NOI!
RAYMOND LONG
Finalmente la maggioranza degli americani si sta rendendo conto che l’occupazione dell’Irak è un disastro, il problema è cosa fare? La scusa per continuare a rimanere è quella di voler stabilizzare il paese fino a quando le istituzioni governative, comprese la polizia e l’esercito, saranno capaci di camminare da sole. In aggiunta si parla di costruire “la democrazia” e, siccome l’Irak è il fronte della “guerra al terrore”, di combattere lì adesso per non dover combattere dopo in casa nostra.
Però se un momento mettiamo da parte tutta la stantia retorica dei nostri mezzi di informazione “liberali” e analizziamo la situazione da un punto di vista concreto allora vediamo che il quadro che ne risulta appare molto diverso. Anche se i giornali, TV, ecc parlano continuamente di Zarqawi, di Al- Qaeda , di guerriglieri stranieri e anche di ex Bahatisti, bisogna rendersi conto che il più grande nemico del nostro esercito è il popolo iracheno. Si, il nemico è proprio il popolo iracheno. Lo stesso popolo che siamo andati a liberare per fargli godere libertà e democrazia. Il popolo che prima era oppresso da Saddam. Loro sono i nostri nemici.
Perché?
– Perché gli abbiamo bombardato le case con le bombe a grappolo,
– perché abbiamo usato l’uranio impoverito facendo schizzare in alto gli indici di cancro e leucemia,
– perché abbiamo usato il napalm.
– Abbiamo sequestrato padri, figli, fratelli, li abbiamo violentati e torturati.
– Oggi Falluja è una prigione. Chi entra o esce viene perquisito.
– Abbiamo mandato gli iracheni in altre nazioni per farli “interrogare”.
-Quando dei gruppi famigliari si avvicinano ai nostri posti di controllo prima spariamo e poi facciamo le domande.
– Sotto le nostre pallottole e bombe sono morti circa 150.000 iracheni.
– Abbiamo rubato 8,8 miliardi di dollari che appartenevano a loro.
– Abbiamo venduto le industrie statali alle multinazionali straniere.
– La disoccupazione è al 50 per cento.
– Il petrolio, che è la loro più grande ricchezza, lo controlliamo noi.
In breve l’iracheno medio ci considera invasori e razziatori, mentre noi lo consideriamo terrorista.
Noi invece non siamo terroristi! Noi non facciamo schiantare gli aerei contro gli edifici né decapitiamo le persone. Per eliminare i nostri nemici noi abbiamo mezzi molto più sofisticati. A noi sembrano molto puliti solo perché i nostri mezzi di informazione non ci mostrano i risultati sanguinosi delle nostre incursioni.
Il popolo iracheno non ci ha chiamati, siamo noi che siamo andati là per combattere al-Qaeda, che però non c’era, siamo andati a cercare le armi di distruzione di massa, che però non c’erano. Che Saddam Hussein fosse un dittatore crudele è vero, però non ci dobbiamo dimenticare che l’abbiamo sostenuto e aiutato per tutti gli anni 80 quando combatteva contro l’Iran. Quante sono state le vittime di questa nostra guerra per procura? E per quanto riguarda le fosse comuni che cosa dobbiamo dire dei 100.000 soldati iracheni che abbiamo bombardato a tappeto sulla “strada della morte” quando erano già in ritirata? Abbiamo sempre utilizzato Hussein per i nostri scopi. Prima era nostro alleato, adesso è diventato il nostro capro espiatorio.
Così, chi è che sta alimentando la ribellione? Siamo noi! La sosteniamo con la nostra semplice presenza. Per di più, per ogni casa che abbiamo perquisito, per ogni uomo che abbiamo rastrellato, per ogni ragazzo che abbiamo mutilato o reso orfano, per ogni vedova che abbiamo creato abbiamo dato un aiuto alla ribellione. Perché per ogni iracheno maltrattato, ferito o ucciso creiamo dieci altri ribelli o simpatizzanti. Questa è la nostra ritorsione per i loro attacchi, mentre loro ci attaccano per le nostre ritorsioni, abbiamo innescato il circolo vizioso della violenza. I nostri mezzi di informazione aziendali ottengono il nostro sostegno facendosi il portavoce del Pentagono su tutto quello che accade.
Quanti iracheni sono stati intervistati per conoscere anche il loro punto di vista?
Prendersela con i nostri soldati è assurdo. Criticare il presidente non significa che non appoggiamo i nostri soldati. Non sono stati loro a decidere di invadere l’Irak. Non sono stati loro a ingannare la nazione e a condurla in questa tragedia. I militari hanno giurato di difendere la nostra nazione da ogni aggressione ma non di essere loro gli aggressori! Cercano di sopravvivere facendo quello che è stato detto loro di fare. Sono stati addestrati a ubbidire senza discutere. Se vengono attaccati devono rispondere al fuoco. Mentre loro devono subire tagli sia dei benefici sanitari che delle licenze, i mercenari privati guadagnano quattro volte la loro paga. I nostri poveri soldati si trovano dentro un’enorme gigantesca trappola dal nome Irak, e dentro ci sono anche gli iracheni. Per i due la coesistenza non è possibile.
Gli iracheni, come tutti i popoli, sono orgogliosi, hanno la loro dignità, e vogliono essere liberi. La tragica ironia è che l’occupazione toglie loro proprio quella società che noi pretendiamo di installare con la forza (come se ciò fosse possibile). Il problema non sono i guerriglieri stranieri, i terroristi o i Bahatisti. La ribellione nasce dal basso, ed è contro un’avventura imperiale iniziata dal nostro capo che ci ha mentito prima e continua a mentirci adesso. Se riusciamo a renderci conto che abbiamo a che fare con altri esseri umani come noi forse ci potremo capire. La ribellione continuerà fino a quando “manterremo la direzione di marcia”. Ci saranno sempre più morti innocenti, case e industrie distrutte, vite sconvolte. Altri 300 milioni di dollari serviranno solo ad arricchire i mercenari privati, a far spargere altro sangue e a ridurre l’assistenza dei 30 milioni di poveri che vivono negli USA.
Non dobbiamo stare zitti. Dobbiamo fare pressioni sul nostro deputato per sostenere il piano di uscita dall’Irak che è in discussione al Congresso. Bush deve rispondere per quello che ha combinato. Fatevi sentire.
Raymond Long
Fonte:www.informationclearinghouse.info
LinK:http://www.informationclearinghouse.info/article9310.htm
28.06.05
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da VICHI