IL ROMANTICO GIANFRANCO FINI VIENE ELETTO UNICO FIGO IN UN BAR DI MILANO

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DI MIGUEL MARTINEZ
Kelebek

Da quando la destra è tornata al potere, la distruzione mediologica dello Stato borghese – dell’austera Istituzione, insomma, che mandava i carabinieri con i pennacchi ad arrestare Bocca di Rosa invece che a portarla in TV – ha fatto un altro piccolo passo in avanti.

Donna Moderna e Anna sono entrate a far parte della rassegna stampa di Montecitorio, cioè del materiale che i politici devono prendere in considerazione quando valutano il proprio tasso di credibilità mediatica.

Date le premesse, hanno fatto benissimo: Donna Moderna, della Mondadori, vende mezzo milione di copie, Anna, della Rizzoli, oltre 200.000.

Questa settimana, Donna Moderna (del 25.02.09, pagina 48) offre un articolo su Gianfranco Fini scritto da Stella Pende, una signora che conoscevamo, perché si indigna quando qualcuno osa fare ciò che lei fa di mestiere, spettegolando ad esempio sul fatto che lei  frequenta le spiagge di Watamu in Kenya.

Vincenzo Monti, fedelissimo servitore di ogni sovrano, durante la sua fase napoleonica, scriveva:

“Mentre la Storia scrivendo le vostre imprese teme di comparire bugiarda al tribunale della posterità, la Poesia parlando di Voi viene per l’opposto a spogliarsi la prima volta di questa taccia. Liberata da ogni basso sospetto d’adulazione ella vi reca a’ piedi del più bel Trono del Mondo l’ammirazione dell’Universo, ella vi esprime veracemente nel suo divino linguaggio la riconoscenza e l’amore degli Italiani, che da Voi redenti si sollevano ad alte speranze, e si sentono non indegni de’ vostri eccelsi pensieri.” Eccetera eccetera.

Stella Pende, scrivendo ai tempi della Jeune-Fille e della lettura veloce, è più asciutta nel titolo:

“Fini, l’uomo che capisce le donne”

Stella Pende riprende uno dei temi fondanti delle riviste femminili. Le donne sono in gamba, sono carine e sono infinitamente più intelligenti dei maschi cui affidano i propri destini. E uno dei compiti della rivista femminile è scovare i Veri Uomini, quelli cui le donne intelligenti possano affidare i propri destini senza sentirsi prese in giro.

Per non sembrare spocchiosa – peccato mortale in questi tempi – , Stella Pende fa democraticamente eleggere il Vero Uomo da un collegio elettorale composto da tre donne: Flavia (“18 anni, con la coda di cavallo e lo zaino viola“), Claudia (“bocca di rosa e unghie celesti color lago“) e Sara (“la mamma, bionda 50enne con il tigre nel motore“). Da notare i nomi, più normali di quelli normalmente portati ai nostri tempi.

Tutte e tre votano Gianfranco Fini con questa solenne motivazione: “La verità è che con questa miseria di maschi veri oggi Gianfranco Fini dimostra di essere l’unico ‘Figo'”.

Questo gruppo di donne non è un astratto collettivo. Sono tre persone che conosciamo intimamente, per nome, come avviene con tutti i buoni dei media, in particolare donne e bambini.

Ciascuna componente del collegio elettorale ha qualche vago tratto in cui si identifica una parte delle lettrici, ma nessuna vera caratteristica che rischi di distinguerla dalle stesse lettrici. Così, tutte insieme, queste tre donne rappresentano tutte le lettrici.

Quindi il Vero Uomo sembra che venga eletto democraticamente dalle stesse lettrici, tramite un collegio elettorale, convocato al “Radeski [sic] bar nel centro di Milano”. Tutti sappiamo che questo collegio Stella Pende se lo è inventato di sana pianta, ma il virtuale fa reale oggi.

Credo che questo sistema elettorale – dove il potere vota se stesso, ma lascia a tutti la felice sensazione di aver partecipato con emozione, anzi con il tigre nel motore – ci spieghi parecchie cose del mondo in cui viviamo.

Adorno acutamente notava come gli oroscopi dei giornali fossero tutti calibrati sulla figura del Vicepresidente: cioè sulla maniera in cui l’Ingranaggio Umano Medio vorrebbe essere percepito – non può aspirare a essere Presidente, ma vuole sentirsi un gradino al di sopra della massa, cioè al di sopra di se stesso.

Stella Pende si rivolge più poeticamente al proprio pubblico di Sciampiste:[1]

“Insomma, Fini raccoglie molta gloria in quello che Simone de Beauvoir chiamerebbe ‘il giardino sempre appassionato e meravigliosamente ribelle delle donne in fiore.”

Immaginiamo cosa avrebbe pensato Simone de Beauvoir dell’elezione del Figo di Destra del Bar Radeski [sic], ma non pretendiamo che la Pende, oltre a citarla, l’abbia pure letta.

Quello che conta è lisciare il pelo alle lettrici, come si fa con ogni destinatario di messaggi pubblicitari.

Continua la Lode alle Sciampiste:

“Perché le donne si appassionano a chi mostra passione. Perché le donne guardano spesso a chi ha la capacità di volare contro. E Gianfranco Fini questa forza ce l’ha”.

E’ interessante notare come nella fabbrica del conformismo, il prodotto più apprezzato sia l’anticonformismo, vero o presunto, ma comunque mercificato. Si chiama Innovazione di Mercato. Le sciampiste sono quindi “ribelli“, il loro Vero Maschio “vola contro“. [2]

E come “vola contro” Gianfranco Fini?

“Nell’infiammare delle voci, Gianfranco Fini ha chiesto almeno rispetto per il Capo dello Stato. E’ entrato con forza nella difesa delle istituzioni“.

Certo, stiamo parlando del caso Englaro, e infatti Stella Pende cita questa e altre volte in cui Gianfranco Fini ha fatto qualche innocua dichiarazione per ricordare all’elettorato che può votare destra anche chi non è totalmente schierato con la Conferenza Episcopale Italiana.

Ma Stella Pende compie anche un’altra ardita manovra, che ci fornisce un’utile lezione sui tempi in cui viviamo.

Ogni potere istituzionale (che non sono necessariamente i poteri che contano) è una folle corsa a ostacoli tra innumerevoli telecamere. Chi non si trova sotto la telecamera, sparisce e perde; ma anche chi si trova nella posizione sbagliata sotto la telecamera perde. E le telecamere puntano su cose che la gente capisce. Sostanzialmente, sesso, parolacce e figuracce.

Dietro le telecamere vigilano, impietosi, milioni di cittadini-guardoni, pronti a sfogare tutta la loro impotente invidia sputando su chi inciampa.

Nulla interessa al Pubblico e alle Telecamere quanto la vita affettiva dei potenti. Interessa proprio perché non ha assolutamente nulla di interessante, in quanto partecipa della stessa meschinità e noia della vita privata di sciampiste e telecomandanti.[3]

Ma dai potenti, gli impotenti esigono la stessa qualità che si esigeva dai re: la perfezione.

La perfezione è facile recitarla, comparendo velati in misteriose carrozze una volta l’anno.

Non è possibile recitarla davanti alle telecamere, che fanno vedere tanto il Sommo Pontefice della Chiesa Universale che si soffia il naso quanto il ministro giapponese di cui persino noi abbiamo scoperto l’esistenza a causa di una conferenza stampa in cui parlava in una maniera che sembrava da ubriaco.

Ora, Gianfranco Fini ha divorziato da una pittoresca coatta romana, Daniela Di Sotto, per mettersi con Elisabetta Tulliani, velina con pretese ed’ex-amante dell’avventato presidente della squadra di calcio Perugia. [4]

Che è come dire che il macellaio dell’angolo si è lasciato con la moglie cassiera per mettersi con la vincitrice del premio Miss Garbatella e lettrice delle previsioni meteo a TeleRomaEur, già amante del proprietario del discount che si è comprato la Ferrari a rate prima di andare in fallimento.

Infatti, lo spettacolo è visivamente indistinguibile:

FOTO RIMOSSA

Solo che il tutto viene elevato di una potenza e quindi quello che sarebbe del tutto irrilevante per acquirenti di bistecche, diventa di enorme importanza per chi si deve comprare un Presidente della Camera. E forse non è un ragionamento sbagliato, perché mentre sappiamo cosa è una bistecca, forse nemmeno il diretto interessato sa a cosa serve un Presidente della Camera.

Il trucco consiste nel prendere questa imperfetta normalità e farne segno di uguaglianza, solamente una sorta di uguaglianza esemplare.

Scrive Stella Pende:

“Pensandoci bene, anche l’addio con Daniela Di Sotto […] è stato un atto di grande coraggio. “Gianfranco ha amato sua moglie ma poi, a storia finita, ha continuato a scegliere secondo i suoi sentimenti. Il divorzio con Daniela gli ha tolto molta popolarità nella base di An, ma lui era innamorato di Elisabetta” racconta un amico. Romantico Gianfri.”

Ecco. Romantico Gianfri.

Note:

[1] La sciampista è la vicepresidente della parrucchiera. Il mestiere di parrucchiera, che combina arte, artigianato, chimica e psicologia, è ben al di là della sua portata, ma proprio per questo la sciampista colleziona avidamente i complimenti che i manifesti pubblicitari, le etichette dei prodotti e Stella Pende le riversano incessantemente addosso.

[2] Personalmente conosco non pochi uomini (e donne) che volano contro un po’ più di Gianfranco Fini, ma che non saranno mai disonorati da articoli di Stella Pende.

[3] Il telecomandante è il marito della sciampista. Il suo ruolo è definito, non dal mestiere – può essere tanto dipendente quanto imprenditore – bensì dal controllo del telecomando durante la trasmissione delle partite di calcio.

[4] Mai sottovalutare però l’importanza dello studio dei fluidi legami dei VIP, equivalente postmoderno delle rigide genealogie nobiliari di un tempo, ma ugualmente determinati dallo status.

Si prenda ad esempio il vincolo (ormai superato) tra la signora Stella Pende, giornalista pettegola, e il signor Marco Tardelli, ex-giocatore di calcio della Juventus (oggetto quindi delle telecamere) passato a commentatore sportivo della RAI (gestore di telecamere) e poi a vice-commissario tecnico della Nazionale (produttore di oggetti per le telecamere).

Novella 2000 costituisce l’Almanac de Gotha dei nostri tempi.

–>

Miguel Martinez
Fonte: http://kelebek.splinder.com/
Link: http://kelebek.splinder.com/post/19887424/Il+romantico+Gianfranco+Fini+v
19.02.2009

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