Incursione militare
L’8 e il 13 gennaio 2006 gli Stati Uniti hanno bombardato il loro alleato pakistano col pretesto di voler eliminare il “numero 2 di Al Qaeda” Al Zawahiri. Da allora, il Pakistan è stato destabilizzato da importanti manifestazioni per denunciare intrighi considerato che i bombardamenti, in realtà, fanno parte della repressione etnica che gli Stati Uniti conducono nel paese per mantenere il controllo della dittatura del generale Musharraf sull’area ricca di gas del Baluchistan. La stampa occidentale si sforza di nascondere la realtà all’opinione pubblica internazionale sostituendo la favola di Al Qaeda.
DI RESEAU VOLTAIRE
Le agenzie di stampa occidentali informano in modo confusionario sulla situazione in Pakistan. Questo accade perchè le spiegazioni poco chiare dei dirigenti statunitensi e pakistani mirano, col pretesto della caccia ad Al Qaeda, a mascherare importanti operazioni congiunte di pulizia etnica di una regione ricca di gas. La dittatura militare sorride davanti alla telecamere.
Quando svolgeva la funzione di capo di Stato maggiore, il generale Pervez Musharraf (nella foto sotto) fomentò incidenti con l’India provocando la guerra di Kargil (Kashmir). Tuttavia, data la resistenza dell’esercito indiano e le pressioni della comunità internazionale, il Primo ministro di allora, Nawaz Sharif, ritenne più saggio battere in ritirata. Ne derivò un confronto tra militari e civili e la revoca di Musharraf, mentre si trovava in trasferta all’estero. Ma, avendo anticipato la situazione, il 12 ottobre 1999 il generale ritornò furtivamente e prese il potere senza spargimento di sangue.
In nome della democrazia, il presidente Clinton aveva all’epoca condannato il colpo di stato senza tanta energia, ma il generale Anthony C. Zinni, il comandante in capo del Central Command, sosteneva apertamente i golpisti. Si chiuse, quindi, un occhio. Il generale Musharraf rimase al bando della comunità internazionale per qualche mese fino alla rottura, nell’agosto 2001, dei negoziati tra gli Stati Uniti e lo pseudoemirato dei talebani a proposito della costruzione dell’oleodotto che deve unire la regione del Caspio con l’Oceano Indiano [1].
In quella occasione, il generale offrì l’aiuto dei suoi servizi segreti, l’Inter-Services Intelligence, (ISI) per abbattere i talebani che si erano inquadrati e insediati alla guida di un emirato autoproclamato. Sopraggiunsero gli attentati dell’11 settembre, la designazione dei talebani come responsabili e Pervez Musharraf come pilastro della guerra al terrorismo.
Musharraf riunisce sempre le funzioni di capo di Stato e capo di Stato maggiore, ma le condivide in realtà con l’ambasciatore Ryan C. Crocker (nella foto sotto)[2].
Entrambi sovrintendono lo sfruttamento dei campi di papavero afgani e, in questa prospettiva, il finanziamento delle operazioni nere della CIA [3].
La dittatura non sembra disporre di sufficiente sostegno da parte della popolazione. Si sostiene soprattutto giocando abilmente sulle divisioni dell’opposizione, in seno alla quale si affrontano islamici e laici, e appoggiandosi agli Stati Uniti.
Il paese è organizzato secondo un sistema federale. Oltre al conteso Kashmir e due territori, si divide in quattro province: Sind, Punjab, Baluchistan, Provincia della Frontiera Nord-Ovest. Di questi ultimi fanno parte alcune regioni tribali che godono di una certa autonomia. Durante gli ultimi anni, si è sviluppato un potente movimento regionalista presso i baluchi. La popolazione non vuole più essere esclusa dallo sviluppo economico ed è indignata dal fatto che quasi nessuno dei 72 più alti funzionari della regione sia baluco. Esprimendosi dapprima attraverso una satyagraha gandiana (forma di lotta politica non violenta attuata da Gandhi, Ndt) il movimento si traduceva in occupazioni non violente di edifici pubblici. La repressione divenne cruenta quando si scoprì che la regione è ricca di gas naturale. In un secondo tempo, venne costituito il BLA (Baluch Liberation Army), che reclutò un gran numero di giovani.
L’esercito pakistano, che ha alle spalle una solida tradizione repressiva col massacro dei dirigenti e dei giovani bengalesi nel 1971, ha deciso di sbaragliare la contestazione. Le forze americane si sono unite all’esercito poiché il famoso oleodotto che deve collegare la regione del Caspio all’Oceano Indiano non deve passare solamente attraverso l’Afghanistan, ma anche attraverso il Baluchistan. Le operazioni di pulizia etnica sono nascoste alla comunità internazionale con la scusa della guerra al terrorismo. Una ricca propaganda è stata riversata nei media occidentali per designare la regione tribale del Baluchistan come base arretrata di Al Qaeda e ottenere così l’indifferenza dell’opinione pubblica.
Nel 2001 le forze armate americane hanno utilizzato basi militari sul territorio pakistano per aiutare i baroni della droga contro lo pseudoemirato dei talebani e mettere al potere a Kabul un cittadino americano, Hamid Karzaï. I GIS (Sistemi Informativi Territoriali, NdT) si sono spiegati sul territorio pakistano solo in occasione del terremoto dell’8 ottobre 2005. In favore di una assistenza umanitaria tanto mediatica quanto parsimoniosa, le forze americane hanno assediato il Kashmir e la Provincia della Frontiera Nord-Ovest. Si sono appoggiate alla NATO che ha mobilitato la sua Unità E-3 formata da 3 Boeing 707 trasformati in cargo e utilizzati per il trasporto di aiuti umanitari, ma soprattutto da 17 aerei di controllo AWACS (Airborne Warning and Control System, NdT) destinati al controllo della repressione in Baluchistan. Le operazioni sono dirette dalla Germania attraverso lo SHAPE (il quartier generale militare delle forze alleate in Europa) e dagli Stati Uniti tramite il Central Command.
Il 1° dicembre 2005 l’esercito pakistano e quello americano hanno lanciato un’operazione per eliminare i Sadars delle tribù Marri, Bugtis e Mengal. Per far questo, si sono appoggiati alla Legge contro le tribù criminali che non è altro che il rifacimento personalizzato della Regolamentazione del crimine alle frontiere pubblicata nel XIX secolo dall’Impero britannico.
Sembra che i combattimenti siano stati molto sanguinosi. Tuttavia, non si hanno testimonianze fedeli, l’esercito pakistano non ha esitato a sparare sugli osservatori spediti dalla Commissione dei diritti dell’uomo per costringerli a fuggire.
Il 1° dicembre, un drone (velivolo privo di pilota, comandato a distanza, per operazioni di ricognizione o sorveglianza, NdT) della CIA ha sparato sul villaggio di Haisori a nord della regione tribale, uccidendo almeno cinque persone. In una conferenza stampa, all’epoca del suo viaggio in Kuwait il 3 dicembre, il generale Musharraf ha assicurato che “sarebbe stato pressappoco sicuro” che il raid avrebbe permesso di eliminare un dirigente di Al Qaeda, l’egiziano Abu Hamza Rabia. Il 7 gennaio 2006 violenti scontri hanno visto L’Armata di Liberazione del Baluchistan (BLA) contro le forze pakistane non lontano da lì, nel luogo di confine di Mir Ali. 24 insorti e 17 soldati sarebbero rimasti uccisi durante i combattimenti. Per recuperare alcuni soldati fatti prigionieri dal BLA, le forze americane hanno organizzato un’operazione di soccorso aerotrasportata che si è tradotta in bombardamenti extra che hanno provocato almeno 8 morti e 19 feriti. In seguito a questo incidente, il governo pakistano ha rivolto una ferma protesta alla Coalizione. Il portavoce del ministro pakistano degli affari esteri ha dichiarato che gli Stati Uniti hanno smentito qualsiasi responsabilità e che è in corso un’inchiesta per stabilire quello che è successo.
Queste dichiarazioni ufficiali assurde lasciano pensare che lo scontro di Mir Ali ha visto in realtà il BLA contro le forze speciali americane camuffate con uniformi pakistane e che lo stato maggiore pakistano non controlla più molto.
Il 13 gennaio 2006 ha avuto luogo un nuovo bombardamento. 4 droni Predator hanno colpito per due volte il villaggio di Damadola
nella regione tribale, provocando 18 morti, tra cui 11 bambini e 6 feriti. In un primo momento il portavoce del governo, il generale Shaukat Sultan, non è stato in grado di riferire i fatti alla stampa e ha scartato qualsiasi possibilità di un intervento militare statunitense. Ma è stato subito chiaro che si trattava di un bombardamento dei Predator della CIA. Il governo ha allora ripiegato su una nuova versione: la Coalizione sarebbe stata informata della presenza nel villaggio, in occasione della festa del montone, del numero due di Al Qaeda, Ayman Al-Zawahri.
Avrebbe cercato di eliminarlo, ma non ci sarebbe riuscita
Dopo il bombardamento del suo stesso popolo, il presidente Musharraf si è guardato bene dal cacciare via il suo amico ambasciatore Crocker o dal chiedere un risarcimento alla Corte Internazionale dell’Aia. Ha scritto solo una lettera di disapprovazione. Condoleezza Rice, il segretario di Stato degli Stati Uniti, non ha confermato né negato il coinvolgimento del suo paese nel raid aereo, ma ha commentato il cammino ufficiale pakistano indicando che Washington cooperava pienamente con Islamabad nella guerra contro il terrorismo e rispondeva alla lettera che gli era stata indirizzata.
Domenica 15 gennaio si sono organizzate importanti manifestazioni in tutte le grandi città del paese per protestare contro l’aggressione straniera.
L’opposizione ribadisce che non serve a nulla allearsi con gli Stati Uniti se si viene lo stesso bombardati e denuncia la visita programmata di George Bush padre, in qualità di inviato speciale dell’ONU presso le vittime del terremoto, e reclama le dimissioni del “traditore” Musharraf. Segno dei tempi, il Muttahida Qaumi Movement (MQM), uno dei partiti che sostiene la dittatura militare, ha preso parte alle manifestazioni.
Reseau Voltaire
Fonte: www.voltairenet.org
Link: http://www.voltairenet.org/article133827.html
16.01.06
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FLORIANA FIGURA
Note:
1] Consultare L’incredibile menzogna di Thierry Meyssan, Carnot éd., 2002, pp. 132-138.
[2] L’ambasciatore Crocker è molto conosciuto dai nostri lettori orientali: ha giocato un ruolo centrale nell’operazione “Pace in Galilea”, il massacro di Sabra e Chatila e il blocco di Beirut nel 1982.
[3] “Le Pakistan exploite le pavot afghan”, Voltaire, 19 avril 2005.