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IL VERO PIL AMERICANO E’ DEL 30% PIU’ BASSO DELLE CIFRE UFFICIALI

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A cura di Davide
Il 4 Novembre 2010
59 Views

FONTE: GEAB

L’ingresso degli Stati Uniti nella fase di austerità è iniziato di fatto almeno due anni fa. In realtà, la crisi e le sue conseguenze in termini di un crollo di utili e di capitale, così come la drastica riduzione del credito al consumo, sono soltanto un passo nel processo di impoverimento delle classi medie americane che è iniziato quasi trent’anni fa. Attraverso tutto questo periodo, la fregola del credito facile ha avuto l’obiettivo di nascondere questo impoverimento compensando una carenza di reddito con debiti illimitati.

Dato che la crisi ha portato questo processo a una fine improvvisa, Washington (il governo, il Congresso e la Fed insieme) ha provato a compensare la sua sparizione con un gigantesco debito pubblico.

Tuttavia, come vediamo quotidianamente guardando allo sviluppo economico e sociale del Paese, questo tentativo è fallito per le ragioni discusse nei capitoli precedenti di questo numero del GEAB. Comunque, questo tentativo ha un impatto diretto sul PIL americano che la maggior parte degli economisti e degli esperti rifiuta di riconoscere, perché questo provocherebbe uno shock di tale violenza per la stabilità economica e finanziaria globale che la cosiddetta «crisi Greca» sembrerebbe soltanto un semplice esercizio di allenamento.

Se la bugia delle autorità greche sull’ammontare del debito del loro Paese e quindi del rapporto debito/PIL è stata sufficiente a generare il panico mondiale, immaginate per un secondo cosa causerà la scoperta che il PIL degli Stati Uniti è in realtà del 30% più basso delle cifre ufficiali, e pertanto il rapporto tra debito pubblico e PIL americano nel 2009 è stato del 113% e non dell’83% [44] (visto che, per il nostro team, questa è una realtà che diventerà ovvia a tutti durante il 2011). La differenza è semplicemente dovuta al fatto che tra il 2007 e il 2009 gli Stati Uniti si sono fatti carico di oltre 4000 miliardi di dollari di debito aggiuntivo per un incremento del PIL di solo poco più di 200 miliardi di dollari in tre anni [45].

Ma non fate errori! Questo enorme debito pubblico aggiuntivo è soltanto un tentativo di rimpiazzare un PIL «mancante» dovuto alla crisi e alla fine del debito dei consumatori. Uno potrebbe anche sostenere l’idea che questo 30% del PIL sia stato nulla più che una finzione per almeno uno o due decenni.

Ma il nostro problema non è cosa è successo vent’anni fa, ma cosa succederà nel futuro.

E l’ingresso nella fase di austerità della crisi sistemica introduce un fattore fondamentalmente nuovo, che è quello che crea un contesto generale che favorisce la rivelazione di questa verità: che il PIL americano non è nulla più che l’ombra di ciò che era in passato [46] e che la cifra usata nelle statistiche economiche e finanziarie è grandemente sopravvalutata.

Con una simile sopravvalutazione, quasi tutti gli indicatori sono per la gran parte falsi.

La percentuale di indebitamento del Paese, la sua quota dell’economia globale, i tassi monetari, il valore del dollaro (che è basato sulla dimensione dell’economia americana)… tutte queste cifre sono in gran parte sbagliate.

Questo potrebbe anche spiegare (come per il dibattito «inflazione /deflazione») perché le politiche economiche e monetarie implementate negli Stati Uniti abbiano fallito così miseramente. Senza alcuna vera conoscenza della realtà di base, nessuna strategia può portare al successo e, in questo caso, la visuale data dalla mappa (gli indicatori) è sempre più distorta [47]. La Fed isolata e persa di fronte a una opportunità storica

Cosa succede quando il rinomato leader è obbligato a fronteggiare un grande fallimento e mostra completa indecisione sulle azioni da intraprendere? In qualsiasi gruppo umano questo genera sistematicamente tre eventi: la preoccupazione dei fedeli, l’ambizione dei concorrenti/avversari e l’allontanamento degli opportunisti. La Federal Reserve americana si trova scaraventata esattamente in questa situazione. Le sue politiche hanno fallito e le discussioni infuriano dentro e attorno ad essa per determinare quali politiche adottare per il futuro.

Appare ovvio che essa si è completamente persa.

Questo è il problema quando tutti gli indicatori sono sballati e conseguentemente nessuno sa più a cosa corrispondano [48].

Probabilmente, essa comincia a percepire il proprio isolamento attraverso le dichiarazioni e le azioni della BCE, la banca centrale cinese… Ma all’interno degli stessi Stati Uniti, le conseguenze stanno diventando visibili.

I nemici della Fed, quelli che vorrebbero abolirla, stanno acquistando potere [49] grazie ai vari movimenti di «americani infuriati»: all’incrocio tra i due mondi che essi respingono, Washington e Wall Street, la Fed è al cuore di questa rabbia popolare verso l’attuale sistema [50].

Gli oppositori delle sue passate politiche stanno passando i migliori giorni della loro vita invocando che essa faccia completamente l’opposto (su questo punto, potrebbero non venire delusi!).

Per il resto, l’amministrazione Obama, il Congresso e le banche si stanno chiedendo che tipo di politiche possano aspettarsi nel futuro dalla Fed.

Ciò che è certo è che, se la Fed non riprende il controllo tra ora e la fine del 2010, essa sarà completamente priva di credibilità per provare a regolare l’ingresso degli Stati Uniti nella fase di austerità, e tale ingresso avverrà pertanto nelle peggiori condizioni possibili.

O la Fed prova a continuare a far finta di avere a disposizione i mezzi per rivitalizzare l’economia senza percorrere la via dell’austerità, e vedremo dunque palesarsi un conflitto diretto tra la Fed e la maggioranza delle sue controparti in giro per il mondo [51] che non credono più nell’idea di continuare a ripetere gli errori del passato fino a che infine abbiano successo; oppure prende il toro per le corna e suona la canzone dell’inevitabile austerità, accettando infine pienamente la propria impopolarità ma almeno facendo qualcosa di utile, ovvero «traghettando gli Stati Uniti nel mondo reale del XXI secolo».

Questa è una opportunità storica che non si presenterà due volte alla Fed.

In questo momento, siamo piuttosto pessimisti rispetto alla capacità della Fed di osservare e sfruttare questa opportunità.

Tratto da GEAB 47 Parte 2 pubblicato a settembre

Fonte: http://informazionescorretta.blogspot.com/
Link: http://informazionescorretta.blogspot.com/2010/11/geab-47-parte-2.html
3.11.2010

Prima parte qui
Seconda parte qui

NOTE:

[44] In questo contesto, non sorprende che la domanda globale di oro continui a crescere molto rapidamente, ad esempio 36% nella seconda metà del 2010. Fonte: MarketWatch” , 25 agosto 2010.
[45] Fonte: Spese del governo americano
[46] Un altro esempio lampante: le transazioni in immobili commerciali sono crollate del 90% tra il 2007 e il 2009, da 522 a 52 miliardi di dollari. Fonte: MyBudget360, 2 agosto 2010.
[47]. Per avere un’idea di come possa apparire la famosa «recessione a W» ~~~ attualmente in svolgimento, è interessante leggere questo articolo di Douglas McIntye su 24/7WallSt del 13 agosto 2010.
[48] Per oltre due anni LEAP/E2020 ha evidenziato il fatto che a forza di pasticciare i numeri i leader avrebbero perso qualsiasi traccia della realtà.
[49] Il consenso crescente sull’idea di Ron Paul di effettuare infine un censimento completo delle riserve di oro degli Stati Uniti (dall’ultimo sono trascorsi più di cinquant’anni) appartiene a questa categoria. Fonte: Kitco
, 24 agosto 2010.
[50] Specialmente visto che è la Fed che, a partire dall’inizio della crisi, ha organizzato il riacquisto del proprio debito da parte degli americani, annunciando una dolorosa monetizzazione per tutta la nazione. Vedi il grafico sotto.
[51] Ripetiamo ancora una volta che né Eurolandia né la Cina sottoscriveranno un nuovo round di stimolo americano. Questo lascia sul tavolo poche opzioni realistiche e tali da poter essere implementate efficacemente.

VEDI ANCHE: Giulietto Chiesa – “USA: PRATICHE DI FALLIMENTO”

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