Condi vince il premio Goebbels
DI GREG PALAST
“C’è da inorridire che questa storia sia venuta fuori.” Così si è espressa il segretario di stato Condi Rice al suo ritorno dal viaggio in Irak.
Ciò che invece NON fa inorridire Condi è che gli USA detengano a Guantanamo dei prigionieri in condizioni di “tortura”, come le ha definite la Croce Rossa. Ciò che NON fa inorridire Condi è che in Afganistan ci siano ancora prigionieri di guerra dopo che la guerra è finita, in violazione diretta delle leggi internazionali. Ciò che NON fa inorridire Condi è che ci siano numerose testimonianze dei prigionieri a proposito degli atti sacrileghi contro il Corano.
Ciò che la fa inorridire è che tutto ciò sia stato RESO PUBBLICO. Così Condi si guadagna la croce di ferro del ministro della propaganda tedesco Joseph Goebbels.
Però non voglio lasciare fuori il presidente. I suoi aiutanti riferiscono che George Bush è “arrabbiato” per l’articolo. Non è arrabbiato perché c’è stata una profanazione del Corano, no, ma perché il fatto E’ STATO RESO PUBBLICO.
E così, visto che George è arrabbiato e Condi è inorridita Newsweek sa bene cosa deve fare: inchinarsi e chiedere pietà.
Però niente pietà. Donald Rumsfeld ha puntato il dito contro Newsweek e ha detto: “Ci sono stati dei morti. C’è gente che ha perso la vita.” Forse era irritato perché Newsweek gli stava facendo concorrenza. Dopo tutto è difficile battere Rumsfeld quando si tratta di far morire la gente.
Giusto per essere precisi: Newsweek, al contrario di Rumsfeld, non ha ucciso nessuno, e nemmeno il suo articolo è stato la causa di qualche morte. Gli afgani hanno protestato quando hanno saputo della profanazione del Corano (Come del resto hanno protestato i Cristiani quando hanno saputo della profanazione del crocifisso). I dimostranti sono stati uccisi dalla polizia afgana, che obbedisce agli ordini di Rumsfeld.
Il nostro ministro della difesa, con la sua voce profonda da Grande Fratello, ha ammonito sia i giornalisti che i semplici cittadini dicendo: “La gente deve stare bene attenta a quello che dice.”
E così Newsweek ha promesso di stare bene, bene attenta a non offendere più Rumsfeld, a non far inorridire più Condi , a non far arrabbiare più George.
Per il loro buon comportamento, Newsweek e il suo proprietario, Washington Post, si sono meritati il primo premio della “mancanza di coraggio” nel giornalismo di questa settimana.
Come al solito la concorrenza è molto forte, ma Newsweek ha vinto con la sua ritrattazione dell’articolo di Mike Isakoff nel quale si parlava della crudeltà, del razzismo e della semplice e nuda incompetenza dimostrata dai militari USA nelle prigioni speciali di Guantanamo.
Isakoff aveva fatto riferimento a una fonte affidabile secondo la quale fra i metodi “puliti” di interrogare i prigionieri vi era quello di liberarsi di una copia del Corano attraverso l’acqua della toilette.
In tempi andati la rivelazione di Isakoff avrebbe provocato una indagine del Congresso per individuare i responsabili di un simile atto. Gli ‘sciacquatori’ del Corano sarebbero stati ‘sciacquati’ loro dall’esercito, ci sarebbero state delle commissioni di inchiesta, Isakoff avrebbe vinto un bel premio Pulitzer.
Invece no. Invece di prendersela con gli autori dei misfatti denunciati, l’amministrazione Bush se l’è presa con chi HA RIFERITO i misfatti, Isakoff.
Forse la storia riferita non era proprio perfetta? Certamente. A voler spaccare il capello in quattro, la fonte governativa della profanazione cranica adesso dice che non può indicare con esattezza in quale rapporto ha letto la storia. Però l’ha letta e un altro testimone l’ha confermato.
Naturalmente c’è un modo molto semplice per conoscere la verità: RENDERE PUBBLICI I RAPPORTI. Rumsfeld facceli vedere e così possiamo controllare cosa c’è dentro.
Ma sia Newsweek che il Washington Posto sono troppo educati per chiedere a Rumsfeld di rendere pubblici i rapporti delle indagini. Invece, il baby-sitter aziendale di Newsweek, l’editore Mark Whitaker, si è limitato a dire: “Gli alti gradi dell’amministrazione ci hanno promesso che continueranno a controllare le accuse, e così faremo anche noi.” In altre parole, ci fidiamo della parola di Washington che non ci sono prove, nei rapporti da Guantanamo, di profanazioni nei confronti del Corano.
Si dice che una volta il Washington Post consentiva ai suoi redattori di fare del giornalismo investigativo, adesso non più, effettivamente si tratta di storie vecchie.
Ogni volta che affermo che il giornalismo investigativo è morto, o che a mala pena respira, c’è sempre qualcuno più furbo di me che dice:”E il Watergate, allora?” Ehi, ragazzi, il Watergate è roba di 32 anni fa. Cioè è passato un terzo di secolo dall’ultimo grande scoop di quel giornale.
Oggi il Post non avrebbe mai il coraggio di stampare una cosa simile: una fonte anonima contro la smentita ufficiale di chi comanda. Affrontiamo la realtà: Bob Woodward, che oggi siede su una poltrona da direttore del Post, è passato da “Tutti gli uomini del presidente” a ‘l’uomo del presidente’, ‘Bush in guerra!’ , ahi, ahi.
Adesso il Post sta valutando la possibilità di porre ulteriori restrizioni nell’uso di fonti anonime, è finita con le “gole profonde”.
Malgrado queste presunte nuove preoccupazioni per le fonti anonime, c’è da notare che Newsweek e il Post non hanno difficoltà a fornire la copertura, nel bel mezzo di questa storia, a fonti anonime dell’amministrazione che sono FAVOREVOLI a Bush. La ritrattazione di Whitaker si fonda sulla parola di funzionari dell’amministrazione, i cui nomi rimangono cortesemente segreti.
In altre parole, le fonti anonime vanno bene se sono favorevoli a Bush, non vanno bene se sono contrarie e svelano menzogne e misfatti.
A molti miei lettori Mike Isakoff non è molto simpatico per via della sua fissazione con Monica Lewinsky e i sigari di Clinton. Cerchiamo di comprenderlo, Mike è un bravo giornalista, solo che, facendo parte dello staff del Washington Post, non gli è tanto facile occuparsi di cose serie da divulgare al resto del mondo.
Qualche anno fa, quando mi interessavo dell’influenza degli industriali a Washington, Isakoff mi fornì del materiale scottante su Bill Clinton, non si trattava dei soliti pettegolezzi sotto banco, ma di un rapporto dell’FBI da pubblicare sul Guardian inglese.
Mi è stato naturale chiedergli perché non l’avesse voluto pubblicare lui sul Post o Newsweek.
In sostanza mi ha risposto “A nessuno interessa un c…”, né ai lettori, né agli editori, i quali ritengono che il loro pubblico sia gente ignorante e limitata, e vogliono rimanere così.
Stando così le cose non c’è molto spazio, denaro, o coraggio per inchieste di un certo spessore. Anzi si ostacola chi pratica o vuole praticare un giornalismo innovativo e impegnativo. Così l’arrendevolezza di Newsweek per quanto riguarda Guantanamo, e la ritrattazione di Dan Rather a proposito del servizio militare di Bush, sono dei chiari segnali per tutti i giornalisti che eventualmente osassero uscire fuori dai ranghi.
Newsweek adesso ha comunicato che i suoi pezzi, prima di essere pubblicati, saranno controllati dal ministero della difesa. Allora perché non pubblichiamo direttamente i comunicati stampa di Rumsfeld e facciamo a meno degli intermediari, come i giornalisti?
Però non tutti noi, poveri scribacchini, aderiremo all’ Ordine Nuovo Giornalistico. Frattanto, però, per sicurezza e comodità, mi sono già fatto misurare una bella divisa arancione. (Quella dei carcerati negli USA. NdT)
Fonte: www.informationclearinghouse.info
Link:http://www.informationclearinghouse.info/article8887.htm
18.05.05
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da VICHI