L’ingegneria genetica umana non è trattata a sufficienza sui media. Oggi ci troviamo sull’orlo di un precipizio eugenetico, ma pochi lo sanno. L’incontro tra la concezione materialista dell’essere umano e gli investimenti di Wall Street sul biotech rende possibile un futuro da incubo, a meno che non reagiamo e passiamo all’azione. Un’intervista a Richard Hayes.
Lapis: Puoi dirci qualcosa sulle nuove tecnologie genetiche e sul perché dobbiamo preoccuparci?
Richard Hayes: La cosa più importante da comprendere è che ormai siamo quasi in grado di manipolare i geni che trasmettiamo ai nostri figli. Poche persone sanno quanto questo momento è imminente. Se tali tecnologie vengono sviluppate e utilizzate, avremo oltrepassato un punto di non ritorno. Sarebbe la fine della vita umana così come la conosciamo. So che può sembrare allarmante, ma questa è la realtà. Una volta che sarà considerato socialmente accettabile progettare i propri figli, non ci saranno più limiti immaginabili.Se diventa accettabile manipolare i geni di tuo figlio in modo da renderlo più alto, cosa si può obiettare contro la manipolazione di altri geni affinché sia meno incline all’obesità? E una volta ammesso questo, cosa si può argomentare contro la manipolazione di altri geni ancora per migliorarne la memoria? E perché allora non aggiungere cromosomi completamente nuovi e artificiali (come vorrebbero certi scienziati), per creare bambini dalle facoltà superiori a quelle degli attuali esseri umani?
I sostenitori di queste nuove tecnologie genetiche umane hanno cominciato una sofisticata campagna pubblicitaria per favorirne lo sviluppo, l’accettazione e infine l’uso. Nel 1998 all’UCLA si è tenuta un’importante conferenza che ha dato il via a questa campagna. Quasi mille persone vi hanno partecipato, e il “New York Times” e il “Washington Post” vi hanno dedicato articoli in prima pagina. Da allora, i media hanno considerato i “bambini progettati” (i cui geni vengono letteralmente scelti da un catalogo) come una realtà inevitabile. I fautori della trasformazione genetica dell’uomo appaiono nei talk show, fondano organizzazioni politiche, vengono eletti nei comitati consultivi del governo, parlano alle riunioni aziendali e così via.
Lapis: Spesso, le tecnologie rivoluzionarie sono accompagnate da nuove ideologie socio-politiche che le giustificano e ne favoriscono l’accettazione. C’è un’ideologia dietro le nuove tecnologie genetiche umane?
Richard Hayes: Sì, e fa paura. Essa si distingue dalle ideologie conservatrici per l’avversione alla religione e ai valori sociali tradizionali, da quelle progressiste di sinistra per il rifiuto dei valori ugualitari e del welfare come obiettivo sociale, e da quelle verdi per la fiducia entusiasta nel mondo naturale trasformato e rimodellato dalla tecnologia. Possiamo definirla una sorta di scientismo libertario o di randismo del ventunesimo secolo. In essa l’impegno filosofico, normativo e politico è governato da concezioni materialiste, riduzioniste e deterministe; da un’idea della scienza e della tecnologia come entità autonome, libere dal controllo della società; dalla deregulation economica, basata sulla presunta superiorità delle leggi del mercato; e da una filosofia politica iper-libertaria fondata sulla psicologia evolutiva e sul darwinismo sociale e umano. Oltre a tutto ciò, abbiamo l’ossessione propria di questa filosofia per la ri-creazione tecno-eugenetica della specie umana.
Ora come ora, questa ideologia è condivisa da pochi ma influenti scienziati, persone in contatto con le aziende private high-tech, scrittori e accademici esperti delle tecnologie. Ma in assenza di valide visioni alternative sul futuro dell’umanità, può diffondersi rapidamente in vasti settori del ceto medio.
Lapis: Chi sono alcuni dei principali fautori della manipolazione genetica umana?
Richard Hayes: James Watson, che ha vinto ex aequo il premio Nobel per la scoperta della struttura del DNA, è da molto tempo uno dei più attivi sostenitori della manipolazione genetica umana. Altrettanto dicasi di Gregory Stock, che dirige il programma di Medicina, Tecnologia e Società all’UCLA e che ha organizzato la conferenza del 1998. Lee Silver è un eminente biologo cellulare il cui libro, Remaking Eden: How Cloning and Beyond Will Change the Human Family, è attualmente il testo di riferimento su questo argomento. Questo è uno dei libri moralmente più pericolosi che abbia mai letto. Lo scorso agosto Ted Kopfel di ABC ha mandato in onda Silver in prima serata, durante la trasmissione Nightline, e ha appoggiato entusiasticamente le sue idee tecno-eugenetiche. Scrittori come l’economista del MIT Lester Thurow e il filosofo Francis Fukuyama hanno parlato in modo favorevole dell’imminente era “post-umana” delle manipolazioni genetiche.
Lapis: Cosa dice Lee Silver nel suo libro?
Richard Hayes: Silver dichiara che l’ingegneria genetica umana è inevitabile perché “il mercato globale regna sovrano”. Egli afferma che questo condurrà a una maggiore stratificazione sociale e alla fine a specie umane separate, i “Gen Rich” e i “Natural”. I Gen Rich controlleranno l’economia, i media e l’istruzione, mentre i Natural faranno i lavori servili. Silver liquida il destino dei Natural (che, secondo lui, comprenderanno il 90% della popolazione) con un’alzata di spalle, per poi lanciarsi in una celebrazione dell’intelligenza, della saggezza e del potere geneticamente superiori dei Gen Rich.
Devi davvero fermarti e riprendere fiato, per renderti conto di cosa stai leggendo. I fautori delle nuove tecnologie genetiche riconoscono apertamente che l’uso di queste ultime condurrà a disuguaglianze maggiori tra gli abitanti del mondo. Non solo: esso provocherà una divisione profonda e permanente dell’umanità in caste genetiche, e alla fine in specie separate. Sarebbe la fine dell’umanità così come la conosciamo. I tecno-eugenetici riconoscono tranquillamente tutto ciò, e dicono che dovremo semplicemente abituarci. Questa visione del futuro umano è grottesca; porta a un genocidio, in una forma o l’altra. Occorre contrastarla.
Lapis: Hai parlato delle nuove tecnologie e dell’ideologia socio-politica che le accompagna. Esiste anche una psicologia collegata?
Richard Hayes: Credo di sì. Anche se i fautori della tecno-eugenetica sostengono di voler migliorare quello che vuol dire essere uomini, secondo me la loro proposta degrada l’essere umano. Essi sembrano ossessionati da alcune caratteristiche che portano vantaggi nella competizione sociale: l’aspetto, il cervello, le capacità fisiche e la longevità. Sembra che considerino la gente un insieme di caratteristiche discrete, ognuna classificata secondo una scala quantitativa. Questa è una visione limitata dell’essere umano. C’è anche un evidente ossessione verso la perfezione, il comando e il controllo, oltre a una paura dell’ambiguità, dei casi imprevisti e della morte. La loro descrizione di come vorrebbero migliorare i propri figli tramite l’ingegneria genetica mi ricorda i protagonisti dei cartoni animati. Quando sento parlare i fautori della tecno-eugenetica, mi pare di stare ascoltando un ragazzino immaturo di 14 anni.
Lapis: Puoi dire qualcosa sulla clonazione umana? Quali sono le sue implicazioni, e in che modo rientra nella visione tecno-eugenetica?
Richard Hayes: La clonazione umana inizia prendendo il nucleo della cellula di un uomo adulto (per esempio, una cellula della pelle o dei muscoli) e mettendolo in un ovulo femminile da cui è stato rimosso il nucleo. Se l’embrione risultante viene impiantato nell’utero di una donna e portato al parto, hai un bambino le cui caratteristiche genetiche sono quelle del donatore nucleare adulto. È una forma di duplicazione asessuata. Non richiede lo sperma, ma solo la superficie esterna di un ovulo. Chi è il padre genetico? Chi è la madre genetica? Nessuno, almeno nel senso che abbiamo sempre dato a queste parole. C’è un “donatore nucleare”. Se mi clonassi, il bambino risultante sarebbe mio figlio o mio fratello gemello? Né l’uno né l’altro, ma una nuova categoria di relazione biologica: un clone.
Le implicazioni della clonazione umana sono profonde. Supponi che una coppia sia sterile e che decida di clonarsi per creare un bambino. Immagina che la coppia stia lasciando una clinica per la maternità con il neonato clonato, e che accada una tragedia: il bambino cade accidentalmente sul marciapiede, si rompe la testa e muore. Quale sarà, secondo te, uno dei primi pensieri che attraverserà la mente di quella coppia?
Lapis: “Facciamone un altro”?
Richard Hayes: Esatto. Ho fatto questa domanda a decine di persone, e quasi sempre la prima risposta è stata: “Facciamone un altro”. Non voglio essere cinico; sono sicuro che saranno presenti anche angoscia e dolore. Ma resta il fatto che la prospettiva della clonazione ci permette di pensare agli esseri umani come a oggetti sostituibili, cosa che non era più avvenuta dai tempi della schiavitù. Che pensava il proprietario di uno schiavo quando quest’ultimo moriva, per esempio in un incidente? “Prendiamone un altro”. Ecco dove arriveremo, se non faremo nulla.
Lapis: Sono d’accordo che occorre passare all’azione, perché la manipolazione genetica umana non è ancora una priorità nemmeno per gli attivisti più informati e impegnati.
Richard Hayes: Innanzitutto, le tecnologie correlate sono state sviluppate solo negli ultimi due anni. Quindi, la gente non ha semplicemente avuto tempo per capire cosa stava succedendo. Inoltre, molte persone hanno difficoltà a prendere questi argomenti sul serio; credono che si tratti delle fesserie di qualche scienziato pazzo, o che se queste tecnologie fossero praticabili, nessun essere umano sensato vorrebbe usarle. Così nessuno si preoccupa, ma purtroppo entrambe queste convinzioni sono errate. Gli scienziati di cui stiamo parlando sono i più importanti nel loro campo. E anche se i sondaggi dimostrano una grande opposizione di pubblico alla creazione di bambini geneticamente modificati, c’è una minoranza significativa che non vede l’ora di cominciare.
Inoltre, gli atteggiamenti verso la manipolazione genetica umana non rientrano facilmente nelle tradizionali categorie politiche destra/sinistra o liberale/conservatore. La categoria interpretativa più utile al riguardo è quella libertaria/comunitaria. La destra e la sinistra libertarie sono in genere meno preoccupate per la manipolazione tecno-eugenetica, mentre la destra e la sinistra comunitarie tendono a contrastarla. Per finire, l’argomento della manipolazione genetica non rientra con precisione nel campo di azione di nessun movimento attivista. È, fondamentalmente, un tema ambientale? Della salute? Delle donne? In tutta la storia umana, non abbiamo mai affrontato i temi sollevati dalla capacità di manipolare il genoma umano. È qualcosa di totalmente nuovo.
La società civile darà certamente una risposta alle nuove tecnologie della manipolazione genetica umana, ma dobbiamo costruire parti importanti di tale risposta partendo da zero. Dobbiamo creare istituzioni politiche e accademiche, organizzazioni di supporto di massa, centri di informazione e di giornalismo, reti di azione diretta e altro ancora. Inoltre, occorre fare un’opera importante di analisi e sintesi intellettuale, per collocare questo lavoro in un contesto più ampio. E tutto questo andrà fatto già nei prossimi anni.
Lapis: Puoi essere più preciso sulle tecnologie e sul punto in cui dovremo tracciare la linea di demarcazione? Molte persone sono spaventate da queste tecnologie, ma non se la sentono di condannarle se potranno aiutare a curare o prevenire malattie genetiche.
Richard Hayes: Ingegneria genetica vuol dire cambiare i geni di una cellula vivente. Attualmente lo facciamo usando organismi simili ai virus. Un gene umano sano viene messo dentro un virus, e quest’ultimo viene iniettato nel paziente. A quel punto, i virus inseriscono i geni sani nelle cellule in cui quel gene è necessario. Esistono due applicazioni molto diverse di questa tecnologia. Una trasforma i geni delle cellule del tuo corpo, a parte l’ovulo e le cellule spermatiche. Questi cambiamenti (per esempio, in una cellula dei polmoni, del cervello e delle ossa) non si trasferiscono ai tuoi eventuali figli. L’altra applicazione dell’ingegneria genetica trasforma i geni degli ovuli, dello sperma e o degli embrioni molto primitivi. Tali alterazioni genetiche non riguardano soltanto il singolo individuo, ma tutta la sua discendenza. Questa seconda forma di ingegneria genetica è la più controversa, perché è quella che apre le porte ai bambini progettati a tavolino e alla tecno-eugenetica.
La linea di demarcazione che possiamo e dovremmo tracciare è questa: nessuna alterazione nei geni che passeremo ai nostri figli. Il termine tecnico per questo tipo di ingegneria genetica è “germline”, perché richiede l’alterazione dell’ovulo e dello sperma, o delle cellule germinali. L’altro tipo di ingegneria genetica, che non comporta trasformazioni genetiche ereditarie, è quella somatica (“soma” è il termine greco per corpo). Molti fautori della tecno-eugenetica sostengono che l’ingegneria germline è indispensabile per impedire di trasmettere ai figli malattie genetiche. Questo semplicemente non è vero, e gli scienziati che usano tale argomento stanno abusando della fiducia che il pubblico ripone in loro. Esistono altri mezzi per raggiungere con più facilità lo stesso obiettivo. Il più efficace è il test diagnostico pre-impianto, in cui gli embrioni sono fecondati in vitro e solo quelli sani vengono impiantati in un utero per essere portati al parto. È anche possibile fare ricorso al test diagnostico prenatale, alla donazione di gameti e all’adozione. L’ingegneria germline è necessaria solo quando qualcuno spera di creare caratteristiche nuove e potenziate nei propri figli.
Lapis: Esistono delle applicazioni benefiche delle nuove tecnologie genetiche, tali da poter essere appoggiate anche da chi osteggia l’ingegneria germline?
Richard Hayes: Sì, ce ne sono alcune. Sappiamo che la reazione ai farmaci differisce molto da individuo a individuo, e che in questo c’è spesso una componente genetica. Quindi, possiamo immaginare semplici test che aiutino i dottori a determinare quando un farmaco è utile e quando no, e quando può essere addirittura pericoloso. È possibile utilizzare le tecnologie genetiche anche per curare alcune rare disfunzioni del metabolismo. Poi, esistono applicazioni forensi: probabilmente avrai già sentito parlare di detenuti liberati dopo che l’analisi genetica li aveva scagionati. C’è ogni probabilità che alcune terapie somatiche possano rivelarsi utili. I test diagnostici pre-natale e pre-impianto, se regolati con cura, possono essere benefici. Queste e altre applicazioni daranno ai ricercatori e alle aziende biotech opportunità più che sufficienti per utilizzare il loro talento a fini chiaramente desiderabili, dal punto di vista individuale e sociale. Possiamo opporci all’ingegneria germline e alla clonazione umana appoggiando allo stesso tempo, in buona fede, queste altre applicazioni.
Lapis: Se bandiamo l’ingegneria genetica e la clonazione, la gente non vi farà ricorso sul mercato nero?
Richard Hayes: Anche per la prostituzione minorile esiste il mercato nero, ma questo non è un buon motivo per sostenere la legalizzazione della prostituzione minorile. La stessa cosa si applica all’ingegneria genetica e alla clonazione. Il ricorso al mercato nero può essere minimizzato, o anche eliminato, diffondendo un’etica sociale secondo cui è inaccettabile cercare di manipolare il patrimonio genetico di un bambino. Saranno inoltre utili pene molto severe.
Lapis: Vietare queste tecnologie non aprirà le porte al divieto di abortire?
Richard Hayes: No. C’è un’enorme differenza tra il cercare di porre termine a una gravidanza indesiderata e il tentativo di manipolare il patrimonio genetico di un bambino, e la gente questo lo capisce.
Lapis: Quindi, per concludere, cosa bisogna fare?
Richard Hayes: A livello politico, abbiamo bisogno del bando globale all’alterazione dei geni che trasmettiamo ai nostri figli e alla clonazione duplicatrice umana. Abbiamo anche bisogno di sistemi efficaci e affidabili per tenere sotto controllo tutte le tecnologie genetiche umane, al fine di prevenire abusi. Ognuna di queste misure è già in vigore in un Paese o nell’altro. Francia e Germania hanno bandito sia l’ingegneria germline sia la clonazione. La Gran Bretagna ha un’autorità di controllo, la Human Fertility and Embryological Authority (HFEA), che rilascia autorizzazioni per ogni ricerca e azienda commerciale che usi ovuli, sperma o embrioni. Se la clonazione dovesse avvenire negli Stati Uniti, molto probabilmente avverrà in una clinica della fertilità. Negli USA questo è legale. Nel Regno Unito, la HFEA chiuderebbe la clinica e il personale medico andrebbe in prigione.
Abbiamo bisogno di una campagna concertata per far approvare in tutto il mondo politiche come queste. Ma quando i rischi saranno pienamente compresi da abbastanza persone, non c’è ragione per cui questo non possa accadere. La sfida più grande è semplicemente che non abbiamo il tempo dalla nostra parte. Le scoperte sulla genetica e le loro applicazioni aumentano a ritmo esponenziale. La globalizzazione, la “deregulation”, il consumismo e l’individualismo competitivo tendono tutti a rinforzare le condizioni politiche e sociali che alimentano la diffusione delle concezioni tecno-eugenetiche.
È urgente che le persone si attivino su questi temi, adesso. Il modo per cominciare è semplicemente studiare sodo. Avremo bisogno di gente che elabori una nuova critica scientifica, intellettuale e morale; dovremo creare un’infrastruttura di organizzazioni; avremo bisogno di campagne e mobilitazioni di scala considerevole. Se riusciamo a fare queste cose (e penso che ce la faremo) potremo evitare le peggiori minacce poste dalle nuove tecnologie genetiche umane, creando le condizioni per usare queste ultime a sostegno di un futuro equo, sano e sostenibile.
Traduzione di: Gagan Daniele Pietrini
Lapis Magazine
Richrad Hayes
Exploratory Iniziative on the New Human Genetic Tecnhnologies, 466 Green St. San Francisco, CA 94133; 415-434-1403; email: rhayes at publicmediacenter.org
Fonte: www.innernet.it
Link: http://www.innernet.it/geoxml/getcontent/{D063646C-BCD5-4657-8A51-535292EA6E0E}.htm
giugno 2005