IL PIRANHA DEL PORTOGALLO: IL PIU’ GRANDE FALSARIO DI TUTTI I TEMPI (OVVERO: LA REALE DIFFERENZA FRA KEYNESISMO E CONTRAFFAZIONE)

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DI BRYAN TAYLOR

Global Financial Data

E’ stato emesso il nuovo biglietto da 100 Dollari, e potreste già averlo visto, in questo periodo di festa. Il nostro caro, vecchio, “Zio Ben” è una meraviglia tecnologica, dotato com’è di una dozzina di diversi dispositivi anti-contraffazione.
Dal momento che ci sono più biglietti da 100 Dollari fuori che dentro gli Stati Uniti, il Governo ha dovuto assicurarsi che i contraffattori non fossero in grado di replicare la cosa più preziosa che questo paese esporta. Tutto ciò solleva la seguente questione: chi è il più grande falsario di tutti i tempi ?

LA CONTRAFFAZIONE DEL GOVERNO

Nonostante che i governi, per distruggere le proprie valute, abbiano fatto più di tutti i falsari della storia dell’umanità messi insieme, il Governo non è la risposta corretta. I governi hanno svilito le proprie valute per millenni. Gli esempi storici del degrado da loro indotto comprendono:

– l’Impero Romano, quando sostituì i suoi Denari d’argento con miliardi di Antonini;

– i Khan della Cina, quando crearono la prima inflazione cartacea, nel 1300;

– gli Stati Uniti, quando emisero il Dollaro Continentale, la loro prima moneta senza alcun valore;

– la Germania, quando iper-inflazionò i suoi debiti, creando migliaia di miliardi di Marchi;

– oppure la Federal Reserve statunitense, che sta gonfiando il suo bilancio.

E questo considerando solo i governi “responsabili”. Non stiamo parlando, in effetti, di quelli che sono arrivati a contraffare persino la moneta di un altro governo, come ad esempio:

– i barbari, con gli Aurei d’oro romani;

– i britannici, con i Continental Dollars e gli Assegnats francesi, nel corso del 1700;

– i tedeschi, con le Sterline inglesi durante la 2a Guerra Mondiale, nell’ambito dell’Operazione Bernhard;

– gli Stati Uniti, con la valuta circolante nelle Filippine durante l’occupazione giapponese:

– i nordcoreani, con i Dollari USA, che li ha resi uno dei principali esportatori in questo paese.

I governi hanno costantemente distrutto la loro moneta e quella degli altri paesi, senza mai essere considerati responsabili del loro crimine, e puniti di conseguenza nello stesso modo in cui lo sarebbe un falsario. No, non stiamo parlando dei governi, stiamo parlando dei singoli contraffattori.

Una cosa è un governo che espande l’offerta di moneta per stimolare l’economia ed aiutare i disoccupati … un’altra è che i contraffattori facciano la stessa cosa per beneficiare se stessi, anche se su scala molto minore.

I contraffattori, in effetti, fanno concorrenza al Governo … con la differenza che quest’ultimo viene applaudito, quando gonfia l’economia, mentre i falsari sono condannati alla prigione, se vengono catturati.

UN FALSARIO DI CLASSE

Il nostro voto per il più grande falsario di tutti i tempi va ad Artur Alves dos Reis, la cui storia è stata raccontata da Murray Teigh Bloom in “The Man Who Stole Portugal” (L’Uomo Che Derubò Il Portogallo, ndt). Reis era un uomo allo stesso tempo elegante e “di classe”, e l’operazione criminale che mise in atto rifletteva queste sue qualità.

Per quanto ne so, Reis escogitò il più audace piano di contraffazione che sia mai stato attuato nel corso della storia. Egli concepì il suo piano mentre era in prigione, ad Oporto, per l’appropriazione indebita dei fondi di una società che aveva scalato.

Mentre alcuni criminali, trovandosi in prigione, si propongono di non replicare i loro reati … altri, come Reis o Tony de Angelis (1), passano il tempo ad escogitare degli schemi ancor più “infallibili”. Mentre si trovava nella sua cella, Reis metteva così a punto il suo master-plan, che avrebbe fatto di lui l’uomo più ricco del Portogallo, e forse il più influente, nel corso di un solo anno.

La contraffazione è un’operazione molto complessa. Per avere successo, ovvero per non farsi prendere e poter spendere in pace i propri soldi, senza ricevere gratis vitto ed alloggio dal governo, tre sono le cose da fare, con successo.

In primo luogo è necessario creare una moneta falsa che non possa essere rilevata come tale. In secondo luogo è necessario trovare un sistema per riciclare il denaro e convertirlo in attività reali, in modo da poter godere dei frutti illeciti delle proprie fatiche. In terzo luogo è necessario evitare la tripla maledizione, ovvero quella di essere scoperti, arrestati e condannati.

Vediamo allora quale soluzione fu escogitata da Reis per risolvere questo annoso problema.

PRIMA FASE: CREARE UNA BANCONOTA LA CUI CONTRAFFAZIONE NON SIA RILEVABILE

Bisogna fare una contraffazione, innanzitutto, che non possa essere rilevata. Nel 1920 il Banco do Portugal era in possesso del diritto esclusivo per stampare moneta, in Portogallo. Questa banca si serviva, per la stampa, di società straniere dotate di una superiore tecnologia anti-contraffazione, per proteggere efficacemente le banconote.

La società inglese Waterlow & Sons stampava banconote da 500 e 1.000 Escudos (pari, nel 1923, a circa 25 e 50 Dollari) per il Banco do Portugal. Ed allora, perché non utilizzare la stessa Waterlow & Sons per stampare banconote anche per Reis?

Reis era un falsario nato. Aveva contraffatto “per scherzo” il suo diploma di ingegnere presso l’Università di Oxford, e questo diploma lo aveva aiutato ad ottenere un lavoro come “Ispettore delle Ferrovie” in Angola, all’età di ventidue anni.
Nel 1924 aveva contraffatto assegni per 100.000 Dollari, ed usato questi soldi per prendere il controllo dell’Ambaca, la Società Ferroviaria Reale Trans-Africana per l’Angola. Aveva poi usato il denaro nel portafoglio di questa società per superare i successivi controlli. Fu arrestato nel Luglio del 1924 per appropriazione indebita, ma fu rilasciato due mesi dopo, quando un Giudice decise che il suo era un procedimento di tipo civile e non penale.

Fu durante i due mesi in cui fu ospite della polizia di Oporto che egli concepì il suo infame piano di contraffazione. La chiave di volta fu quella di trovare qualcuno che, dotato di un nome rispettabile, avrebbe potuto convincere la Waterlow & Sons a stampare banconote, di nascosto, anche per Reis. Egli trovò tre uomini dalla fama discutibile, ma dotati dei collegamenti necessari: Jose Bandeira, Gustav Adolf Hennies e Karel Marang.

Bandeira aveva ottenuto da suo fratello, Ministro Portoghese per i Paesi Bassi, una lettera d’introduzione per Marang, che lo qualificava come rispettabile cittadino olandese, portatore di una procura per negoziare la stampa delle banconote, in rappresentanza di Alves Reis.

Marang andò alla Waterlow & Sons di Londra, presentandosi a Sir William Waterlow, con la sua lettera d’introduzione – che lo qualificava Console Generale della Persia – stampata su carta da lettere contraffatta del Banco do Portugal.

Marang raccontò la storia che Reis aveva ideato. Si stava formando un consorzio privato per il salvataggio dell’Angola dalla sua attuale, disastrosa, condizione finanziaria, attraverso un prestito di 5 milioni di Dollari. In cambio del prestito, al consorzio sarebbe stato permesso di stampare e far circolare banconote in Angola.

La Waterlow & Sons le avrebbe dovuto stampare per il consorzio e, una volta che queste avessero raggiunto l’Angola, sarebbe stata aggiunta da loro la parola “ANGOLA”, in modo che le banconote non potessero essere confuse con quelle della madre patria.

L’intera faccenda doveva essere tenuta segreta, per timore che l’Angola potesse cadere in ulteriori difficoltà finanziarie, conseguenza della diffusione di voci tendenziose, relative ad una possibile rovina economica.

Sir William sapeva che sovra-stampare banconote era una prassi normale, per le colonie portoghesi, e che il diritto esclusivo per la stampa di banconote (destinate alle colonie) era del Banco Ultramarino.

Per la Waterlow & Sons tutto ciò rappresentava l’occasione per acquisire questo business al posto della Bradbury, Wilkinson & Co., la società che attualmente stampava banconote per il Banco Ultramarino in Angola.

Marang chiese alla Waterlow & Sons di stampare banconote da 500 Escudos, quelle con su impressa l’immagine di Vasco da Gama. L’accordo fu firmato il 6 Gennaio 1925. Al costo di 7.200 Dollari (per la stampa), Reis ed i suoi accoliti avrebbero ricevuto 5 milioni di Dollari in banconote – con un ritorno del 70.000% sul loro investimento.

Bandeira ritirò il primo quantitativo di banconote dalla Waterlow & Sons il 10 Febbraio, il 20 Marzo i cospiratori avevano completato il ritiro dei 100 milioni di Escudos portoghesi (5 milioni di Dollari). Bandeira usò la sua carta diplomatica color arancione per trasportare le banconote attraverso le frontiere, senza essere scoperti (bagagli con il marchio Legazione del Portogallo).

Dopo aver fatto con successo il primo passo, i cospiratori emisero un ordine per ulteriori 190 milioni di Escudos (9,5 milioni di Dollari). Le banconote, naturalmente, non arrivarono mai ​​in Angola.

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Il rischio maggiore di questo piano era che si scoprisse che le banconote avevano numeri di serie duplicati, ma questo era, tuttavia, il minore dei due mali. Se Reis e Marang avessero richiesto delle banconote con numeri di serie al di fuori della gamma numerica delle banconote da 500 Escudos, quelle false sarebbero presto state scoperte.

Il rischio più basso consisteva nel duplicare i numeri di serie esistenti, sperando di mettere in circolazione tutte le banconote, prima che la legge li raggiungesse, con quelle banconote ancora in loro possesso.

SECONDA FASE: RICICLARE IL DENARO UTILIZZANDO LA PROPRIA BANCA

La Prima Fase del piano era stata completata, restava la seconda: il riciclaggio del denaro. Una contraffazione su piccola scala consente il riciclaggio delle banconote anche attraverso la piccola criminalità, ma le banconote di Reis e dei suoi amici rappresentavano quasi l’1% del PIL portoghese

Questo era l’equivalente di oltre 150 miliardi di Dollari, se rapportato ai giorni nostri. Anche se Reis avesse ingaggiato tutti i piccoli criminali di Lisbona ed Oporto, non avrebbe potuto riciclare che una mera frazione di quelle banconote.
Reis sarebbe presto andato in prima classe, grazie al suo schema di contraffazione, e decise conseguentemente che l’unico modo possibile per riciclare tutto quel denaro era di fondare una propria banca.

Egli, conseguentemente, usò le banconote appena stampate per corrompere funzionari e politici portoghesi, inducendoli a concedergli la fondazione di una sua banca. Il 15 giugno 1925 il Governo approvò la costituzione del Banco de Angola e Metropole. La banca, naturalmente, avrebbe aperto parecchie filiali a Lisbona ed Oporto, per accelerare il riciclaggio delle banconote.

Volete cambiare valuta estera? Il Banco de Angola e Metropole vi offrirà le tariffe migliori. Volete un prestito per il vostro business o per un mutuo? Il Banco de Angola e Metropole sarà felice di concedervelo, in contanti. Volete un alto tasso d’interesse sui vostri depositi? Non dovete far altro che andare al Banco de Angola e Metropole.

Nel frattempo Reis, sua moglie ed i loro accoliti spendevano i soldi liberamente, acquistando gioielli, auto, immobili, ed inviavano anche del denaro all’estero.

Reis, letteralmente, invase il Portogallo con queste banconote fresche di conio, e l’economia portoghese entrò conseguentemente in una fase d’espansione. E cosa c’è di diverso in tutto questo – avrebbe concluso Reis – rispetto a quello che fa un Governo vero e proprio? C’e davvero una qualche differenza tra keynesismo e contraffazione?

TERZA FASE: EVITARE DI ESSERE SCOPERTI (PER UN PO’)

La terza e più importante fase, era quella su come evitare di essere scoperti, arrestati ed imprigionati. Per tutte queste cose Reis aveva escogitato una soluzione decisamente brillante.

Visto che stavano falsificando banconote del Banco do Portugal, solo questa banca avrebbe potuto avviare una procedura per poterli perseguire. Ma che cosa sarebbe successo, se Reis avesse controllato le azioni del Banco do Portugal?
Questa Banca aveva già superato diverse volte il limite massimo stabilito dalle leggi per l’emissione di banconote, ed i suoi amministratori non erano mai stati processati … perché mai, quindi, dovrebbero ora perseguire Reis? O, come disse egli stesso: “Come possono arrestarci quando loro sono noi, e noi siamo loro?”.

Come la maggior parte dei paesi europei, il Portogallo aveva sofferto di una forte inflazione, dopo la 1a Guerra Mondiale.

I prezzi erano cresciuti del 48% annuo tra il 1919 e il 1924, e l’Escudo si era deprezzato dell’87% contro la Sterlina.

Anche se il Banco do Portugal poteva emettere banconote fino ad un massimo di tre volte il suo capitale, in realtà ne aveva emesse fino ad un centinaio di volte. Le manipolazioni monetarie di Reis, in ultima analisi, erano state minori. Il grafico sottostante illustra il deprezzamento del’Escudo portoghese contro il Dollaro statunitense, dopo la 1a Guerra Mondiale.


Reis cominciò ad acquistare il maggior numero possibile di azioni del Banco do Portugal, in modo da acquisirne la partecipazione di controllo, per proteggere se stesso. Qualora il suo piano fosse stato scoperto, Reis si sarebbe naturalmente rifiutato di perseguire se stesso.

Nel Novembre del 1925 Reis possedeva oltre 10.000 azioni del Banco do Portugal. Ancora un altro mese, e Reis lo avrebbe controllato. Sarebbe poi vissuto nel lusso per il resto della sua vita.

Come in tutti i casi analoghi, che si tratti di falsificazione valutaria, di pompaggio monetario, di dumping, di contraffazione di libri sociali, di depositi illegali in conti off-shore, oppure di uno qualsiasi degli altri piani finanziari escogitati dai truffatori, fu l’arroganza e l’avidità a rovinare Reis.

Prese una parte dei suoi proventi, e li investì in un sistema per lo sfruttamento del petrolio e dei minerali presenti in Angola, nella speranza di aumentare ancor di più la sua ricchezza. Nel Dicembre del 1925 Reis e Hennies stavano ritornando in Portogallo, provenienti dall’Angola. A bordo della nave appresero che il Banco do Portugal stava facendo un’inchiesta sulle banconote da 500 Escudos.

Un umile e sottopagato cassiere, che lavorava part-time anche presso un gioielliere, per sbarcare il proprio lunario, aveva cominciato a sospettare del Banco de Angola e Metropole.

Le banconote da 500 Escudos che egli riceveva, non erano mai in ordine numerico (il piano escogitato da Reis, di mischiare fra loro le banconote per evitare che fossero rilevate, aveva paradossalmente causato la loro scoperta), mentre le pagine che registravano le operazioni in valuta estera erano state strappate. Il cassiere aveva allertato il Banco do Potugal, fu avviata un’indagine, e ben presto fu scoperta la duplicazione delle banconote.

Hennies, intuendo che il piano che avevano escogitato era stato scoperto, decise di continuare il viaggio ma Reis, invece, sbarcò a Lisbona. Il suo piano consisteva nel dare la colpa, per le banconote duplicate, ai funzionari del Banco do Portugal – che avevano falsificato i documenti – e che il creatore di tutta la trama era lo stesso Governatore del Banco do Portugal.

LA TRUFFA VIENE INFINE SMASCHERATA

La crisi irruppe il 4 Dicembre 1925, quando il quotidiano O Seculo pubblicò un esposto relativo al Banco de Angola e Metropole. Quando una delle sue filiali venne chiusa, furono scoperti enormi depositi segreti, contenenti i duplicati delle banconote da 500 Escudos.

Reis, i suoi accoliti, e quasi tutti coloro che erano associati al Banco de Angola e Metropole (salvo Hennies, che si era dato alla fuga), furono arrestati. Incredibile a dirsi, furono arrestati anche il Governatore del Banco do Portugal ed il suo Vice, a tal punto convincenti erano i documenti contraffatti di Reis. E’ come se Ben Bernanke e Janet Yellen fossero entrambi arrestati per contraffazione! (2)

Il Banco do Portugal dovette prendere una decisione molto difficile. Cosa avrebbe dovuto fare con tutte quelle banconote da 500 Escudos? Era impossibile, infatti, distinguere gli originali dai duplicati, perché erano stati stampati dalla stessa macchina, che aveva utilizzato le stesse lastre.

Il Banco do Portugal giunse alla sola conclusione possibile. Ogni singola banconota “Vasco da Gama” da 500 Escudos avrebbe dovuto essere ritirata dalla circolazione. Ogni persona avrebbe potuto scambiare fino a 200 banconote da 500 Escudos, con banconote regolari da 1.000 Escudos, e questo fino al 26 Dicembre di quello stesso anno. Dopo quella data tutte le banconote da 500 Escudos sarebbero diventate inutilizzabili.

La rivelazione della truffa creò un’enorme perdita di fiducia nel Governo portoghese. I militari, che si ritennero lesi dal mancato adeguamento all’inflazione del loro salario, rovesciarono il Governo democraticamente eletto il 28 Maggio 1926.
Tutto ciò portò, infine, alla dittatura del Dott. Antonio de Oliveira Salazar (che era stato Ministro delle Finanze) nel 1932. Salazar restò Dittatore del Portogallo fino alla sua morte, nel 1968. (3)

Un piano di contraffazione valutaria, in conclusione, fece di un falsario un uomo ricco, e portò – seppur indirettamente – alla caduta di una democrazia, che fu poi seguita da una dittatura quarantennale.

Reis fu riconosciuto colpevole, il 29 Giugno 1930, di aver introdotto in Portogallo 330.000 banconote contraffatte, e fu condannato a 20 anni di carcere. Anche i suoi accoliti furono trovati colpevoli, ma subirono condanne minori. Reis fu scarcerato il 14 Maggio 1945, e morì dieci anni dopo (in povertà, ndt).

Sir William Waterlow fu citato in giudizio dal Banco do Portugal, che chiese un risarcimento per i danni conseguenti alla stampa delle banconote. Waterlow, naturalmente, non era a conoscenza del piano per la contraffazione delle banconote, mentre la Banca – come sostennero i suoi avvocati – non aveva subito alcun danno reale dalle banconote falsificate.

Il Portogallo, semmai, si trovava in una situazione migliore, conseguentemente al piano di stimolo non convenzionale attuato da Reis. Nonostante Waterlow avesse speso un milione di Dollari in avvocati, egli perse la causa, e la Waterlow & Sons fu costretta a pagare 610.392 Sterline inglesi (circa 3 milioni di Dollari), come risarcimento danni.

C’è comunque una certa ironia nel fatto che il principale beneficiario del piano per la contraffazione delle banconote fu, infine, lo stesso Banco do Portugal. Sir William morì di peritonite nel 1931, e la cifra fu saldata nel mese di Aprile del 1932.

Reis è stato l’ultimo dei grandi truffatori. Il suo piano aveva stile ed eleganza, come del resto ne aveva egli stesso. La sua storia si riversò sui giornali, così come la sua truffa sull’economia. Questo caso non va dimenticato, né si deve dimenticare Reis e l’ingegnosità del suo piano. Il Piranha del Portogallo è trapassato, ma ci sarà sempre un nuovo lupo, a Wall Street, che cercherà di trarre dei profitti illeciti a scapito degli altri.

Bryan Taylor, Ph.D., Chief Economist, Global Financial Data

Fonte: https://www.globalfinancialdata.com

Link: https://www.globalfinancialdata.com/gfdblog/?p=1862

9.01.2014

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FRANCO IL TRADUTTORE

NOTE DEL TRADUTTORE:

(1) Anthony “Tino” De Angelis (Bayonne, New Jersey, 1915) era un commerciante di commidities, e trafficava in tutto il mondo con i futures sull’olio vegetale. Nel 1962 cominciò a monopolizzare il mercato dell’olio di soia. Gli investitori (51 banche), in seguito, appresero che il De Angelis li aveva frodati di circa 175 milioni di Dollari (equivalenti a circa 1,5 miliardi di dollari odierni). Lo scandalo fu chiamato con il nome dell’azienda del De Angelis, la “Allied Crude Vegetable Oil Refining Corporation”.

(2) In Italia un fatto di tale eclatanza è accaduto nel 1979, per motivi ancora più abietti di quelli descritti nell’articolo. Fu arrestato il Vice Direttore Generale della Banca d’Italia, Mario Sarcinelli, mentre il Governatore Paolo Baffi evitò l’arresto “solo in considerazione dell’età avanzata” (testuale dal Giudice Istruttore, Antonio Alibrandi). Furono entrambi integralmente prosciolti in istruttoria, nel 1981. Al di là delle incredibili accuse, si stavano opponendo, in realtà, alle trame di Luciano Sindona e di tutto quel mondo che faceva capo alla loggia coperta “P2”.
(3) La dittatura, invece, ebbe termine nel 1974, dopo la cosiddetta Rivoluzione dei Garofani, che in realtà fu un colpo di stato incruento, attuato nel 1974 dai militari dell’ala progressista delle Forze Armate del Portogallo, che portò al ripristino della democrazia nel Paese. La storia, a volte, è un po’ paradossale.

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