DI TYLER DURDEN
zerohedge.com
Per tutti coloro rimasti scioccati dallo “sviluppo degli eventi” in Siria, ecco il resoconto completo di come tutto è stato orchestrato nel 2011, divulgato nel marzo 2012 da WikiLeaks.
APPROFONDIMENTO – intervento militare in Siria, stato delle forze dopo il ritiro
Rilasciato il 6 marzo 2012 alle ore 07:00 GMT
Ci sono alcuni punti degli incontri di oggi che voglio sottolineare –
Ho passato la maggior parte del pomeriggio al Pentagono con il gruppo di studi strategici dell’United States Air Forces (USAF) – ragazzi che passano il loro tempo cercando di capire e spiegare al capo dell’USAF il panorama nel quale stanno operando. C’ero solo io e altri quattro ragazzi di rango colonnello luogotenente, tra cui un rappresentante inglese ed uno francese che al momento mantengono contatti con gli USA fuori da Washington.
Volevano torchiarmi sulla situazione strategica in Siria, quindi dopo ho dovuto torchiarli io sulla situazione militare. Il livello di comprensione della posta in gioco in Siria, quali sono gli interessi strategici, il ruolo della Turchia, il ruolo dell’Iran, etc. è ancora molto basso. Dopo un paio d’ore di discussione, hanno detto senza davvero dirlo che sul posto ci sono già squadre (presumibilmente americane, inglesi, francesi, gioradane, turche) di Forze Speciali (SOC) mirate a missioni di ricognizione e di addestramento delle forze dell’opposizione. Un ragazzo interno all’USAF ha dichiarato, con molta cautela, che al momento non esiste un vero e proprio Esercito Siriano Libero da addestrare, ma che le operazioni che si stanno svolgendo ora vengono eseguite per “prudenza”. A me l’hanno posta in questo modo: “Vedila così: il livello di informazione sull’ordine di battaglia in Siria di questo mese è il migliore dal 2011”. Gli è stato detto di preparare contingenti e di essere pronti ad agire entro 2-3 mesi, ma insistono ancora sul fatto che si stia agendo secondo un piano di contingenza, non come una mossa verso l’escalation.
Ho continuato a fare pressione chiedendo lo scopo operativo di queste squadre SCO e se questo avrebbe portato ad un’eventuale campagna aerea per fornire copertura al gruppo ribelle siriano. Hanno immediatamente scacciato quest’ipotesi, dicendo che “ipoteticamente” l’idea è quella di commettere attacchi di guerrilla e campagne di omicidi, di cercare di spezzare le forza alawite provocando un collasso dall’interno. Non ci sarebbe stato bisogno di copertura aerea e comunque non si sarebbero aspettati che questi ribelli siriani si sarebbero messi a marciare in colonna.
Hanno posto l’accento su come la campagna aerea in Siria facesse sembrare la Libia un gioco da ragazzi. Le difese aeree siriane sono molto più robuste e molto più fitte, specialmente intorno a Damasco e ai confini con Israele e Turchia. Sono più preoccupati delle difese aeree mobili, in particolare i missili SA-17 di cui si stanno rifornendo di recente. È ancora un’operazione fattibile, solo che non è una facile.
La base principale di appoggio sarebbe Cipro, senza dubbio. Inglesi e francesi decollerebbero da lì. Hanno insistito su quanto c’è immagazzinato a Cipro e di quante ricognizioni partano da lì. Il gruppo si è diviso sull’eventuale coinvolgimento della Turchia, ma ha affermato che sarebbe fondamentale come base di appoggio. Anche se la Turchia ha avuto un problema politico con Cipro, hanno detto che inglesi e francesi avrebbero comunque usato Cipro come loro base aerea principale. Il ragazzo dell’USAF sembra abbastanza convinto del fatto che i turchi non parteciperanno (sembrava alquanto arrabbiato con loro).
Sembra ci sia ancora molta confusione riguardo all’obiettivo di un intervento militare con una campagna aerea. Diversamente dalla Libia, non c’è chiarezza geografica e non si può creare semplicemente una no-fly zone sulle regioni di Homs e di Hama. Questo comporterebbe campagna SEAD (Suppression of Enemy Air Defenses) a livello nazionale che durerebbe quanto la guerra. Non credono che ci sarà un intervento aereo a meno che i media non si interessino abbastanza ad un massacro, come la mossa di Gheddafi contro Bengasi. Pensano che gli USA tollererebbero un gran numero di uccisioni finché non raggiungono lo scenario pubblico. Stanno anche discutendo delle abilità delle forza siriane che al momento stanno operando sulle difese aeree del Paese e sull’importanza della presenza dell’Iran. Il ragazzo dell’USAF non è ossessionato dalla sfida di far fuori le capacità dei missili balistici e delle armi chimiche in Siria. Con Israele a fianco e il regime in crisi esistenziale, il ragazzo la vede come una grande complicazione per qualsiasi intervento militare.
L’Accordo sullo Status delle Forze Armate del post 2011 in Iraq è ancora in fase di negoziazione. Questa gente sperava che durante la sua visita Biden avrebbe annunciato un accordo con Maliki, ma niente da fare. Scommettono sul fatto che gli iracheni si ricordano della guerra con l’Iran e che Maliki non vorrà affrontare la minaccia dell’entrata di jet iraniani nello spazio aereo iracheno. Affermano che la maggior parte dei caccia americani sono fuori dell’Iraq e sono stati trasferiti in Kuwait. Hanno spiegato che questo è il bello dell’aeronautica: la base in Kuwait è a due passi dalle loro basi europee, cioè facile da rafforzare quando ne hanno bisogno. Non sembrano preoccupati dal fatto che la capacità degli USA di riorganizzare le sue forza sia un messaggio per l’Iran. Hanno fatto l’esempio della portaerei USS Enterprise che doveva già essere disarmata, ma la cui operatività è stata estesa per altri due anni per inviarla nel Golfo. Quando gli americani si ritireranno, avremmo almeno due portaerei nel Golfo all’interno del Comando Centrale e una nel Mediterraneo all’interno del Comando Europeo. Ho chiesto se la riorganizzazione in Kuwait e il dispiegamento di portaerei sarebbero stati necessari per far capire all’Iran che gli americani non vanno da nessuna parte. Hanno risposto che l’Iran recepirà il messaggio consultando il sito del Comando Centrale: dal 1° gennaio dovrebbero pubblicare ovunque dove gli USA si stanno riorganizzando.
Un’altra delle loro preoccupazione riguarda la possibilità che un’operazione in Siria potrebbe essere ostacolate dall’Iran dalla base aerea di Balad, in Iraq.
Il rappresentante francese era dell’idea che la situazione in Siria non sarà come la Libia, dove la Francia sarebbe fiera di intervenire. Non nell’anno elettorale. Anche il rappresentante inglese ha sottolineato la riluttanza del Regno Unito, ma ha affermato che la rinegoziazione del trattato UE indebolisce il ruolo della Gran Bretagna e che vorrebbe cercare un modo di riaffermarsi nel continente (non credo che una campagna in Siria sia il modo migliore). Il tipo inglese ha poi menzionato per inciso che il comandante della base aerea di Cipro è stato sostituito da uno che pilota Raptors, cioè qualcuno che sa cosa vuol dire iniziare a sganciare le bombe. Ha scherzato dicendo che probabilmente si trattava di una coincidenza.
Prima di questo, ho avuto un altro incontro con un diplomatico kuwaitiano (nome in codice KU301). Il diplomatico sembra si stia ancora ambientando a Washington (il nuovo team è arrivato meno di due settimane fa), ma ha fatto capire chiaramente che il Kuwait stava aprendo le porte per permettere agli USA di riorganizzare le sue forze come necessario. Contavano già una presenza notevole e molti di loro saranno lì per un periodo di 90 giorni a rotazione. Ha inoltre affermato che l’Accordo sullo Status delle Forze Armate che gli USA firmano con Baghdad all’ultimo momento verrà preso talmente alla lettera che persino l’ingresso di una addestratore nel Paese può essere interpretato come indice di ciò che gli USA hanno intenzione di fare in termini di mantenere le forze in Iraq. In complesso, non mi ha dato l’impressione che il Kuwait stia dando di matto perché gli americani se ne vanno.
Tutto viene riorganizzato. I kuwaitiani gestivano molto meglio le loro relazioni con l’Iran, ma da quando è venuta a galla quella storia di spionaggio un anno fa, sono peggiorati. Non crede che l’Iran abbia significative competenze clandestine nei Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo, sebbene ci stia provando. L’attività dell’Iran è concentrata soprattutto sulla propaganda. Il diplomatico ha poi detto che mentre l’Arabia Saudita e il Bahrein possono affrontarlo quando necessario e oscurare i media, il Kuwait è molto pià aperto e quindi fornisce all’Iran maggiori opportunità di plasmare le percezioni (lavorava in un’unità d’informazione in Kuwait). Dice che un notevole numero di kuwaitiani seguono molti media iraniani, specialmente al-Alam.
Riguardo alla scena politica, il governo kuwaitiano sta passando un duro periodo affrontando un’opposizione più coraggiosa, benché ancora estremamente divisa, specialmente tra gli islamisti. Ora i parlamentari devono tornare alle loro tribù per raccogliere sostegno per le elezioni di febbraio. Capita di frequente che un membro del parlamento di Kuwait City scopra di aver perso l’appoggio della tribù una volta tornano a casa e viene distribuito molto denaro. Il governo spera che con una lista pulita possa calmare l’opposizione. Secondo il diplomatico, un buon modo per gestire l’opposizione è quello di rinviare i casi ai tribunali, dove possono restare per sempre. È un buon modo per il governo di guadagnare tempo. Non crede che la Lega Araba prenderà significativi provvedimenti contro la Siria – a nessuno interessa l’intervento militare. Lo dicono solo per minaccia.
Tyler Durden
Fonte: www.zerohedge.com
Link: http://www.zerohedge.com/news/2013-08-25/military-intervention-syria-us-training-rebels-2011-and-complete-grand-plan-march-20
26.08.2013
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ROBERTA PAPALEO