“Leslie Stahl domanda:”Siamo venuti a conoscenza che mezzo milione di bambini sono morti a causa delle sanzioni contro l’Iraq, piú di quanti ne morirono a Hiroshima: il prezzo é giusto?
Madeleine Albright risponde: “Credo che sia una scelta molto difficile, ma noi pensiamo che il prezzo sia giusto.” – Intervista di sessanta minuti alla CBS di Leslie Stahl al Segretario di Stato americano Madeleine Albright del 12 maggio 1996.”
A distanza di quasi dieci anni le parole dovrebbero rimbalzare nel mondo civile come un urlo, invece giacciono silenziose nell’etere, ma con il rinnovarsi dei massacri perpetrati in Iraq dovuta all’occupazione militare Statunitense dimostrando il disprezzo per la vita umana che la comunità internazionale avalla da anni, giustificandola.
Mezzo milione di bambini morti nel solo Iraq sino al 1996, dimenticate.
Forse nella memoria di molti sono rimaste le immagini di quando i media negli anni passati mostravano le atrocità del ex regime Iracheno, dove le prime pagine dei giornali, erano un campionario d’orrori verso innocenti. I rifugiati politici venivano accolti a braccia aperte, (ma non i clandestini) perché denunciavano fosse comuni, torture, i villaggi bruciati e le vittime causate contro i civili curdi con i gas nervini (made in U.S.A omissis).
Ora nessun clandestino Iracheno ed Afgano può chiedere d’essere rifugiato politico, ci sono due governi riconosciuti dalla comunità internazionale, e vanno rispediti verso la libertà da dove sono fuggiti.
Oggi, napalm, bombe a grappolo, uranio impoverito, missili intelligenti, reti idriche distrutte, bombardamenti a tappeto che hanno fatto tabula rasa delle fonti minime di soppravivenza per i civili, attacco ai luoghi Sacri, contaminazione d’aria, acqua e suolo gravano come un eredità maledetta sulle future generazioni Irachene “democratizzate dall’occidente”.
Quando la lista delle atrocità del deposto regime era essenziale a finalità politiche, i conteggi erano all’ordine del giorno, ora sono notizie riservate perché potrebbero compromettere l’esito dell’annientamento dei ribelli.
Questo silenzio è schiacciato da nuove leggi, a difesa dei diritti degli occupanti, schiacciato dalla paura di venir considerati collaborazionisti, dal non essere uniformati al pensiero dominante che sta deprivando e condizionando l’opinione pubblica Italiana della libertà d’essere giudice critico informato dei fatti, non delle opinioni.
Stalin diceva: “Un morto è una tragedia, un milione di morti sono una statistica”.
Pronti a piangere e spendere centinaia di migliaia di Euro per trasportare in Italia e curare un bambino deprivato degli atri, vittima dei bombardamenti di libertà, mediaticamente orgogliosi della nostra umanità, ma le altre vittime sono fredde statistiche in oscuri archivi, e non debbono venire alla luce, od uscire per convenienza politica, in questo caso la retorica è grande, è un segno d’aiuto e speranza alla pace, mentre le bombe alleate continuano a cadere.
Cos’è diventata la libertà del cittadino d’essere informati sui fatti del mondo? Un utopia, conoscere è un privilegio riservato a pochi, perché la manipolazione dei fatti, degli eventi, delle vittime deve servire solo ad uso esclusivo di alcuni interessi.
Dire queste cose significa parlare di pietismo e connivenza? Affermare che in Iraq ed in altre parti del mondo stanno avvenendo crimini della portata eguale se non superiori a quelli dello sterminio Nazista, equivale ad insultare le vittime dell’orrore Nazista? Esistono vittime di serie A e serie B?
Si dovrebbe mettere in fila duecento corpi di bambini musulmani ed ebrei, distinguendoli senza cartelle cliniche.
Si continua a parlare di scontri di religione e civiltà.
Retorica da salotto forse, o realtà dei fatti omesse?
Nessuna madre resta indifferente innanzi al corpo straziato del proprio figlio, nessun padre rimane silenzioso innazi agli spasimi della fame, e dissenteria della figlia, ma la società non accetta queste realtà, le dimentica, generano pietismo e solidarietà che possono portare movimenti d’opinione su larga scala, ora legalmente sono considerate informazioni riservate.
Alzare la voce è vietato, sentirsi partecipi dell’umanità sofferente, porta ad intaccare i valori occidentali di ricchezza e prosperità, vanno abrogati.
A volte si ha l’impressione che stiano tornando gli oscuri tempi del silenzio; ogni anno si commemorano le vittime di Hiroshima, dimenticando le Hiroshima senza fungo atomico che ogni giorno si perpetrano in nome dei diritti di pochi.
Ora si combatte fuori dall’Europa, se un domani il vento politico cambiasse, e tutto questo tornasse nel vecchio continente?
“Tutti i popoli sono per la pace, nessun governo lo è” Paul Léautaund, Propos d’un Jour
http://www.zmag.org/Italy/dutta-desertopace.htm
Marco Bazzato
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Sofia, 20.12.2004
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