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Il SINDACO MARINO … E IL MAKE-UP DELLA BALDRACCA

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A cura di Davide
Il 9 Novembre 2015
87 Views

DI ROSANNA SPADINI

comedonchisciotte.org

Bella e dannata è la Roma di Marino, un composto promiscuo di sballo visivo e fogno amorale, dove gli inni sacri e le adunate domenicali in Piazza San Pietro si fondono con i sexy shop squallidi e sfrontati delle vie del centro, e mostrano ai viandanti il vero volto della città eterna, non donna di province, ma bordello. Ma il Giubileo è alle porte, dunque la baldracca deve rifarsi il trucco, oscurare le corruttele mafiose sotto spessi strati di fard conformista, nascondere appalti illegali e mazzette a danno dei cittadini, celare misfatti e ignobili processi e liberarsi di un sindaco troppo ingenuo e troppo trasgressivo per affrontare la nuova sfida della torta da spartire: i miliardi del Giubileo.

Ecco a cosa serve il Giubileo … non solo a raccattare tutte le anime dei pellegrini disperse per il mondo, non solo a stringere l’ecumene cattolica in un unico forte abbraccio d’indulgenza plenaria, non solo a distrarre da quel complicato intreccio di interessi politico malavitosi che è “mafia capitale”, ma anche e soprattutto ad oscurare quei giochi di potere e di alleanze strategiche che hanno caratterizzato la defenestrazione del sindaco Marino e a confondere il pubblico di spettatori sulla prossima metamorfosi di attacco del PD, con mure a sinistra per la virata a destra. E nonostante le promesse francescane di papa Bergoglio, non sarà certo un Giubileo dal tono «low profile», infatti sono previsti 30 milioni di pellegrini, cinque in più che nel 2000, e tanti eventi di massa: da padre Pio a madre Teresa di Calcutta passando per il Giubileo “dei Ragazzi” …

Insomma il sindaco dimissionario non sarebbe stato adatto per gestire il prossimo Giubileo, troppo trasgressivo nei confronti del proprio partito e dell’ecclesia, inviso al potere gesuitico massonico rappresentato dalle gerarchie ecclesiastiche, fin dalle origini del suo mandato. La disgrazia di Marino fu quella di aver rivelato le sue tendenze ideologiche in un famoso dia­logo con il car­di­nal Mar­tini («Così è la vita»), quando nel 2006 i due affron­tarono molti temi etici su cui i membri della curia pontificia da tempo si consultavano: acca­ni­mento tera­peu­tico e testa­mento bio­lo­gico, fecon­da­zione assi­stita, ricerca sulle cel­lule sta­mi­nali embrio­nali e poi ancora con­fini e limiti della scienza, aborto e ini­zio vita, infine uso del pro­fi­lat­tico per la pre­ven­zione dell’Aids. Un dia­logo dai con­te­nuti esplosivi, diven­tato poi un libro “Cre­dere e conoscere”. Poi Marino da sena­tore del Pd, aveva fatto scelte a dir poco scandalose: aveva sostenuto l’eutanasia di Pier­gior­gio Welby e di Bep­pino Englaro, aveva promosso una legge per il testa­mento biologico, aveva affermato che la 194 non era un tabù. E ancora, orrore orrore, aveva celebrato le prime unioni civili in Campidoglio, il 21 maggio, giornata contro l’omofobia.

Anche il presidente della Cei Bagnasco saluta la fine di un sindaco mai amato: «Roma ha biso­gno di un’amministrazione, di guide, che la città merita mol­tis­simo, tanto più in que­sto momento in cui il Giu­bi­leo è alle porte. Ci augu­riamo che Roma possa pro­ce­dere a testa alta e con grande effi­cienza». E ha rin­ca­rato L’Osservatore Romano: «Al di là di ogni altra valu­ta­zione resta il danno, anche di imma­gine, arre­cato a una città abi­tuata nella sua sto­ria a vederne di tutti i colori, ma rara­mente espo­sta a simili vicende». Una chiesa sempre più implicata in scandali ignobili, una multinazionale che vende benzina e sigarette per 60 milioni l’anno, che all’estero investe in petrolio e porno, che sperpera in lussuria utilizzando i fondi destinati ai bisognosi, e in fasti dei cardinali a canone zero, con residenze immense nel centro di Roma.

Beati i poveri, perché di essi è il regno dei cieli, insegnava Gesù di Nazareth, però dopo duemila anni di storia della Santa Romana Chiesa, perfino tra gli alti prelati spunta una specie di club dei milionari: cardinali e vescovi che sono proprietari di grandi fortune private: palazzi, appartamenti, fabbricati rurali, capannoni, cantine, fattorie, agrumeti, uliveti, frutteti, boschi e pascoli sterminati. (Mario Guarino, “Vaticash”)

E intanto nel giorno in cui si chiude l’Expo di Milano, dopo sei mesi di folle entusiaste, sfilate colorate, dibattiti, visite di capi di Stato, con lo strabiliante risultato di aver speso 18 miliardi, incassato poco più di 400 milioni (il 25% di quanto si è speso), il pre­fetto della «capi­tale morale» d’Italia, Fran­ce­sco Paolo Tronca, viene nomi­nato com­mis­sa­rio pre­fet­ti­zio di Roma, anche, o soprat­tutto, per gestire il Giu­bi­leo che comin­cerà l’8 dicembre. Lo ha detto il pre­mier Renzi: Tronca è «il primo segnale del dream team per il Giu­bi­leo», lo hanno ripe­tuto i mini­stri Alfano («un rico­no­sci­mento per il lavoro fatto per Expo e un auspi­cio affin­ché il Giu­bi­leo fun­zioni come Expo») e Boschi («vogliamo che l’Expo sia il modello di Roma per il Giubileo»).

Insomma … dopo #marinostaisereno … un governo tecnico per il Campidoglio è in dirittura d’arrivo, composto da una squadra guidata dal prefetto Fran­ce­sco Paolo Tronca, che possa durare anche 18 mesi, superando il Giubileo e portando la Capitale al voto nell’inverno nel 2017. Ci starebbe pensando seriamente il premier Renzi, allettato dall’idea di allontanare la data dell’elezione romana, che oggi vede il Pd dilaniato e destinato alla sconfitta. La scialuppa di salvataggio sarebbe il Giubileo: «Votare durante l’Anno Santo sarebbe rischioso per l’ordine pubblico», la giustificazione del capogruppo Pd al Senato, Luigi Zanda. Alla volta di un Renzi “onnipresente” e ”superpotente”, coitus damnatus del potere gesuita-massonico, responsabile di ben altre spese rispetto ai 4 scontrini del sindaco.

Ma Roma è quella città ingovernabile, che sta definitivamente naufragando, datarne l’inizio della frana che l’ha travolta è difficile, forse risale alla distruzione della casa di Agrippina, agosto 1999, regnanti, di qua e di la dal Tevere, Rutelli e Wojtyla. La casa sul Gianicolo della madre di Nerone fu distrutta nell’indifferenza di tutti (come dimenticare l’inizio della “Grande bellezza”, con il Gianicolo bruciato dal sole …); i romani si recavano a raccogliere pezzi di affreschi, molto simili a quelli della Domus Aurea. Ma gli scavi sono serviti a qualcosa? Assolutamente no, perché la zona era incasinata prima degli scavi e lo è ancora adesso. I lavori insistono sulla strada che porta all’Ospedale pediatrico Bambin Gesù, uno degli ospedali più importanti d’Italia, se non d’Europa, però è praticamente privo di parcheggi e per parcheggiare occorre lasciare le chiavi ai posteggiatori abusivi, che sistemano le macchine in triplice fila; la strada è un vortice di tornanti, scende a senso unico dal Gianicolo a Borgo; le macchine posteggiate di frequente ostruiscono l’arrivo e la partenza della autoambulanze. Un carro attrezzi per la rimozione delle macchine non vi può arrivare, non passano le autoambulanze che sono più piccole di un carro attrezzi! Sono passati quasi 20 anni, 4 sindaci, e la vergogna rimane. Roma si è arresa. Però lo scavo forse alla fine è servito … a creare un posteggio sotterraneo … ad uso però del vaticano, e non di chi va a vedere i musei o si reca presso alla farmacia, o all’ospedale, ma di chi va in Vaticano per altri scopi (da una passeggiata per le strade di Roma di SanPap).

E del resto la defenestrazione di Marino da parte del PD sembra svelare una strategia che coinvolgerà l’intero quadro politico nazionale, alla ricerca di una strana aliena alleanza con la quale presentarsi agli elettori in primavera: Lista Mar­chini e Ncd, spia­nando così la strada per una can­di­da­tura Mar­chini, l’unica possibile per cambiare volto al gattopardo e rispondere ai diktat della troika. Sarebbe finalmente la rivelazione pubblica della vera natura di questo partito truffa e del suo defi­ni­tivo e approdo nell’area di cen­tro-destra, per altro la sua collocazione politica più idonea. La prospettiva quindi potrebbe essere quella di un car­tello di cen­tro­de­stra con il suo Pd come perno, e sulle ceneri del sindaco, risorgerebbe comunque la responsabilità di un Commissario, atipico e non eletto, che rappresenta quel Potere Supremo, che si è affrancato da qual­siasi vincolo demo­cra­ti­co. Mentre i sondaggi che cir­co­lano con­ver­gono su un M5S fra il 30 e il 33%, un Pd crol­lato sotto quota 20, in alcuni casi al 17, Gior­gia Meloni al 9%, Marino al 9, Mar­chini all’8, per il Pd i cen­tri­sti sareb­bero un’ancora di sal­vezza.

Insomma, nella vita della “Grande bellezza”, logica e morale sono inconciliabili, e il potere, sempre più anarchico, fa praticamente ciò che vuole, disfa le giunte, sostituisce i governi, sfugge alle logiche democratiche ormai desuete e detta il proprio palinsesto economico e politico. Marino deve morire … per gli interessi del potere temporale e spirituale. Anche oggi, nel nostro medioevo contemporaneo, un papa osa intromettersi nelle dinamiche politiche della capitale, affidando ai media la scomunica subliminale: «Io non ho invitatoil sindacoMarino, chiaro?». Per forza Marino, morto ammazzato e scomunicato, ormai è finito e deve dimettersi. Pensavamo che la sovranità politica di una città appartenesse ai suoi cittadini, e non al Vaticano. Come dopo la sconfitta di Benevento 1266, Manfredi di Svevia, bello, spregiudicato e rotto ad ogni vizio di lussuria, viene spudoratamente oltraggiato dal papa del tempo Clemente IV, che ordina di riesumarlo e disperderne il corpo sulle rive del Garigliano, dopo aver condotto il cadavere in una stramba processione, con le candele spente e rivolte a terra.

In più Marino si è comportato anche da vero vigliacco, perché ha cercato di scaricare le proprie imperizie sui dipendenti comunali, ha accusato la sua segreteria della falsificazione della sua firma sui rimborsi, facendo dichiarazioni gravissime. Salvando dalle responsabilità i dirigenti (e se stesso), scelti direttamente da lui (ne ha imbarcati una caterva), e accusando invece i dipendenti che provengono dalle liste di un concorso storico. Ha dimostrato anche la propria ingenuità nel tentativo di sradicare le possibili radici del malaffare, adottando strategie sbagliate, come quella della rotazione del personale, senza la subordinazione dei ruoli all’attribuzione delle competenze, e mentre le procedure sono tante e difficoltose, non ha saputo rinforzarle con un team di sviluppo nelle attività progettuali e operative. Anche perché le attrezzature tecnologiche mancano di funzionalità, essendo state appaltate alle ditte degli amici.

Da una parte Vaticash 2015, in cui i pezzi di finanza vaticana, derivata da proventi spesso illeciti, vanno a favorire cardinali super ricchi, che vivono come principi rinascimentali in appartamenti da 700 metri, esentasse, alla faccia degli italiani! Dall’altra il cancro di “mafia capitale”, contenuta nelle 103 pagine della relazione di luglio del prefetto Gabrielli. Di fronte allo spettacolo di una “amministrazione locale devastata” Marino si muove come un inetto che, cerca di non farsi travolgere dalla cupola, ma inesorabilmente ne diviene complice.

Certo, il suo gabinetto, diversamente da quello di Alemanno, non era alle dirette dipendenze di Buzzi e Carminati, Er Cecato della banda della Magliana che con Alemanno era il vero sindaco della capitale: “Pijamose Roma”, si dicevano i due al telefono. Però anche quando cambia amministrazione: “Di nove cavalli della giunta Marino sei sono nostri” … “li compriamo tutti” … “la mucca si munge e va sfamata”.

Ora per Marino si è riaperto il fronte delle note spese e il sindaco risulta indagato per peculato. Accusa confermata dal suo legale ed in relazione all’uso della carta di credito assegnata dall’amministrazione comunale, per le cene di rappresentanza o istituzionali. Poi il giorno dopo le dimissioni dei 26 consiglieri comunali che hanno fatto decadere il consiglio, mentre inaugurava una targa toponomastica che intitola il Parco di Tor Vergata a Salvador Allende, Marino ha citato una sua celebre frase: “Non mi sento un martire, sono un lottatore sociale che tiene fede al compito che il popolo gli ha dato. E vi dico con certezza che il seme affidato alla coscienza degna di migliaia di Cileni, non potrà essere estirpato completamente. Hanno la forza, potranno sottometterci, ma i processi sociali non si fermano né con il crimine né con la forza. La storia è nostra e la fanno i popoli”.

Povero sindaco Marino, forse non ha letto Marx, la storia non la fanno i popoli, se mai è il capitale, perché la vera forza motrice della storia non è di natura idealistica, bensì di natura socio-economica, insomma non è la coscienza che determina la vita, ma la vita che determina la coscienza, ecco perché nella Relazione Prefettizia su Roma Capitale si dice che la città eterna è diventata un sistema di potere mafioso, ostaggio delle brame di Cosa Nostra, ‘Ndrangheta, Camorra, Banda della Magliana, Casamonica, Organizzazioni straniere, politica corrotta e degradata. Mentre il sindaco Marino non si è accorto che i processi sociali sono determinati fondamentalmente dalla volontà del capitale, non tanto dalla volontà del popolo.

Rosanna Spadini

Fonte: www.comedonchisciotte.org

9.11.2015

Riferimenti


https://orsattipietro.files.wordpress.com/2015/11/relazione-sugli-esiti-accesso-presso-roma-capitale.pdf

http://www.adnkronos.com/fatti/politica/2015/10/30/day-marino-sindaco-barrica-indagato-consiglieri-verso-dimissioni_f2OCxXZuow1Emzlge9lMsN.html

http://www.liberoquotidiano.it/news/roma/11843762/Roma–il-sindaco-Ignazio-Marino.html

http://www.coscienzeinrete.net/politica/item/2538-perche-hanno-fatto-fuori-il-sindaco-marino

http://www.huffingtonpost.it/2015/10/31/tronca-commissario-_n_8440736.html

http://ilmanifesto.info/modello-expo-il-salto-di-qualita-del-renzismo/

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