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La Redazione

 

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INFLUENZA MILITARE DEGLI USA NELLE RICERCHE NANOTECNOLOGICHE IN AMERICA LATINA

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A cura di Truman
Il 12 Dicembre 2006
213 Views
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DI GUILLERMO FOLADORI

Rebelión

Introduzione

Le nanotecnologie rappresentano attualmente la più grande rivoluzione tecnologica [2]. Gli investimenti in nanotecnologia stanno crescendo in modo sostenuto dal 2000, da quando gli Stati Uniti hanno lanciato il loro programma milionario di investigazione (National Nanotechnology Iniziative), e molti altri paesi del mondo lo hanno seguito.
L’azienda Lux Research (2006), che studia gli investimenti e la commercializzazione di nanotecnologie, ha stimato, per l’anno 2005, in 9,6 miliardi di dollari gli investimenti per Ricerca & Sviluppo (R&S) in questo settore a livello mondiale. Nel 2005, per la prima volta, gli investimenti privati in R&S hanno superato i fondi pubblici, instaurando una tendenza di progressiva riduzione di quest’ultimi; ciò sta ad indicare che le imprese che lavorano in questi rami, ritengono di poter recuperare, dalle ricerche e dalle merci che da queste produrranno, il capitale investito. Anche se i prodotti nanotecnologici occupano ancora un’infima porzione del mercato mondiale, Lux Research ha calcolato che nell’anno 2005 ci sono state vendite per 32 miliardi di dollari, il doppio dell’anno precedente, e prevede che saliranno a 2600 miliardi di dollari per l’anno 2014.
Anche se esistono polemiche sui possibili benefici e sui beneficiari delle nanotecnologie (Invernizzi, et al, 2007), se si considerano i potenziali prodotti delle nanotecnologie come oggetti utili, isolati dai propri contesti sociali, si può ritenere che essi aiutino a migliorare le condizioni di vita della maggior parte della popolazione mondiale. Basta citare i rivoluzionari procedimenti per potabilizzare, desalinizzare e decontaminare l’acqua (Hillie, et al, 2006), per convertire la luce solare in energia elettrica (McDonald, et al, 2005; Infochannel Online, 2005), o per realizzare diagnosi mediche più rapide, sicure ed in situ, inviare farmaci direttamente alle cellule o ad organi malati, realizzare impianti e protesi rivoluzionarie (Bonario, et al, 2001; Freitas, 2003).

Come qualsiasi altro prodotto, i risultati delle nanotecnologie devono passare l’esame del mercato per dimostrare la propria utilità superiore e/o un vantaggioso prezzo rispetto ai prodotti convenzionali competitivi. Il consumo ha un certo ruolo nel valutare l’utilità ed il prezzo relativo delle merci, e le imprese produttrici reagiscono a tale mercato migliorando il prodotto con il fine di migliorare la propria posizione all’interno della competizione. Nel caso in cui si manifestino effetti secondari indesiderati, i prodotti possono essere ritirati dal mercato a scapito dei loro produttori. The Economist informa che il 27 marzo 2006 venne lanciato nel mercato tedesco un prodotto di pulizia, elaborato con nanotecnologie; tre giorni dopo venne ritirato in quanto 80 persone riportarono problemi respiratori e sei vennero ricoverate per la presenza di fluidi nei polmoni (Economist 2006). Anche se posteriormente vi furono differenti spiegazioni tecniche sulle cause, chi per le nanoparticelle, chi per il diffusore, l’evento fu un esempio di come un danno collaterale all’utilità del prodotto possa farlo ritirare dal mercato.

Anche i prodotti bellici sono valutati dai consumatori, ma, a differenza di quelli civili, nei prodotti militari il consumo consiste nell’uso in situazioni di guerra.

L’utilità del prodotto si misura dall’efficienza nel combattimento, o dalla possibilità di evitare le difese nemiche, o nello spionaggio, etc. Per questo, per esempio, l’esercito degli Stati Uniti considera come obbiettivo della ricerca di base nano-elettronica, “l’incremento della capacità di sopravvivere mediante la predizione di situazioni”, “l’aumento della mobilità per mezzo di marchingegni elettronici”, “la riduzione dei costi operativi e logistici”, “l’incremento di C4ISR [3] e la capacità di provocare morte (vedere, sparare e colpire per primo)”, “aumentare la sostenibilità e ridurre la traccia logistica” (Lau, 2004).

La differenza tra i prodotti di consumo civile e quelli di consumo militare è che mentre i primi si consumano più o meno regolarmente secondo le necessità, quelli militari possono essere consumati solamente quando si verificano guerre. Se non vi sono più guerre nelle quali applicare tali prodotti, sarebbe come se non esistesse più un inverno che richiede una vendita di riscaldamenti. Però mentre le industrie di riscaldamenti non possono provocare gli inverni, gli stati che destinano fondi alla Ricerca e Sviluppo negli armamenti possono di fatto provocare guerre. L’analisi della R&S nelle nanotecnologie per l’industria militare ha così una sua peculiarità. Quando gli Stati Uniti lanciarono il loro programma governativo di appoggio alle nanotecnologie, destinarono circa un terzo del budget per ricerche specificatamente militari, mantenendo a questi livelli di percentuale la distribuzione del budget per le nanotecnologie negli anni a seguire (LuxResearch, 2004). Ciò è di per sé allarmante, in quanto, come evidenziano Altmann e Gubrud (2004) tale politica induce gli altri paesi ad investire in nanotecnologie belliche.

Per quanto ci riguarda, in America Latina, la caratteristica è ancor più evidente, in quanto nell’orientamento della R&S delle nanotecnologie belliche è presente uno stato straniero, come quello statunitense. In tal modo, i contributi latinoamericani alla R&S bellico non hanno nemmeno la possibilità di definirsi eufemisticamente “difesa”, come lo sono tutti quelli statunitensi finanziati o supervisionati dal Dipartimento della Difesa (DoD); sono quindi belliche, senza eufemismi.

1.La neutralità scientifica ancora una volta in discussione

E’ probabile che la maggior parte degli scienziati latinoamericani che partecipano ai progetti di ricerca, o a riunioni scientifiche finanziate da istituzioni militari statunitensi, lo facciano considerando che la propria investigazione sia scienza pura [4] . Nano-scienza e non nano-tecnologia; ricerca di base e non applicazione. Si tratta di un’eterna discussione, nata a partire dalle bombe atomiche lanciate su Hiroshima e Nagasaki alla fine della Seconda Guerra mondiale. Vale la pena, però, evidenziare due elementi, se non nuovi, al meno oggi più chiari. Il primo si riferisce alla sempre minore distanza temporale e pratica tra le cosiddette scienze di base e la loro applicazione pratica. L’inasprimento della competizione capitalista preme per ridurre i cicli di rotazione del capitale. Burrus & Gittes (1993) mostrano come si sia andata riducendo progressivamente, nel corso dell’ultimo secolo e mezzo, la distanza tra l’invenzione di un prodotto e la sua produzione per il mercato. Il seguente riquadro ne è una sintesi.

Riduzione del tempo tra invenzione e applicazione
Prodotto tecnologico Anno di invenzione Anno di produzione Tempo di sviluppo
Luce fluorescente 1852 1934 82 anni
Radar 1887 1933 46 anni
Penna a sfera 1888 1938 50 anni
Cerniera lampo 1891 1923 32 anni
Cellophane 1900 1926 26 anni
Razzo 1903 1935 32 anni
Elicottero 1904 1936 32 anni
Televisione 1907 1936 29 anni
Pellicola Kodak 1910 1935 25 anni
Transistor 1940 1950 10 anni

Se consideriamo il ramo delle comunicazioni, questo fenomeno è ancor più chiaro.

Secondo Gutierrez Espada (1979), la fotografia ha tardato 112 anni (1727-1839), tra la scoperta e la sua commercializzazione; il telefono 56 anni (1820-1876), la radio 35 anni (1867-1902), il radar 15 anni (1925-1940), la televisione 12 anni (1922-1934), ed il transistor 10 anni. E, dal 1972, viene applicandosi la Legge di Moore, secondo la quale ogni 18 mesi si raddoppia la capacità dei microprocessori. Il risultato è una scienza guidata da interessi commerciali, e preoccupata di inserire il prima possibile nel mercato i potenziali prodotti.

La nanotecnologia è l’esempio contemporaneo più eloquente. Attualmente è difficile sostenere di non sapere per cosa verranno applicate le scoperte, in quanto la maggior parte di esse vedono realizzare la propria applicazione quasi a ridosso della scoperta stessa. Un dossier elaborato per il Dipartimento di Difesa degli USA, colloca al primo posto delle sue cinque raccomandazioni finali l’”accelerare la transizione dei materiali, dal concetto al servizio. Il Dipartimento di Difesa (DoD) deve destinare fondi per la transizione dalla ricerca allo sviluppo e concepire un metodo per selezionare anticipatamente i progressi nei materiali in cui concentrare i fondi. Il DoD deve adottare misure per migliorare la comunicazione tra gli investigatori di materiali e gli utenti

(Recommendation 1. To accelerate the transition of materials from concept to service. The Department of Defense (DoD) should budget research-to-development transition funds and devise a method to select early the materials advances on which to concentrate funds. DoD should adopt measures to enhance communication between materials researchers and users) (NMAB, 2003).

Anche se per i ricercatori latinoamericani, associati a progetti o riunioni patrocinate dall’apparato militare statunitense, esiste una distanza tra scienza pura ed applicazione, per il Dipartimento della Difesa statunitense ogni ricerca è pura applicazione. Per il resto, l’ Emendamento Mansfield del 1973 ha espressamente limitato le assegnazioni per la ricerca nella difesa (attraverso ARPA/DARPA degli Stati Uniti) unicamente a progetti che avessero applicazione militare diretta (Wikipedia-Enmienda Mansfield), scartando legalmente qualsiasi possibilità di finanziare, da parte del Dipartimento di Difesa, scienza pura senza alcuna relazione esplicita con le applicazioni militari.

Il secondo elemento che cancella la differenza tra scienza pura ed applicata o, nel nostro caso, tra nanoscienze e nanotecnologie, risiede nel fatto che nella produzione di conoscenza (Ricerca e Sviluppo) partecipano congiuntamente fisici, chimici, biologi ed ingegneri, tecnici informatici, etc. L’iniziativa statunitense in nanotecnologie ha denominato “Converging Technologies” la riunione della nanotecnologia, biotecnologia, tecnologie dell’informazione e scienze cognitive. Un documento dell’UNESCO su Etica e Politica della Nanotecnologia sostiene che gran parte della ricerca di base necessiti di strumenti, pratiche, materiali e tecniche che sono essenzialmente tecnologia, come lo sono computer, software, microscopi complessi e strumenti per la manipolazione e misurazione chimica e fisica. Allo stesso modo, molte attività che potremmo definire ingegneristiche, in quanto si riferiscono alla creazione di dispositivi o macchine, vengono considerate oggi dagli scienziati come “ricerca fondamentale” sulla meccanica della natura; è per questo che quando ci riferiamo alle nanotecnologie, la scienza e la tecnologia sono strettamente inter-connesse e inter-dipendenti (UNESCO, 2006,4).

Visto dalla prospettiva degli scienziati compromessi, ci può essere certamente una differenza. Siccome le nanotecnologie hanno le loro principali virtù nella dimensione ridotta, e nei materiali che in questa scala presentano diverse proprietà, tali tecnologie possono essere applicate praticamente a qualsiasi ramo della produzione e dei servizi. Le invenzioni in ambito bellico possono essere ridisegnate per l’area civile e viceversa. Se questa versatilità non bastasse, l’industria bellica è capace di convertire praticamente qualsiasi invenzione in applicazione militare. Nel 1999 il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha incaricato ad un comitato la realizzazione di una ricerca che identificasse i materiali chiave sui quali realizzare programmi di R&S tesi a rivoluzionare le capacità di difesa. Il comitato, denominato National Materials Advisory Board (NMAB), ha pubblicato, nel 2003, un libro in cui identifica le cinque aree seguenti: materiali strutturali e multifunzionali, materiali energetici ed elettrici, materiali elettronici e fotonici, materiali organici e ibridi, materiali bioderivati e bioispirati. Come lo stesso comitato riconosce, è talmente ampia la gamma dei materiali che si è dovuto lavorare in gruppi separati per analizzare ognuna di queste aree (NMAB, 2003). Il risultato è, nel mondo attuale, che l’industria militare è così presente nell’economia degli Stati Uniti e, quindi, in quella mondiale, che risulta difficile che non possa beneficiare delle scoperte scientifiche; quale sarebbe la differenza, allora, nel possedere una ricerca direttamente patrocinata dal sistema militare o da una istituzione civile? La differenza può solo rispondere ad una postura etica: in favore della pace o a favore di una scienza e tecnologia (S&T) militarizzata in modo crescente.

È possibile inoltre che molti scienziati latinoamericani, che partecipano ad investigazioni o riunioni patrocinate dal sistema militare statunitense, non arrivino a capire l’interesse reale degli USA nelle loro modeste ricerche; in fondo la loro relazione professionale è con altri scienziati degli Stati Uniti e del mondo, molti di loro compatrioti che hanno posti di lavoro in università statunitensi, pur parlando la stessa lingua e avendo le stesse abitudini. Si parla di sensori e materiali multifunzionali, di nanotubi di carbonio e di materiali ibridi, cose difficili, dal loro punto di vista, da relazionare con il sistema bellico. Ma per il Dipartimento della Difesa statunitense la relazione è molto chiara, non esiste nulla al mondo che sia alieno al suo interesse militare, come chiarito dal NMAB all’inizio del libro nella seguente forma:

Poiché gli Stati Uniti, le sue istituzioni e i suoi cittadini interagiscono nel mondo, si possono creare situazioni che richiedano l’impiego della forza militare. Per salvaguardare i propri interessi nell’imminente futuro, gli Stati Uniti devono essere capaci di programmare il proprio potere militare nel mondo….
…..
Mentre le altre nazioni tendono ad operare dal loro proprio territorio, secondo un principio strategico gli Stati Uniti programmano il loro potere militare su lunghe distanze con sistemi a medio e corto raggio. (NMAB, 2003, 1).

Per questo il Centro Internazionale di Tecnologia degli Stati Uniti (US International Technology Center), una delle principali organizzazioni che patrocina ricerche in nano-tecnologia in America Latina e nel mondo, ha come missione “Appoggiare l’identificazione, acquisizione, integrazione ed offerta di soluzioni tecnologiche straniere al fine di assicurare al soldato la superiorità tecnologica nel campo di battaglia” (U.S. Army ITC-Atlantic, s/f).

2.Presenza diretta del sistema militare statunitense nella ricerca nanotecnologica in America Latina

Anche se in alcuni centri di ricerca di alcuni paesi dell’America Latina già si lavorava in determinate aree nano-tecnologiche dagli anni novanta, il maggior impulso inizia al principio del decennio del 2000. I primi sforzi ufficiali per sviluppare le nanotecnologie in Brasile sono del 2001, anche se il “Programa de Nanociencias y Nanotecnologias” più robusto è del 2004. In Argentina la Fundaciòn Argentina de Nanotecnologias nasce nel 2005. In Messico, senza nessun appoggio ufficiale diretto, circa 500 ricercatori lavorano in rami nanotecnologici in più di una dozzina di istituzioni o centri di ricerca; questi sono i tre i paesi nei quali le nanotecnologie sono più avanzate (Foladori, 2006).

L’interesse militare statunitense per lo sviluppo della “Scienza e Tecnologia” in America Latina è esplicito; malgrado molte delle informazioni sulle risorse finanziare ed umane nella “Scienza e Tecnologia” in America Latina siano disponibili in Internet, i contatti diretti stabiliscono sempre relazioni personali che facilitano future collaborazioni. Deve essere per questo che nell’aprile 2004, la Marina e Forza Aerea statunitensi hanno realizzato un forum a Washington D.C., denominato “Latin America Science & Technology Forum”, con l’esplicito proposito di “aumentare la leadership degli USA nella conoscenza del progresso della Scienza e Tecnologia (S&T) in America” (ONRG, 2004a). Alti rappresentanti delle istituzioni civili di Scienza e Tecnologia Argentina (vice-direttore di CONICET), del Cile (Direttore di FONDEF-CONICYT) e del Messico (Direttore di Investigazioni Scientifiche del CONACYT) hanno presentato lo stato di avanzamento della “Scienza e Tecnologia S&T” nei rispettivi paesi; come se il compito di queste istituzioni civili fosse quello di informare l’esercito statunitense dello stato della S&T latinoamericana di avanguardia. Tali contatti di collaborazione si amalgamano con le visite ufficiali ai paesi dell’America Latina. Alla fine di marzo 2002, il Direttore Associato dell’Area Internazionale dell’ufficio di ricerca navale dell’armata degli Stati Uniti ha visitato l’Università di Concepciòn in Cile, col proposito di trovare le aree di ricerca che potrebbero essere incorporate ad un eventuale programma di cooperazione scientifica (Panorama en Internet, 2002).

Le forze armate statunitensi hanno almeno 3 rami che finanziano ricerca scientifica (nanotecnologia inclusa) in università pubbliche e private, e centri di investigazione in molti paesi: l’esercito, la marina, la forza aerea (Army, Navy, and Air Force) [5] . Questi tre lavorano insieme in S&T nel mondo nei cosiddetti Centri Internazionali di Tecnologia (Internation Techonology Center). A fini organizzativi esistono l’ITC-Atlantic, con sede a Londra e copertura per Europa, Africa, e parte dell’Asia, inclusa l’area dell’ex Unione Sovietica; l’ITC-Pacific, con sede a Tokio e copertura sul resto dell’Asia e del cono sud dell’Africa; e, nel 2004, viene fondata l’ITC-Americas a Santiago del Cile, con copertura su tutta l’America e Caraibi, incluso Canada (US Army ITC-Atlantic). Allo stesso modo che nel resto delle sedi regionali, l’intenzione del ITC-Americas è:

promuovere relazioni di cooperazione tra l’Esercito USA e enti di ricerca e sviluppo (R&D) privati, universitari, e governativi che porti ad una stretta cooperazione tecnologica e scientifica a beneficio delle istituzioni civili e a sostegno dei programmi attuali e dei futuri obiettivi dell’esercito USA (International Division U.S. Army Research, Development and Engineering Command, 2004).

L’appoggio diretto alle ricerche nelle nanotecnologie non è giunto in ritardo. La pagina della Marina (Navy), per esempio, segnala che dal 2004 ha finanziato un progetto con il Centro Atomico Bariloche (Argentina), in collaborazione con la University of Michigan, la Brown University, e la Naval Research Laboratory; ed un altro che è iniziato lo stesso anno con l’Università di San Paolo (ONRG, 2004b). Ma, per finanziare bisogna conoscere gli scienziati che possono essere di interesse da parte dell’esercito statunitense, e quindi la Marina in associazione con la Forza Aerea hanno realizzato tre seminari internazionali in America Latina su uno dei principali temi di interesse del Dipartimento della Difesa: i materiali multifunzionali. Materiali multifunzionali sono materiali che riuniscono la doppia proprietà di sviluppare funzioni e integrità strutturale (durabilità, sopravvivenza, sicurezza) ed allo stesso tempo funzioni elettriche, magnetiche, ottiche, termiche, biologiche, etc. La base di questi nuovi materiali è la micro e nanotecnologia, ed è uno degli interessi di base delle ricerche e sviluppo (R&S) in America Latina, sia dell’esercito che delle forze aeree statunitensi (AFOSR, 2006).

The multifunctionality implies coupling between structural performance and other as-needed functionalities such as electrical, magnetic, optical, thermal, biological, and so forth. Structural integrity includes durability, survivability, reliability, and maintainability. This program thus focuses on developing and applying multifunctional mechanics principles and design methodology based on physics, chemistry, biology, and artificial intelligence to model and characterize the processing and performance of multifunctional material systems and devices at multiple scales (AFOSR, 2005b).

I seminari sono stati organizzati da latinoamericani che lavorano in università degli USA e da statunitensi, facilitando così il contatto con i compaesani dell’America Latina. Anche se la maggior parte dei partecipanti erano statunitensi, la presenza di ricercatori dell’America Latina è andata crescendo con il proseguire dei seminari.
Il primo venne realizzato a Pucòn, Cile, nell’ottobre 2002, e dei 44 partecipanti 3 venivano dall’Argentina (Centro Atómico Bariloche –CAB y Universidad de Buenos Aires –UBA), 2 dal Brasile (Laboratório Nacional de Luz Sincrotón –LNLS y Pontificia Universidad Católica de Río de Janeiro PUC-RJ), 1 dal Messico (Centro de Investigaciones en Materiales Avanzados del Instituto Politécnico Nacional –CINVESTAV-IPN), e 3 dal Cile (Pontifica Universidad Católica de Chile –PUC-Chile y Universidad Tecnológica Federico Santa María –UTFSM); cioè 9 dall’America Latina.
Il secondo seminario è stato realizzato ad Huatulco, Messico, nell’ottobre 2004; dei 35 partecipanti, 12 erano latinoamericani; 5 argentini(CAB, UBA, Centro Atómico Constituyentes –CAC, y Comisión Nacional de Energía Atómica –CNEA), 1 dal Brasile (LNLS), 3 dal Messico (CINVESTAV-IPN, Universidad Nacional Autónoma de México –UNAM), 2 dal Cile (PUC-Chile y UTFSM), e 1 dalla Universidad del Valle della Colombia.
Il terzo seminario venne realizzato nel marzo del 2006 a Bariloche, Argentina. Qui si sono riuniti 35 scienziati, 6 dall’Argentina (CAB, CNEA, CAC, y UBA), 3 dal Brasile (LNLS, Universidade Estadual de Campinas-Física, y Universidade Federal da Bahia), 2 o 3 dal Messico (CINVESTAV-IPN, Instituto Potosino de Investigaciones en Ciencia y Tecnología [6]), ed uno dall’ Universidad de Chile (ONR, 2002, 2004, 2006; U.S. Embassy Chile, s/f; Ulloa, 2004). Cioè da meno di un quarto nella prima riunione ad un terzo nei seguenti incontri.

La presenza militare statunitense nelle ricerche nanotecnologiche in America Latina non si riduce alle istituzioni militari di scienza e tecnologia. Accordi più generali coprono la possibilità di future ricerche, come è il caso della firma da parte del governo messicano, nel 2005, del trattato Security and Prosperity Partnership of North America (SPPNA) con gli Stati Uniti ed il Canada. Il trattato include collaborazione scientifica in R&S in aree come biotecnologia e nanotecnologia, in un’impostazione direttamente influenzata dai settori militari (SPPNA, 2005). Non si riduce nemmeno la relazione del settore civile con quello militare statunitense, bensì gli stessi eserciti latinoamericani discutono delle possibilità della S&T per i propri fini, come avvenuto nella città di Buenos Aires, nel giugno 2006, nella quale gli esperti hanno rappresentato gli eserciti di Argentina, Bolivia, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Ecuador, El Salvador, Messico, Guatemala, Nicaragua, Paraguay, Perù, Uruguay, Repubblica Dominicana e Venezuela. Nella conferenza intitolata The Contribution of Science and Technology to support Peace Keeping Operations and Disaster Relief Operation in Catastrophes, le cui aspettative vanno oltre quello che il titolo indica, come quando si raccomandano futuri incontri annuali per discutere di temi quali: “Impiego di tecnologie ‘non-letali’ per il controllo della folla; distribuzione e purificazione dell’acqua; produzione di energia elettrica; conservazione del cibo”(USARSO, 2006).

3.Non tutti sono d’accordo

Il fatto che si sia creata una pubblica polemica sulla partecipazione militare statunitense in alcune ricerche nanotecnologiche in Argentina, mostra la necessità di maggiore trasparenza nell’informazione, e meccanismi per la discussione pubblica di ciò che queste nuove tecnologie possono implicare per la regione.

Nell’ottobre 2004 il ministero dell’economia argentino annunciava pubblicamente che il governo stava lavorando ad un piano per sviluppare le nanotecnologie nel paese. Sottolineò inoltre che avevano sollecitato un accordo con l’impresa Lucent Bell Technologies degli Stati Uniti per appoggiare il programma. L’accordo includerebbe l’uso di laboratori dell’impresa nel New Jersey da parte di scienziati argentini (Sarmetband, 2005). La reazione non si fece attendere. Il quotidiano Pagina 12 ha pubblicato un insieme di articoli mostrando che alcuni programmi di ricerca scientifica, ed almeno uno in nanotecnologie, in Argentina, erano finanziati dal Dipartimento della Difesa statunitense (Ferrari, 2005a, 2005b, 2005c). Immediatamente il Comitè Nacional de Etica en Ciencia y Tecnologia emise un comunicato suggerendo la regolazione delle ricerche e limitando eventualmente quelle finanziate dalle forze armate straniere. Allo stesso tempo, nel parlamento, il comitè di Ciencia y Tecnologia della Camera dei rappresentanti faceva richiesta formale dei dossier sulle investigazioni scientifiche che si stavano realizzando con fondi del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti (Puig et al, 2005b).

A questo dibattito politico pubblico del 2005 si è aggiunto il seminario sui materiali multifunzionali finanziato dalla Marina e dalla Forza Aerea statunitensi nel marzo 2006. Piove sul bagnato. Immediatamente sono usciti articoli sul fatto (Ferrari, 2006a, 2006b). Il responsabile del Centro Atomico Bariloche, che indirettamente ha sponsorizzato il seminario, facendo partecipare uno dei suoi principali ricercatori nell’organizzazione dell’evento, ha messo in dubbio il seminario stesso (Ferrai, 2006a) [7] . La giunta interna del Sindicato de Trabajadores del Estado inviò una lettera critica (Ate, 2006). Vi fu richiesta di chiarimenti nella Camera dei Deputati della nazione (Càmara de Diputados de la Naciòn Argentina, 2006). Le critiche arrivarono all’esecutivo della repubblica ed il direttore del Centro Atomico Bariloche si dimise (Rio Negro on line, 2006°, 2006b).

Conclusioni

È comune considerare le rivoluzioni tecnologiche come vantaggiose “in generale” per la società umana. Anche se ciò non è del tutto corretto, in quanto le rivoluzioni tecnologiche beneficiano sempre alcuni piuttosto che altri, perdura l’idea del fatto che “alla lunga” le migliorie nel livello di vita arriveranno a tutti. Questa illusione dei vantaggi futuri è già stata oggetto di critica ambientalista, che ha collocato l’industrializzazione nel banco degli accusati, mostrando che ciò che potevano essere vantaggi nel breve periodo si potevano trasformare in danni nel lungo periodo.

Siamo di fronte ad una nuova rivoluzione tecnologica; secondo alcuni analisti più profonda delle precedenti, la rivoluzione delle nanotecnologie. Anche se è presto per valutarne i possibili benefici, se si presta attenzione all’orientamento della tecnologia si possono notare alcune differenze importanti da tutte le precedenti rivoluzioni nella storia dell’umanità. La rivoluzione neolitica si orientò verso l’aumento della produttività alimentare; la rivoluzione industriale, di maggior spettro, ha garantito aumenti significativi di produttività nel vestiario inizialmente e praticamente in tutti i prodotti di uso quotidiano e nei mezzi di produzione con il passare del tempo. Le rivoluzioni dei trasporti di fine secolo XIX procurarono vantaggi nella produttività, nella circolazione delle merci e delle persone. Ma la peculiarità delle nanotecnologie è che nascono fortemente legate agli investimenti militari. I fondi pubblici statunitensi per le ricerche nanotecnologiche dal 2001 nelle quali si lancia la National Nanotechnology Initiative destinano approssimatamene un terzo per gli investimenti direttamente militari. Ciò, evidentemente, fa in modo che gli altri paesi seguano la stessa traiettoria. Il risultato potrebbe essere quello di tecnologie altamente promettenti ma applicabili in gran misura al campo militare, il che significherebbe riprodurre, ancor più, guerre nel mondo.

Collocare l’accento sugli infortuni umani nella tecnologia è come dargli vita propria, cosa che non ha. Lo sviluppo delle tecnologie militari è il risultato della lotta per l’egemonia economica e politica mondiale attraverso la via della violenza diretta. Questo non è un problema della tecnologia ma del carattere imperialista che le economie imprimono alla ricerca in S&T. Gli scienziati si trovano nell’incertezza che molte delle loro indagini possono essere direttamente o indirettamente finanziate da istituzioni militari (e questo molte volte non si sa).

È importante che nel Mondo e nell’America Latina si creino grandi dibattiti pubblici sull’orientamento della S&T. Dovrebbero esistere comitati etici che si pronuncino sulla tecnologia ed i finanziamenti, così come già si fa per le ricerche che implicano sperimentazione umana. Dato che in America Latina la maggior parte delle ricerche si realizza ancora con fondi pubblici, è imperativo che i risultati della S&T beneficino la maggioranza della popolazione, e non siano destinati ai compromessi o agli interessi militari.

Guillermo Foladori
Fonte: www.rebelion.org
Link: http://www.rebelion.org/noticia.php?id=40794

08.11.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di RICCARDO ROSINI

Note:

(La nota [1] manca nell’originale)

[2] In questo articolo utilizzeremo il termine nanotecnologie in senso ampio, considerando anche le nanoscienze. The Royal Society & The Royal Academy of Engineering (RS&RAE) (2004) le distingue in questo modo: “Definiamo nanoscienza lo studio dei fenomeni e la manipolazione dei materiali su scala atomica, molecolare e macromolecolare, dove le proprietà differiscono in modo significativo da quelle su scala più grande; e nanotecnologie la progettazione, la caratterizzazione, la produzione e l’applicazione di strutture, congegni e sistemi di controllo della forma e grandezza su scala nanometrica” (Summary, 2).

[3] I C4ISR sono sistemi di comunicazioni, comando, controllo, computazione vigilanza e riconoscimento.

[4] Un ricercatore argentino patrocinato dall’Office of Naval Research degli Stati Uniti rispondeva ad alcuni giornalisti con le seguenti parole “non parteciperei ad uno sviluppo che comporti una possibile applicazione bellica” (citato da Ferrari, 2006b); un portavoce dell’organizzazione “Científicos por la Paz” [Scienziati per la pace] ha commentato: “si tratta di un ennesimo caso di pedanteria da parte di alcuni che credono di poter decidere cosa è e cosa non è applicabile militarmente. Gli scienziati del terzo mondo hanno un doppio obbligo, quello di non collaborare con le forze militari e quello di evitare abusi del proprio potere e della propria influenza per ottenere benefici a fronte di investimenti minori, spuri ed illegali. Questo scienziato dell’Istituto sembra averle dimenticate tutte” (citazione da El Cordillerano, 2006).

[5] Nel 1940, poco prima che gli Stati Uniti entrassero nella Seconda Guerra mondiale, il presidente Franklin Roosevelt creò l’ “ Office of Scientific Research and Development” (OSRD) in modo che l’industria orientasse i propri sforzi di ricerca nell’armamento militare. Tradizionalmente il sistema militare richiedeva ingegneria e produzione, ma non ricerca di base. In questo modo la OSRD fu la prima che si incaricò della ricerca di base. Questa relazione tra S&T ed interessi militari divenne chiara per la prima volta nella storia degli Stati Uniti (White, 2002).

[6] In questo caso le due fonti consultate non coincidono.

[7] “Questa amministrazione considera molto preoccupanti queste informazioni in quanto indicherebbero la partecipazione di ricercatori di questo centro in una riunione patrocinata precisamente da un ufficio delle forze armate straniere, la cui missione è certamente quella di trovare le applicazioni scientifiche e tecnologiche per una maggiore sofisticazione delle proprie armi, tra le quali si conta il maggior arsenale nucleare del pianeta” (Dichiarazione dell’amministratore del CAB, José Granada in una email pubblica. Riprodotto in Gorosito (2006).

Per tutti i riferimenti bibliografici si veda l’articolo originale

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