiasi portaerei abbastanza stupida da avvicinarsi a meno di 400 chilometri dalla Russia o dai suoi più stretti alleati. E così gli “Strumenti della Politica Estera Americana” sono stati resi inoffensivi da missili da appena un milione di dollari a botta.

Queste armi hanno una loro utilità anche a livello tattico. Negli ultimi due anni la politica estera americana si è avvicinata un po’ troppo pericolosamente a Iran e Siria, e ora tutti e due gli stati sono equipaggiati sia con i Sunburn sia con gli Onyx, che possono entrambi essere armati con testate nucleari. Così se l’America fosse così stupida da attaccare l’Iran, queste armi le farebbero perdere almeno una flottiglia di portaerei nel Golfo Persico, e il gioco non varrebbe più la candela.

Allo stesso modo, se lo stato ebraico fosse tanto stupido da attaccare la Siria, può aspettarsi la perdita di gran parte di Tel Aviv, e probabilmente anche di Haifa. Il problema è che uno stato ebraico che si sentisse in trappola potrebbe far ricorso al nucleare, e dirigere il proprio stock di armi atomiche (avute “in prestito” dagli USA) contro Siria e Iran. E’ chiaro che armi difensive come i Sunburn e gli Onyx sarebbero inutili in un contesto di follia apocalittica. Ma niente paura, la Russia ha pronta la soluzione anche per quest’altro piccolo problema.


IL FUTURO DELLE SOFISTICATE ARMI RUSSE

Il carro armato americano Abrams M1A1 (numero di serie L13170) a Bagdad, dopo essere stato colpito da un’arma portatile al plasma da 8 millimetri. La sfera di plasma ha attraversato la blindatura del cingolo destro, trapassato la corazza principale (foto a destra), e ha sfiorato la postazione dell’artigliere, prima di scavare un cratere profondo 7 centimetri nella corazza principale (foto a sinistra). Come un coltello caldo nel burro. Purtroppo per l’America, paragonato a questo Los Alamos era niente.

Chiunque abbia un televisore ha visto, o almeno sentito parlare dei favoleggiati missili “Patriot”, destinati (almeno questa era l’intenzione) a intercettare e distruggere missili balistici presumibilmente lanciati da “Terroristi Islamici”, o magari da una qualsiasi nazione recalcitrante, incazzata a morte perché Wall Street vuole democraticamente rapinarla di sovranità e riserve petrolifere… Come nel confronto che abbiamo fatto tra la Vostok 1 e la Freedom 7, il Patriot non è che la copia rimpicciolita del venerando sistema missilistico russo S-300, e anche qui i limiti del confronto sono gli stessi, sarebbe a dire che il sistema russo funzionava perfettamente, mentre quello americano non funziona per niente.

L’S-300 in origine fu progettato dalla russa Almaz [o NPO, Nauchno Proizvo-dstvennoye Obedineniye, Società per la Produzione Scientifica – ndt] allo scopo di abbattere obbiettivi a bassa quota, inclusi velivoli e missili cruise. Perfino a quei tempi, il controllo di lancio sincronizzato col radar poteva agganciare fino a sei obbiettivi contemporaneamente, e i missili a stadio singolo, a combustibile solido, vantavano grande aerodinamicità e potenza di spinta. Il primo missile S-300, noto come 5V55K, aveva un raggio d’azione di 50 chilometri, e riusciva ad agganciare bersagli in arrivo tra i 30 e i 60.000 metri di altitudine.

Ma ieri era ieri, e oggi è oggi. Iran e Siria si sono dotati della versione più recente di questo missile, l’S-300PMU-2, che è più grosso, più veloce e ancora più efficiente nel ghermire la sua preda.

Il raggio d’azione di questa versione aggiornata del missile arriva fino a 200 chilometri, e può acquisire e distruggere obbiettivi che viaggiano perfino a 10 metri di altezza dal suolo. I russi, durante le esercitazioni, abbattono normalmente bersagli che viaggiano a più di 1700 metri al secondo, ma affermano di poter distruggere facilmente obbiettivi viaggianti fino a 4600 metri al secondo, praticamente Mach 14. Fidatevi di me, l’S-300PMU-2 si prenderà cura di qualsiasi cosa l’America e lo stato ebraico siano tanto sconsiderati da sparare contro Iran o Siria, e non è finita qui: gira voce che questo grosso uccello da preda sia abbastanza furbo da snidare e distruggere il bombardiere “invisibile” B2.

Mentre mi preparo a mettere in rete questo pezzo, si stanno diffondendo storie riguardanti un impiegato del Pentagono accusato di aver passato piani segreti per l’invasione dell’Iran a “lobby filo-israeliane”. Diciamola tutta: sono le “lobby filo-israeliane” che in realtà cercano di portare l’America al sacrificio delle proprie truppe, per il maggior bene di un malato terminale, lo stato ebraico. Di certo notizie del genere porteranno un mezzo sorriso sulla bocca di Vladimir Putin, mentre emana l’ordine di armare i palestinesi.

Joe Vialls
Fonte:http://www.joevialls.co.uk/
5.05.05

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di DOMENICO D’AMICO

Note del Traduttore

(1) Termini spregiativi in uso tra i soldati statunitensi. “Gook” (letteralmente, un qualche ammasso di sostanza ributtante), insieme a “charlie”, designava i combattenti nord-vietnamiti. “Haji” è semplicemente il pellegrino che si reca alla Mecca, ma durante la guerra in Iraq ha assunto un connotato spregiativo, in buona compagnia di “turban” (turbante) e “raghead” (collegato al precedente, “testa di straccio” o “testa da stracci”).

(2) Circa 329 chilometri. Per la precisione, l’orbita effettuata dalla Vostok 1 ebbe un apogeo di 344 e un perigeo di 190 chilometri.

(3) Circa 186 chilometri. In soldoni, Shepard fu “sparato” lungo una traiettoria balistica, la stessa di un proiettile lanciato per aria.

(4) Cioè tra i 250 e gli 830 chilometri di altitudine.

nota redazionale: la redazione apprezza le informazioni fornite da Vialls ma non necessariamente condivide le sue opinioni politiche.

 

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