IMMIGRAZIONE, ISLAM: VERSO LA GUERRA CIVILE? ANALISI POLEMOLOGICA

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DI GUILLAUME FAYE

gfaye.com

In un precedente articolo (« La Troisième guerre mondiale : prédictions » , La terza guerra mondiale : presagi, ndr) avevo parlato, in uno scenario di incendio globale, di una possibile guerra civile etnica in Francia : « L’immigrazione di massa in Europa (soprattutto dell’Ovest) sotto la bandiera dell’islam sta progressivamente trascinando verso una guerra civile etnica. L’incapacità dell’Europa di arginare l’immigrazione invasiva proveniente dal Maghreb e dall’Africa continentale in esplosione demografica porterà inevitabilmente ad un conflitto maggiore.

La presenza in Europa di molte masse forti di manovalanza giovane, d’origine arabo-musulmana, sempre più islamizzate, con una minoranza formata militarmente che vogliono portare alla jihad le sommosse insurrezioniste e di terrorismo, sarà il fattore scatenante di una spirale incontrollabile. » Rivolgiamo la nostra attenzione alla probabilità di questo scenario.

Il migliore alleato della polemologia (scienza e studio dei conflitti armati collettivi), è la storia. Ora, la lunga storia di Roma, per esempio, ci insegna che le guerre civili (con legioni romane contro legioni romane) furono tanto frequenti quanto le guerre di conquista e/o difesa condotte contro dei popoli esterni. Rileggendo la storia della Francia, della Germania, della Gran Bretagna, degli Stati Uniti, della Cina, si vede che le guerre intestine eguagliano i conflitti esteriorizzati. Inoltre in Francia, esiste una grossa tradizione di conflitti interni di forte o bassa intensità, dalla guerra di religione del XVI e XVII secolo fino al XIX e XX secolo. La Rivoluzione francese, la si dimentica troppo spesso, non fu nè più nè meno che una guerra civile. Proprio come, all’epoca dell’opposizione dei partigiani e il governo di Vichy durante la Seconda guerra mondiale, la Francia, era realmente divisa in due campi che si odiavano (con, come sempre, la maggior parte della popolazione attendista).

La crescita dell’opposizione conflittuale tra l’islam, sempre più presente e in espansione numerica (novità radicale e tonante nella storia della Francia, minimizzata da un’oligarchia politico-mediatica contemporaneamente impaurita e accecata) e la società francese «da generazioni » è molto più esplosiva e intensa potenzialmente che, per esempio, le guerre di religione tra cattolici o protestanti o dei conflitti ideologici e politici che hanno ornato la storia recente dopo la Rivoluzione. Viene ad aggiungersi a ciò la dimensione etnica, molto aggravante, del fatto dell’immigrazione di massa africana e maghrebina. Al conflitto specificamente religioso, sociologico e ideologico, si aggiunge, anche se non è formulata come tale, la dimensione etno-biologica, che ha un enorme impatto nelle mentalità collettive, anche se essa è negata e repressa dalla censura (il super-io) dell’ideologia dominante.

Assistiamo attualmente alla creazione di tutti gli elementi di un conflitto interno violento in Francia, praticamente inevitabile. Gli ingredienti dell’esplosione sono tutti presenti. La questione non è più sapere se si sta per produrre, ma quando sta per scoppiare. Passiamo in rassegna, in forma di diagnosi, gli elementi socio-chimici dell’esplosione del miscuglio:

1-Una popolazione molto numerosa di parecchi milioni di « giovani », in costante crescita, di origine immigrata, molto mal scolarizzata, in situazione di disoccupazione, di assistentato, di cui una buona proporzione si dedica all’economia sotterranea (droga, traffico di beni rubati, ecc..) e ad una delinquenza multiforme, costituisce la massa di manodopera, i grandi battaglioni di un insurrezione generale possibile.

2- Questa giovane popolazione è oppressa (vettore internet, tra gli altri) da un islamismo rivendicativo e identitario allogeno, di essenza polemica. Nell’inconscio – o conscio- collettivo di una parte (minoranza attiva) di questa popolazione, si tratta, in maniera fondamentale di portare la jihad in Francia, come accompagnamento ad una strategia di rivolta, di rivincita e di conquista.

3- In concomitanza : l’islamizzazione della Francia, visibile da tutti ogni giorno, attentamente minimizzata dall’oligarchia, ma che si manifesta non soltanto con la moltiplicazione dei luoghi di culto, ma per la trasformazione, la « defrancesizzazione » di intere zone. Questa islamizzazione è in qualche modo « anestetizzata » dai discorsi pieni di inganni delle autorità islamiche ufficiali, con l’ossimoro passe-partout dell’ « islam moderato » o dell’ « islam laico ». In realtà, l’islam agisce, in questo aumento delle tensioni etniche, come un lievito. E questo, in un ambiente internazionale mediatizzato dalla guerra globale islam/Occidente.

4- L’aumento di un razzismo anti-autoctoni (e anti-ebrei violento, che costituisce un enorme problema per un’ideologia dominante perdendo tutti i suoi comodi punti di riferimento ) è oggettivamente osservabile ovunque. E’ il parallelo delle manifestazioni quotidiane del rifiuto della cultura e dell’appartenenza francese ed europea. La moltiplicazione delle donne velate, come segno di provocazione (e non del tutto di fervore religioso) è un mezzo di sfida etnica e di marcatura territoriale. Nello stesso modo, basta ascoltare le parole dei gruppi rap, diffuse ovunque, per misurare il grado di aggressività e la voglia di venire alle mani.

5-Dal 2005, sono ricorrenti delle sommosse urbane di bassa e media intensità, sotto non importa quale pretesto. Con un corteo di vandalismo, incendi, aggressioni, scontri con la polizia. Che si tratti di una partita di calcio che coinvolge l’Algeria, di una manifestazione di studenti, di un « incidente » con le forze dell’ordine che operano contro dei delinquenti, delle feste dell’ Anno nuovo o del 14 luglio, i ribelli , le « bande etniche » sono sempre all’appuntamento. Senza dimenticare, sempre, questo miscuglio alchemico di delinquenza e d’insurrezione. Il fenomeno si amplifica ma ci si abitua…

6-Tuttavia il mondo non ci si abitua. Questi segnali forti di aggressività, visibili nella vita quotidiana, come altrettanti collegamenti, mai individuati o negati dai sociologi di corte, sono eppure ben visibili. Il popolo, lui, li percepisce e li subisce ; le élite si tappano gli occhi. Fino al momento in cui il loro santuario sarà violato… E’ l’ultimo ingrediente dell’esplosione del barile della polvere : la reazione del popolo autoctono di base.

Si assiste a un movimento geografico progressivo di emigrazione interna. Il territorio diventa una « pelle di leopardo », con delle zone sempre più numerose conquistate, occupate, dove i Francesi d’origine non sono più i benvenuti. Questi « invisibili », diventati stranieri nella loro propria patria, abbandonati da uno Stato collaboratore oggettivo delle popolazioni precitate largamente aiutate e favorite benchè si pongono ipocritamente come vittime, potranno entrare in ribellione. Estensione del dominio della lotta, estensione del perimetro delle zone conflittuali, estensione del dominio delle tensioni. I movimenti protestanti degli autoctoni (Manif pour tous, Bonnets rouges, ecc.), per il momento limitati a dei soggetti giuridici ed economici, potranno perfettamente conoscere una tale estensione e passare alla rivolta. La rivolta contro questo cocktail sempre più forte di insicurezza e di espropriazione etno-culturale. Il potere non possiede nessuna risposta. La strategia ufficiale e di negare la realtà. Tutto va bene, Madama la Marchesa.

Altri elementi inquietanti entrano in gioco, che rinforzano l’ipotesi di un’esplosione : primo, la saturazione delle capacità delle forze dell’ordine, incapaci di gestire sommosse di grande ampiezza che scoppiano simultaneamente in parecchie metropoli, è un dato « militare » conosciuto dalle popolazioni precitate. Poi, ancora indebolita da tutte le misure della Sig.ra Taubira, la risposta punitiva poliziesca e giudiziaria alla delinquenza e alle violenze è ridicolmente debole ; genera un sentimento di impunità e di audacia distruttiva di fronte ad un avversario giudicato impotente, compassionevole ; questo aumenta in proporzione l’aggressività.

Terzo elemento: il terrorismo. Il potere si è preoccupato di tutti i giovani jihadisti che partivano su fronti stranieri e ritornavano, fanatizzati, a rischio di commettere degli attentati. E’ evidente che degli attentati stanno per aver luogo in Francia, le cui frontiere sono colabrodo. Detto ciò, a rischio di scioccare, il terrorismo è un fattore di risveglio degli autoctoni, che nuoce profondamente alla causa di coloro che l’utilizzano. Infine, non dimentichiamo il degrado della situazione economica che gioca il ruolo dell’acceleratore.

La causa fondamentale di questa situazione è evidentemente l’implacabile realtà demografica. Frontiere aperte da 40 anni, differenziale di fecondità e, alla totale sostituzione progressiva della popolazione. Questi fatti sociali maggiori sono totalmente occultati dai grandi esperti del politicamente corretto (intellettuali, politici, ecc) che pavoneggiano sugli schermi televisivi per chiacchierare, rassicurare e mentire. L’ «integrazione » non ha soltanto fallito, è stata impossibile fin dall’inizio. Si integrano solo dei vicini etno-culturali e ancora, in debole numero. Al posto dell’integrazione e dell’assimilazione (« tutti buoni futuri piccoli Francesi »), abbiamo l’ostilità. Oggi, è troppo tardi per evitare l’esplosione del barile di polvere sul quale siamo seduti e la cui miccia si consuma.

In un discorso orwelliano, l’oligarchia a questo punto ha fatto passare l’immigrazione della popolazione per una chance dove il buon senso indica una catastrofe. La questione è ora di sapere come va a finire tutto ciò. Come in tutta la realtà polemologica, esistono due ipotesi: la prima è l’azione-reazione. Bisogna essere in due per affrontarsi. Una delle parti vince e l’altra perde. Per questo bisogna ancora che il campo degli aggrediti – che si accusa evidentemente di essere l’oppressore, vecchia logica frequente nella storia – abbia il coraggio morale e fisico di difendersi e di vincere. La seconda ipotesi è quella dell’etologo Konrad Lorenz, la Warmtod, la « morte tiepida ». Il naufragio progressivo, senza combattere veramente. Allontaniamo questo incubo.

Come ha mostrato Tacito, che Montherlant ha ripreso, la guerra civile, è astiosa, intensa, estrema. Psicologia umana: la prossimità, la coabitazione in uno stesso spazio aumenta l’intensità dei conflitti e li rende spietati. Aristotele ha fatto delle lunghe dimostrazioni, che non si leggono abbastanza, per spiegare che ogni Città multietnica, multiculturale, eterogenea è destinata alla fine alla guerra civile, all’anarchia e al dispotismo per provare a rincollare i pezzi. La storia del Medio-Oriente prova che il disordine endemico è la partita delle società eterogenee e differenziali. Il concetto di etnopluralismo non è valido che per la scala dell’umanità, separata da frontiere, non all’interno di una nazione, nel senso etimologico. Può essere stabile e creatrice solo una società etnicamente e culturalmente omogenea.

La langue de bois (lingua di legno – discorsi in politichese, ndr) (o di cotone) rassicurante della classe politico-mediatica, ingiustamente ottimista, che vuole scongiurare quello che si delinea, come un medico che racconta a un malato di cancro che ha l’influenza, non potrà assolutamente niente contro i fatti. Per il momento, abbiamo subito dei piccoli sismi annunciatori; dobbiamo prepararci al Big One. Fortuna o tragedia ? La storia è aperta, poggia strutturalmente, come la vita, sul conflitto ; e noi siamo responsabili del nostro destino, ovvero anche di quello dei nostri discendenti. Per Carl Schmitt, il nemico non ha mai torto nè ragione, è vincitore o vinto, punto finale.

Guillaume Faye

Fonte: www.gfaye.com

Link: http://www.gfaye.com/immigration-islam-vers-la-guerre-civile-analyse-polemologique/

17.07.2014

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ANNA GRASSO

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