DI BENJAMIN PURZYCK
Non c’è mai stato un momento più pressante di questo per esaminare la diversità religiosa nel mondo. La conquista, la violenza e la conversione di massa richiedono livelli estremi di coordinamento e di cooperazione. Il Cristianesimo e l’Islam, in particolare …
Per la maggior parte della nostra storia evolutiva i gruppi umani si sono raggruppati in piccole comunità molto chiuse e solo da poco tempo hanno cominciato ad evolversi in società di grandi dimensioni, con le vaste ed interconnesse reti commerciali che oggi conosciamo. Le aree urbane della Mesopotamia, ad esempio, si sono sviluppate solo ca. 5.000 anni fa.
Al giorno d’oggi, con il commercio e l’acquisto di beni on-line, molte persone in tutto il mondo interagiscono regolarmente con una moltitudine di persone del tutto anonime. Com’è stata possibile questa crescita così impressionante?
Molti fattori hanno certamente giocato un ruolo importante. L’agricoltura, ad esempio, ha fornito risorse in grado di sostenere un grandissimo numero di persone.
Nel corso degli ultimi anni, tuttavia, si sono accumulate parecchie prove sul fatto che le credenze e le pratiche religiose possano aver stimolato la nostra volontà e la nostra capacità d’impegnarci in comportamenti leali e collaborativi con molte persone del tutto anonime, prese a caso.
Questo livello di cooperazione può essere utilizzato per creare social networks e società più grandi, in grado di unire le persone contro i conflitti e la violenza collettiva.
Il nostro team di antropologi e psicologi ha deciso d’indagare sperimentalmente in che modo le varie credenze negli Dei – ed in particolare in quelli che hanno a cuore il modo in cui ci trattiamo l’un l’altro ed in cui ci puniamo per i comportamenti immorali – possano aver contribuito ad una più diffusa cooperazione.
Abbiamo testato questa previsione in otto diverse gruppi sociali provenienti da tutto il mondo per vedere se le credenze religiose possono aver contribuito ad ampliare gli orizzonti sociali del genere umano.
Quale divinità ci sta controllando?
I nostri ricercatori hanno esaminato la relazione tra Dei ‘moralisti’ – quelli per cui è fondamentale il modo in cui ci trattiamo l’un l’altro – e la cooperazione/dimensione delle società umane.
Questa ricerca ha trovato una forte relazione fra la fede in tali divinità e la complessità sociale. Gli antichi greci, ad esempio, facevano appello a Zeus quando giuravano e Omero, nell’Iliade, gli attribuiva il patrocinio sulla giustizia. Avendo a che fare con varie divinità anche i Greci, di conseguenza, vivevano in un complesso ed interconnesso sistema sociale.
Recenti ricerche sperimentali suggeriscono che gli Dei punitivi, onniscienti e moralmente interessati [all’umanità] possono frenare l’egoismo perché innescano sia la sensazione di essere osservati che la paura della punizione per aver infranto le regole.
Questa interrelazione è stata trovata anche da studi interculturali basati su specifiche indagini o dati storici. Ma, fino ad ora, nessuno aveva indagato la relazione tra il tipo di divinità e l’egoismo, utilizzando metodi sperimentali basati su partecipanti così culturalmente diversi come quelli del nostro studio.
In primo luogo abbiamo deciso di determinare tutto quello che era utile a definire il Dio moralistico dei luoghi in cui si è svolta l’indagine, caratterizzati da culture così diverse, come ad esempio gli Hadza della Tanzania, i Figiani indigeni di Yasawa e i Siberiani del sud della Repubblica di Tyva.
Nei colloqui preliminari abbiamo posto alle persone delle domande sul loro Dio [Dei]. Ovvero se, secondo le conoscenze della loro comunità, egli ha [o meno] a cuore questioni morali come il furto e l’inganno. Abbiamo usato questi dati per creare lo scenario che caratterizzava la parte successiva dello studio.
Più per me, meno per te?
Abbiamo poi effettuato un esperimento di ‘gioco economico’ per misurare il livello della loro eventuale trasgressione. Ecco come funziona questo ‘gioco’.
I partecipanti si siedono davanti a due tazze, a 30 monete e a due dadi [di diverso colore]. Ad ognuna delle due persone coinvolte è riservata una tazza. I due giocatori decidono in quale tazza vogliono mettere una moneta e poi estraggono un dado. Se viene estratto il quello di un certo colore – ad esempio il bianco – egli dovrà mettere la moneta nella tazza che aveva pensato di usare. Se esce il dado di un altro colore – ad esempio il rosso – egli dovrà mettere la moneta nell’altra tazza.
Se una tazza viene assegnata ad un giocatore e l’altra ad una persona presa a caso da un villaggio lontano, è probabile che ognuno dei due giocatori preferisca portar via, andandosene, la tazza con dentro la moneta [a prescindere da quella assegnatagli dalle regole del gioco].
La probabilità di mettere la moneta in una certa tazza è del 50%, se ognuno rispetta le regole. Ma, visto che i partecipanti giocano da soli – senza che nessuno li possa guardare – possono mettere più monete nella tazza che essi vogliono portar via. Ed in effetti è quello che fanno.
Nel nostro esperimento i partecipanti hanno preso parte a due giochi. Nel primo, una tazza era riservata al giocatore in esame mentre l’altra lo era per qualcuno che condivideva le stesse convinzioni e le stesse pratiche, ma che viveva in una città geograficamente lontana. Ci si aspettava, in linea di massima, che le persone avrebbero favorito le proprie tazze visto che potevano prendersi tutte le monete che ci stavano dentro. In altre parole, le persone sono propense a rompere le regole del gioco se possono ottenere più soldi.
Nel secondo gioco una tazza veniva riservata ad una persona anonima della comunità locale e l’altra ad un individuo anch’esso anonimo, ma proveniente da una regione lontana, seppur con le stesse credenze religiose e gli stessi comportamenti. Ci aspettavamo che le persone che partecipavano al gioco sarebbero state più propense a mettere un numero maggiore di monete nella tazza di un membro della propria comunità, piuttosto che nella tazza di una persona proveniente da una regione lontana che sarebbe stata comunque portata via.
Le credenze religiose e il giusto trattamento degli altri
Alla fine del gioco ponemmo ai partecipanti una serie di domande volte a capire quello che secondo loro erano le cose che più interessavano ai loro Dei, ovvero se questi Dei punivano i comportamenti immorali e se conoscevano i pensieri e le azioni di tutte le persone. Questo ci ha permesso di collegare i dati sperimentali con le credenze degli individui.
Sapevamo da studi precedenti che il concetto di un Dio onnisciente, moralistico e punitivo frena i comportamenti egoistici. Ma fino a che punto? Avevamo previsto che le persone che caratterizzano in questo modo il loro Dio avrebbero giocato in maniera più equa rispetto a coloro il cui Dio è meno punitivo e non molto ben informato sulle azioni umane.
E questo è esattamente quello che abbiamo trovato: gli individui secondo cui gli Dei non puniscono e non sanno moltissimo dei comportamenti umani sono stati più propensi a mettere le monete nelle proprie tazze e in quelle della loro comunità locale.
Questi risultati suggeriscono che certe credenze religiose possono aver contribuito alla stabilità dei commerci globali, alla moderazione dei conflitti tra correligionari e a come questi ultimi potrebbero essere coordinati quando ci si confronta con gli estranei.
La fede in un Dio punitivo e moralistico potrebbe aver aiutato le persone a superare i comportamenti egoistici e a cooperare lealmente anche con persone lontane, ponendo le basi per le grandi reti sociali.
I nostri risultati possono anche spiegare, in parte, perché alcune religioni hanno dominato il mondo: la conquista, la violenza e la conversione di massa richiedono livelli estremi di coordinamento e di cooperazione. Il Cristianesimo e l’Islam, in particolare, ‘vendono’ una divinità moralistica, punitiva e onnisciente. Conseguentemente, queste tradizioni si sono diffuse in tutto il mondo.
Ma restano aperte molte ed importanti questioni. Ad esempio, fino a che punto quest’effetto è in grado di estendersi? Ed ancora, le persone dovrebbero trattare nello stesso modo cooperativo coloro che hanno diverse convinzioni religiose? E che dire di tutti gli altri Dei che non sostengono che ci si debba preoccupare per come ci trattiamo l’un l’altro? Potrebbero aver spinto la coesione sociale verso fini diversi?
Alcune ricerche suggeriscono che le religioni affrontano molti altri problemi, come ad esempio la distribuzione e la gestione delle risorse. Molte altre questioni, indubbiamente, devono essere affrontate per potersi ben districare sul ruolo delle religioni nell’evoluzione umana.
In ogni caso, non c’è mai stato un momento più pressante di questo per esaminare la diversità religiosa nel mondo.
Benjamin Purzycki, Research Fellow del ‘Centre for Human Evolution Cognition and Culture’ presso la ‘University of British Columbia’
Fonte: https://theconversation.com/
10.02.2016
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da FRANCO