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La Redazione

 

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IPOCRISIA DEL LINGUAGGIO DEL TERRORE

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A cura di Davide
Il 26 Luglio 2016
61 Views

DI ROBERT FISK

counterpunch.org

Le ore terribili e sanguinose di Venerdì sera e di Sabato mattina scorsi a Monaco di Baviera e Kabul – nonostante le 3.000 miglia che separano le due città – sono state una lezione molto istruttiva sulla semantica dell’orrore e dell’ipocrisia. E’ insopportabile questo vecchio termine generico, utilizzato quasi come segno di punteggiatura o firma da ogni politico, poliziotto, giornalista, opinionista e pensatore del mondo.

Terrore, terrore, terrore, terrore, terrore. Oppure terrorista, terrorista, terrorista, terrorista, terrorista.

Ma ecco che ogni tanto s’inciampa su questo cliché, come è accaduto durante lo scorso fine settimana. I fatti sono stati questi: non appena si è saputo della sparatoria a Monaco di Baviera ad opera di di tre uomini armati, i poliziotti tedeschi e tutti i ‘ragazzi’ e le ‘ragazze’ di BBC, CNN e Fox News hanno subito premuto il tasto del ‘terrore’. Ci hanno detto che il corpo di polizia di Monaco temeva si trattasse di un ‘atto terroristico’. La BBC ha riportato che la polizia locale era impegnata in una ‘caccia all’uomo anti-terroristica’.

E sappiamo bene cosa significa questo: si è pensato che quei tre uomini fossero musulmani, quindi ‘terroristi’, e che i sospettati fossero membri di (o facenti parte di un gruppo ispirato da) ISIS.

Dopo, invece, si è scoperto che non erano tre uomini, ma uno solo – un uomo nato ossessionato dalle uccisioni di massa e nato in Germania (anche se in parte di origini iraniane). E tutto ad un tratto, i mezzi d’informazione britannici e CNN sono passati dalla ‘caccia all’uomo anti-terroristica’ alla ‘caccia al tirarore solitario’.

Un giornale britannico ha usato il termine ‘tiratore’ quattordici volte nello spazio di pochi paragrafi. In qualche modo, “tiratore” non suona pericoloso quanto ‘terrorista’, anche se l’effetto delle sue azioni è lo stesso. “Tiratore” è una parola in codice. Significa: “questo particolare assassino non è un musulmano”.

E ora andiamo a Kabul, dove ISIS – sì, l’unico e solo terribile leggendario musulmano sunnita ISIS– ha inviato dei kamikaze tra LE migliaia di musulmani sciiti che sabato mattina protestavano contro quella che appariva come una ‘discriminazione ufficiale di routine’.

Il governo afgano ha respinto l’installazione di una nuova linea elettrica attraverso il distretto di Hazara di minoranza (sciita) del paese (la gente non è soddisfatta dell’attuale e insufficiente connessione elettrica con cavo più piccolo), e ha intimato agli uomini e alle donne sciite di interrompere immediatamente la protesta. La gente, per lo più giovani della media borghesia della capitale afgana, hanno ignorato questo inquietante avvertimento e hanno piantato delle tende nei pressi del palazzo presidenziale, con sopra scritto in Dari “Luce e giustizia” e “Morte alla Discriminazione”.

E invece la morte si è abbattuta su di loro, in forma di due uomini di ISIS, di cui uno camuffato da venditore ambulante di gelati. L’esplosione ha fatto saltare in aria 80 musulmani sciiti e ferito altri 260.

In una città dove i rappresentanti del governo afgano a volte sono definiti “del governo talebano”, all’interno del quale comunemente si suppone che risieda una versione afgana dello stato islamico sunnita, non ci è voluto molto prima che gli attivisti organizzatori della manifestazione iniziassero a sospettare che dietro la strage ci fosse la mano delle autorità stesse. Naturalmente, a noi occidentali non è arrivata questa versione dei fatti. Le notizie da Kabul si sono concentrate su quelli che negavano o confermavano le atrocità. L’orribile ISIS islamico talebano ha rivendicato l’azione, l’orribile ISIS islamico ha fatto sapere di esserne l’autore…e così via: tutti i servizi e reportage si sono concentrati sulla rivendicazione della responsabilità dell’azione da parte di ISIS.

Però…un momento: nessuna notizia o servizio o report ha definito la strage di Kabul come un “atto terroristico”. Lo ha fatto solo il governo afgano. Ma noi no. Abbiamo parlato di ‘kamikaze’ e di ‘assalitori’ più o meno nello stesso modo in cui abbiamo parlato del “tiratore”di Monaco.

Davvero bizzarro: come mai un musulmano è terrorista in Asia Sudoccidentale e un semplice “tiratore” per l’occidente? Forse perché a Kabul non sono stati uccisi degli occidentali; o forse perché le vittime sono stati degli altri musulmani, in particolare quelli della ‘specie’ sciita.

Credo che entrambe le risposte siano corrette. Non vedo altre ragioni di questo strano gioco semantico. Infatti, così come a Monaco di Baviera è svanita l’identità terrorista di Ali Sonboly dopo che questo ha mostrato di avere più interesse per Anders Breivik, autore di un assassinio di massa in Norvegia, allo stesso modo i veri assassini ISIS di Kabul hanno completamente evitato lo stigma di “terroristi”.

State certi che questa terminologia arbitraria continuerà a deformarsi ulteriormente, mentre le vittime degli attentati in Europa risultano essere sempre più gli stessi musulmani. Sì, a Nizza si è notato il gran numero di musulmani uccisi da ISIS, ma il fatto non ha avuto la giusta attenzione che meritava. I quattro giovani turchi abbattuti da Ali Sonboly a Monaco di Baviera sono stati considerati vittime di quella che sta diventando una triste routine, quella delle uccisioni di massa in Europa, in Medio Oriente e in Afghanistan.

L’identità dei musulmani in Europa viene ignorata se essi sono vittime di attacchi, ma diventa di vitale importanza politica se ne sono gli autori. Tuttavia, a Kabul, dove sia vittime sia aggressori erano musulmani, la crisi tra le loro diverse identità religiose non è di alcun interesse per l’Occidente: il loro bagno di sangue viene descritto in modo ‘anemico’, come qualcosa di più simile ad una partita di calcio che a un atto terroristico.

Alla fine, tutto si reduce a questo: se ci attaccano dei musulmani, sono terroristi. Se ci attaccano dei non-musulmani, sono dei tiratori solitari. Se i musulmani attaccano altri musulmani, sono aggressori.

Ritagliate questo articolo e rileggetelo quando purtroppo avverranno altri attacchi in futuro: vi sarà più facile riconoscere i ‘cattivi’ prima che ve lo dica la polizia.

Robert Fisk scrive per l’ Independent, dove è stato pubblicato questo articolo originariamente.

Fonte: www.counterpunch.org

Link: http://www.counterpunch.org/2016/07/25/the-hypocrisies-of-terror-talk/

26.07.2016

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SKONCERTATA63

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