DI GABRIELE ADINOLFI
No Reporter
Oggi ho una ragione in più
La cancelliera Merkel ha proposto l’altro giorno la creazione di un internet europeo che “non parli più americano” e consenta agli europei la propria “indipendenza digitale”.
E adesso come la mettiamo?
Come la mettono tutti quelli che finora hanno spacciato la Germania come l’esecutrice delle volontà dell’imperialismo yankee e hanno trovato nella germanofobia la soluzione facile facile per sentirsi protestatari e alternativi? Pardon “antagonisti”.
Un castello di obiezioni
Precedo le obiezioni, scontate e superficiali come l’intero impianto di germanofobia a comando, di iranofilia a comando o di “antagonismo” mondiale a masturbazione.
La Germania è un Paese dove ci sono già i genitori A e B, domina la teoria del gender, c’è una forte repressione ideologica e una standardizzazione robotica nello stile di vita.
Già: guarda caso, però, nessuno qui prende la Germania come modello alternativo. Così come non prende l’Iran e neppure la Russia (di sicuro il migliore tra i tre).
Sarebbe però ora che gli “antagonisti” nostrani la smettessero di disegnare massimalismi da comics e imparassero a confrontarsi con il reale con le categorie del reale e non con quelle con le quali si trastullano nelle loro camerette. Altrimenti continueranno a ignorare volutamente tutto quanto non garba alle loro fantasie e a rimuoverlo per quanto sia essenziale.
Non è di certo un caso se per quasi trent’anni in molti hanno voluto ignorare la Yalta regionale tra Iran e Israele pur d’illudersi che questi si preparassero a una guerra finale. Hanno finto di non sapere che le armi in Iran arrivassero da Israele e da Usa, che il petrolio in Israele, transitando dall’Olanda, arrivasse dall’Iran, che entrambe le potenze collaborassero contro l’Iraq e che infine pasteggiassero di quel popolo dopo aver rovesciato il suo legittimo – e notevolmente buono – governo e che, infine, avessero qualche interesse comune nelle evoluzioni programmate dei gasdotti.
E ora che, infine, dopo la comune spartizione dell’Iraq, tra le due potenze i motivi di rivalità sono divenuti per la prima volta più forti di quelli di comune interesse, si fa finta che ci sia continuità e non discontinuità di relazione…
Ti chiamalo se vuoi antagonismo
“Antagonisti” è una categoria degli ultimi decenni, una categoria nata nell’isolamento politico che scambia il concetto di rivoluzionario (che è quotidiano, impegnativo, umile) con quello del tifoso di un crash, di un intervento apocalittico da fuori. O di una sollevazione popolare improvvisa. In quest’immaginario tifoso, al reale si aggiunge una sindrome da settimo cavalleria al quale s’accompagnano un disprezzo assoluto del vicino e un’angelizzazione del lontano e del non verificabile.
Questa categoria superficiale si nutre particolarmente di antieuropeismo; molto per odio dell’occidente (non inteso come lo si dovrebbe in una sana critica radicale, ma per una sorta di transfer da straccionismo terzomondista marxiano anni settanta); o più recentemente per un arcadico neo-sovranismo che altro non è se non una versione attualizzata del neo-borbonismo che rimpiange l’era democristiana ed esalta qualche ceto individualista.
In questo groviglio si salva appena, seppur sovente in modo ancora confuso, ottuso, massimalista, acritico e masturbatorio, soltanto il filo-putinismo.
Il reale e la Germania
Il reale invece è altra cosa.
Non è l’adesione entusiastica all’uomo della provvidenza (se non c’è…) o all’intervento decisivo, o al momento di rottura o ad altre fantasticherie da trastullo; è la capacità di cogliere le linee di faglia e le tendenze anche sotterranee, molto spesso materialiste, che in ogni caso dettano leggi e potenzialità.
Il nemico (ovvero sia l’imperialismo attuale, la finanza attuale, l’oligarchia attuale) lo sa perfettamente.
E chi è il suo maggior nemico potenziale? (Ovverosia a prescindere dalla sua classe politica e dal suo sistema). Il principale nemico potenziale è l’Europa. E’ l’Europa alleata ad est e quindi è innanzitutto il cuore e polmone dell’Europa: la Germania.
Cuore e polmone malati? Certo: E qualcuno mi mostri qualcosa di non malato oltre a Giappone e Ungheria, e ancora ancora.
Chi non passa il tempo a masturbarsi lavora sul sostanziale.
La Germania è la locomotiva d’Europa ed è quella che lega l’Europa alla Russia. Ed è contro quella Germania che si debbono mobilitare le forze affinché le sue aspirazioni fisiche, geografiche, energetiche e materiali non trascinino con sé tutti noi verso un destino anziché nel baratro.
La Germania la odiano
Sicché la Germania, la Germania gestita da psicopatici con la toria del gender e con i complessi di colpa, viaggia verso la Russia e la Sco, propone alla Francia un esercito europeo e una zona finanziaria di Kerneuropa e ora anche l’emancipazione dal controllo satellitare americano.
La Germania è sempre un pericolo, anzi sempre il pericolo, per loro.
Due guerre mondiali hanno scatenato per smembrarla.
Eppure la Germania della Prima Guerra era, insieme all’Austria-Ungheria, in ottimi rapporti con l’Alta Finanza. Ciononostante, per una logica al contempo di geo-politica, di geo-economia e di geist profondo e soggiacente, l’hanno voluta massacrare.
Durante la Seconda lo scontro era invece frontale.
Eppure quando Stauffenberg e gli altri felloni (gli opportunisti e i traditori sono razza universale, noi abbiamo l’esclusiva solo nella cialtroneria) provarono a eliminare il Cancelliere per trattare da servi, scoprirono con raccapriccio che non si sarebbe trattato comunque perché il vero obiettivo era distruggere la Germania per inginocchiare per sempre l’Europa.
Non importa(va) quale Germania.
Sotto sotto
Sanno, quelli che comandano, che esiste sempre qualcosa di soggiacente, almeno fintanto che non effettueranno profonde e irreversibili mutazioni del gene.
Sanno, pure, che esistono linee di sviluppo geografico dei popoli. E geografia sacra, e anima del popolo. Sanno perfettamente chi è nemico.
Sanno poi altre cose. Che il legame tra Italia e Germania non solo è profondo ma che è l’asse unico e insostituibile di civiltà. Lo ritrovano, loro che sanno, nella preistoria e nella linguistica.
Lo hanno ben visto nel cambio della guardia che si verificò quando l’Impero Romano d’Occidente passò la mano a Odoacre (che significa Maestro delle Rune).
E più tardi una religione d’oriente che faceva leva su tematiche telluriche, ctonie, castratrici, venne rettificata dall’azione romano-germanica e si fece lungamente virile.
Dal ghibellinismo all’Asse: solo i guelfi, i meschini e i sovvertitori nei secoli sono stati antigermanici in Italia, perché antigermanico significa anche anti-italiano. Di certo anti-romano.
Lo sanno. Loro. Noi preferiamo non sapere niente.
Noi incorreggibili
Ci caschiamo con tutte le scarpe. Per noi la Germania è la sua classe dirigente ed è la sua cultura dominante. Se i popoli s’identificano così, allora di che ci preoccupiamo, visto che l’Italia, in questo caso, non ha più alcuna possibilità di uscire dalla discarica e dal ridicolo?
O crediamo invece nel potenziale inespresso, nella natura profonda che non si lascia deviare del tutto dalla dittatura culturale e che riaffiora malgrado essa? Crediamo nel dna? Il nostro è strettamente legato al loro.
E di certo loro stanno meglio di noi. Perché è vero che sono andati oltre nei deliri “progressisti” e controsessisti ma non perché siano più dementi di noi, perché sono meno esitanti; noi ci scivoliamo in modo soft, inesorabilmente ma senza determinazione e coraggio, così come ci hanno insegnato le matrone nostrane e i nostri parroci.
In compenso noi svendiamo tutto mentre loro difendono il tedesco e, pur in questa cultura e con questa classe dirigente, si battono per l’indipendenza e per lo sviluppo loro e nostro andando a sfidare gli americani.
Ma noi, come avviene ormai da settant’anni in qua, in maggioranza ci riempiamo la bocca e la testa di slogan spaccamontagne e inevitabilmente sbagliamo bersaglio e ci schieriamo sempre con la Casa Bianca.
Considerata la nostra intelligenza politica e la nostra comprensione della realtà non resta che confidare, per quanto ci riguarda, nel dna.
Magari continueremo ad essere vivi malgrado l’uso che facciamo della “mente”.
Intanto continueremo a inveire contro gli ultimi che ci difendono.
Gabriele Adinolfi
Fonte: No Reporter
Link: Io filo-tedesco
19.02.2014