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“Vivo sulla mia pelle le assurdità di un protocollo anticontagio. Mi impongono di vivere a metà: sano dalle 8 alle 13, divento contagioso, con test negativo, nelle ore successive”
Sano al mattino, probabile untore nel pomeriggio. È l’assurda situazione che sta vivendo il docente di una scuola cuneese, frequentata da un alunno risultato positivo al Coronavirus.
Tutto inizia quando il ragazzo si sottopone al test: è venerdì e viene informato il sabato mattina di aver contratto il virus. Di sua iniziativa avverte la scuola. “Stavo andando ad una cena – spiega il professore – e, in coscienza non me la sono più sentita di uscire e ho disdetto la serata”.
L’Asl Cn1 conferma la positività dell’allievo solo il lunedì mattina. Professori e alunni vengono lasciati a casa e il martedì, su indicazione della scuola, si procede con il tampone a tutti.
“Io risulto negativo, come tutta la classe e tutti i miei colleghi. Sono naturalmente felice e mi preparo a ritornare in istituto, quando ricevo un’informativa che devo legge e rileggere perché è talmente assurda che penso di non aver capito bene”.
Il documento, inviato dalla scuola, recita: “Dopo la comunicazione ricevuta dall’AslCn1, si ritiene che i docenti risultati negativi al test molecolare, debbano riprendere l’attività lavorativa” e fin qui tutto normale. Ciò che ha dell’assurdo è riportato nelle righe seguenti: “Con esclusione, fino a 14 giorni dall’ultimo contatto con uno dei ragazzi positivi, di attività sociali e di percorsi diversi da quello domicilio-scuola e viceversa”.
A conferma di queste disposizioni, il docente cuneese riceve anche una mail dall’Asl dove si ricorda: il divieto di incontri sociali, il divieto di spostamenti e viaggi se non quelli per andare al lavoro, evitando i mezzi pubblici. Obbligo di rimanere reperibile per le attività di sorveglianza. “Quindi – ricapitola il professore – , adottando tutte le misure di sicurezza io non sono un pericolo per un eventuale contagio di alunni e colleghi ma lo divento se vado in un negozio a fare la spesa. Utilizzerò la mia auto per spostarmi da casa a scuola, nonostante l’abbonamento al bus, ma chi non la possiede cosa farà? Potrà rimanere a casa? Utilizzara ugualmente i mezzi pubblici? E poi mi chiedo: ma cosa significa “rimanere reperibile per le attività di sorveglianza?”. Sono diventato un delinquente untore pur avendo il tampone negativo?”
Qui si interrompe la nostra chiacchierata: suonano alla porta, è il personale dell’Asl che gentilmente chiede al professore come si sente. “Mi sento preso in giro, ecco come mi sento”.
Per una informazione più completa, bisogna dire che proprio in queste ore la Regione Piemonte ha disposto per i docenti: “Per scongiurare la desertificazione del personale operativo in classe, per gli insegnanti che presentino il caso di un alunno positivo scatta la quarantena attiva di dieci giorni (che autorizza unicamente gli spostamenti casa-lavoro e lavoro-casa), con tampone di controllo tra il quarto e il settimo giorno, periodo di incubazione del virus. Un provvedimento che riguarda solo i professori che possano dimostrare di non aver avuto contatti stretti all’interno degli ambienti scolastici con lo studente infetto. Diversamente, scatta anche qui la quarantena di quattordici giorni”.