DI DANIEL MUNEVAR
cadtm.org
Dall’inizio del dopoguerra sino ad oggi gli Stati Uniti hanno indiscutibilmente giocato un ruolo di egemonia in tutto l’occidente. Tale potere deriva non solo dalla possibilità che hanno di raggiungere con mezzi militari molte regioni del pianeta, ma anche dalla loro capacità di realizzare enormi guadagni economici facendo leva sulla struttura del sistema economico internazionale e sul ruolo privilegiato che il dollaro ha assunto in detto sistema. Il gruppo di paesi che si trovano sotto l’influenza nordamericana si è sempre dimostrato disponibile a mantenere e a finanziare questo stato di cose. Questa disponibilità soggiace però a tre condizioni. La prima è il persistere della convinzione da parte di alcuni paesi, sostanzialmente Europa e Giappone, che i costi da pagare se si permettesse il collasso degli Stati Uniti a livello globale superino i benefici derivati da un tale evento. La seconda consiste nel fatto che sia paesi periferici che poteri rivali degli Stati Uniti continuino a pensare che il potere militare nordamericano non possa essere sfidato. La terza condizione è che il sistema finanziario degli Stati Uniti continui a comportarsi da rifugio principale e fonte di liquidità per tutti i mercati globali.
Negli ultimi due decenni tali condizioni sono andate incontro ad un processo di erosione. Le prime due a causa delle campagne militari in Irak ed Afganistan. La terza in ragione della recente crisi finanziaria. Il fatto che, diversamente da quanto accadde in passato, la crisi internazionale attuale abbia come epicentro l’economia statunitense, viene citato nei circoli specializzati come indizio di un possibile declino dell’egemonia nordamaericana. L’accumulo del deficit fiscali e dei conti correnti, così come l’accelerazione nella crescita del debito pubblico degli Stati Uniti registrati nell’ultimo decennio hanno aumentato l’incertezza sulle capacità del dollaro di poter ancora esercitare il ruolo di valuta principale e di riserva del sistema monetario internazionale.
In una certa misura la crescente consapevolezza da parte dei paesi alleati o comunque nell’orbita degli Stati Uniti dei costi associati a sostenere la posizione di privilegio del dollaro, ha portato questi paesi a sviluppare delle alternative a livello regionale tese a ridurre la loro dipendenza rispetto alla moneta nordamericana e quindi a metterne in discussione il suo ruolo egemonico. Nel caso dell’Europa tale reazione è rappresentata dalla creazione dell’Euro avvenuta nel 2000 e la conseguente adozione di tale moneta da 14 paesi della regione. Trascorsi 10 anni dall’inizio dell’operazione, la moneta unica ha rafforzato il processo di integrazione economica europea e, in una prima fase della crisi, ha funzionato come meccanismo di protezione verso gli speculatori internazionali. Questo successo ha spinto 13 paesi dell’est asiatico a dare inizio all’iniziativa denominata “Chiang Mai”, nata con lo scopo di creare un fondo regionale atto a garantire la stabilità finanziaria di quell’area ed, eventualmente, di creare una moneta unica asiatica.
D’altro canto in America Latina, la presa di potere in vari paesi di governi con programmi politici alternativi al modello neo-liberale, ha promosso il rafforzamento dell’integrazione regionale nel corso dell’ultimo decennio. A dimostrazione di questo fatto si ricordano le iniziative dell’”ALBA” e del “Banco del Sur”. A queste va aggiunta la creazione di un sistema di compensazione monetaria a livello regionale, il “Sucre”. Tale processo si trova ai primi stadi di sviluppo ed è ancora soggetto al dibattito su quali siano i meccanismi specifici che l’iniziativa di creare una moneta regionale deve adottare per concluderla con successo.
In linea di massima i principali obiettivi dell’iniziativa del “Sucre” consistono nel ridurre la dipendenza dal dollaro e nello stimolare il commercio tra le regioni dell’area. In questo senso e contrariamente alle preferenze di parte della sinistra latino americana, l’urgenza strategica della creazione del “Sucre” non trova ragione in un imminente collasso del dollaro. Di fatto una delle contraddizioni dell’attuale crisi finanziaria consiste nel fatto che, anzichè portare ad un indebolimento della posizione del dollaro all’interno del sistema monetario internazionale, l’abbia in ultima analisi rafforzata. Questo perchè l’incremento di domanda di liquidità legata all’incertezza che predomina nei mercati ha portato ad un’aumento nella domanda del dollaro stesso. Questo rafforzamento è evidenziato da tre indicatori. In primo luogo la partecipazione del dollaro americano all’interno delle riserve monetarie internazionali è cresciuta dall’inizio della crisi internazionale avvenuta nell’estate del 2008. Secondo, ogni volta che si è diffusa nei mercati una situazione di panico, dall’inizio dell crisi finanziaria, il dollaro ha subito un forte apprezzamento in rapporto alle altre divise internazionali. In terzo luogo, sempre in corrispondenza di questi episodi, il rendimento dei buoni del testoro degli Stati Uniti è sceso in modo sginificativo, un chiaro segnale del cosiddetto “flight to quality” (ndt: la tendenza di spostare i capitali da investimenti ad altro rischio a quelli a basso rischio). I tre fenomeni sopra citati dimostrano che davanti alla mancanza di una alternativa valida, le situazioni di instabilità e volatilità nei mercati hanno come risultato il rafforzamento del ruolo del dollaro all’interno del sistema.
In questo modo il problema strategico che si presenta ai paesi sotto la sfera di influenza del dollaro consiste nel vedere quella parte di economia basata sulle importazioni entrare in un periodo prolungato di stagnazione, similmente a quanto sperimentato dal Giappone nelle ultime due decadi. In un contesto caratterizzato dal ridursi degli investimenti del settore privato derivante dala necessità di ridurre il debito a livelli sostenibili, l’economia nordamericana vedrà crescere i suoi livelli di risparmio interno e il corrispondente aggiustamento del saldo commerciale del paese. L’implicazione principale di questa trasformazione per le economie della regione, che si affidano ad una struttura esportatrice dalla natura omogenea, consiste nelle fatto che sperimenteranno una stagnazione dei volumi delle esportazioni nel momento stesso in cui, come già successo nelle precedenti situazioni di recessione globale, vedranno cadere i prezzi delle materia prime,. Anche per l’elite capitalista di questa regione, tale situazione si prospetta chiaramente come una strada priva di uscita.
L’alternativa dunque consiste nel rinforzare le connessioni produttive e commerciali a livello regionale. Come divenne evidente durante il periodo della Grande Depressione, in un contesto caratterizzato dall’acuirsi delle tensioni commerciali a livello globale, quei paesi que orientano la loro strategia economica verso il mercato interno divengono i primi a rientrare sul sentiero della crescita. Il “Sucre” avrebbe un ruolo chiave nell’applicazione a livello regionale di questa strategia alternatica. In primo luogo, il ridursi dei costi delle transazioni produrrebbe un incremento dei margini di profitto sulle esportazioni intra-regionali tipicamente sfavorite, rendendole più appetibili. In secondo luogo, per evitare il tipo di crisi sperimentato dall’Euro, si potrebbero istituire meccanismi atti alla ridistribuzione dei profitti derivanti dal commercio; una moneta comune favorirebbe una transizione dei paesi con superavìt commerciali intra-regionali, come ad esempio il Venezuela, verso un incremento degli investimenti in importazioni dagli altri paesi utilizzatori del “Sucre”. In definitiva il “Sucre”, nel creare questo tipo di incentivi per l’integrazione, rafforzerebbe la creazione di un mercato interno comune sufficientemente grande da creare le economie di scala richieste dai processi di industrializzazione.
D’altra parte è importante segnalare che la creazione del “Sucre” e l’intensificazione del commercio tra le regioni vanno accompagnati da un cambiamento radicale nel sistema di finanziamento esterno dei paesi che partecipano all’iniziativa. Nella misura in cui detti paesi manterranno alto il loro livello di indebitamento esterno, denominato tipicamente in dollari, saranno sempre costretti a esportare beni sempre in dollari, in modo da poter rientrare da tale debito. Detto in altro modo, fintantochè ci sarà la necessità di ripagare un debito esterno acquisito in dollari i paesi della regione rimarranno legati al dollaro e al sistema produttivo e commerciale che l’appartenenza a questa sfera di influenza richiede. Da qui l’importanza che, parallelamente al processo di creazione del “Sucre”, i paesi aderenti all’iniziativa si impegnino a verificare lo stato del loro debito con l’obiettivo di ridurre la componente di debito esterno che è stato spesso acquisito con modalità illegali o illegittime, come dimostrano le recenti verifiche effettuate in Ecuador.
Senz’altro il processo di eliminazione della dipendenza dal dollaro associato all’introduzione del “Sucre” può essere completato solamente attraverso un meccanismo che permetta la movimentazione del risparmio interno della regione. Questo meccanismo è rappresentato dal “Banco del Sur”, il quale favorendo prestiti erogati nelle monete locali dei vari paesi, ne riduce la vulnerabilità a flussi di capitale internazionali. Oltre a questo nel favorire il finanziamento di progetti produttivi e infrastrutturali per l’integrazione regionale con la movimentazione delle riserve internazionali, il “Banco” costituisce uno strumento chiave nel ridurre la dipendenza di questi paesi da crediti erogati in dollari.
Benchè i membri del G20 vogliano far credere al mondo intero che l’uscita dalla grande recessione sia dietro l’angolo, i problemi strutturali dell’economia globale indicano che ci troviamo di fronte a un lento ma inesorabile processo di trasformazione. Il cambiamento maggiore cosiste nella lenta erosione della posizione di egemonia degli Stati Uniti citata in precedenza. Sebbene questo non indichi un improvviso collasso del dollaro e dell’attuale sistema internazionale, risulta chiaro che quei paesi che usciranno rafforzati dalla crisi saranno quelli capaci di creare nuove strutture. L’America Latina ha davanti a se l’opportunità storica di creare una nuova architettura finanziaria regionale fondata sul “Sucre”. E’ nostro dovere non sprecarla.
Daniel Munevar
Fonte: www.cadtm.org
Link: http://www.cadtm.org/El-Sucre-Alternativa-a-la-Crisis
30.07.2010
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cuar di LUCA PAOLO SOTGIU