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La Redazione

 

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IL VERO AMERICAN SNIPER ERA UN KILLER PIENO D'ODIO.PERCHE' I SUOI PATRIOTI IN MODO SEMPLICISTICO LO TRATTANO DA EROE ?

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A cura di Davide
Il 19 Gennaio 2015
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DI LINDY WEST

theguardian.com

Il film di Clint Eastwood sul Navy Seal (forze speciali della Marina, ndt.) Chris Kyle (nella foto) ha colpito un nervo scoperto dell’America, con la destra che invoca il rapimento o la morte di chiunque sia così ingrato da criticare le sue azioni.

Devo confessare che sono stata sconvolta dal trailer di American Sniper. E’ un capolavoro di tensione sincopata – un insieme di suoni ed immagini così visceralmente evocativo che sembra quasi travolgerti. Non puoi resistere, ti colpisce, ti tocca a fondo. O, come io penso ed ho postato in un blog sul trailer, “ Il trailer di “American Sniper” di Clint Eastwood rovinerà i tuoi pantaloni (te la farà fare sotto).”

Però, benché sia molto efficace come lavoro cinematografico, anche solo una rapida occhiata alla storia su cui il film si basa – e soprattutto alla reazione del pubblico alla proiezione – solleva dubbi inquietanti su quali storie decidiamo di rendere veritiere, e di chi, e perché, e sui tanti costi sociali derivanti dal trasformare la vita reale in spettacolo.

Chris Kyle, un Navy Seal statunitense di origini texane, fu dislocato in Iraq nel 2003 e sostenne di aver ucciso più di 255 persone nei sei anni della sua carriera militare. Nel suo memoir, Kyle pare abbia descritto la sua attività di killer come “divertente”, una cosa che lui “amava”; per lui era indiscutibile che ogni persona che ha ucciso era “un cattivo ragazzo”. “Odio i maledetti selvaggi”, ha scritto. “Non me ne fregava un cazzo degli iracheni”. Si vantava di aver ucciso dei saccheggiatori durante l’uragano Katrina, anche se non se ne ebbero mai le prove.

Venne ucciso nel 2013 in un poligono di tiro in Texas da un veterano venticinquenne probabilmente affetto da disturbi da stress post-traumatico.

Seppur di opinioni politiche divergenti dalle mie, ho abbastanza stima delle capacità artistiche ed intellettuali di Eastwood per credere che non abbia un’ideologia impostata sul bianco/nero – o, almeno, che sappia che i limiti di una tale visione del mondo renderebbero un film estremamente monotono. Ma la stessa cosa si potrebbe dire del soggetto di Eastwood o, come la reazione al film ha dimostrato, di molti dei suoi fans.

Come ha scritto Laura Miller in Salon: “Nella versione di Kyle della guerra in Iraq, le parti contrapposte erano gli americani, che sono i buoni per il semplice fatto che sono americani, ed i fanatici musulmani, la cui ‘malvagità selvaggia e spregevole’ li spinge a voler uccidere gli americani semplicemente perché sono cristiani.”

Aggiunge Scott Foundas a Variety: “Chris Kyle vede il mondo in termini di netta contrapposizione tra bene e male, e American Sniper suggerisce che tale dicotomia può essere stata la chiave sia per il suo successo che per la sua sopravvivenza; in battaglia, il dubbio significa la morte.”

Eastwood d’altra parte, dice Foundas, “vede solo ombre di grigio”, e American Sniper è un film moralmente ambiguo e complesso dal punto di vista emotivo. Ma nel mondo ci sono tantissimi Chris Kyle, ed il divario tra le intenzioni di Eastwood e quanto recepito dal suo pubblico ha a che fare con il vecchio dilemma del Chappelle’s Show: moltissimi bianchi hanno riso di fronte alla satira razziale della spada di David Chappelle per motivi sbagliati, con modalità che possono in realtà aver esasperato gli stereotipi sui neri nella mente degli ignoranti. E’ colpa di Chappelle? Dovrebbe preoccuparsene?

Similmente, molta parte della destra Americana sembra aver recepito American Sniper con un analogo atteggiamento superficiale – considerandolo con la stessa reverenza che avrebbero riservato all’inno nazionale o alla bandiera stessa. Solo poche settimane dopo la sua distribuzione, il film è stato sbandierato come simbolo degli interessi di un’ideologia che, presumibilmente, contraddice l’etica del film stesso. In che misura Eastwood dovrebbe preoccuparsi di fans che non comprendono e strumentalizzano il suo lavoro? Se lui, con o senza intenzione, fa di Kyle un eroe – che, come minimo, era un razzista che provava piacere nel disumanizzare ed uccidere persone di colore – è forse responsabile di avallare il razzismo, l’omicidio e la disumanizzazione? Fa forse lui stesso propaganda, se la gente utilizza il suo lavoro come propaganda?

La questione è esplosa la settimana scorsa su Twitter, quando alcuni giornalisti liberali hanno puntato l’attenzione sulle dichiarazioni di Kyle. “Chris Kyle si è vantato di aver depredato le case di famiglie irachene a Falluja”, ha scritto lo scrittore ed ex giornalista del Daily Beast Max Blumenthal. “Uccidi ogni uomo che vedi”, ha citato Rania Khalek, definendo Kyle uno “psicopatico americano”.

La reazione dell’area twitter della destra fu rapida e violenta, come ha documentato Khalek in un esaustivo (e atroce) post su Alternet. “Muovi il tuo culo americano pieno di odio e vai in Iraq, fatti stuprare dall’Isis e poi tagliati la vagina, fottuta puttana musulmana”, ha scritto una donna di nome Donna, dall’apparenza piuttosto modesta. “Rania, magari ti portiamo là e ti consegnamo all’Isis… stupida puttana”, ha scritto un uomo barbuto di nome Ronald, a cui piace sia pescare nel torbido che agire torbidamente (forse non lo sapremo mai). “Il waterboarding non è affatto una tortura”, ha spiegato un pilota dell’esercito di nome Benjamin. “Non avrei problemi a darvi una dimostrazione.”

I patrioti vanno avanti senza fine. Non riescono a credere a quello che stanno leggendo. Corrono in difesa non solo di Kyle, ma del loro paese, di ciò che esso significa. Invocano lo stupro o la morte per chiunque sia così ingrato da criticare l’eroe americano Chris Kyle. Perché Chris Kyle è buono e i neri sono cattivi, e l’America è in pericolo, e Chris Kyle ci ha salvati. E’ un punto di vista che si richiama a ciò che Miller ha detto di Kyle nel suo testo Salon: “La sua assoluta impermeabilità ad ogni sfumatura, sottigliezza o ambiguità, e la sua mancanza di immaginazione e curiosità, sono decisamente notevoli.”

Non c’è spazio per l’ipotesi che Kyle possa essere stato un buon soldato, ma un cattivo ragazzo; o un ragazzo mediocre che svolgeva malamente un compito difficile; o un ragazzo complicato coinvolto in una brutta guerra che si è convinto di voler uccidere per sostenere una situazione invivibile; o un serial killer che sfrutta un sistema oppressivo che, certo, ingaggia anche molta gente perbene, spesso impoverita, lontana dall’essere dei serial killer, per compiere azioni orribili che non riesce a controllare. O che gli iracheni possano essere persone umane perfettamente realizzate con vite interiori complesse, che trovano piacere nel cibo, nei tramonti e nella famiglia, e si angosciano per la morte dei loro figli. O che si possa appoggiare il proprio paese essendo critici riguardo alle sue azioni e alla sua cittadinanza. O che molte verità possano essere altrettanto vere.

Trova sempre i tuoi eroi.

Lindy West

Fonte: www.theguardian.com

Link: http://www.theguardian.com/commentisfree/2015/jan/06/real-american-sniper-hate-filled-killer-why-patriots-calling-hero-chris-kyle

6.01.2015

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CRISTIANA CAVAGNA

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