DI DAMIEN MILLET, SOPHE PERCHELLET E ERIC TOUSSAINT
cadtm.org
A causa delle piogge torrenziali che lo hanno afflitto da diversi giorni, il Pakistan sta affrontando una delle peggiori tragedie, in termini di perdite di risorse umane e materiali, degli ultimi 80 anni. I danni sono impressionanti. Circa 22 milioni di persone sono colpite da gravi inondazioni. Molte infrastrutture non hanno sostenuto la violenza delle piogge. Molte strade sono impraticabili, così come i porti. Milioni di persone sono state costrette a lasciare in fretta le loro case, e le Nazioni Unite hanno già supposto circa 5 milioni di senzatetto. Campi di fortuna sono stati allestiti alla meno peggio e circa 1 milione di persone vi si sono già installate in precarie condizioni sanitarie. Il sud del Paese, soprattutto la provincia di Snidh, risulta la più colpita da questa catastrofe. Le perdite economiche ammontano a miliardi di dollari in particolare nel settore agricolo.
Il Pakistan ha bisogno di aiuto. Il 20 agosto 2010, i paesi membri dell’ONU si sono impegnati a prestare 200 milioni di dollari, ma si tratta solo di promesse e le precedenti esperienze dimostrano che solo una piccola parte di questo denaro arriverà a destinazione. La Banca Asiatica dello Sviluppo, che ha già sperimentato lo tsunami del dicembre 2004, si è auto-nominato leader del finanziamento della ricostruzione in Pakistan e ha già annunciato un prestito di due miliardi di dollari.
La Banca Mondiale ha aggiunto un prestito di 900 milioni di dollari. Da questo disastro naturale, il Pakistan ne uscirà, quindi, con un significativo aumento del proprio debito. Se l’assistenza urgente è indispensabile, è altresì importante riflettere sulla posta in gioco reale della situazione in Pakistan. Nell’agosto 2008, il paese era sull’orlo del default. Costretti ad accettare l’aiuto del Fondo monetario internazionale (FMI), ha ricevuto un prestito totale di 11,3 miliardi di dollari in cambio, però, di brutali condizioni: la vendita di un milione di ettari seminativi, la fine dei sussidi del Governo per il carburante, l’aumento dei prezzi dell’elettricità, drastiche riduzioni sulla spesa sociale … Solo il bilancio militare non ha conosciuto tagli. Questo prestito ha, insomma, deteriorato le condizioni di vita della popolazione, indebolendo fortemente la sovranità del paese.
Oggi, il Pakistan ha un debito estero di 54 miliardi di euro e spende ogni anno 3 miliardi di dollari per gli interessi. Questo debito, notoriamente esploso dopo gli anni 2000, ha in gran parte origini odiose. Infatti, il vecchio regime del generale Musharraf Perez era un alleato strategico degli Stati Uniti nella regione, soprattutto dopo gli attentati del 11 settembre 2001. I principali sostenitori economici non hanno mai esitato ad appoggiare la dittatura di Musharraf in Pakistan. Nell’autunno 2001 gli Stati Uniti hanno cercato ed ottenuto il sostegno del Pakistan nella loro guerra contro l’Afghanistan, consistito nella disponibilità della regione come base per le truppe militari degli Stati Uniti e dei suoi alleati.
Il regime di Musharraf ha continuato a indebitarsi con il sostegno attivo della Banca mondiale e delle grandi potenze. I prestiti accordati non hanno alcuna legittimità essendo serviti solo a rafforzare la tirannia di Musharraf peggiorando la vita dei pakistani. Il debito contratto da un regime dispotico è odioso. I creditori che hanno sostenuto Musharraf lo hanno fatto con cognizione di causa e in queste circostanze è inaccettabile che il popolo del Pakistan sia oggi costretto a rimborsare loro questo debito. In queste condizioni, la cancellazione definitiva del debito pakistano costituisce un presupposto indispensabile.
Diversi paesi, sul modello adottato in Ecuador nel periodo 2007-2008, hanno messo a punto una seria revisione generale del loro debito, al fine di annullare la parte ritenuta odiosa.
Il Pakistan è perfettamente in grado di seguire questo esempio. Un altro meccanismo legale per il mancato pagamento deve essere preso in considerazione dal Pakistan soggetto alle devastanti inondazioni: lo stato di necessità. Invocandolo, il Pakistan potrebbe stanziare cospicui fondi per le esigenze vitali del suo popolo martoriato, invece di rimborsare il suo debito, senza timore di azioni penali per inadempimenti dei propri obblighi. I tre miliardi di dollari annualmente destinati alla liquidazione degli interessi sul debito, potrebbero così essere reindirizzati alla spesa sociale a favore del Pakistan. Contestualmente alla sospensione del pagamento del suo debito estero, il governo pakistano dovrebbe poi decidere di procedere alla revisione dello stesso. Lungi dall’essere un obiettivo fine a se stesso, questo dovrebbe essere il primo passo verso un modello di sviluppo radicalmente diverso, basato sulla garanzia dei diritti umani fondamentali.
Damien Millet, Sophie Perchellet, Eric Toussaint
Fonte: www.cadtm.org
Link: http://www.cadtm.org/Inondations-et-dette-la-double
26.08.2010
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ANTONIO PANTO’