Ieri, lunedì 30 maggio, le autorità di Taipei hanno riferito che i jet dell’aeronautica taiwanese sono intervenuti per monitorare circa 30 aerei militari cinesi che erano entrati nella zona di difesa aerea dell’autoproclamata Repubblica. Lo squadrone cinese si sarebbe avvicinato all’isola di Pratas, controllata da Taiwan, nella parte settentrionale del Mar Cinese Meridionale.
Secondo il Ministero della Difesa taiwanese, 22 di questi aerei erano caccia, mentre il resto era composto da aerei equipaggiati per la guerra elettronica, aerei con sistema radar e aerei antisommergibile. Identificati i velivoli nemici, Taipei oltre a inviare i suoi jet da combattimento nell’area, ha dichiarato di aver attivato le sue difese missilistiche, che hanno tenuto sotto controllo gli aerei in arrivo.
Taiwan, che la Cina considera parte del suo territorio, ha registrato un aumento del numero di incursioni condotte dall’aviazione e dalla marina di Pechino negli ultimi due anni. Taipei descrive tali azioni come una sorta di “guerra della zona grigia”, apparentemente finalizzata a logorare l’esercito dell’isola e a testare le sue difese.
Proprio la settimana scorsa, la Cina ha annunciato che le sue forze armate avevano effettuato esercitazioni nelle vicinanze di Taiwan, descrivendole come un “solenne avvertimento” a Taipei contro la sua “collusione” con gli Stati Uniti.
In base al principio dell’Unica Cina infatti, la grande maggioranza dei Paesi si astiene dal riconoscere ufficialmente l’indipendenza dell’isola. Tuttavia oramai da anni Taiwan gode di un ampio sostegno diplomatico e militare da parte degli Stati Uniti, che mantengono relazioni non ufficiali con il suo governo. Di recente, alti esponenti di Washington e Taipei hanno rilasciato diverse dichiarazioni, indicando che i due Paesi hanno in programma di approfondire i loro legami.
Massimo A. Cascone, 31.05.2022