Di Hanieh Tarkian
Si è parlato settimana scorsa di un eventuale viaggio del Papa in Iran[1], non sappiamo se questo viaggio si svolgerà, ma abbiamo provato a immaginare un’intervista con uno dei membri della delegazione. Il personaggio di Suor Elisabetta è inventato, ma le personalità e i fatti citati che riguardano la geopolitica e la politica sono reali.
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Suor Elisabetta ci accoglie nella sua umile stanza, donna di grande cultura e profondità spirituale, è stata scelta come membro della delegazione che accompagnerà il Papa nel suo viaggio in Iran grazie alla sua formazione accademica in studi islamici presso uno degli istituti legati all’Iran e ai suoi viaggi in quel Paese. In questa intervista esclusiva, Suor Elisabetta ci racconta le riunioni preparatorie con il Papa.
CDC: Suor Elisabetta, grazie di averci accolto. Sei stata selezionata per far parte della delegazione che accompagnerà il Papa in Iran, un viaggio che potrebbe segnare un capitolo fondamentale per il dialogo interreligioso e la collaborazione tra i popoli. Com’è stato lavorare con il Papa per la preparazione di questo viaggio?
Suor Elisabetta: È stato un onore: le riunioni preparatorie sono state profonde e riflessive. Abbiamo avuto l’opportunità di confrontarci con esperti di varie discipline. Il Papa è molto interessato al mondo musulmano, e in particolare all’Iran, che considera una nazione chiave per la stabilità e la pace del Medio Oriente. Le sue domande erano sempre molto puntuali e pertinenti e rivelavano un autentico desiderio di comprendere e conoscere.
CDC: Qual è stata l’impressione del Papa riguardo alla cultura iraniana, e in particolare alla figura delle donne in Iran?
Suor Elisabetta: Il Papa nutre un profondo rispetto per la cultura e le tradizioni iraniane. Una delle cose che mi ha colpito è il suo atteggiamento nei confronti del velo indossato dalle donne iraniane. Ne parla spesso con grande rispetto, vedendo in esso un richiamo alla figura della Vergine Maria, simbolo di purezza e devozione. Per lui, il velo rappresenta un atto di fede e riservatezza, una manifestazione spirituale che ha un valore profondo, simile a quello che attribuiamo alla figura della Vergine nella nostra tradizione cristiana.
CDC: Durante la preparazione al viaggio, avete anche trattato temi più politici, in particolare il ruolo dell’Iran nella difesa delle comunità cristiane in Siria e in Iraq. Potresti approfondire questo aspetto?
Suor Elisabetta: Certamente. Durante le riunioni preparatorie, ho avuto l’opportunità di spiegare al Papa come l’Iran, insieme ai suoi alleati dell’asse della resistenza, abbia giocato un ruolo cruciale nella lotta contro il terrorismo, difendendo le comunità cristiane in Siria e in Iraq. L’Iran ha avuto un ruolo fondamentale nel fermare l’espansione dell’ISIS, un nemico che ha devastato intere comunità, tra cui quelle cristiane. Purtroppo, spesso questa realtà viene fraintesa o ignorata in Occidente. È fondamentale che il Papa riconosca questi sforzi, che hanno protetto milioni di vite. Molti cristiani locali testimoniano l’importanza di questo supporto, così come il ruolo di gruppi come Hezbollah nella protezione delle loro comunità. Alcuni mi accusano di fare propaganda per l’Iran, ma non è assolutamente così. Basta guardare con attenzione gli eventi del Medio Oriente degli ultimi vent’anni per comprendere chi ha davvero avuto un ruolo determinante nella lotta contro i gruppi terroristici.
CDC: Hai anche accennato alla figura di Qassem Soleimani?
Suor Elisabetta: Qassem Soleimani è stato una figura di grande rilievo nella resistenza contro il terrorismo. Era un leader con una visione strategica e diplomatica straordinaria, e il suo assassinio ha avuto un impatto profondo non solo in Iran, ma in tutto il Medio Oriente. Si è parlato di una “dottrina della resistenza” che ha visto popoli e fedi diverse unirsi contro l’oppressione. Soleimani ha lavorato instancabilmente per proteggere le minoranze, tra cui i cristiani, dalle minacce di gruppi come l’ISIS e Al-Qaeda. Ho avuto l’opportunità di raccontare al Papa il suo impegno e la sua visione di un Medio Oriente più stabile e giusto.
CDC: Il Papa come ha reagito?
Suor Elisabetta: Il Papa ha ascoltato con grande attenzione e sensibilità. Mi ha chiesto di parlargli ancora di più di Soleimani e della sua figura. Quando gli ho raccontato che la sua tomba si trova a Kerman, in Iran, il Papa ha espresso il desiderio di visitarla. Per lui, sarebbe stato un segno di rispetto non solo per un leader militare, ma anche per tutte le vite che sono state difese grazie al suo impegno. È stato un momento di grande riflessione, in cui il Papa ha sottolineato che questo gesto avrebbe potuto rappresentare una possibilità per unire le persone nella ricerca di pace e giustizia.
CDC: Hai anche menzionato altre personalità?
Suor Elisabetta: Ho avuto l’opportunità di spiegare al Papa che l’imam Khomeini e l’imam Khamenei, attuale guida suprema dell’Iran, sono state le figure che hanno orientato la dottrina politica e spirituale di Soleimani, sono punti di riferimento per l’Iran e per l’intero asse della resistenza. Il Papa ha mostrato un grande interesse verso la figura di Khamenei, notando quanto fosse importante comprendere la sua visione del mondo e le sue posizioni in relazione alla pace e alla giustizia. Alla fine della conversazione, il Papa ha insistito che, se fosse stato possibile, avrebbe voluto incontrare l’imam Khamenei durante il viaggio, per avviare un dialogo diretto. Il suo desiderio era quello di capire meglio il pensiero spirituale e politico che guida l’Iran.
CDC: Come pensi che questo incontro potrebbe influenzare il futuro dei rapporti tra il Vaticano e l’Iran?
Suor Elisabetta: Penso che un incontro diretto tra il Papa e l’imam Khamenei potrebbe essere un momento storico per il dialogo interreligioso. Sarebbe un passo importante nella costruzione di ponti di comprensione reciproca, che potrebbero promuovere la pace e la giustizia, con un impatto positivo non solo per la Chiesa, ma per l’intera comunità internazionale.
CDC: Raccontaci di te, come ti stai preparando a questo viaggio? Sei emozionata?
Suor Elisabetta: Non posso nascondere l’emozione che mi accompagna, infatti, a causa delle continue provocazioni israeliane che mettono in pericolo la sicurezza della regione, l’ultimo viaggio risale e cinque anni fa, in realtà l’Iran è un paese sicuro, ma come ben sapete non decido io. Non vedo l’ora di poter tornare a visitare gli antichi monasteri dell’Azerbaigian iraniano, in particolare quello di San Taddeo, che secondo alcuni esperti rappresenta addirittura la prima chiesa cristiana del mondo, sebbene certamente una delle più antiche. La tradizione armena vuole che il monastero sia stato eretto sul luogo della sepoltura di San Giuda Taddeo, uno dei dodici apostoli di Cristo, venerato dagli armeni poiché, insieme a San Bartolomeo, fu tra i primi a portare l’evangelizzazione in queste terre. Inoltre, la sua posizione, immersa in un paesaggio incontaminato, ne fa un luogo perfetto per la meditazione e la preghiera. In Iran, numerose sono le chiese e le comunità cristiane armene e assire, tra le più antiche al mondo, che hanno preservato con cura le loro tradizioni, comprese le lingue liturgiche, tuttora utilizzate nei riti religiosi, questo grazie anche alla politica culturale della Repubblica Islamica dell’Iran.
CDC: Suor Elisabetta, ti ringraziamo per aver condiviso con noi la tua esperienza e averci aiutato a conoscere alcuni aspetti dell’Iran molto spesso celati dalla propaganda mediatica, ostile a questo paese indipendente e sovrano.
dI Hanieh Tarkian
14.02.2025
Nota della redazione (anche questa nota è parte dell’intervista immaginaria, non possiamo tuttavia escludere che la follia dell’establishment israeliano possa portare a decisioni azzardate che potrebbero mettere in pericolo la sicurezza di tutti i popoli):
Abbiamo deciso di pubblicare questa intervista nonostante, come ben sappiate, a seguito dell’ennesimo tentativo di Israele di colpire gli impianti nucleari iraniani, il Vaticano abbia deciso di annullare la visita. Tuttavia dobbiamo precisare che i funzionari iraniani hanno spiegato che non vi è nessun pericolo, i sistemi di difesa iraniani hanno respinto con successo questi attacchi, ma come spesso accade, Israele ha ingigantito le sue operazioni. Ancora una volta ci lascia molto perplessi come la comunità internazionale non sia riuscita a intervenire in modo efficace per fermare la furia omicida di Israele, che mette in pericolo la stabilità della regione e ostacola qualsiasi iniziativa di dialogo tra i popoli.
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Hanieh Tarkian. Italo-iraniana, ha completato il corso di dottorato in Scienze islamiche presso il Jamiat az-Zahra, il più importante centro femminile di studi islamici dell’Iran, e ha terminato un Master in Relazioni Internazionali e Studi Strategici. Scrive di politica, religione e geopolitica, ed è docente di Studi islamici.
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NOTE
[1] https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/ambasciatore-iran-santa-sede-visita-papa-in-iran-dialogo-con-islam
Immagine in evidenza – Papa Francesco durante l’udienza all’ambasciatore dell’Iran presso la Santa Sede, Mohammad Hossein Mokhtari – Vatican Media-Ambasciata Iran