Maria Elena Capitanio
Huffingtonpost.it
Mentre in Italia si attende l’avvio, il primo dicembre, del piano Cashless per scoraggiare il ricorso al contante, in Francia si assiste alla scomparsa progressiva dei distributori di banconote. Entro i confini dello Stivale non è difficile trovare sportelli automatici, così come è parte della nostra quotidianità usare e ascoltare la frase “Vado a fare un bancomat”. Tuttavia non va allo stesso modo per i nostri cugini d’oltralpe, che per rifornirsi di qualche biglietto da dieci, venti e cinquanta euro, devono armarsi di una buona dose di pazienza e cercare in giro per gli isolati (e a volte per i quartieri della propria città) un terminale. Oltre a questo, a inclinare in maniera irreversibile la società verso la rotta “zero contanti”, è arrivata l’esperienza del lockdown, anche se – va detto – i francesi avevano cominciato ad apprezzare il pagamento elettronico già negli ultimi due o tre anni.
I prelievi, infatti, ultimamente stavano registrando un calo storico, di circa il 4% all’anno, come riportato dal quotidiano Nice-matin. Con la quarantena la percentuale di acquisti fatti dai francesi con metodi alternativi al denaro fisico è passata, secondo il Bank Card Group, dal 38% di prima della pandemia al 45% dalla fase-uno in poi. Ad incentivare questa nuova abitudine c’è stato anche l’innalzamento del limite dell’utilizzo del metodo contactless a 50 euro. Tale situazione, peraltro, si inserisce nel contesto rilevato in autunno dalla Bce, secondo cui ormai un terzo dei pagamenti nella zona euro non avviene più in contanti. In Francia, in particolare, l’addition (il “conto” in italiano) nei punti vendita viene pagato in contanti solo nel 28% dei casi (dati Banque de France), mentre per il restante 72% si usano carte di credito e debito, app o, infine, bonifici.
In Francia portelli bancomat introvabili perché costosi per le banche
Forse non lo ricordano in molti in Italia, ma una delle rivendicazioni forti dei Gilets jaunes (i Gilet gialli) era proprio quella di salvare i DAB (in francese i distributori automatici di banconote), poiché le banche ormai da tempo ne stavano e ne stanno sopprimendo almeno il 2% all’anno. Non solo nei piccoli paesini e nelle cittadelle, ma anche nei grandi centri. Come mai? “Il motivo principale è che le assicurazioni per questi sportelli automatici sono salatissime”, spiega ad HuffPost un banchiere che opera da quasi trent’anni nel Paese. “Quindi poiché la clientela usa volentieri i metodi cashless, noi uniamo la nostra esigenza di tagliare spese eccessive ai nuovi costumi della società”.
Ma Governo e banche, in questo senso, si strizzano l’occhio vicendevolmente? È evidente quanto, in un’ottica di conversione cahsless, possa risultare tanto efficace quanto machiavellica la sparizione sistematica dei DAB. Per ora non è dato saperlo, anche il nostro interlocutore non risponde, ma la tendenza gli pare chiara: “Accade praticamente lo stesso in Svezia e in Gran Bretagna”, sentenzia accennando un fulmineo movimento con le spalle. In Gran Bretagna, però, c’è ancora uno zoccolo duro di amanti del contante, il 17%, che uscendo senza borsellino frusciante si sente poco tranquillo (dato di Nice-matin). Quella di cui parliamo potrebbe sembrare una questione di poco conto, ma in alcuni Comuni di Francia i sindaci devono lottare per non far chiudere l’ultimo presidio per il reperimento dei contanti rimasto, considerando che sia gli anziani che le persone con situazioni socio-economiche precarie restano ancora legate all’uso del contante (e degli assegni, ancora amatissimi lì). “Se lei nota – prosegue nel suo ragionamento il banchiere – in Francia nei supermercati proliferano le casse self-service, segno che la popolazione sta culturalmente accettando la conversione al cashless e molti cittadini lanciano petizioni in favore della société zero cash come risposta definitiva alla lotta all’evasione”.
I negozianti provano a imporre il cashless per motivi sanitari, ma è proibito
Le chiusure dei DAB in qualche modo si scontra con l’obbligo da parte dei commercianti di accettare denaro contante (pena un’ammenda di 150 euro), anche se si sta diffondendo un fenomeno di una certa gravità: secondo la Federazione francese delle società fiduciarie molti venditori si rifiutano i pagamenti in contanti. Il motivo? È spesso scritto su cartelli di grandi dimensioni in cui si adduce la scusa del Covid, della necessità sanitaria. Ma non è accettabile, perché il commerciante è comunque tenuto ad accettare il denaro tradizionale. Peraltro prove scientifiche del pericolo trasmissione non ce ne sono, anche perché il virus sulla carta resiste pochissimo, al contrario di quanto accade su plastica e superfici metalliche. In ogni caso alcune banche centrali, come quella della Corea del Sud e del Kuwait, preferiscono sterilizzare i soldi o metterli in quarantena.
Prelievi in picchiata dopo il lockdown
Come dicevamo all’inizio, l’emergenza pandemia ha cambiato le abitudini in tutto il mondo, agevolando l’uso degli strumenti alternativi al contante. In Francia, secondo i rilevi della Banque de France, come riportato da Le Monde, tra l’inizio e la fine del periodo di chiusura, i prelievi di banconote sono diminuiti del 50% in volume e del 40% in valore e dalla riapertura dei negozi il numero di transazioni bancomat è ancora sottilissimo. Rispetto allo scorso anno si registra una riduzione del 10% in valore e del 20% in volume.
In Italia si parte dal rimborso del 10% per chi paga cashless
Nel nostro Paese gli sportelli bancomat esistono ancora, ma la strada maestra verso l’abbandono del contante è tracciata. L’attuale governo ha fatto un passo significativo a luglio, con il nuovo limite dell’uso di liquidi a 2.000 euro. Dal primo dicembre, come previsto dal Decreto Agosto, è in arrivo il “cashback di Stato”, una restituzione del 10% sulla spesa fatta dal vivo (non online) con un mezzo di pagamento tracciabile: carte di credito o debito, bancomat, bonifici bancari, ma anche con app per smartphone come Apple Pay, Samsung Pay e Satispay. Tetto massimo di spesa, 3.000 euro all’anno per un rimborso massimo di 300. Perché il piano diventi operativo, però, serve il decreto attuativo del Mef e il via libera del Garante della Privacy. Da lì, il progetto Cashless di Conte comprende anche 50 milioni di euro in premi con la Lotteria degli Scontrini e il «super cashback» da 3.000 euro, con il proposito di colmare il gap italiano sul fronte e-payment, dovuto principalmente, secondo una survey di The European House – Ambrosetti ai costi di utilizzo, alla maggiore esposizione a possibili frodi e alle difficoltà di accettazione da parte degli esercenti.