DI PIERO LA PORTA
pierolaporta.it
L’altalena di ottimismo e pessimismo, che sembra caratterizzare irrazionalmente i mercati, si propone, come le docce scozzesi, d’ammansire i cittadini, i
quali, rinunciando sfibrati a ogni capacità di decidere, devono affidarsi infine nelle mani dei tecnocrati. Qual è lo scopo finale di tali mene? Non la crescita o la riduzione del debito, né la
stabilità, la governabilità, l’occupazione, né tanto meno la fine della crisi. L’unico scopo reale è portar via i soldi ai cittadini, impoverire l’Italia e gli italiani, trasferire le nostre
ricchezze in Germania, in Francia, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, oltre che nelle tasche dei loro vassalli.
È una rapina ciclica, ventennale.
/* */
Le misure del governo di Mario Monti – che non ha abbattuto il debito, che non ha stimolato alcuna crescita, che ha aumentato la spesa pubblica, mentre il paese
langue o altrimenti brucia di ribellioni – sono sbandierate per lanciare inopinatamente segnali rasserenanti, praltro smentiti da Confindustria e sindacati.
Che cosa sta accadendo? È solo una tregua di una guerra ancora in corso.
Nel 1956 subimmo il primo taglio alla giugulare per succhiarci un po’ di sangue. Usarono spregiudicatamente i popoli ungherese e
polacco per confondere le acque, mentre Francia e Gran Bretagna (vecchie carampane internazionali) causarono il blocco di Suez e i costi dei combustibili subirono una impennata, risibile tuttavia
rispetto a quelle successive e soprattutto a quella in corso.
Venti anni dopo, nel 1973, la guerra dello Yom Kippur, una sceneggiata con morti veri, determinò un’altra salassata e iniziò l’uso
delle parole inglesi per zuccherare le rapine. Fu “Austerity”, ricordate?
Dopo altri venti anni, nel 1992, l’economia italiana fu disastrosamente vampirizzata e cominciò il ciclo
tedesco.
Dopo ulteriori 20 anni, il tempo cioè necessario a far rincitrullire almeno una delle generazioni che possono ricordare e farne morire un’altra, si sono
ripresentati a battere cassa. La differenza fra la crisi corrente e quelle precedenti è che una volta le banche fingevano di essere estranee dalla politica. Oggi il legame fra banche e politica è
svelato.
Un’altra differenza è che fino al 1973 l’Urss ebbe una fetta del bottino, nel nome della «distensione». Dopo subentrò la Germania,
che dal 1989 dette spallate all’Urss e oggi esercita il suo imperialismo europeo, concorrendo con Washington.
Se le nostre Destra e Sinistra sembrano simili, è perché sono escrementi d’una storia politica di cui non sono mai state mai
protagoniste, dopo le Idi di Marzo di Aldo Moro.
Tutto comunque gira intorno all’Euro, che sarà pure fasullo come taluni dicono, però se crolla travolge tutto, comprese le
economie di Berlino, Parigi, Londra e Washington.
Non volevano e non vogliono distruggere l’euro, come taluni paventano. Vogliono solo il tributo ventennale e lo stanno prendendo,
i nostri alleati e amici. La prossima volta sarà più drammatica.
Che cosa si inventeranno per fronteggiare il futuro?
Una risposta possiamo trovarla nel vertiginoso e incalcolabile incremento della speculazione dal 1956 a oggi.
Un trend non si inverte dall’oggi al domani, come sanno bene gli statistici. Se la curva della speculazione è in salita, significa
che è sostenuta da un complesso di fenomeni concorrenti: sociali, politici, militari, oltre che economico finanziari. Tutto ciò ha costituito col passare degli anni degli aggregati di interesse,
dai quali promana “un potere pieno e incontrollato”, come avrebbe detto Aldo Moro.
Per intenderci, questa crisi senza la cosiddetta “primavera mussulmana”, sarebbe tutt’altra.
La facilità di rubare impunemente soldi dalle tasche di chi lavora crea nei ladri una quantità ulteriore di bisogni, interessi,
metodi e capacità per rubarne sempre di più, inarrestabilmente. Questo meccanismo dell’avidità, ben noto agli smagati operatori finanziari, è generatore di sfiducia ulteriore e dunque
acceleratore della speculazione, che si risolve in una prospettiva forzata: accumulo oggi perché domani non si sa che cosa sarà. Il futuro nel medio periodo si sa invece perfettamente: ogni macro
crisi finanziaria ha generato prima delle guerre locali e poi una guerra mondiale. Questo è l’effetto in prospettiva della crisi iniziata negli Usa nel 2008.
Le manovre speculative contro la lira nel 1992 costarono l’equivalente di un centinaio di miliardi di euro.
Per avere un’idea di quanto costi la crisi in corso, dobbiamo partire dal 2008, quando è iniziata con la crisi finanziaria
statunitense.
Dal 2008 a oggi abbiamo pagato 330 miliardi di euro per le tasse (con dieci manovre economiche) 178 dei quali di nuove tasse.
Questi 178 miliardi sono quanto lo Stato italiano ha versato nelle casse degli altri paesi. Per esempio la Francia, che ci fornisce energia elettrica con le centrali nucleari costruite lungo i
nostri confini, incassa dall’Italia 30miliardi ogni anno, cioè l’equivalente d’una manovra finanziaria.
A queste dissipazioni seguono le sceneggiate sullo spread, cioè il differenziale fra Btp e Bund (i titoli tedeschi). Ogni qual
volta è alle viste un’asta di titoli italiani, nelle due settimane precedenti s’innescano tempeste nei mercati che fanno alzare il differenziale. L’ultima asta un paio di settimane fa, oltre alla
consueta tempesta, ha registrato una singolare iniziativa di Goldman&Sachs che dichiarato di liberarsi di tutto il proprio portafoglio di Btp, oltre 14miliardi di euro. I bravi giornalisti
italiani hanno venduto la notizia ai propri lettori come fosse una dichiarazione di sfiducia verso l’Italia dei candidi banchieri statunitensi. Era invece quello che era: una manovra speculativa
intesa a far salire lo spread. Lo spread è infatti salito e, guarda caso, l’asta dei titoli italiani è stata un successone e tutti i titoli sono stati piazzati.
È, questa, esattamente la tecnica degli usurai: continuano a prestare denaro alle loro vittime alzando continuamente gli
interessi, finchè la vittima è del tutto schiavizzata dall’usuraio. Essa lavora per l’usuraio solo per pagare gli interessi.
Confindustria valuta pari a 140mila posti di lavoro bruciati un differenziale di 300 Btp-Bund.
Confindustria reputa giustamente ingiustificati i differenziali correnti, visti i fondamentali economici tra Italia e
Germania.
Nel 2013 se la situazione non migliorerà, Confindustria prevede che l’extra-spread costerà alle famiglie 12,1 miliardi e 23,7 alle
imprese.
Da qui la povertà dilagante. Il rapporto Istat “La povertà in Italia” per il 2011 calcola 8.173.000 persone “relativamente
povere”, pari all’11,1% delle famiglie, mentre 3.415.000 sono le persone assolutamente povere (5,2% delle famiglie). Nel 2011 l’incidenza della povertà relativa, calcolata per una famiglia di due
componenti a 1.011,03 euro, è aumentata dal 40,2% al 50,7% per “le famiglie senza occupati né ritirati dal lavoro”. il 75% di queste famiglie sono al Sud.
Mario Monti che fu nel 1981 l’architetto del debito pubblico italiano, ha ricordato Alcide De Gasperi a Rimini e se volesse dire
che lo sta imitando, non stupirebbe.
Deve sapere, Monti, che Padre Pio ebbe, quando qualcuno gli chiese una preghiera per De Gasperi, accenti terribili, inusuali
persino a giudizio di chi conosceva bene i suoi rimbrotti scoppiettanti. Erano presenti in quelle occasioni mio suocero, mio padre e vari monaci del convento.
De Gasperi non sarà fatto santo, ma rispetto a Monti era un terziario francescano e, per quanto ci riguarda,
dei due è l’unico che non merita l’inferno.