DI ALBERTO BAGNAI
Goofynomics
Mi sveglio questa mattina, e trovo un accorato tweet di Thomas Manfredi. Al che intuisco che si sta mettendo male. Reagisco quindi con la mia consueta scanzonatezza:
Poi vado nella timeline di Alessandro Guerani, dove trovo la conferma della mia intuizione, questo articolo della Stampa: “Dal 1° febbraio al via i controlli sui conti correnti“. La ratio legis è come sempre ovvia e bifronte: la faccia presentabile è quella dei controlli contro l’evasionefiscalebruttochecihamessoincrisi (dettaglio: l’evasione fiscale, che è un crimine odioso, esiste almeno dal tempo del triumvirato – non Craxi, Andreotti, Forlani: Cesare, Pompeo e Crasso – ma il nostro reddito ha cominciato ad slittare inesorabile verso il baratro dal 1997, data dell’aggancio all’Ecu con la parità sopravvalutata che avremmo mantenuto nell’euro:
tanto che ormai perfino a sinistra – quella vera – si parla di evasione di sopravvivenza, visto che le imposte raccolte si sa dove vanno a finire: nel salvataggio delle banche tedesche. E qui chiudo la parentesi).
Poi c’è la faccia impresentabile, quella vera. Quando si impone una moneta unica a paesi diversi, alla fine si è costretti ad intervenire a valle con trasferimenti, e se non ci sono trasferimenti di reddito dal Nord verso il Sud, che consentano a quest’ultimo di ripartire e di ripagare i propri debiti, ci dovranno necessariamente essere trasferimenti di ricchezza dal Sud verso il Nord, cioè espropri corrispondenti a un’esecuzione coattiva di debiti che sono stati per lo più contratti a seguito di comportamenti poco avveduti del creditore.
Questo è quello che ha chiesto Weidmann nel giorno della memoria, che è appunto il giorno nel quale ci ha ricordato chi comanda, e come intende esercitare la propria leadership.
Va da sé che l’esproprio deve avvenire per motivi giusti e santi, ovvero per ridurre la disuguaglianza, della quale improvvisamente si sono tutti accorti. Si è presentata così, inaspettata, come una vincita alla lotteria o uno tsunami, sul panorama dei nostri media, guarda caso proprio la sera del 27 (data delle dichiarazioni di Weidmann). Io stavo in pizzeria, marcio di fatica dopo una giornata passata a organizzare il #midtermgoofy con Vanna, prima di andare dai simpatici gesuiti di Pescara, e sento che il Tg5 titola sull’orrenda disuguaglianza, che certo, ora che si è presentata, eh, suvvia, occorrerà ben fare qualcosa…
Ma la disuguaglianza, siamo sicuri che esista dal 27 gennaio 2014? Io no, e del resto nemmeno l’istituzione per la quale il buon Thomas, che vedo un po’ preoccupato, lavora.
Quindi il Tg5 del 27 gennaio 2014 puzzava di velina, ed era facile capire in questo caso chi l’avesse scritta: direttamente la Bundesbank, per la quale l’accettazione da parte del pubblico di una patrimoniale una tantum potrebbe essere assicurata presentandola come una misura volta a ridurre le disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza:
Mit Blick auf die gesellschaftliche Akzeptanz und politische Durchsetzbarkeit der einmaligen Vermögensabgabe könnte diese ferner eine gewünschte verteilungspolitische Ergänzung zu den übrigen Sparanstrengungen bilden, die die Vermögenden verstärkt an der Anpassungslast beteiligt, zumal da die konkreten Verteilungswirkungen für ein gegebenes Aufkommen mit Freibeträgen und dem Tarifverlauf gestaltbar sind (qui, a p. 53).
Una frase che, dopo l’accorata segnalazione da parte di Claudio Borghi, ha scatenato un patetico dibattito su Twitter fra improvvisati filologi, essendo abbastanza chiaro il senso, no? Se la crisi è, come ci conferma il vicepresidente della Bce, una crisi di debito privato dovuta al fatto che i mercati non si sono comportati come avrebbero dovuto, chi può credere alla favoletta della Banca centrale tedesca che improvvisamente si impietosisce per la terribile disuguaglianza che l’ira divina ha fatto abbattere sull’Italia, e che caritatevolmente ci suggerisce come rimediare ad essa, nota bene, per risolvere il problema del debito pubblico!?
Solo qualche porco collaborazionista, verrebbe da rispondere.
Quindi un dato è certo: ci metteranno le mani nei conti in banca, come qui ampiamente anticipato. E allora il controllo dei conti correnti ha un significato ben preciso, come nota Alessandro Guerani: monitorare, nell’Europa libertaria dei liberi movimenti di capitale, eventuali trasferimenti all’estero, fatti a scopo difensivo, anche se leciti.
Ma fino a qui, niente di nuovo.
Voglio invece parlarvi del mio nuovo tema di ricerca. Mi sto occupando dello smaltimento differenziato dell’euro. Voi direte: “Ah, sì, quella cosa dell’euro a due velocità, Neuro e Seuro… Ma è roba vecchia!”. Certo che è vecchia, e non può, secondo me funzionare, nel senso che non ci risolve il vero problema. E infatti non mi sto occupando di questa roba qua, cioè della segmentazione dell’euro, ma del suo smaltimento differenziato.
“E che cos’è?”, chiederete voi.
Semplice.
Giustizia vuole che chi è stato così imbecille da volere e difendere questo sistema, dopo essere portato a fare un bel giro nel boschetto di faggi, possa anche restarci dentro. Scusate: ma vi pare giusto che noi siamo qui da anni a dire quello che succederà (e poi succede sempre), a mettere in guardia tutti (e poi non ci ascolta nessuno), a sacrificare la nostra esistenza e la nostra carriera (mentre gli altri se ne battono il belino), per cercare di salvare tutto il nostro paese?
A me no.
Vi pare giusto che mentre noi eravamo fin dall’inizio preoccupati per le sorti del continente, solo oggi si sveglino i piddini, preoccupati per il loro fottuto conticino in banca? Vogliamo salvare della gente così miope, gretta, squallida, vile, meschina? Se lo merita? Ne siamo sicuri?
Secondo me bisogna rispondere in modo affermativo alla domanda provocatoria di Aldo Giannuli: la base della sinistra in effetti sembra fatta di deficienti, ed è quindi una strategia evoluzionisticamente superiore quella di lasciarla nel sistema che la sta portando allo sterminio.
Sto quindi occupandomi dello smaltimento differenziato dell’euro, cioè di un sistema che consenta a noi di tornare a fare una vita normale, con i suoi alti e i suoi bassi, una vita dove se sbagli paghi e se fai la cosa giusta guadagni, una vita dove ci saranno crisi, ma ci saranno strumenti per risolverle, una vita dove bisognerà prendere decisioni politiche, ma lo si potrà fare perché la democrazia avrà ripreso i suoi spazi, un sistema, insomma, che lasci a noi fare tutto questo, e permetta agli imbecilli piddini, confinati in opportune riserve indiane, di continuare a tenersi il loro fottuto euro e di andare felici incontro alla morte per difenderlo, che permetta ai piddini di continuare ad essere governati da altri nell’interesse di altri, che permetta ai piddini di continuare a crogiolarsi nel proprio ributtante autorazzismo.
Smaltimento differenziato, insomma, significa far sì che chi vuole l’euro possa tenerlo, perché non è giusto che, per salvare noi stessi, noi si debba salvare anche questa marmaglia di pezzenti intellettuali che si destano solo ora che
viene intaccato il loro squallido particulare, questi esseri spregevoli che al calduccio dei loro tinelli hanno assistito inerti al massacro di intere nazioni, come la Grecia, e di intere generazioni di loro connazionali.
Loro l’euro se lo meritano tutto. Noi no. E quindi è giusto che noi ce ne liberiamo, e lo lasciamo a loro.
Non è un tema facile da affrontare, ma con un po’ di impegno sono sicuro che riusciremo a risolverlo: nil difficile volenti. E intanto, forti del nostro aver poco da perdere, o del nostro esser disposti a metterlo in gioco per amore del nostro prossimo e del nostro paese, godiamoci lo spettacolo dello sbigottimento di questi poveri imbecilli…
(…ah, una notazione di metodo: avete visto quanto è facile essere originali, pur riconoscendo ad ognuno la paternità delle proprie idee? Anch’io stimo Thomas, Claudio, Alessandro. Quindi li nomino. As simple as that, e chi non lo capisce non lo vuole capire, e si merita l’euro!
Yours.
Job Rattlesnake)
Nudus egressus sum de utero matris meae et nudus revertar illuc. Dominus dedit, Dominus abstulit; sicut Domino placuit, ita factum est: sit nomen Domini benedictum… Iob, 1, 21)
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Alberto Bagnai