DI GILAD ATZMON
gilad.co.uk
Se avessi saputo allora ciò che so adesso, il rapporto Goldstone sarebbe stato un documento diverso scrive Richard Goldstone, nel tentativo di ritrattare il suo rapporto all’ONU.
Tuttavia mi chiedo quanto sarebbe diverso? Quanto potrebbe essere diverso?
Goldstone è rimasto colpito dalla volontà di Israele di investire “una significativa quantità di risorse per poter indagare sulle oltre 400 accuse di cattiva condotta operativa a Gaza”, tutto questo mi lascia, in qualche modo, sconcertato.
Supponiamo che Goldstone e la sua squadra, al tempo in cui investigavano sull’assassinio a sangue freddo di più di 1400 palestinesi, fossero consapevoli dell’inchiesta portata avanti da Israele. Che differenza avrebbe fatto ?
“Per esempio” dice Goldstone, “il più grave attacco su cui il rapporto Goldstone si è focalizzato, è stato l’assassinio di 29 membri della famiglia Al-Simouni, mentre questi si trovavano nella loro casa.
Il bombardamento della casa è stato, a quanto pare, (secondo le indagini israeliane) la conseguenza di un’erronea interpretazione dell’immagine di un drone da parte di un comandante israeliano, ed un ufficiale israeliano è ora sotto inchiesta per aver ordinato l’attacco”.
Per una serie di singolari ragioni, Goldstone permette ad Israele di alleggerire le proprie responsabilità istituzionali nei riguardi di un colossale crimine di guerra, riducendole ad una catena di errori locali commessi da alcuni ufficiali di basso grado, che potrebbero o meno, dover fronteggiare un’imputazione criminale.
Si dovrebbe ricordare a Goldstone che la decisione di usare l’artiglieria e di effettuare bombardamenti a tappeto a Gaza, non fu presa da alcuni militari sul territorio: queste decisioni furono prese da un governo israeliano eletto democraticamente.
Inoltre, suddette decisioni, furono supportate, in quel momento, dal 94% della popolazione ebreo-israeliana. La decisione di far piovere raffiche di fosforo bianco sulla zona più popolosa del pianeta, è stata strategica, ed è stata presa dai vertici del comando militare.
Il fatto che Israele sia disposta a sacrificare la carriera di un “Moishe’le” o di due “Yank’le” non cambia affatto la validità di quello che era l’originario rapporto di Goldstone, ma è semplicemente
prova del fallimento di Israele nel non assumersi le proprie responsabilità.
Le indagini israeliane sarebbero, in realtà, da interpretare come un tipico atto di codardia sionista, dato che lo stato ebreo non riesce ad ammettere la responsabilità collettiva per le atrocità commesse nel nome del popolo ebreo e nel nome dei Goldstone di questo mondo.
Anziché assumersi le proprie responsabilità, dunque, i politici israeliani tentano di far ricadere la colpa sui soldati israeliani. Per qualche ragione a Goldstone piacerebbe che Hamas facesse lo stesso:
Goldstone (il nuovo maestro del voltafaccia) prevede che Hamas terrà un comportamento simile a quello di Israele, immaginandola cioè coinvolta in raggiri ed inganni.
Fondamentalmente, Goldstone si aspetta che Hamas compia un’inversione di marcia proprio come ha fatto lui.
Ma Hamas è chiaramente fatta di un’altra pasta. A differenza dei politici israeliani e di Goldstone, si assume la piena responsabilità delle proprie azioni, resistendo apertamente e con orgoglio al razzismo dello stato ebreo.
Non tenta di far ricadere la colpa su qualche anonimo membro locale che lotta per la libertà. Hamas manda lettere d’amore alla propria terra rubata e mentre alcuni mandano messaggi nelle bottiglie, Hamas li manda con i missili. Ma il messaggio è bello, semplice e chiaro: “Mia terra, mia
patria, non perdere la speranza in noi. Siamo circondati da filo spinato, ma arriverà presto il tempo in cui ci riuniremo”.
Nel suo contorto tentativo di scuse sul Washington Post (Trad. italiana), Goldstone rivela gravi lacune nella comprensione del militarismo israeliano, del suo ruolo e della sua filosofia operativa.
La strategia di Israele è basata sul potere della dissuasione.
Israele è lì per terrorizzare i propri vicini, attraverso la morte e la carneficina. Israele crede che attraverso le violente emozioni e la paura sia possibile sfinire i palestinesi ed indebolire il loro spirito.
Di quando in quando, gli stati ebrei compiono genocidi ed il numero delle vittime palestinesi parla da solo.
Più di 1400 palestinesi morirono a Gaza durante l’operazione “Cast Lead” (“Piombo fuso”):
morirono perché Israele crede che la sicurezza futura degli ebrei sia proporzionale al dolore che si riesce ad infliggere agli altri.
Il rapporto Goldstone evidenzia la criminalità impregnata all’interno dell’esercito israeliano e l’attuale tentativo di Goldstone di demolire il proprio rapporto, non più lavare via le sue originarie conclusioni.
Tendo ad essere d’accordo sul fatto che il voltafaccia di Goldstone fosse certamente inevitabile: la storia del rancore ebreo nei confronti dei dissidenti è stata fermamente provata e negli ultimi 2 anni
Goldstone e la sua famiglia sono stati oggetto di enormi pressioni e di emarginazione sociale.
E’ molto probabile che Goldstone sia stato dilaniato da tutto questo.
Ma è certamente arrivato il momento di ammettere che abbiamo raggiunto un punto di non ritorno: dobbiamo liberare la nostra vita intellettuale, spirituale ed etica da qualunque traccia di ideologia sionista, dalle persone che possono avere ideali sionisti o che possono essere in qualche modo
affiliate alla filosofia sionista.
Credo che i discorsi etici dovrebbero andare aldilà di ogni forma di oscillazione morale giudeo-centrica.
Gilad Atzmon
Fonte: www.gilad.co.uk
Link: http://www.gilad.co.uk/writings/gilad-atzmon-goldstones-u-turn-1.html
4.04.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MARIA GRAZIA ALTEA