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La Redazione

 

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INTERNET CENSURATO

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A cura di Davide
Il 2 Gennaio 2006
110 Views
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DI WAYNE MADSEN

La censura di internet non accade in una giornata, ma lentamente sta arrivando anche in America dopo i test effettuati sul territorio cinese e medio orientale.
Gli amministratori di alcuni siti progressisti e giornalistici stanno cominciando a palarne tra di loro; gli utilizzatori della posta elettronica iniziano a capire come mai le loro comunicazioni si perdano; i più importanti motori di ricerca cominciano a reclamare; sembra perpetuarsi lo scarso equilibrio nel rapporto di tipo segnale-rumore che c’è tra autentiche e-mail e spam.In questo caso l’argomento è ciò da cui gli esperti di privacy e di computer ci avevano messo in guardia: una forte censura del web su scala nazionale prima e mondiale poi. Per tanti anni il web è stato soggetto a censura in qualche specifico Paese. La censura sta continuando. Solo che ora ce la ritroviamo anche qui, in America.

L’autorizzazione del Congresso Americano per prorogare di altri quattro anni il cosiddetto “Patrioct Act” permetterà all’amministrazione Bush di dare un giro di vite aumentando la censura sul web.

Le avvisaglie non erano nascoste

Già da dieci anni erano tangibili i segni della disfatta del web.
La controversia degli anni ’90 legata al Clipper chip (una chiave crittografica che protegge le comunicazioni tra privati, permettendo però ad enti governativi di violarla); poi la Total Information Awareness (accesso totale alle informazioni) elaborata da John Poindexter e sviluppata dopo l’undici settembre; e ancora gli accordi segreti tra il governo federale ed i provider; ed infine il Patrioct Act. Tutti fatti che sono serviti a garantire una nuova era basata sulla censura, quando solo una decina di anni fa i programmatori assicuravano che era una cosa impossibile data la natura propria di internet. Solo che i programmatori si sbagliavano, e si sbagliavano di grosso.

Pensate, per esempio, a cosa è successo quando due giornalisti parlavano al telefono di una storia apparsa su “google news”.
La vicenda riguardava una richiesta dei fondamentalisti cattolici per l’utilizzo delle forze armate in Sudan, con lo scopo di far finire il genocidio nel Darfur.
La notizia appariva su “google news” se la ricerca veniva fatta con un computer collegato in Qatar. Ma la stessa notizia “non” appariva se la ricerca veniva fatta simultaneamente a Washington.
La censura è quindi gestita tramite filtri geografici: il contenuto del web è modificato o ristretto a seconda della regione di provenienza dell’utilizzatore.
In aggiunta all’identificativo relativo al Paese, il filtro può essere sviluppato tenendo conto dello stato, della città, ed anche del numero personale di IP di ogni utente.

Secondo il giornale svedese Svensa Dagbladet, gli Stati Uniti hanno trasmesso, a tutte le autorità aeroportuali del mondo, una lista, elaborata da un ufficio preposto alla sicurezza, con i nominativi di 80.000 sospetti terroristi. Non è irragionevole immaginare che una lista analoga sia stata trasmessa ai provider di internet con le istruzioni per bloccare indirizzi di posta elettronica e siti web. La distruzione sistematica di molti siti web e di indirizzi e.mail fa pensare che questa lista esista davvero.

Le notizie che riportano dati relativi ai voli di trasferimento di prigionieri organizzati dalla CIA così come quelle che riguardano le prigioni segrete stanno sparendo da Google e da altri motori di ricerca, come Alltheweb, improvvisamente poco dopo essere apparse.
Google è sistematicamente incapace di segnalare gli articoli che contengono informazioni scottanti sull’amministrazione Bush. la guerra in Iraq, Al Qaeda e gli scandali politici americani in genere. 

Ma non è solo Google a lavorare per l’insabbiamento delle notizie su internet. Anche America on line, Microsoft, Yahoo ed altri stanno trasformando Internet in una super autostrada irta di ostacoli, barricate, caselli con pedaggi da pagare, uscite che non conducono da nessuna parte, ingorghi e posti di blocco.

America on line è la più preparata nel ridurre la libertà su internet. Un ex-impiegato di America on line (AOL) ci ha informato sulle procedure messe in atto da AOL e da altri providers per collaborare con l’amministrazione Bush nell’azione di censura della posta elettonica.
Il “Patriot Act” ha dato alle agenzie federali il potere di verificare le informazioni leggendo tutta la posta ed AOL è stata istruita dall’FBI affinchè facesse qualcosa di più che controllare l’oggetto dei messaggi. Le condizioni dei servizi offerti da AOL, riportati nel TOS (term of service = condizioni del servizio) si sono sviluppate al punto che AOL ha praticamente un potere universale su tutte le informazioni.

Molti utilizzatori di AOL sono certamente all’oscuro della clausole “elastiche” che loro stessi hanno sottoscritto: eppure i TOS dicono che il cliente è soggetto alle condizioni di AOL “presenti” nonché a qualsiasi condizione che AOL decidesse di aggiungere in futuro.
Praticamente, gli utilizzatori di AOL autorizzano AOL stessa ad effetture le censura finanche a NON recapitare i messaggi di posta elettronica.

Anche Microsoft ha delle condizioni in essere analoghe per il suo “hotmail”. E così pure le hanno Google ed Yahoo per i loro servizi di posta elettronica.
Ci sono poi moltissime segnalazioni relative alle mancanza di certe informazioni nei “risultati” delle ricerche fatte su Google.

Molti siti che riportano articoli contrari alla politica di Bush hanno riscontrato un drastico calo della visibilità in rete, come segnalato dai loro stessi analisti di traffico.
In aggiunta a questo è in crescita il numero di messaggi spam e di messaggi con virus che “sembrano” partire proprio da questi stessi siti web.
Il tentativo certamente politico di soffocare la visibilità di quei siti web viene facilmente mascherato dietro i continui rapporti relativi a nuovi virus e nuovi bachi, presentati come nella vetrina di una boutique.
Rapporti che hanno invece sopratutto lo scopo di vendere programmi anti-virus e servizi collaterali, anzichè occuparsi dello smembramento, ormai programmato sul lungo termine, di banche, servizi o compagnie aeree.

 
La censura su internet negli Stati Uniti: non è più solo una predizione

Google, Microsoft, Yahoo e Cisco si sono fatti una grossa esperienza nell’applicare la censura su internet, per anni, in luoghi come la Cina, la Giordania, la Tunisia, l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi, il Vietnam ed altri paesi.
Hanno imparato certamente bene.
Non ammetteranno mai di aver importato la loro esperienza come “censori” del web anche negli Stati Uniti, all’ombra del regime instaurato da Bush.
Lo scorso anno, la campagna mediatica messa in piedi da Bush e Cheney ha bloccato l’accesso al suo sito www.georgebush.com semplicemente per “ragioni di sicurezza” senza alcuna altra spiegazione.

Solo gli addetti ai lavori impiegati nella burocrazia federale e nelle società collegate sono in grado di sapere fino a che punto si sia spinta la censura su internet.
E’ loro dovere rivelare la verità ai loro clienti ed ai loro concittadini.

Wayne Madsen
Fonte:www.rense.com
Link:http://www.rense.com/general69/intercens.htm
912.05

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di PAOLO FEDERICI

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