DI GIULIETTO CHIESA
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In Iran hanno intuito per tempo che lo sbarco di Murdoch era il cavallo di Troia per cloroformizzare l’opinione pubblica e le coscienze.
La sinistra italiana, che ha regalato a Berlusconi il controllo dell’etere, invece di capire che fa più male “C’è posta per te” delle dichiarazioni di Cicchitto, continua ad inseguire le tv del Cavaliere sul terreno dei pollai televisivi.
Farebbero meglio a mandare una delegazione in Iran per imparare.
Perfino gli Āyatollāh sono più svegli della sinistra italiana. Cioè perfino loro hanno capito cosa significa l’intrattenimento per rincoglionire il colto e l’inclita. Si dà il caso che Rupert Murdoch abbia deciso di attaccare preventivamente l’Iran con i suoi incrociatori massmediatici (guai arrivare secondi!). Detto fatto ha comprato una televisione privata afghana, la “Farsi 1”, mediante un prestanome di nobile stirpe afghana e, mettendo la sua possente portaerei News Corp, insieme alla barchetta Moby Group di Saad Mohseni, ha cominciato a trasmettere via satellite verso il territorio iraniano.
“Farsi 1”, a differenza della Voice of America, o della Bbc, non trasmette informazioni: solo intrattenimento e pubblicità. Soap opera, amori, commedie, drammi sudamericani, detectives and mafia stories. Abbastanza sesso per solleticare il prurito dei voyeurs iraniani. Ma non troppo, per non suscitare reazioni puritane. Perfino baci in bocca e, ovviamente, capelli al vento per fare arrabbiare i mollah. Ma niente propaganda.
Dunque, se il governo di Teheran fosse stupido come lo sono stati tutti i governi di centro sinistra, lasciando campo libero a Berlusconi sul terreno di cui sopra, non avrebbe mosso un dito.
Avrebbe ragionato così, più o meno: se Murdoch si mette a fare politica noi chiediamo la par condicio e gliela facciamo vedere noi a quello stronzo. Ma siccome lui fa vedere solo un po’ di cosce indiano-americane, faccia pure.
Invece a Teheran hanno studiato “Divertirsi da Morire” di Neil Postman e hanno capito da tempo che vale di più una tetta scoperta, o anche allusivamente suggerita, che cento discorsi di Obama. Così come, trasferendo il discorso in Italia, vale di più una Maria De Filippi (per istupidire la gioventù italiana) di mille dichiarazioni di Fabrizio Cicchitto.
E sono partiti all’attacco. Lo hanno fatto, per altro, con tecnologie raffinate: mettendo in campo i loro hacker (ne hanno anche loro, a quanto pare) e mandando sui siti di “Farsi 1” una serie di minacce non precisamente pacifiste. «I sogni di chi cerca di distruggere le fondamenta della famiglia conducono dritti alla fossa». Meglio perfino della Chiesa cattolica.
Il fatto è che Rupert ha un’armata di “ingegneri di anime”, presumibilmente non meno abili di Fedele Confalonieri, che riescono a infilare in un normale thriller anche l’idea che i musulmani sono tutti terroristi. Del resto metà dei film hollywoodiani ormai da oltre un decennio sono pieni di terroristi musulmani come gli agnolotti di Bologna lo sono di carne tritata.
E questo, soprattutto, non piace agli Āyatollāh che, avendo una dignità nazionale da difendere e sapendo – per averlo sperimentato direttamente – che la Cia non è seconda a nessuno nell’organizzazione di attentati terroristici, non gradiscono che sugli schermi di casa propria impazzino film dove i musulmani sono invariabilmente i cattivi. Per loro sfortuna, però, non hanno una cosa paragonabile a Hollywood, per cui far muovere gli hacker non serve granché, essendo cosa solo difensiva.
Hanno capito, questo è certo, che per liquidare un paese e la sua memoria storica basta lasciare agli americani il compito di “divertirlo”.
Per cui si limitano a ripetere la sconfitta dei russi. I quali non hanno ancora capito che gli Stati Uniti hanno demolito l’Unione Sovietica conquistando le anime dei russi con le loro televisioni. E, ancora adesso, venti anni dopo essere stati colonizzati dalla Cnn, non hanno ancora realizzato che dovrebbero fare come Murdoch ma alla rovescia: comprarsi delle catene televisive in Occidente e cominciare a “narrare il mondo” (citazione da Niki Vendola) dal punto di vista di Mosca.
Invece lasciano in giro i loro oligarchi coglioni a comprarsi squadre di calcio e a farsi fabbricare i loro yacht più lunghi del mondo, come Roman Abramovič, che con quei soldi si poteva comprare cento canali digitali in Europa. Ma questo è un altro discorso.
Torniamo a Teheran e al centro sinistra. Il quale ultimo (in tutti i sensi) pensava che impadronendosi delle tv di Stato, avrebbe potuto contrastare quelle del caimano. L’inghippo si verificò quando Romano Prodi, salito al governo dopo che D’Alema, Veltroni, Violante and company avevano regalato a Silvio Berlusconi tutto il regalabile in termini televisivi, invece di fare programmi e palinsesti alternativi a quelli di Berlusca, fecero sui loro canali (cioè sui nostri, ma occupati da loro) le stesse cose che faceva Berlusconi per istupidire il pubblico.
Così accadde quello che tutti sappiamo. Il rincoglionimento è stato elevato al quadrato, invece di essere ridotto della metà.
Dunque permettetemi di elevare un mesto omaggio agli Āyatollāh iraniani. Si difendono come possono, ma almeno si vede che hanno individuato il pericolo. Suggeriamo a Bersani di invitare una delegazione di Guardie della Rivoluzione qui a Roma, non appena Berlusconi avrà mollato l’osso.
Con il compito preciso di spiegare a Sergio Zavoli, a Gentiloni e a Paolo Garimberti che gli animi si conquistano solo dopo averli anestetizzati.
Giulietto Chiesa
Fonte: www.megachip.info
Link: http://www.megachip.info/tematiche/democrazia-nella-comunicazione/5185-imparino-dagli-ayatollah.html
4.12.2010
Articolo pubblicato su www.lavocedellevoci.it di dicembre