IL PIANO PER BUTTARE LA GRECIA FUORI DALL' EURO

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DI MIKE WHITNEY
counterpunch.org/

“Uomini e donne di Grecia, è con un senso di dignità e dovere patriottico, che abbiamo preso la decisione di non tradire le vostre speranze e aspirazioni … I partiti a favore del piano di salvataggio non volevano semplicemente farci sostenere un governo che imponesse più austerità , ci volevano far accettare anche misure che aumentano la povertà e la disperazione. Noi non abbiamo fatto questa concessione.
Alexis Tsipras, presidente della Coalizione Sinistra Radicale (Syriza)

La fine dei giochi per la Grecia è ormai in vista. I tentativi di formare un governo di unità nazionale sono falliti e l’opposizione pubblica alla austerità è in crescita. La situazione di incertezza politica ha innescato una corsa agli sportelli che ha prosciugato quasi $ 900 milioni di depositi delle banche greche, questo solo lunedì. In preda al panico i greci stanno portando i soldi fuori dal paese, temendo che un fallimento porterà al crollo del sistema bancario o che un inaspettato ritorno alla dracma ridurrà della metà i loro risparmi di una vita.

I prelievi stanno spingendo i rendimenti dei bund tedeschi ai minimi storici, sintomo di una inquietudine crescente. Se non fosse intervenuto il programma Emergency Liquidity Assistance (ELA) della Banca Centrale Europea il sistema bancario greco sarebbe già imploso ed i suoi capitali sarebbero già in Germania, Inghilterra e Francia. Ma gli aiuti della BCE non dureranno per sempre e non saranno senza condizioni. Se i partiti contrari all’austerità prenderanno il potere ad Atene, il salvataggio si fermerà, i capitali voleranno via, e il sistema bancario andrà in crash.

Nessuno può dire con certezza quale sarà l’impatto di un default della Grecia, ma gli analisti stimano che le perdite per le istituzioni finanziarie potrebbero ammontare a 400 miliardi di euro. Ciò significa che per la BCE potrebbe essere necessario mettere sul tavolo dei fondi di emergenza per sostenere le banche traballanti che potrebbero essere travolte dai loro conti in rosso.

Se la banca centrale rifiuta di agire come prestatore di ultima istanza o di intervenire con un altro giro di acquisti di obbligazioni, le cose si deteriorano rapidamente perché il debito dei paesi colpiti li porterà ancora più nel fondo della crisi. Ciò che preoccupa gli economisti è che il virus greco si diffonda in altri paesi, che sono già straziati da un alto tasso di disoccupazione, da una crescita negativa e dall’aumento dei tassi sul debito pubblico. Un default della Grecia darebbe un segnale agli investitori che i responsabili politici dell’E.Z. non sono più convinti del progetto EURO.

Se questa convinzione si radicherà, si verificherà un esodo generalizzato dei capitali in Euro che aumenteranno le probabilità di una rottura dell’unione dei 17. Ci sono già segnali che indicano che questo processo è in corso in quanto le banche sia in Spagna che in Italia hanno visto un costante incremento dei ritiri.

Lunedì scorso, il cancelliere tedesco Angela Merkel e il neo-eletto presidente francese Francois Hollande hanno promesso di “prendere in considerazione misure per stimolare la crescita economica in Grecia” a condizione che la Grecia continuerà ad adempiere ai termini degli accordi di salvataggio. Mentre Hollande ha cercato di trovare un tono più simpatico di quello usato dalla Merkel, ha comunque pienamente appoggiato le sue politiche intransigenti che ribadiscono che le misure di austerità “devono essere rispettate”.

Hollande non ha preteso che la Merkel modificasse la politica che prevede elementi “a favore della crescita” come aveva promesso nella sua campagna presidenziale. In realtà, Hollande non ha abbandonato affatto la linea politica della Merkel , che suggerisce una differenza puramente stilistica tra i due leader. Come ha sottolineato un articolo del Financial Times, lunedì, Hollande è impegnato nel consolidamento del debito e del pareggio di bilancio quanto la sua omologa tedesca.

Secondo il consigliere economico di Hollande , Philippe Aghion, il presidente francese è un sostenitore del “supply side” economics ( vedi NOTA 1) , (non “keynesiana”) e un forte sostenitore delle “riforme del lavoro”, che insieme costituiscono la chiave per far saltare l’unione.

In breve, la piattaforma del liberal Hollande sembra, sempre più ,essere stata un raggiro usato per vincere le elezioni. Non ci sarà una spinta per uno stimolo fiscale con Hollande. La Grecia dovrà rispettare gli obiettivi di disavanzo con una svalutazione interna, un processo straziante che non ha portato a niente dopo cinque anni di lunga crisi.

Il Presidente della Bce Mario Draghi ha evitato di commentare i recenti sviluppi politici in Grecia, ma la posizione della banca è chiaramente espressa in un estratto da un documento politico intitolato “Un Fiscal Compact per una Unione Economica e Monetaria più forte “:

“… Il PSC (patto di stabilità e crescita) non è riuscito a garantire la disciplina fiscale. I momenti di positiva congiuntura economica prima della crisi non sono stati utilizzati per conseguire posizioni di bilancio sostenibili. Le entrate impreviste sono state spese invece di essere utilizzate per promuovere il risanamento di bilancio, le violazioni alle norme sul disavanzo sono state solo moderatamente ritoccate e le norme sul debito sono state largamente ignorate. Il maggior problema è stato che il PSC è stato applicato solo tiepidamente, come le norme fiscali, perché la pressione di tutti i partner è stata debole.

La crisi del debito sovrano ha dimostrato che una politica finanziaria e fiscale di qualsiasi paese membro dell’UEM che non sia sostenibile dalla macroeconomia, amplifica i suoi effetti e influenza le economie degli altri paesi dell’area dell’euro creando un effetto “vasi comunicanti”.

Questo, a sua volta, mette in pericolo la stabilità finanziaria dell’area dell’euro nel suo insieme. Di conseguenza, la BCE ha più volte chiesto un “salto quantico” nel quadro della governance economica dell’UE per garantire la stabilità e il buon funzionamento dell’Unione Economica e Monetaria “

In altre parole, la BCE e gli altri membri del direttivo della Euro-Zona continuano ad essere così impegnati a pensare solo all’austerità, da non aver imparato niente nemmeno dal drastico rallentamento dell’attività economica né dall’elevato tasso di disoccupazione. Sono ancora pagliuzze nei loro occhi, che non danno fastidio.

Martedì, la BCE ha bloccato i prestiti a quattro banche greche dicendo di voler “limitare il rischio” e preservare “l’integrità del suo bilancio.” La mossa è arrivata dopo che il presidente della Bce  Mario Draghi ha ammesso per la prima volta che la Grecia potrebbe lasciare l’unione monetaria. Alcuni analisti pensano che Draghi stia usando il suo potere per forzare il risultato politico ed indirizzarlo verso chi appoggia l’austerità e il salvataggio della BCE. Una crescente opposizione all’austerità in Grecia, in particolare l’ascesa della coalizione di Sinistra Radicale (Syriza), hanno fatto considerare la politica di questo paese a rischio. Questo può essere il modo della BCE per sparare una cannonata a Syriza e ricordare il prezzo che dovranno pagare per la loro resistenza.

Un documento recentemente pubblicato da Goldman Sachs prevede che cosa accadrà se la troika ( BCE, Commissione Europea e Fondo Monetario Internazionale), sospenderanno i prestiti alla Grecia e il governo non potrà più trovare i fondi per le spese correnti o per pagare gli stipendi.
Ecco un estratto del documento:

“Questo blocco nei pagamenti potrebbe far precipitare in una caduta immediata dell’attività economica, data la necessità di appianare bruscamente il deficit primario di bilancio… visto che il governo non ha pagato gli arretrati, le forniture alle società del settore pubblico e i servizi ospedaliero si interromperebbe e la loro attività ridotta e tagliata. In questo contesto, la rigidità dei salari greci si tradurrà in una maggiore disoccupazione . Se il sistema bancario resterà funzionale, dipenderà in larga misura dalla reazione della BCE a qualsiasi decisione della troika di sospendere i pagamenti alla Grecia” (nessuna copertura)

Quindi, le banche chiuderanno, l’attività arriverà a un punto morto, e il paese scivolerà in una depressione più profonda. Ebbene, questa sembra essere la direzione in cui la Grecia si è già incamminata, le misure di austerity hanno solo aggravato la crisi. Secondo “Der Spiegel”: ” La produzione economica si è ridotta di un quinto, la disoccupazione è quasi al 22 % e la disoccupazione giovanile supera il 53%. Le schiere dei disoccupati sono aumentate del 95% tra marzo 2008 e marzo 2011.” Anche dopo un taglio del debito, senza precedenti, fatto dalla Grecia , che ha ridotto i crediti verso le obbligazioni greche del 75%, il debito della nazione è ancora ad un insostenibile 160% del PIL.

La disperazione della situazione non ha toccato i politici di Francoforte, Bruxelles e Berlino, che ora sembrano tutti prepararsi ad una uscita della Grecia della zona euro.

I leader tedeschi, in particolare, non hanno mai sentito la Grecia come parte dell’unione monetaria, ma di recente, si sono preparati al peggio. “Der Spiegel” (“Time to Admit Defeat –Greece Can No Longer Delay Euro Zone Exit”) spiega cosa sta succedendo dietro le quinte:

“Per tutto l’ultimo anno, una Task Foce, nominata dal Ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble, ha lavorato sulla Grecia ed ha sviluppato la formula per una possibile “risoluzione di uscita”. Isolato dalle altre commissioni del Ministero delle Finanze tedesco, il gruppo sta elaborando modelli e scenari sulle possibili conseguenze di un ritiro, sia per il resto dei paesi della zona euro che per la Grecia stessa.

La conclusione più importante della task force è che una larga fetta del debito greco è ora in mano a creditori pubblici, in particolare della BCE secondo i funzionari del Ministero delle Finanze, i veri mastini della moneta, ci sono tra € 30 miliardi e € 35 miliardi in titoli di Stato greci.

Queste partecipazioni potranno diventare pericolose se la Grecia smettesse di onorare i suoi debiti, non ricevendo più soldi dai fondi di salvataggio europei. Per questo motivo gli esperti di crisi di Berlino hanno inventato una soluzione particolarmente astuta per il problema.
Non si vogliono cancellare completamente le rate dai pacchetti di aiuto in programma per la Grecia. Invece, secondo la loro proposta, il paese dovrebbe fare a meno della parte di aiuti che dovevano fluire verso le casse dello Stato per pagare le pensioni, i salari del settore pubblico e le altre spese. Mentre i miliardi da usare per pagare le obbligazioni in mano alla BCE dovrebbero essere pagati su un conto speciale, in modo da evitare problemi presso la banca centrale.
In cambio, la BCE ha già dichiarato la sua intenzione di riprendere il programma di acquisto dei titoli di stato di altri paesi oppressi dai debiti, se, sotto questa stretta, appoggeranno il ritiro della Grecia dall’euro.

Il meccanismo equivale essenzialmente al Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria (EFSF) con il pagamento di un massimo di € 35 miliardi di debito sovrano della Grecia. L’ultima rata del debito che la BCE dovrà esigere maturerà nel 2030.

Quindi, è pronto un piano per negoziare l’uscita della Grecia dalla zona euro. I politici tedeschi hanno fatto ogni sforzo per proteggere se stessi e per assicurarsi che la Grecia non diventi la prossima Lehman Brothers. Controparti e obbligazionisti sarebbero risarciti, la BCE resterà in “stand by” con il finanziamento di emergenza, e -se necessario- la banca centrale riprenderà i suoi acquisti di obbligazioni sovrane per mantenere i rendimenti entro una oscillazione sostenibile.

C’è persino un piano per aiutare la Grecia nel suo periodo di transizione per tornare alla Dracma, benché i dettagli non siano ancora stati comunicati. Tutto quello che resta alla Grecia è rifiutarsi di seguire gli accordi previsti nel suo piano di salvataggio, il che significa un rifiuto del programma di aggiustamento strutturale previsto nel vituperato Memorandum of Understanding (MOU) di 43 pagine.

La troika che userà questo rifiuto come scusa per cancellare tutti i prestiti futuri e per cacciare la Grecia a calci fuori dall’Unione.

Questo è quanto c’è in serbo per la Grecia, l’esilio, perché si è rifiutata di tagliare fino in fondo le buste paga e le pensioni, perché ha speso “troppo” in farmaci salva-vita o non è ha voluto togliere i controlli sulla vendita degli alimenti per l’infanzia, o perché ha protetto le sue imprese pubbliche, o non ha smantellato la sicurezza sociale abbastanza velocemente o n on ha schiacciato i sindacati con un sufficiente entusiasmo o non ha voluto mettere all’asta i suoi tesori nazionali come prevedeva il piano di salvataggio.
Ora, dopo due anni consecutivi di sanzioni, saccheggi e rapine, la Grecia sarà cacciata dalla Zona Euro e lasciata a se stessa.

Mike Whitney vive nello stato di Washington. E’ collaboratore di Hopeless. Ha recentemente pubblicato – Hopeless: Barack Obama and the Politics of Illusion (AK Press).

Fonte: www.counterpunch.org
Link: http://www.counterpunch.org/2012/05/17/the-plan-to-kick-greece-out-of-the-eurozone/
17.05.2012

Traduzione per ComeDonChisciotte a cura di ERNESTO CELESTINI

NOTA 1 : Supply-side ecomics : enfatizza il ruolo dell’offerta (supply-side) nello stimolare la crescita economica, in contrapposizione alle teorie keynesiane che si focalizzano sulla domanda aggregata di beni e servizi, sostenendo che è compito dello stato intervenire con misure di sostegno alla domanda qualora la domanda aggregata sia insufficiente a garantire il pieno impiego o comunque il raggiungimento degli obiettivi di politica economica prestabiliti.

Il sostegno all’offerta deve avvenire, secondo Martin Feldstein e altri sostenitori della teoria, attraverso l’effetto-incentivo di una minore tassazione. La minore tassazione, stimolando il risparmio e gli investimenti, e influendo sulle scelte individuali riguardanti, ad esempio, il lavoro, stimolerebbe una maggiore crescita, capace – secondo i sostenitori più radicali della teoria – di far crescere le entrate fiscali nonostante la diminuzione delle aliquote. Inoltre la supply-side causerebbe effetti positivi sul tasso di inflazione grazie allo stimolo dell’offerta.
Alcuni tra gli esponenti più radicali della teoria sono entrati a far parte in diversi periodi dell’amministrazione Reagan.
La curva di Laffer ben rappresenta il pensiero dei sostenitori della supply-side, affermando che esiste un livello di tassazione oltre il quale prevalgono i disincentivi a produrre e lavorare di più. Una diminuzione delle imposte invece incentiverebbe gli individui a lavorare e produrre di più. L’effetto di una maggiore offerta di lavoro e per questa via una minore pressione fiscale avrebbe provocato un aumento delle entrate fiscali.

 

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