DI NICOLETTA FORCHERI
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Se partiamo dai presupposti che:
1. qualsiasi politico è per definizione ricattabile, condizione sine qua non per arrivare a ricoprire certe alte cariche,
2. la parola “mafia” – un po’ come “talebano” “alqaeda” e “terrorista” – è talvolta affibbiata a persone che rischiano di inceppare il “sistema”, dai guardiani dello stesso,
3. l’Italia è un paese dalla sovranità praticamente nulla e occupato da potentati economicofinanziari le cui cupole sono straniere,
4. tali poteri si avvalgono di prestanomi, complicità affaristiche, e collusioni con il mondo politico istituzionale nella spartizione della torta “res publica”, o bottino,
5. siamo in un regime bancarioassicurativo che ogni giorno stringe la sua morsa sui nostri diritti, le conquiste sociali e le nostre libertà, chiudendo abusivamente il credito alla società civile,
6. tale regime ci costringe nella situazione paradossale di commettere infrazioni – nostro malgrado – alle troppe pletoriche regole connesse alla mission, alla vision e agli obiettivi di tale big corporation bancarioassicurativa (1), dalla logica estranea e ostile all’interesse della collettività,
7. a maggior ragione i nostri politici per gestire politiche che rappresentano profitti di diversi milioni di euro, su risorse primordiali come in particolare acqua, energia, materie prime, semi, farmaci, petrolio, banche dati sensibili,
moneta e credito (usuraio), risultano costretti a lottare contro poteri forti e comitati d’affari incommensurabili, invisibili, trasversali, in particolare per la ragione numero 3 di cui sopra,
allora, come non constatare la coincidenza che il nome di Nicola Cosentino, Sotto segretario all’Economia dell’attuale governo dimessosi appena ieri (14 luglio 2010), è stato citato nel nuovo polverone “P3″ appena il giorno dopo (rif.
Articolo 8 luglio 2010 ) la pubblicazione di una risposta esauriente a un’interrogazione scritta del deputato radicale Matteo Mecacci sul signoraggio accompagnata da ben 9 (nove!!!) solleciti e rivolta al Ministro dell’Economia e delle Finanze? Infatti la risposta dimostra, per chi sapesse leggere tra le righe, qualcosa che il sistema bancarioassicurativo internazionale vuole mantenere criptato ai più e cioè che il reddito monetario da signoraggio viene spartito tra i rentier di BCE e BCN, lasciando le briciole agli Stati.
L’interrogazione, del 6 agosto 2008 (
Interrogazione e risposta Cosentino ) prende spunto da uno scambio intervenuto nell’autunno del 2002, tra Tremonti e l’allora presidente della BCE Duisenberg, scomparso nel frattempo in condizioni un po’ sospette, sul signoraggio delle monetine allo Stato. Duisenberg aveva risposto alla proposta di Tremonti di trasformare le monetine da 1 euro in banconote:
“Mi auguro che il Ministro Tremonti sia consapevole che così perderebbe i proventi del diritto di signoraggio sulla moneta”.
Nell’interrogazione di Mecacci si prende atto che i diritti di signoraggio erano “storicamente iscritti nei bilanci della Banca d’Italia prima della volontaria devoluzione della prerogativa sovrana alla BCE” e che, in seguito a Maastricht, sono stati “riportati sotto la voce ‘proventi da signoraggio’ del bilancio della BCE”.
L’interrogazione verte principalmente sulla differenza di regime tra l’emissione di cartamoneta, della BCE, e le monete metalliche, dello Stato e, in particolare, sul fatto che queste ultime generano un utile allo Stato, essendo caratterizzate
“dall’inesistenza di un nesso tra l’emissione di moneta e l’interesse proveniente dal possesso di titoli del debito pubblico” poiché non sono utilizzate “per acquistare alcun titolo del debito pubblico”,
alludendo alla farsa delle aste pubbliche dei titoli di Stato monopolizzato da un cartello di “dealer” ritualmente chiamati “mercato” dai media (cfr. Lista dei dealer in
Signoraggio, un trompe-l’oeil? ).
La domanda, retorica, sulla base legale per trasferire i diritti di signoraggio ad altro ente giuridico in caso di trasformazione delle monete metalliche in banconote, contiene un’allusione molto interessante, nella frase:
[si chiede di sapere] “se esistano atti o fatti giuridici che trasferiscano il diritto di signoraggio, astrattamente inseribile nel bilancio dello Stato come utile, concorrendo alla diminuzione del debito pubblico, ad altri soggetti giuridici”,
laddove la parola “astrattamente” si riferisce, per gli addetti ai lavori, al fatto che in teoria tale utile dovrebbe essere riconsegnato allo Stato ma che, nella pratica, è trattenuto dai soci di bankitalia, diventati privati dopo il golpe bianco del 1992, e separati di fatto dal ministero del Tesoro dopo il divorzio avvenuto nel 1981,
venendo così meno allo Stato un utile introito per potere rimborsare e/o ridurre quel macigno del debito pubblico fraudolento che dovrebbe essere la principale preoccupazione di qualsiasi governo, poiché esso ci porterà nel baratro del fallimento del paese, rendendoci ricattabili nei confronti del sistema bancario internazionale – i nostri creditori fraudolenti, vedi Grecia – e costringendoci a svendere il demanio e la res publica, cioè le nostre cose.
Nella sua risposta, Nicola Cosentino cita scrupolosamente tutta la base giuridica che definisce, spiega e giustifica la spartizione dei redditi monetari tra BCE/Banche centrali nazionali (BCN) e Stati, ivi comprese le decisioni originali del compianto Duisenberg.
Si apprende quindi che l’8% del totale reddito monetario per l’emissione di cartamoneta va alla BCE, mentre gli interessi su tale percentuale di emissione, chiamati “remunerazione al tasso marginale di rifinanziamento principale” costituiscono (parte del) reddito da signoraggio ripartito tra le BCN secondo una chiave di ripartizione (rif.
chiave di ripartizione BCE) e che il restante 92% è ripartito tra le varie BCN in proporzione alle quote di partecipazione al capitale con il citato “capital key”.
Si apprende anche, dalla risposta dell’indagato Cosentino, che la quota di circolazione di cartamoneta assegnata alla BCE è inserita nel suo bilancio come un credito di pari importo da vantare verso le BCN, detratti gli interessi “al tasso marginale delle operazioni di rifinanziamento principale”: se ne deduce che la BCE si appropria dell’8% del valore facciale di tutta la cartamoneta circolante. Tutto ciò è spiegato bene nella decisione della BCE, rif.
ECB/2001/15, a firma del deceduto Duisenberg e successivamente emendata da altre 5 decisioni, di cui l’articolo 2 della
bce/2005/11 recita:
La decisione BCE/2001/15, del 6 dicembre 2001, relativa all’emissione di banconote in euro fissa la distribuzione alle banche centrali nazionali (BCN) delle banconote in euro in circolazione in proporzione alle quote versate del capitale della BCE. L’articolo 4 della decisione BCE/2001/15 e l’allegato alla medesima attribuiscono alla BCE l’8 % dell’ammontare totale delle banconote in euro in circolazione. La BCE detiene saldi creditizi interni all’Eurosistema nei confronti delle BCN in proporzione alle quote di queste nello schema di capitale sottoscritto, per un valore equivalente all’ammontare delle banconote in euro che la stessa emette.
Si legge poi un controsenso che mette in luce la dissimulazione rituale sul reale significato di signoraggio e cioé che gli interessi sulla quota dell’8% assegnata alla BCE costituiscono “reddito da signoraggio della BCE” – mentre il capitale è iscritto come credito, ma un credito non è un futuro reddito? – distribuito secondo la chiave di ripartizione alle BCN, e che tale reddito può essere trattenuto in parte o totalmente dal Consiglio Direttivo della BCE “qualora la BCE avesse un utile netto inferiore all’importo del signoraggio…”
Ma se gli interessi sull’8% del valore totale della cartamoneta in circolazione sono definiti come il reddito da signoraggio della BCE, come fa la BCE a guadagnare meno di tale reddito? Di quale signoraggio si parla?? Il controsenso deriva dalla definizione – falsa – di signoraggio che non corrisponde agli interessi sulla quota circolante, bensì anche sul capitale iscritto come passività.
Sempre dalla risposta del dimissionario Sottosegretario all’economia, Nicola Cosentino, si apprende che il reddito sul restante 92% della cartamoneta spetta alle BCN, non senza transitare dalle casse della BCE prima della redistribuzione in funzione del capital key citato sopra. E quel reddito cos’è, se non signoraggio?
E infatti in alcune delle decisioni citate come la
bce/2001/16, sempre a firma del compianto Duisenberg, si definisce il reddito monetario di ciascuna BCN conformemente alla formula :
RM = BP × TR,
dove RM: reddito monetario, BP: aggregato del passivo che comprende il totale della cartamoneta circolante e altre passività (depositi), come definito all’allegato della stessa decisione e TR: il tasso di riferimento. Più chiaro di così…
Si apprende infine la risposta retorica alla domanda retorica e cioé che, yes indeed, in caso di sostituzione delle monete metalliche da 1 e 2 euro in banconote, gli utili passerebbero certamente “in termini di signoraggio dagli Stati membri all’Eurosistema”. Ma questo si sapeva.
Il succo quindi è che mentre l’onorevole radicale Mecacci definisce il signoraggio sulla cartamoneta come “interessi sui titoli del debito pubblico” (1), il “fedifrago” Sottosegretario all’Economia, nella sua risposta, rimanda scrupolosamente alle decisioni vigenti della BCE che se ci prendiamo la cura di leggere, fanno capire che quel 92% di signoraggio riscosso dalle BCN corrisponde all’aggregato del passivo (totale valore cartamoneta e depositi) moltiplicato per il tasso applicato. E che la nostra BCN, essendo smaccatamente obbrobriosamente privata (rif.
Partecipanti Banca d’Italia ), ecco chi si intasca il reddito monetario! Non certo lo Stato. E che tra i privati soci di banca d’Italia fanno eccezione l’INAIL e l’INPS in quanto istituti pubblici ma che come tutti gli italiani sanno, stanno palesemente abbandonando i cittadini con una “bancarizzazione” degli “utili”, cartolarizzazioni varie, pensioni da fame e la campagna di stampa sul trasferimento del TFR ai fondi pensione privati, per citarne solo alcune.
Per concludere, il paradosso è che la cosiddetta nuova “P3″ è accusata di associazione a delinquere e violazione della legge Anselmi sulla costituzione di associazioni segrete, proprio da una magistratura assoldata a un sistema bancario il cui vertice italiano nascondeva i nomi dei suoi soci fino solo al 2005, e la cui cupola internazionale agisce, fa affari, trama, e vive unicamente grazie al segreto, basti pensare al Bilderberg e ad altre associazioni segrete, a cui apparentemente non piace il nostro governo.
La BCE e il sistema bancario, si comportano insomma come uno Stato (segreto) superiore agli altri stati, esercitando un diritto (segreto) di signoraggio fondamentale del sovrano. Questo diritto poteva essere ceduto a privati solo contando sulla segretezza e il linguaggio cifrato di una elite stecnocratica che ha tenuto ben nascosti i dati, i meccanismi e l’importanza della sovranità economico-monetaria. D’altra parte, lo avesse capito prima, questo pubblico europeo, avrebbe anche capito che la seconda guerra mondiale fu voluta per accaparrare a Washington (Bretton Woods, 1944) il potere di signoraggio mondiale attraverso il dollaro USA, anch’esso privatizzato attraverso la Federal Reserve. Se avesse invece vinto l’asse nazionalista ROBERTO (Roma-Berlino-Tokyo), il signoraggio su moneta e credito sarebbe rimasto appannaggio degli stati sovrani. Meno male, per i banchieri, che c’erano i partigiani!
Nicoletta Forcheri
Fonte: http://mercatoliberotestimonianze.blogspot.com
Link: http://mercatoliberotestimonianze.blogspot.com/2010/07/il-signoraggio-colpisce-ancora.html
15.07.2010
NOTE
2. [“che ogni anno la BCE riscuote poiché gli stessi sono detenuti nel suo patrimono, buona parte di questi interessi tornano alle banche centrali dei paesi dell’UE che detengono quote proprietarie della BCE stessa”]