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La Redazione

 

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IL PETROLIO HA UN PADRONE, IL SOLE NO

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A cura di Davide
Il 24 Novembre 2004
62 Views

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DI GIORGIO NEBBIA

Le bizzarrie e oscillazioni del prezzo del petrolio e delle fonti di energia sta facendo risorgere l’attenzione per l’energia solare e le fonti rinnovabili; decine di istituzioni e imprese si candidano a spartirsi le ingenti somme di soldi nazionali e europei previsti per le fonti rinnovabili. Diecimila tetti solari, centomila fotocelle solari, e le pubbliche amministrazioni, nel nome dello sviluppo “sostenibile” e delle “agende ventuno” e del rispetto del “protocollo di Kyoto” – minore uso di fonti energetiche fossili – eccitano nuovi appetiti in chi propone di vendere macchine, pannelli, centrali solari e a vento, biodiesel, eccetera.

Non è la prima volta che questo avviene; esattamente trent’anni fa, dopo la prima crisi petrolifera, ci fu un’altra ondata di passione per il solare; anche allora furono spesi grandi quantità di soldi pubblici, furono scritte migliaia di pagine furono fatti esperimenti che non fecero progredire per niente la società umana verso un crescente e razionale uso dell’energia irraggiata sulla Terra dal Sole, in una quantità che, solo sulle terre emerse, corrisponde, ogni anno, a 2500 volte la quantità di energia che tutti gli umani usano nello stesso periodo. E ogni volta ci si dimentica che successi ed errori nell’uso dell’energia solare sono stati incontrati innumerevoli volte, tanto che si potrebbe scrivere una storia della tecnica e dell’umanità sulla base di come è stata usata questa fonte di energia. La quale si manifesta in tante forme. Prima di tutto come radiazione che permette a semplici molecole, come l’acqua e l’anidride carbonica, di trasformarsi in molecole organiche nelle foglie, nel tronco degli alberi, nei petali dei fiori. Da innumerevoli secoli il Sole, attraverso i cicli naturali, fabbrica ogni anno, sui continenti, 100 miliardi di tonnellate di amido, cellulosa, lignina, grassi, zuccheri, eccetera. Non appena gli umani si sono affacciati all’alba della storia hanno risolto i propri problemi energetici bruciando vegetali e usando i tronchi e i rami degli alberi come materiali da costruzione per palafitte e pali e barche “solari”.

Da innumerevoli secoli il Sole fa evaporare l’acqua che ricade sulle terre emerse e, superando i dislivelli nella sua corsa verso il mare, porta “dentro di se” dell’energia meccanica che gli umani avrebbero imparato a usare mediante macchine, dai mulini primitivi alle odierne centrali idroelettriche, anch’essi azionate, sia pure indirettamente, dal Sole. Il Sole scalda diversamente le varie zone dei continenti e degli oceani e tali differenze di temperatura sono la fonte dei venti che gli umani ben presto hanno imparato ad usare per la propulsione “solare” delle navi a vela e, più tardi, come fonte di energia per mulini a vento e per motori eolici. E il vento genera il moto ondoso la cui enorme energia non viene utilizzata solo per la nostra pigrizia tecnico-scientifica.

Nel far evaporare l’acqua dei mari vicino alle coste o in laghi poco profondi il Sole ci fa trovare quel residuo bianco solido che ben presto i nostri predecessori hanno imparato a riconoscere come “buono”, adatto per dare sapore agli alimenti, per conservare la carne e le pelli; anzi il sale “solare” è stato uno dei primi prodotti chimici del grande commercio internazionale.

A mano a mano che sono progredite le conoscenze tecniche è stato scoperto che gli specchi parabolici sono capaci di concentrare la radiazione solare in un punto; se in tale punto si trova un corpo questo si scalda a temperatura così elevata da incendiarsi, tanto che i matematici hanno chiamato “fuoco” tale punto delle parabole (da qui il racconto secondo cui Archimede, con specchi avrebbe incendiato le vele delle navi di Marcello che assediava Siracusa).

Per i 2500 anni passati è stata tutta una corsa a usare e sfruttare l’energia solare con macchine e pompe termiche, o con motori a vento, o con sistemi per distillare l’acqua di mare e ricavarne acqua potabile, inventati e reinventati in Egitto, Cina, Grecia, e trasferiti da un paese all’altro, e poi nel mondo islamico e nell’Europa medievale e moderna.

Negli stessi secoli sono state perfezionate le tecniche delle saline solari e quelle delle macchine azionate dal flusso superficiale delle acque tenuto in moto dal Sole; si è fatto più intenso lo sfruttamento della biomassa legnosa “solare” come materiale da costruzione per navi e edifici e come reagente chimico in metallurgia.

E ancora in epoca più vicina a noi, nell’Ottocento, è stato osservato che con la radiazione solare si poteva ottenere elettricità se si scaldavano, col Sole, le saldature di opportuni metalli (per effetto termoelettrico) o se alla radiazione solare erano esposte superfici sensibili, per esempio di selenio (per effetto fotovoltaico). E anche all’alba dell’era dell’automobile e del petrolio come carburante per motori a scoppio è stato usato alcol etilico ottenuto dai vegetali, anche qui un carburante “solare”. Tutto questo è stato cancellato dall’avvento del petrolio che fornisce fonti di calore, carburanti per autoveicoli, materie sintetiche sostitutive di quelle vegetali, elettricità e illuminazione artificiale, che ha insomma “liberato” l’umanità dalla servitù di dover dipendere dal Sole, con la speranza che anche alcuni alimenti potessero essere ottenuti dal petrolio.

Le ragioni di questa svolta stanno nel fatto che il petrolio, come qualsiasi fonte di energia fossile, ha un proprietario, il padrone del terreno sovrastante i giacimenti o le miniere o i pozzi. E ogni soggetto economico che possiede un terreno che nasconde combustibili fossili ha “il dovere” di trarre un profitto vendendone la massima quantità possibile, e in fretta perché ciascuna fonte fossile prima o poi finisce, scoraggiando qualsiasi concorrente..

Soprattutto se il concorrente – l’energia del Sole in tutte le sue forme dirette e indirette, fonte di calore ad alta e bassa temperatura, di freddo, di elettricità, di acqua dolce, di sale, di biomassa vegetale trasformabile in carburanti e prodotti chimici, di vento e moto ondoso, una energia meno inquinante, che non emette gas responsabili di modificazioni climatiche – è disponibile dovunque, è inesauribile e ritorna, “rinnovabile”, nello stesso luogo, nella stessa quantità, anno dopo anno – e, soprattutto, se il concorrente non ha padrone.

L’energia solare è, invece, la fonte energetica comunista, disponibile anche per i paesi e popoli oggi poveri, catturabile sia con macchine complicate sia con dispositivi semplici, realizzabili con tecniche modeste, con materiali da costruzione disponibili nei vari paesi. Finora le ricerche “solari” nei paesi industriali, anche nella loro breve resurrezione dopo la crisi petrolifera del 1973, anche nella loro svogliata resurrezione odierna, sono state orientate a sostituire le fonti fossili nelle macchine che sono state costruite su misura per le fonti energetiche fossili, ed è per questo che tali ricerche sono state in gran parte un insuccesso. Per mettere l’energia solare, libera, senza padrone, al servizio degli esseri umani, soprattutto di quelli che cercano di avviarsi ad uno sviluppo diverso dal nostro, c’è bisogno di tecniche del tutto diverse, a dimensione “solare”, reperibili con un riesame critico delle conoscenze disponibili, nel passato recente e lontano, e intenzionalmente dimenticate; c’è bisogno di storia.

Giorgio Nebbia
Fonte:www.liberazione.it
24.11.04
 

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