DI UGO BARDI
Petrolio – Uno sguardo dal picco
Arriva da Reuters una notizia che richiede un certo lavoro di interpretazione. A firma di Peg Mackey e Janet McBride, si intitola “I tagli dei Sauditi mostrano che il petrolio a prezzi record sfida la logica del mercato”. Si domandano le autrici come sia possibile che, con i prezzi del petrolio così alti, i Sauditi abbiano “osato” (testualmente) ridurre la produzione. L’Arabia ha prodotto, in maggio, solo un briciolo in più di 9 milioni di barili al giorno, nettamente meno dei circa 9,5 milioni che erano la regola fino a pochi mesi fa e ben di meno della capacità dichiarata del Paese, 11,3 milioni di barili al giorno.Le signore Mackey e McBride si arrovellano per spiegare la ragione di una situazione apparentemente assurda. All’ultima riunione OPEC di Caracas il 1 giugno, non è stata imposta nessuna quota di produzione ai membri dell’organizzazione.
Il mercato del petrolio è ai massimi storici e a scuola di economia si impara che i prezzi alti hanno l’effetto di fare aumentare la produzione. Eppure i Sauditi hanno osato ridurla. Come è possibile? Seguono nell’articolo alcune spiegazioni estremamente contorte e varie dichiarazioni – altrettanto contorte – dei vari sceicchi del petrolio. Leggiamo, per esempio, che un delegato di OPEC ha detto che “la ragione per la riduzione è semplice. La gente non sta chiedendo petrolio”.
Affermazione quantomeno curiosa, dato che “la gente” è disposta a pagarlo più di 70 dollari al barile. Non fa capolino nel testo (e forse anche nella testa) delle gentili autrici del pezzo di Reuters, che i Sauditi non aumentano la produzione perché non possono aumentarla.
Anzi, che non riescono nemmeno a tenerla costante. Internet è da tempo pieno di speculazioni sulla situazione petrolifera saudita, con molti esperti che affermano che la capacità produttiva dei pozzi principali è al limite e che nonostante tutti gli sforzi, si prospettava un declino in tempi brevi. Matthew Simmons, noto esperto nel campo, ha scritto un libro molto dettagliato sull’argomento, intitolato “Crepuscolo nel deserto” (Twilight in the desert) sostenendo esattamente questo.
Sembrerebbe che questi esperti avessero ragione e che, invece, avessero torto marcio i vari buontemponi che hanno sostenuto (e alcuni continuano a sostenerlo) che l’Arabia Saudita potrebbe facilmente raddoppiare la produzione se solo decidesse di farlo. In breve: sembrerebbe che i Sauditi abbiano passato il loro picco di produzione. Da ora in poi la loro produzione potrebbe declinare inesorabilmente.
Si ripete, sembra, la situazione che si verificò negli Stati Uniti nel 1970-’71. Il picco locale di produzione del petrolio fu segnalato prima dalla decisione dell’agenzia che regolava le quote di produzione nel Texas, la Texas Railroad Commission, di dare il via libera alla produzione. Poco dopo, la produzione del Texas iniziava il suo declino, portandosi dietro il resto degli Stati Uniti.
Il declino fu irreversibile e non fu compensato nemmeno dall’ingresso dell’Alaska sul mercato. Oggi, nel panorama mondiale, l’Arabia Saudita gioca il ruolo di massimo produttore che giocava il Texas negli Stati Uniti. Il declino della produzione saudita si porterà dietro necessariamente il declino della produzione mondiale.
Il “picco Hubbert” inizio del declino globale, era ampiamente previsto da molti esperti per varie date entro il primo decennio del ventunesimo secolo. Per ora, nulla è ancora completamente certo, ma notizie che arrivano da varie fonti indicano che ci stiamo passando sopra. Prima o poi, dovremo abituarci al mondo del “dopo picco”, può darsi che dobbiamo iniziare già da adesso.
Ugo Bardi
Fonte: http://petrolio.blogosfere.it/
Link: http://petrolio.blogosfere.it/2006/07/il_petrolio_e_l.html
05.07.2006