Di Marcello Veneziani
Dopo averle provate tutte, premier di sinistra, di centro e di destra, tecnocrati, finanzieri e populisti, politici e antipolitici, ricchi e poveri, maschi e donne, non ci resta che la soluzione finale: il prossimo premier sarà un robot. Non sto scherzando o vaneggiando, vedrete strada facendo che il discorso si farà serio, e perfino drammatico.
Dunque, parto da due autorevoli, anzi massimi esperti in materia, con incarichi istituzionali: l’ex ministro Roberto Cingolani e Giorgio Metta, ai vertici dell’istituto italiano di tecnologia. I due sono autori della bibbia in materia di transizione tecnologica: Umani e umanoidi. Vivere con i robot, edito da Il Mulino. Per cominciare, l’espressione robot è spregiativa, significa in cecoslovacco servitore; visto lo scenario che si prospetta, i due esperti consigliano di definirli collaboratori, anzi “compagni dei cittadini”, il robot è “un compagno universale” (un cyber-comunista, visto l’appellativo di compagno?). I nuovi robot, spiegano, sono capaci di interagire con l’essere umano, assisterlo e guidarlo; sono “robot in grado di comunicare tra loro e con gli umani, usando lo stesso linguaggio (verbale e gestuale), capaci di comprendere le situazioni fondamentali e persino di prendere piccole decisioni necessarie al miglior svolgimento del proprio compito”, possedendo tra i loro requisiti “autonomia”, capacità di “cooperazione”, “socialità”, sorveglianza, sostegno, “guida e indicazioni al pubblico, compagnia, addestramento, educazione e training” e “sostituzione degli umani in ambienti ostili o per lavori gravosi”. Ma è il curriculum perfetto per Palazzo Chigi!
Tutto coincide alla perfezione, anche la facoltà di prendere “piccole decisioni” (le grandi decisioni non le prendono infatti i politici). Se devono attenersi alle direttive Ue, Nato, Usa, Bce, Pnrr, ecc. basta un robottino. Che altro andiamo a cercare, il nostro compagno presidente robot è l’ideale per guidare un governo, non di parte e non di incapaci, ma scientificamente fuori dalle parti e tecnicamente capacissimo. Perché sprecarlo solo in fabbrica, per necessità domestiche o per altri usi limitati quando ha tutti i requisiti per guidare la nazione? Meglio un governo tutto di robot con i ministeri riformattati: il ministro dell’Algoritmo e della Sorveglianza al posto degli Interni, Il ministro alla Mutazione transumana che comprende lo Sviluppo e la Transizione, il ministro all’Intelligenza artificiale che fonde istruzione e ricerca scientifica; il ministro alla Correzione, al posto della cultura; e poi il ministro alla Sostituzione dell’umano, il ministro all’Umanità surrogata per la riproduzione asessuata dei postumani, il ministro al Compostaggio dei residui antropologici che si occupa di smaltire tra termovalorizzatori e discariche, l’umanità defunta, residua o eccedente; il ministro alla Vaccinazione Permanente, per modificare geneticamente gli uomini e sostituire la salute coi farmaci; il ministro alla Nutrizione alternativa che sostituisce i vecchi ministeri agricoltura, pesca ecc.; e via dicendo. Sarà prevista pure la cedolare secca per gli affitti dell’utero, l’ectogenesi e l’accoppiamento coi robot; e il bonus del 110% per la sostituzione dei robot obsoleti o che consumano troppo (anche nel senso di spendaccioni) e la commutazione delle accise in incentivazioni ai ricambi ecosostenibili dei robot.
Tornando alla realtà d’oggi, la denatalità in Occidente, si ripete, sarà rimpiazzata dai flussi migratori; invece a sostituirci, dopo averci affiancati, saranno loro, i compagni universali detti robot. Che sia in corso una rivoluzione capillare che sta cambiando non solo il paesaggio sociale ma anche le nostre menti, lo dicono ormai in tanti, cibernetici, futurologi, scienziati ma anche filosofi. Salvatore Natoli, per esempio, nel suo recente libro Il posto dell’uomo nel mondo (Feltrinelli), sposa gli orizzonti robotici prima descritti e nota “l’estensione del dominio dell’artificiale sulle regioni della mente” fino “a modificare gli schemi cognitivi” Ormai nessuna attività cognitiva, aggiunge, può essere svolta senza un sopporto tecnologico adeguato. E col tempo, non di supporto si tratterà, ma diventeremo noi i sudditi del robot, e la nostra intelligenza umana sarà il cugino di campagna, la versione primitiva, rozza, naturalistica e periferica dell’intelligenza artificiale.
Con l’aiuto del robot e di sua madre, l’intelligenza artificiale, passeremo – dice il filosofo e lo confermano scienziati e divulgatori, da Lovelock a Boncinelli – dal polimorfismo sessuale (basta con le ridicole, antiquate identità maschili e femminili) all’autogeneratività; grazie alle cellule staminali e al cervello robotico di cui sopra, verranno prodotti organi sostitutivi di quelli malati o invecchiati e si potranno costruire ”organismi perfettamente efficienti”. La selezione della specie sarà molto più veloce ed efficiente di quella descritta da Darwin, ben oltre l’eugenetica.
E per finire riciccia un’utopia tecno-bucolica degli hippie negli anni sessanta: “Un prato cibernetico dove mammiferi e computer vivono assieme in reciproca armonia di programmazione …fratelli e sorelle mammiferi, tutti sorvegliati da macchine di amorevole grazia” (Richard Brautigan, poeta hippy visionario anzi allucinato, 1967). Fino a che i robot sostituiranno del tutto noi mammiferi. Vi piace, vi attizza un’utopia del genere?
Le cose si complicheranno quando un robot sarà sorpreso a rubare e un altro robot svalvolato a stuprare stupidi mammiferi che si erano fidati di loro…
Di Marcello Veneziani
Marcello Veneziani, giornalista e scrittore.
Fonte: https://www.marcelloveneziani.com/articoli/il-prossimo-premier-sara-un-robottino/
Panorama n.4