DI ISRAEL SHAMIR
Sette anni dopo l’11 settembre, assistiamo ad un altro, più grande e ancor più godibile crollo, quello della piramide finanziaria americana. Ci sono voluti circa vent’anni per costruirla; ma il suo crollo ha richiesto solo poche settimane. Lasciamo da parte le chiacchiere ipocrite: è uno spettacolo meraviglioso, senza se e senza ma. I mercati azionari americani vivevano il loro boom durante i bombardamenti di Baghdad e Belgrado, prosperavano mentre derubavano Mosca e strizzavano sudore da Pechino. Quando le cose andavano bene, avevano un sacco di soldi per invadere l’Iraq, minacciare l’Iran e strangolare la Palestina. In parole povere, quando andava bene per loro, andava male per noi. Che ora assaggino un po’ della loro medicina!
“Loro” non sono gli americani e “noi” non siamo il resto del pianeta. “Loro” sono un piccolo frammento della popolazione americana, la folla di “arricchisciti in fretta” che viene dalla parte est di Manhattan o da zone similari. Negli ultimi vent’anni abbiamo assistito ad un enorme spostamento di denaro verso l’alto, verso un branco sempre più piccolo di avide bestie. Mentre la maggioranza degli americani perdeva la possibilità di mandare all’università i propri figli, questi pasciuti felini si compravano ville in Florida e case a Tel Aviv. Peggio ancora, spendevano i loro miliardi nell’acquisto dei media, allo scopo di sovvertire la democrazia americana e di mandare i soldati americani a combattere guerre in luoghi lontani. Una buona parte del denaro rubato è stata pompata verso Israele, dove i prezzi degli appartamenti sono arrivati alle stelle e sono tuttora in crescita.
Se la passavano bene; erano fieri del fatto che le mappe finanziarie degli Stati Uniti e del mondo venissero disegnate in una stanzetta da Henry Paulson del Tesoro, da Ben Bernanke e Alan Greenspan della Federal Reserve, da Maurice Greenberg della A.I.G. Costruivano il loro mondo circondandosi di Lehman Brothers, Merrill Lynch, Goldman Sachs, Marc Rich, Michael Milken, Andrew Fastow, George Soros, e tutti gli altri. Il loro eccitante nuovo mondo di Lexus e Nexus veniva glorificato da Tom Friedman sul New York Times. Conferivano il Premio Nobel per l’Economia a Myron Scholes e Robert C. Merton, orgogliosi direttori dell’ormai tristemente celebre hedge fund denominato Long Term Capital Management, appena salvato dalla Federal Reserve Bank di New York per la cifra di 3,6 miliardi di dollari. Il presidente Bush li ha ricompensati per la loro inattendibilità liberandoli dal fardello della tassazione. Che ora paghino per tutto il divertimento che hanno avuto.
Hanno preso i vostri dollari veri e li hanno trasformati in moneta giocattolo: “Cambiali della Fed non redimibili e non portatrici di interesse, non sostenute da nient’altro che la fiducia dei creduloni”, per usare le parole dell’umorismo internettaro. La rovina della classe lavoratrice americana e della stessa classe media è ormai inevitabile. Le paure che il Large Hadron Collider sostituisse la Terra con un buco nero erano fondate su questa sensazione di affondamento, che vede le incredibili ricchezze degli Stati Uniti svanire nel buco nero da esse creato.
Non è certo la prima truffa nella storia degli USA: Jay Gould e Joseph Seligman, alla fine del 19° secolo, provocarono il crollo del mercato azionario del “venerdì nero”, mentre Jacob Schiff provocò il famoso panico del “giovedì nero” che portò alla depressione economica nazionale [1]. Seligman fu anche l’artefice dell’”affare Panama”, un imbroglio azionario che in Francia divenne proverbiale. L’imbroglio fu orchestrato da due ebrei di origine tedesca, Jacques Reinach e Cornelius Herz, che corruppero alcuni parlamentari. Mentre Reinach si lavorava l’ala destra, i “Repubblicani” dei suoi tempi, Herz si lavorava i “Democratici”. Wikipedia cita una frase di Hannah Arendt, la quale scriveva che i mediatori tra il mondo degli affari e lo Stato erano quasi esclusivamente ebrei. Questo caloroso abbraccio fra lo Stato e gli affari è stata la ricetta per il disastro.
Ovviamente da allora le cose sono cambiate e oggi i seguaci di Mammona appartengono a varie scuole di pensiero, perfino cristiane, come Hank Paulson, il cui patrimonio è stimato intorno ai 700 milioni di dollari e la cui carriera nella Goldman Sachs (presidente dal 1998 al 2006) lo ha reso la scelta più ovvia per la posizione di ministro del Tesoro. Solo la loro devozione al dio dell’Avidità è rimasta costante. Nel mondo del capitalismo ideale (“economia di mercato”) che costoro hanno tanto glorificato, oggi dovrebbero pagare un prezzo. Nel divertentissimo romanzo Carter Beats the Devil di Glen David Gold, il loro antenato spirituale veniva ricoperto di catrame e di piume da alcuni determinati popolani del Connecticut (intorno al 1670) per aver acquistato un intero carico di prodotti importati per arricchirsi in fretta, facendo crollare il mercato e defraudando i suoi simili. Oggi un criminale del genere riceverebbe una medaglia dal neoliberale Milton Friedman Fund, una citazione del JINSA e verrebbe additato come esempio da seguire dalla Harvard Business School.
Oggi costoro vogliono sfruttare il loro controllo sul governo per scaricare le loro perdite sui comuni cittadini americani. Che quest’atto venga chiamato “nazionalizzazione”, “privatizzazione” o “salvataggio”, il succo è che molti americani si ritroveranno in miseria e che tutti gli americani dovranno sopportare un enorme fardello fiscale. Ma i fondatori della piramide la faranno franca; si ritireranno nei loro castelli e nei loro investimenti sicuri e protetti, come hanno sempre fatto in precedenza.
Gli americani sono stati fatti fessi: sono stati ripuliti tanto facilmente quanto lo furono i rozzi albanesi pochi anni or sono. Peggio ancora: gli albanesi, almeno, presero le armi e diedero la caccia ai rapinatori; gli americani hanno deciso di subire in silenzio. Ma il meccanismo è sempre lo stesso.
Gli americani hanno il diritto di sapere chi ha derubato loro e i loro figli: sono stati gli uomini che sono diventati così vergognosamente ricchi durante gli ultimi due decenni. Costoro dovrebbero pagare il prezzo dei loro crimini. E se il governo, il Presidente, il Congresso e il Senato, i Democratici e i Repubblicani sono riluttanti a sostenerli, i comuni cittadini americani dovrebbero fare ciò che fecero i loro antenati del Connecticut: applicare catrame e piume in grande libertà. E se non basta, impiccare quei bastardi ai lampioni.
Questo è il momento più opportuno per ricordarsi perché i Padri Fondatori dell’America inserirono il diritto del popolo a possedere e portare armi nel Secondo Emendamento della Costituzione. Grazie a Dio, l’ADL non lo ha ancora abrogato. Queste armi non servono a difendere i rapinatori: servono a fare giustizia quando tutti gli altri mezzi hanno fallito. Alle armi, alle armi, come dissero i francesi mentre davano ai loro truffatori ciò che si meritavano. L’America ha una grande tradizione di giustizia diretta e immediata, il richiamo occidentale dell’Impiccalo Più in Alto. E’ ora di ascoltarlo!
Che i soldati americani vengano richiamati dalle guerre inutili e dalle remote basi sparse in tutto il mondo: il vero nemico si trova all’interno del loro paese. Per usare le squillanti e ancora attuali parole di Lenin, trasformiamo la guerra imperiale in una guerra civile, contro questi avidi bastardi. Invece di dissanguare i contribuenti, trasformiamo gli Stati Uniti in una zona libera da miliardari! I miliardari, questi avidi topi di fogna, hanno guadagnato molto con la Grande Piramide: impoveriamoli! Annulliamo i loro conti in banca. La sparizione di trilioni di dollari dai loro depositi elettronici riporterà in alto il valore del dollaro; il vostro stipendio tornerà ad essere denaro vero!
Se poi teniamo conto del fatto che oltre la metà dei miliardari sono fieri esponenti della Lobby Ebraica, questo potrebbe risolvere anche il problema del Medio Oriente. Per andare sul sicuro, confischiamo tutti i beni dei costruttori di Piramidi; di Paulson e Bernanke, degli amministratori di Merril Lynch e Goldman Sachs, e del presidente Bush, che ha permesso che avvenisse tutto questo. Otterremo la pace in Palestina, Afghanistan e Iraq; gli americani potranno tornare a essere fieri del loro paese. Questa confisca di massa ripristinerà la democrazia negli USA: i prossimi candidati alla presidenza non dovranno più andare dall’AIPAC col cappello in mano a dichiarare la propria fedeltà. La sconfitta dell’Avidità volgerà nuovamente le persone verso Dio; l’eliminazione della zavorra permetterà che vi siano un servizio medico nazionale, una pensione e un’educazione gratuita per tutti. Più che un disastro, il collasso finanziario è un’opportunità unica per guarire i mali dell’America. Non sprecatela!
Parlando invece al vasto mondo che è al di fuori dell’America, dirò questo: non scambiate una buona moneta con una cattiva. Rifiutate le seducenti moine di Washington. Considerate già perduti i vostri investimenti negli USA. Se riuscite a recuperare qualcosa, bene: ma non sprecate denaro ed energie nel tentativo di recuperare ciò che è perso. C’è un bene di assai maggior valore che potrete ottenere in cambio di quelli perduti: la vostra libertà e la vostra indipendenza. La distruzione del dollaro significa che la vostra economia sarà al sicuro. Il crollo della Piramide vi renderà liberi!
Versione originale:
Israel Shamir
Fonte: http://www.israelshamir.net/
Link: http://www.israelshamir.net/English/Hang.htm
28.09.08
Versione italiana:
Fonte: http://blogghete.blog.dada.net/
Link: http://blogghete.blog.dada.net/archivi/2008-09-28
29.09.08
Traduzione a cura di GIANLUCA FREDA
[1] Benjamin Ginsberg, The Fatal Embrace: Jews and the State (L’abbraccio fatale: gli ebrei e lo Stato), University of Chicago Pres, Chicago 1993, p 73