DI DAVID RAY GRIFFIN
Commentando il mio secondo libro sull’11 settembre, “the 9/11 commission report: Omissions and Distortions”, ho detto spesso, scherzando solo per metà, che un titolo migliore sarebbe stato “una bugia lunga 571 pagine” (ai tempi, dicevo “una bugia lunga 567 pagine”, perché dimenticavo di contare le 4 pagine di prefazione). Costruendo questa affermazione, uno dei miei punti è stato che l’intero rapporto è costruito a supporto di un’enorme bugia: che la storia ufficiale riguardo l’11 settembre sia vera.
Un altro punto, comunque, è che nel processo di diffusione di questa bugia generale, il rapporto sull’11 settembre racconta molte bugie riguardo temi particolari. Questo punto è sottinteso nel sottotitolo del mio saggio, “omissions and distortions”*. Si potrebbe pensare, per essere sicuri, che dei due problemi segnalati da questi due termini, solo quelli designati come distorsioni possono essere considerati bugie.E’ meglio, comunque, capire che i due termini si riferiscono a due tipi di bugie: implicite ed esplicite. Abbiamo una bugia esplicita quando il rapporto afferma che il nucleo di entrambe le torri gemelle consisteva di pilastri cavi in acciaio, o quando afferma che il vicepresidente Cheney non diede l’ordine di abbattere prima delle 10:10 di quella mattina. Ma abbiamo una bugia implicita quando la commissione, nella sua discussione riguardo i 189 dirottatori suicidi, omette il fatto che per almeno sei di loro è stato credibilmente accertato che sono ancora vivi, o quando omette di menzionare il fatto che l’edificio 7 del WTC collassò. Queste omissioni sono menzogne implicite in parte, perché mostrano che la commissione non ha onorato la sua stabilita intenzione di procurare un rapporto che fosse il più esauriente possibile riguardo gli eventi accaduti l’11 settembre. Sono pertanto bugie anche perché la commissione poté evitare di raccontare una bugia riguardo la conclusione in questione solo evitando di menzionarla, il che, credo, è il caso della maggior parte delle istanze.
Dati questi due tipi di bugie, ci si potrebbe chiedere quante bugie sono contenute nel rapporto della commissione sull’11 settembre. Non lo so. Ma, decidendo di contare riguardo le quali ho scritto sul mio libro, ho trovato che ne avevo identificate più di 100. Una volta fatta la lista, mi è balzato all’occhio che altri potrebbero trovare questo sommario interessante. Da ciò questo articolo.
Un avvertimento: sebbene in alcuni casi sia ovvio che la commissione ha mentito, in altri casi direi, come ho precisato nel libro, che sembra che la commissione abbia mentito. A ogni modo, nell’interesse di dare semplicemente una breve lista di affermazioni che considero menzogne, ignorerò questa distinzione tra bugie ovvie e probabili, lasciando ai lettori, se vogliono, di leggere le discussioni su “rapporto della commissione sull’11 settembre: omissioni e distorsioni”. Per facilitarvi nel farlo, ho indicato tra parentesi le pagine del libro sul quale le varie conclusioni sono discusse.
Dando questi chiarimenti, farò ora la lista delle omissioni e delle affermazioni del rapporto della commissione sull’11 settembre che io, nella mia critica riguardo il rapporto, ho ritratto come menzogne:
1. L’omissione delle prove che almeno sei dei presunti dirottatori — includendo Walid Al – Shehri, il quale è stato indicato dalla commissione come probabile accoltellatore di un attendente di volo sul volo 11 prima che questo si schiantasse sulla torre nord del WTC — sono ancora vivi (19 – 20)
2. L’omissione delle prove riguardo Mohammed Atta — come la sua documentata passione per l’alcol, il maiale e la lap dance — che è in contrasto con le affermazioni della commissione che lui fosse diventato un fanatico religioso (20 – 21)
3. L’offuscamento delle prove che Hani Hanjour era un pilota troppo scarso per aver pilotato un aereo di linea contro il pentagono (21 – 22)
4. L’omissione del fatto che le liste delle prenotazioni degli aerei rilasciate al pubblico non contengono nomi arabi (23)
5. L’omissione del fatto che il fuoco non ha mai, prima o dopo l’11 settembre, causato il collasso di edifici in acciaio (25)
6. L’omissione del fatto che gli incendi nelle torri gemelle non erano molto grandi, molto caldi, o di lunga durata comparati con incendi in vari edifici in acciaio che non collassarono (25 – 26)
7. L’omissione del fatto che, data l’ipotesi che i collassi fossero causati dal fuoco, la torre sud, che venne colpita dopo la torre nord e aveva perfino incendi di minore entità, non avrebbe dovuto collassare per prima (26)
8. L’omissione del fatto che il WTC 7 (che non è stato colpito da alcun aeroplano e che aveva solo incendi piccoli e localizzati) è collassato — un avvenimento che la FEMA ha ammesso di non poter spiegare (26)
9. L’omissione del fatto che il collasso delle torri gemelle (come quello dell’edificio 7) fu un esempio di almeno dieci caratteristiche provocanti della demolizione controllata (26 – 27)
10. L’affermazione che il nucleo delle due torri fosse di pilastri cavi in acciaio — un’affermazione che ha negato l’esistenza delle 27 colonne di acciaio massiccio che in realtà costituivano il nucleo di entrambe le torri e che, data la frittata della teoria dei collassi, dovrebbe ancora stagliarsi per centinaia di piedi nell’aria (27 – 28)
11. L’omissione della dichiarazione di Larry Silverstein che lui e il comandante dei pompieri decisero di evacuare l’edificio 7 (28)
12. L’omissione del fatto che l’acciaio degli edifici del WTC venne rapidamente rimosso dalla scena del crimine e imbarcato verso l’estero prima che potesse venire analizzato per le prove sull’utilizzo di esplosivi (30)
13. L’omissione del fatto che, siccome l’edificio 7 venne evacuato prima di crollare, la ragione ufficiale per la rapida rimozione dell’acciaio — che alcune persone potessero essere ancora vive sepolte tra le macerie sotto l’acciaio — in questo caso era insensata.
14. L’omissione dell’affermazione del sindaco Giuliani che disse di aver ricevuto notizia che il WTC stava per crollare (30 – 31)
15. L’omissione del fatto che il fratello del presidente Bush, Marvin, e suo cugino Wirt Walker III erano entrambi direttori della compagnia incaricata della sicurezza del WTC (31 – 32)
16. L’omissione del fatto che l’ala ovest del pentagono sarebbe stata l’ultimo punto utile da colpire per i terroristi di Al Qaeda, per vari motivi (33 – 34)
17. L’omissione di qualunque discussione sul come il danno causato al pentagono fosse compatibile con l’impatto di un Boeing 757 lanciato a svariate centinaia di miglia orarie (34)
18. L’omissione del fatto che ci sono fotografie che dimostrano che le facciate dell’ala ovest non collassarono se non mezz’ora dopo l’impatto e anche che il buco d’entrata pare troppo piccolo perché vi sia entrato un Boeing 757 (34)
19. L’omissione di tutte le testimonianze che sono state utilizzate per porre dei dubbi su quanti resti di un Boeing 757 fossero visibile sia dentro che fuori dal pentagono (34 – 36)
20. L’omissione di qualsiasi discussione sul fatto che il pentagono ha un sistema antimissile che avrebbe potuto abbattere un aereo di linea —anche se la commissione suppose che i terroristi di Al Qaeda non attaccarono una centrale nucleare perché ipotizzarono che fosse così difesa (36)
21. L’omissione del fatto che fotografie prese da varie telecamere di sicurezza — includendo la telecamera alla stazione di servizio sulla via per il pentagono, il filmato della quale è provato che venne confiscato dall’FBI immediatamente dopo l’impatto — potrebbero probabilmente rispondere al quesito di cosa realmente abbia colpito il pentagono (37 – 38)
22. L’omissione del riferimento del segretario della difesa Rumsfeld riguardo il missile usato per danneggiare il pentagono (39)
23. L’apparente aggiunta di una totalmente insoddisfacente risposta alla domanda del perché gli agenti del servizio segreto permisero al presidente Bush di rimanere alla scuola di Sarasota nel momento in cui, secondo la storia ufficiale, avrebbero dovuto apprendere che un aereo dirottato avrebbe potuto essere sulla via per schiantarsi sulla scuola (41 – 44)
24. Il fallimento nell’indagare il perché del fatto che il servizio segreto non chiamò alcun caccia per fornire copertura aerea per l’Air Force One (43 – 46)
25. Le affermazioni che, quando il gruppo presidenziale arrivò alla scuola, nessuno del gruppo sapeva che alcuni aeroplani erano stati dirottati (47 – 48)
26. L’omissione del rapporto secondo il quale il generale Ashcroft venne avvertito di smettere di usare linee aeree commerciali prima dell’11 settembre (51)
27. L’omissione dell’affermazione di David Schipper che, in base a delle informazioni passate agli agenti dell’FBI riguardo previsti attacchi a Lower Manhattan, aveva provato senza successo a girare queste informazioni al procuratore generale Ashcroft durante le sei settimane precedenti l’11 settembre (51)
28. L’omissione di menzionare gli agenti dell’FBI che comprovatamene affermarono di conoscere ben in anticipo date e obiettivi degli attacchi (51 – 52)
29. L’affermazione, per mezzo di una circolare, che l’inusuale acquisto di azioni antecedenti l’11 settembre non implicava la conoscenza anticipata degli attacchi da parte dei compratori (52 – 57)
30. L’omissione dei rapporti riguardanti il fatto che sia il sindaco William Brown che alcuni ufficiali del pentagono ricevettero avvisi riguardo involare l’11 settembre (57)
31. L’omissione del rapporto che Osama Bin Laden, già ricercato numero uno dell’America, è stato curato nel luglio del 2001 da un medico americano in un ospedale americano a Dubai, e visitato dal locale agente CIA (59)
32. L’omissione delle notizie che suggerivano che dopo l’11 settembre le truppe americane in Afghanistan permisero deliberatamente che Osama Bin Laden scappasse (60)
33. L’omissione dei rapporti, incluso il rapporto di una visita a Bin Laden all’ospedale a Dubai del capo dei servizi segreti sauditi, in aperta contraddizione con il ritratto di Osama Bina Laden come disconosciuto dalla sua famiglia e dal suo paese (60 – 61)
34. L’omissione della dichiarazione di Gerald Posner riguardo la testimonianza di Abu Zubaydah, secondo la quale tre membri della famiglia reale saudita — tutti morti misteriosamente in un periodo di otto giorni poco più tardi — stavano finanziando ad Al Qaeda e avevano conoscenza precedente all’11 settembre degli attacchi che sarebbero avvenuti (31 – 65)
35. La negazione da parte della commissione di aver trovato qualsiasi prova riguardo il passaggio di denaro dai sauditi ad Al Qaeda (65 – 68)
36. La negazione, in particolare, da parte della commissione, di aver trovato prove riguardo il passaggio di fondi dalla principessa Haifa, moglie del principe Bandar, agli operativi di Al Qaeda (69 – 70)
37. La negazione, nei termini di aver semplicemente ignorato la distinzione tra voli privati e commerciali, che i voli privati che condussero i sauditi da Tampa a Lexington il 13 settembre violarono le leggi sullo spazio aereo statunitense vigenti in quei giorni (71 – 76)
38. La negazione che ad alcun saudita fu permesso di lasciare gli Stati Uniti appena dopo l’11 settembre senza essere stato adeguatamente indagato (76 – 82)
39. L’omissione delle prove che il principe Bndar ottenne un permesso speciale dalla Casa Bianca per i voli sauditi (82 – 86)
40. L’omissione dell’affermazione di Coleen Rowley che alcuni ufficiali nel quartier generale dell’FBI videro l’appunto dell’agente Kenneth Williams di Phoenix (89 – 90)
41. L’omissione dell’affermazione dell’agente dell’FBI di Chicago Robert Wright, che il quartier generale dell’FBI chiuse il suo caso su una cellula terroristica, e usò l’intimidazione per evitare che pubblicasse la sua esperienza su un libro (91)
42. L’omissione di prove riguardo il sabotaggio da parte dell’FBI del tentativo di Coleen Rowley e di altri agenti di Minneapolis di ottenere un mandato per accedere al computer di Zacarias Moussaoui (91 – 94)
43. L’omissione di tre ore e mezza di testimonianza dell’ex traduttore dell’FBI Sibel Edmond – testimonianza che, secondo la lettera pubblica successiva al direttore Kean, rivelava seri insabbiamenti relativi l’11 settembre da parte di ufficiali del quartier generale dell’FBI (94 – 101)
44. L’omissione del fatto che il generale Mahmoud Ahmadi, capo dei servizi segreti pakistani (ISI), era a Wilmington la settimana precedente l’11 settembre per incontrare il capo della CIA Gorge Tenet e altri ufficiali statunitensi (103 – 104)
45. L’omissione delle prove che il capo dell’ISI, Ahmadi, ordinò che fossero mandati 100000 $ a Mohammed Atta prima dell’11 settembre (104 – 107)
46. L’affermazione della commissione di non aver trovato prove che alcun governo straniero, incluso il Pakistan, abbia finanziato gli operativi di Al Qaeda (106)
47. L’omissione del rapporto che l’amministrazione Bush fece pressioni sul Pakistan affinché rimuovesse Ahmadi dal ruolo di capo dell’ISI dopo la comparsa della storia del passaggio, per suo ordine, dei soldi ad Atta (107 – 109)
48. L’omissione di prove che l’ISI (e non solamente Al Qaeda) era dietro l’assassinio di Ahmad Shah Masood (il capo dell’alleanza del nord afghana), che avvenne appena dopo la riunione di una settimana fra i capi della CIA e l’ISI (110 – 112)
49. L’omissione di prove che l’ISI era coinvolto nel rapimento e nell’omicidio del giornalista di Wall Street Daniel Pearl (113)
50. L’omissione del rapporto di Gerald Posner che Abu Zubaydah affermò che un ufficiale militare pachistano, Mushaf Ali Mir, era strettamente connesso all’ISI e ad Al Qaeda e aveva conoscenze anticipate degli attacchi dell’11 settembre (114)
51. L’omissione della previsione da parte di Rajaa Gulum Abbas, agente dell’ISI, fatta nel 1999 che le torri gemelle sarebbero crollate (114)
52. L’omissione del fatto che il presidente Bush e altri membri della sua amministrazione parlarono ripetutamente degli attacchi dell’11 settembre come opportunità (116 – 117)
53. L’omissione del fatto che “The project for the new american century”**, del quale molti membri divennero figure chiave dell’amministrazione Bush, pubblicò un documento nel 2000 che affermava che una nuova Pearl Harbor avrebbe aiutato il loro obiettivo di ottenere fondi per una rapida trasformazione tecnologica dell’esercito americano (117 – 118)
54. L’omissione del fatto che Donald Rumsfeld, che, come capo della commissione sul comando dello spazio degli Stati Uniti, raccomandò di aumentarne i fondi, usò gli attacchi dell’11 settembre come conclusione per assicurarsi quei fondi (119 – 122)
55. Il fiasco nel menzionare il fatto che tre degli uomini che presiedevano il fallimento nel prevedere gli attacchi dell’11 settembre — il segretario Rumsfeld, il generale Richard Meyers e il generale Ralph Eberhart — erano anche tre dei più forti sostenitori per il comando sullo spazio degli USA (122)
56. L’omissione del fatto che la Unocal dichiarò che i talebani non potevano assicurare un’adeguata sicurezza per il suo programma di procedere con la costruzione di un oleodotto per petrolio e gas dalla regione del Caspio attraverso Afghanistan e Pakistan (122 – 125)
57. L’omissione del rapporto che, in un meeting nel luglio 2001, i rappresentanti degli Stati Uniti dissero che, siccome i talebani rifiutavano di accettare la proposta americana di far avanzare l’oleodotto, una guerra contro di loro sarebbe iniziata ad ottobre (125 – 126)
58. L’omissione del fatto che Zbiginiew Brzezinsky nel suo libro del 1997 disse che, affinché gli USA mantenessero la supremazia globale, dovevano ottenere il controllo dell’Asia centrale, con le sue vaste riserve di petrolio, e che una nuova Pearl Harbor avrebbe aiutato gli Stati Uniti ad ottenere il supporto pubblico per le sue fatiche imperialistiche (127 – 128)
59. L’omissione di prove che alcuni membri chiave dell’amministrazione Bush, inclusi Donald Rumsfeld e il suo vice Paul Wolfowitz, facevano dibattiti su una guerra in Iraq da anni (129 – 133)
60. L’omissione di annotazioni di conversazioni di Rumsfeld riguardo l’11 settembre che mostrano come egli fosse determinato ad usare gli attacchi come pretesto per una guerra in Iraq (131 – 132)
61. L’omissione dell’affermazione da “the project for the new american century”** che il bisogno di una presenza di forze americane sostanziale nel Golfo trascende il problema del regime di Saddam Hussein (133 – 134)
62. La dichiarazione che il protocollo FAA riguardo l’11 settembre richiese il processo di passaggio attraverso la catena di comando, il che fece perdere del tempo — nonostante il Rapporto citi prove del contrario (158)
63. La dichiarazione che in quei giorni ci fossero solo due basi nel settore nord – est del NORAD che tenevano caccia in allerta, e che, in particolare, non ci fossero caccia in allerta a Mcguire o Andrews (159 – 162)
64. L’omissione delle prove che la base aerea di Andrews teneva in ogni momento alcuni caccia in allerta (162 – 164)
65. L’accettazione dell’affermazione duplice che il colonnello Marr del NEADS dovette telefonare a un suo superiore per vere il permesso di avere i caccia in volo da Otis e che questa chiamata richiese 8 minuti (165 – 166)
66. L’adesione all’affermazione che la perdita del segnale del trasponder degli aeroplani rende virtualmente impossibile i radar dell’esercito americano il tracciamento di quegli aeroplani (166 – 167)
67. L’affermazione che l’intercettazione di Payne Stewart non mostra che il tempo di risposta del NORAD nei confronti del volo 11 fu straordinariamente lento (167 – 169)
68. L’affermazione che i caccia di Otis non furono mesi in volo fino a sette minuti dopo aver ricevuto l’ordine di decollare perché non sapevano dove andare (174 – 175)
69. L’affermazione che l’esercito americano non venne a sapere del dirottamento del volo 175 fino alle 9:03, quando questo si stava schiantando nella torre sud (181 – 182)
70. L’omissione di qualsiasi spiegazione riguardo (a) perché il primo rapporto del NORAD, secondo il quale l’FAA notificò all’esercito il dirottamento del volo 175 alle 8:43, era ora da considerare falso e (b) come questo rapporto, se fosse stato falso, avrebbe potuto essere pubblicato e lasciato non corretto per circa tre anni (182)
71. La dichiarazione che l’FAA non programmò una teleconferenza fino alle 9:20 di quel mattino (183)
72. L’omissione del fatto che un appunto di Laura Brown dell’FAA dice che la teleconferenza era fissata per le 8:50 e che includeva una discussione sul dirottamento del volo 175 (183 – 184, 186)
73. L’affermazione che la conferenza dell’NMCC non cominciò fino alle 9:29 (186 – 188)
74. L’omissione, nell’affermazione della commissione che il volo 77 non deviò dalla sua rotta fino alle 8:54, del fatto che il rapporto precedente diceva 8:46 (189 – 190)
75. Il fallimento nel menzionare che il rapporto riguardante la caduta di un grande jet in Kentucky, nel momento in cui il volo 77 scomparve dai radar dell’FAA, venne preso abbastanza seriamente dai capi dell’FAA e dall’unità antiterrorismo dell’FBI che venne ritrasmesso alla Casa Bianca (190)
76. L’affermazione che il volo 77 volò per almeno 40 minuti attraverso lo spazio aereo americano in direzione di Washington senza essere rilevato dai radar dell’esercito (191 – 192)
77. Il fallimento nello spiegare, se il rapporto del NORAD che fosse stato avvertito del volo 77 alle 9:24 non era corretto, di come questo rapporto sia potuto nascere, quindi, se gli ufficiali del NORAD avessero mentito o fossero semplicemente stati confusi per circa tre anni (192 – 193)
78. L’affermazione che i caccia di Langley, dei quali il NORAD disse in un primo tempo che fossero stati fatti decollare per intercettare il volo 77, erano attualmente stati fatti decollare in risposta a un prima rapporto errato da un (non identificato) controllore dell’FAA alle 9:21 che diceva che il volo 11 era ancora in volo e stava dirigendosi verso Washington (193 – 199)
79. L’affermazione che l’esercito non sentì nulla dall’FAA riguardo il probabile dirottamento del volo 77 prima che il pentagono fosse colpito (204 – 212)
80. L’affermazione che Jane Garvey non si unì alla video conferenza di Richard Clarke fino alle 9:40, dopo che il pentagono era stato colpito (210)
81. La dichiarazione che nessuna delle teleconferenze riuscì a coordinare le risposte dell’FAA e dell’esercito ai dirottamenti perché nessuna di queste includeva i giusti ufficiali dell’FAA e del dipartimento della difesa — nonostante Richard Clarke dichiari che la sua videoconferenza incluse il capo dell’FAA, Jane Garvey, tanto quanto il segretario della difesa Rumsfeld e il generale Richerd Myers, la poltrona agente dei comandanti riuniti dello staff (211)
82. L’affermazione della commissione di non sapere chi, nel dipartimento della difesa, partecipò alla videoconferenza di Clarke — nonostante il libro di Clarke dica che furono Donald Rumsfeld e il generale Myers (211 – 212)
83. L’appoggio all’affermazione del generale Myers che egli fosse su Capitol Hill durante gli attacchi, senza menzionare l’affermazione contraddittoria di Richard Clarke, secondo la quale Myers era al pentagono a partecipare alla videoconferenza di Clarke stesso (213 – 217)
84. L’insuccesso nel menzionare la contraddizione tra l’affermazione di Clarke riguardo il luogo dove si trovava Rumsfeld quella mattina e la dichiarazione dello stesso Rumsfeld (217 – 219)
85. L’omissione della testimonianza del segretario dei trasporti Norman Mineta, data alla commissione stessa, che il vicepresidente Cheney e altri nel rifugio sotterraneo furono avvisati alle 9:26 che un aereo si stava avvicinando al pentagono (220)
86. L’affermazione che gli ufficiali del pentagono non seppero nulla riguardo l’avvicinarsi di un aereo al pentagono fino alle 9:32, 9:34 o 9:36 — in qualsiasi caso solo pochi minuti prima che l’edificio venisse colpito (223)
87. L’appoggio a due storie contraddittorie riguardo l’aereo che colpì il pentagono — una nel quale esso eseguì una spirale discendente di 330° (una picchiata ad alta velocità) e una nella quale non c’è alcun accenno a questa manovra (222 – 223)
88. L’affermazione che i caccia di Langley, che presumibilmente furono fatti decollare per proteggere Washington dal volo fantasma 11, non erano vicini a Washington perché furono spediti per errore sul mare (223 – 224)
89. L’omissione di tutte le prove che insinuano che l’aereo che colpì il pentagono non fosse il volo 77 (224 – 225)
90. L’affermazione che all’esercito non venne notificato il dirottamento del volo 93 dall’FAA prima che questo si schiantasse (227 – 229, 232, 253)
91. La duplice affermazione che l’NMCC non vide la conferenza iniziata dall’FAA e dopo non riuscì a connettere l’FAA alla conferenza iniziata dall’NMCC (230 – 231)
92. L’omissione del fatto che il servizio segreto può sapere tutto ciò che sa l’FAA (233)
93. L’omissione di qualsiasi inchiesta sul perché l’NMCC iniziò la sua personale teleconferenza se, come Laura Brown dell’FAA ha detto, questo non è il protocollo standard (234)
94. L’omissione di qualsiasi indagine sul perché il generale Montague Winfield non solo lasciò un novellino (il capitano Leidig) al suo posto come Direttore delle Operazioni dell’NMCC ma addirittura lo lasciò in carica anche quando fu chiaro che il pentagono stava affrontando una crisi senza precedenti (235 – 236)
95. L’affermazione che l’FAA (falsamente) informò il servizio segreto tra le 10:10 e le 10:15 che il volo 93 era ancora in volo e si dirigeva verso Washington (237)
96. L’affermazione che il vicepresidente Cheney non diede l’autorizzazione all’abbattimento prima delle 10:10 (alcuni minuti dopo lo schianto del volo 93) che questa autorizzazione non venne trasmessa all’esercito americano fino alle 10:31 (237 – 241)
97. L’omissione di tutte le prove indicanti che il volo 93 venne abbattuto da un aereo dell’esercito (238 – 239, 252 – 253)
98. L’affermazione che Richard Clarke non ricevette la richiesta di autorizzazione ad abbattere prima delle 10:25 (240)
99. L’omissione della testimonianza dello stesso Clarke, che insinua di aver ricevuto l’autorizzazione di abbattimento alle 9:50 (240)
100. L’affermazione che Cheney non raggiunse il rifugio sotterraneo (il PEOC, presidential emergency operations center***) prima delle 9:58 (241 – 244)
101. L’omissione di più testimonianze, tra cui quella di Norman Mineta alla commissione stessa, che Cheney era nel PEOC prima delle 9:20 (241 – 244)
102. L’affermazione che l’autorizzazione di abbattimento dev’essere data dal presidente (245)
103. L’omissione dei rapporti indicanti il fatto che il colonnello Marr ordinò l’abbattimento del volo 93 e che il generale Winfield indicò che lui e altri dell’NMCC si aspettavano che un caccia raggiungesse il volo 93 (252)
104. L’omissione dei rapporti che mostrano come ci fossero due caccia in volo a poche miglia da NYC e tre a sole 200 miglia da Washington (251)
105. L’omissione delle prove che ci fossero almeno 6 basi con caccia in allerta nella parte nord-orientale degli USA (257 – 258)
106. L’approvazione dell’affermazione del generale Myers che il NORAD definiva la propria missione in termini di difesa da minacce dll’estero (258 – 262)
107. L’approvazione dell’affermazione del generale Myers che il NORAD non aveva riconosciuto la possibilità che i terroristi usassero gli aerei dirottati come missili (262 – 263)
108. Il mancato chiarimento del significato delle prove presentate nel rapporto stesso, e del menzionarne altre, che dimostrano che il NORAD aveva invece riconosciuto la minaccia di poter usare gli aerei come missili (264 – 267)
109. L’insuccesso nel provare la questione di come i wargames**** programmati per quel giorno fossero legati al fallimento dell’esercito nell’intercettare i voli dirottati (268 – 269)
110. Il fallimento nel discutere la possibile rilevanza dell’operation NorthWoods***** sugli attacchi dell’11 settembre (269 – 271)
111. L’affermazione — costruita in spiegazione del perché l’esercito non ottenne informazioni riguardo i dirottamenti in tempo per intercettarli — che il personale dell’FAA fallì inesplicabilmente nel seguire le procedure standard per qualcosa come 16 volte (155 – 156, 157, 179, 180, 181, 190, 191, 193, 194, 200, 202 – 203, 227, 237, 272 – 275)
112. Il fallimento nel far notare che la dichiarata indipendenza della commissione era fatalmente compromessa dal fatto che il suo direttore esecutivo, Philip Zelikow, era virtualmente un membro dell’amministrazione Bush (7 – 9, 11 – 12, 282 – 284)
113. Il fallimento nel mostrare che la Casa Bianca prima tentò di prevenire la creazione di una commissione sull’11 settembre, e poi piazzò vari ostacoli sulla sua strada, incluso ilfinanzirla solo minimamente (283 – 285)
114. Il fallimento nel far notare che il presidente della commissione, la maggior parte degli altri commissari, e almeno metà dello staff avevano seri conflitti d’interesse (285 – 290, 292 – 295)
115. Il fallimento della commissione, nel vantarsi di aver presentato il suo rapporto finale senza dissensi, nel mostrare che questo era probabilmente possibile solo perché Max Cleland, uno dei commissari più critici nei confronti della Casa Bianca che giurò che non sarebbe stato parte di un aver guardato alle informazioni solo parzialmente, dovette licenziarsi per poter accettare una nomina alla Import – Export Bank, e che la Casa Bianca lo fece avanzare tra i candidati per questa nomina solo dopo che egli mise un freno alle sue schiette critiche (290 – 291)
Concluderò facendovi notare che ho chiuso il mio studio su quello che ho iniziato a chiamare il “rapporto Kean – Zelikow” scrivendo che, molto distante dal ridurre i miei sospetti riguardo una complicità ufficiale, questo rapporto è servito a confermarli. Perché le menti incaricate di redigere questo rapporto finale avrebbero dovuto infilarsi in un tale mucchio di falsità se non stavano cercando di coprire crimini veramente enormi?
David Ray Griffin
Fonte:www.septembereleventh.org
Link:http://www.septembereleventh.org/newsarchive/2005-05-22-571pglie.php
22.05.05
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ELWOOD
Note:
*omissioni e distorsioni
**il progetto per il nuovo secolo americano
***centro presidenziale per le operazioni di emergenza
****giochi di guerra, esercitazioni
*****operazione foreste del nord
VEDI ANCHE: L’11 SETTEMBRE E L’AMMINISTRAZIONE BUSH