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DI ERIC MARGOLIS

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Dato che si stanno incrementando le tensioni nel Mar Cinese Meridionale, tra Cina e Stati Uniti, le forze aeree e navali americane si stanno silenziosamente attrezzando per combattere una guerra nella regione contesa.

Se necessario, così sarà. Entrambe le parti dicono che non vogliono alcun tipo di confronto militare per l’avanzamento delle acque costiere, ma entrambe si stanno comportando come se il conflitto militare fosse sempre più vicino.

Gli ottimisti dicono che una risoluzione pacifica dell’ascesa della Cina a grande potenza è raggiungibile. Le economie di queste potenze sono talmente invischiate che l’idea di una guerra è impensabile.

Così è anche la tesi di un nuovo e importante libro appena uscito, “Il sogno cinese”, scritto dal professor Liu Mingfu, un importante pensatore militare e commentatore cinese che parla con la voce della Cina militare.

Il commercio Stati Uniti-Cina ha contato 579 miliardi di dollari lo scorso anno. Pechino detiene 1200 miliardi del tesoro americano, e sta quindi finanziando un’importante parte del deficit commerciale americano. La Cina afferma che il suo export a basso costo verso gli Stati Uniti ha fatto risparmiare 600 miliardi ai consumatori americani negli ultimi anni.

La Cina vuole solamente il suo posto alla luce del sole, dicono i suoi strateghi, usando le stesse parole degli strateghi tedeschi all’alba della Prima Guerra Mondiale. È tempo di un mondo multi polare. L’era dell’impero americano è passata, scrive Liu Mingfu; parole che non lo fanno amare dai falchi repubblicani e neoconservatori.

I pessimisti controbattono che Gran Bretagna e Germania combatterono due guerre mondiali nonostante fossero i più importanti partner commerciali. La storia è piena di esempi di poteri in ascesa che alla fine arrivano a farsi la guerra con i loro poteri come status quo e resistendo alla crescita economica e militare del rivale. L’alleanza Franco-Russa-Britannica contro la Germania prima della Prima Guerra Mondiale ne è un perfetto esempio.

Non c’è bisogno di essere un swami per vedere che la crescita del potere cinese si scontrerà presto con l’egemonia americana. Le linee della battaglia sono già tracciate: la richiesta aggressiva della Cina rispetto al Mar Meridionale Cinese- visto dalle forze navali degli Stati Uniti come un lago americano. Taiwan. Le tensioni sul Myanmar. La Corea. L’accesso al mare aperto della Cina.

Secondo il professor General Liu, i giorni di dominazione ed egemonia americana sul mondo, come lui stesso li ha definiti, stanno per finire. Entro il 2030 la Cina sarà la più grande economia al mondo in termini assoluti (oggi rivaleggia con gli Stati Uniti sulla parità del potere d’acquisto), ritornando ad avere il primato geopolitico di cui aveva goduto fino al 1500 quando era il principale potere economico a livello mondiale.

Gli Stati Uniti devono trovare un modo per fare spazio al potere crescente della Cina, un punto fondamentale sollevato per diversi anni da questo scrittore. Una politica di contenimento farà fatica a funzionare a meno che l’India non ne diventi il principale attore protagonista. Il mio primo libro “La guerra al vertice del mondo” ha a che fare proprio con lo scenario di una guerra futura combattuta tra India e Cina tra Himalaya, Karkoram e Myanmar. L’India è stata molto prudente nell’accogliere qualsiasi alleanza americana contro la Cina.

Liu scrive che l’America deve cedere silenziosamente parte del suo potere alla Cina come fece l’impero Britannico nei confronti degli Stati Uniti dopo il 1900. Gli Stati Uniti e la Cina devono condividere il potere e regolamentare in comune il mondo, come amabili egemoni.

Egli insiste sul fatto che la Cina non ha ambizioni territoriali e mai ne avrà. “La Cina ha sofferto 470 invasioni straniere in 65 anni, dal 1840 al 1905”, afferma Liu, anche se dure incursioni sarebbe un termine più accurato. Durante questo periodo, la Cina è stata spogliata e saccheggiata dai poteri delle colonie occidentali e dal Giappone. Affiora un certo disprezzo per il Giappone dalle pagine del libro di Liu, come accade spesso da parte dei cinesi.

Qualcuno potrebbe argomentare che l’annessione o riunificazione del Tibet e del Sinkiang alla Cina sono state aggressioni. Ma la Cina le considera parte della Cina storica, con l’assente ingiustificato Taiwan.

Liu ha messo in luce come la Cina non abbia mai invaso né si sia impadronita dei suoi vicini minori quali la Corea, il Myanmar, la Tailandia o il Laos.

Piuttosto, gli imperatori cinesi hanno sempre preferito dominare senza l’aggressione affinché i vicini minori ne rispettassero la volontà e agissero rispettosamente- al contrario di come fecero gli Stati Uniti nel XX sec con l’America Latina. La Cina, scrive Liu, vuole pace e prosperità così da poter continuare a far crescere la sua economia. La Cina rimane un colosso che guarda a sé, contento di essere il Regno di Mezzo.

L’America, secondo il poco diplomatico Liu, è un gigante paranoico, timoroso del mondo esterno e dipendente dal bisogno di avere nemici sul territorio straniero. “Gli Americani si sentono perduti senza nemico”. L’occupazione e il saccheggio da parte di Washington di così tanti paesi, per lo più nel mondo musulmano, hanno generato nemici a non finire e una psicosi bellica. L’America, egli afferma, è una democrazia a metà: democratica a casa propria ma promotrice di dittature all’estero. Sembra quasi che Liu creda che la Cina sia democratica a casa tanto quanto gli Stati Uniti-, un’affermazione che sfida la realtà.

Liu afferma che la Cina è devota alle relazioni pacifiche, alla non interferenza in altre nazioni e al desiderio di aiutare il mondo a prosperare, non solo per il proprio potere e sistema politico. Ma ancora di più, afferma modestamente Liu, la Cina dovrebbe guidare lo sviluppo del mondo dato che i cinesi sono più intelligenti e acculturati di qualunque altro popolo e sono eredi di 5000 anni di storia!

Liu dipinge, in modo molto interessante, la guerra coreana del 1950 come una grande vittoria cinese perché ha evidenziato che una nazione asiatica può far fuori la più grande potenza militare del mondo. Ha accusato gli Stati Uniti di non aver invaso il nord del Vietnam senza aver paura della liberazione armata del popolo cinese dopo la sua sanguinosa esperienza in Corea.

Washington farà un passo indietro permettendo alla Cina di fare da leader in Asia? Se ne dubita altamente. Ma a meno che non si trovi un modus vivendi alternativo, è probabile che segua un confronto militare, che gli Stati Uniti potrebbero perdere. La Cina combatterebbe a casa propria o fuori dalla propria costa. Gli Stati Uniti, al contrario, combatterebbero centinaia di miglia al di là del Pacifico lontani dalle loro basi. Gli Stati Uniti potrebbero vincere ma la Cina tornerebbe senza dubbio indietro per qualcosa di più.

La tesi del “Sogno Cinese” è stata supportata dalla leadership comunista cinese. Ma due cose potrebbero ostacolare la crescita della Cina a dominatrice del mondo. Primo, la storia cinese è piena di esempi di conflitti interni, guerre civili e regionalismi. Questo “corso” della storia cinese potrebbe tornare a minacciare Pechino.

Secondo, da quando ho letto il panegirico di Liu sulla magnificenza cinese e il senso umanitario e pacifico, continua venirmi in mente la massima del saggio Lord Acton riguardo al potere assoluto corruttivo in modo assoluto. È successo a Washington e non c’è motivo per cui non debba succedere a Pechino.

Eric Margoplis

Fonte: www.informationclearinghouse.info

Link: http://www.informationclearinghouse.info/article41958.htm

26.05.2015

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di GUENDALINA ANZOLIN

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