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La Redazione

 

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IL PETROLIO COSTERA’ SEMPRE CARO E NON SI TORNA INDIETRO

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A cura di Bosque Primario
Il 30 Agosto 2012
181 Views
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DI AMBROSE EVANS.-PRITCHARD
www.telegraph.co.uk

Se la imminente crisi mondiale del petrolio è stata rinviata per un altro decennio o due, come si sta dicendo, questo oggi non si vede proprio sul mercato delle materie prime.

Il Brent è arrivato a 115 dollari al barile la scorsa settimana.
Il prezzo della benzina in Germania e in gran parte d’Europa è ormai a livelli record in ogni valuta

Il Diesel ha superato la soglia di $ 4 al gallone negli Stati Uniti, e ci si preoccupa tanto che la scorsa settimana è girata la voce che l’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) si stia preparando a mettere mano alle riserve strategiche.

Barclays Capital prevede un effetto “monstre” in questo trimestre perché il mercato del greggio si ridurrà di 2,4 milioni di barili al giorno (bpd), poco più poco meno.

Goldman Sachs ha detto che l’industria ha ormai una incapacità cronica a soddisfare i bisogni globali. “E’ solo una questione di tempo prima che le scorte di magazzino e la capacità di riserva dell’OPEC si esauriscano effettivamente,  ci vogliono prezzi del petrolio più alti per limitare la domanda“, ha detto il guru del petrolio David Greely.

Si tratta di un affare importante, considerando che in questo momento l’economia mondiale è vicina a una ricaduta in recessione, l’ultima ricaduta nella nostra cotrollata depressione globale.

La Gran Bretagna, la zona euro, e parti dell’Europa orientale sono in vera e propria recessione. La Cina è “atterrata pesantemente”, dopo lo shock monetario e la reale contrazione M1 dello scorso inverno. L’indice di produzione HSBC è sceso ancora ed è in contrazione da luglio. (1)

Il CPB , l’Osservatorio Mondiale del Commercio nei Paesi Bassi ha dimostrato che i volumi del commercio mondiale si sono contratti negli ultimi cinque mesi. I volumi delle spedizione di container dall’Asia verso l’Europa sono scesi del 9% a giugno. I prezzi del ferro sono scesi a 103 dollari la tonnellata, il 30 % in meno da aprile scorso.

Quindi siamo di fronte a un mondo in cui il Brent resta a più di $ 100, anche in recessione. I timori di un attacco israeliano contro l’Iran potrebbero aver influito un po’ sul prezzo, anche se le previsioni di un attacco sono ben al di sotto del livello dell’inizio di quest’anno.

Le Sanzioni all’Iran potrebbero aver ridotto l’offerta di oltre 900 mila barili extra al giorno pompati in Arabia Saudita. Una maggiore dipendenza dal petrolio del Giappone, dopo lo spegnimento della maggior parte dei suoi reattori nucleari, ha fatto la sua parte.

Comunque i motivi principali sono da ricercare nella inarrestabile fuoriuscita di petrolio nel Mare del Nord e nel Golfo del Messico, dalla delusione infinita in Russia per le politiche di pricing del Cremlino, e i costi sempre  crescenti per le estrazioni dai giacimenti in acque profonde.

Nulla è cambiato da quando l’AIE avvertì, quattro anni fa,  che il mondo deve investire 20.000 miliardi di dollari in progetti di energia nei prossimi 25 anni per poter sostenere le rivoluzioni industriali dell’Asia e scongiurare una crisi onnipotente. L’urgenza è stata semplicemente nascosta dietro la (2) la lunga recessione.

Abbiamo capito già dal 2006-2008 che la Cina è oggi il principale motore del prezzo del petrolio a livello mondiale, con consumi che aumentano ogni anno di mezzo milione di barili al giorno – oggi consumano 9,2 milioni di barili al giorno,  in un mercato mondiale di 90 milioni di barili al giorno. Per il resto la domanda è sostanzialmente stabile in Europa e in America.

Quindi cosa succederà quando dovremo fronteggiare gli effetti degli ultimi soldi investiti dalla Cina ? Le regioni cinesi hanno fatto conoscere i loro colossali investimenti  in nuovi aeroporti, strade, servizi aeronautici e zone industriali: si tratta di circa 240 miliardi di dollari ciascuno per Tianjin e Chongqing, $ 160 miliadi per Guangdong, $ 130 miliardi per Changsha, e così via. L’assonnata Guizhou ha superato tutti con $ 470 miliardi.
Roba da far intrecciare i neuroni  !

Che cosa accadrà quando l’anno prossimo le vendite di auto in Cina supereranno i 20 milioni, come prevede l’Associazione cinese dei costruttori di automobili?

Kamakshya Trivedi e Stacy Carlson della Goldman Sachs dicono che è emerso un modello inquietante in cui ogni tentativo di ripresa dell’economia mondiale sarà risucchiato da un balzo in avanti del prezzo del petrolio che farà abortire qualsiasi sviluppo. Un aumento di due punti nell’indice della produzione globale, porta ad un aumento del prezzo del petrolio del  30%  pochi mesi dopo.

“Il petrolio è diventato un bene sempre più scarso. Uno scenario che indica che la scarsità dell’offerta significa che qualsiasi aumento incrementale della domanda porterà  ad un aumento dei prezzi e non ad un aumento di produzione. Il prezzo del petrolio in effetti funge da stabilizzatore automatico “, Questo hanno detto e se è così, è “stabilizzerà” l’economia mondiale in una crisi-permanente.

L’opinione pubblica mondiale si è distratta un po’ troppo allegramente dopo il momento di panico vissuto per il Picco dei prezzi del petrolio di  quattro anni fa, sperando che la nuova rivoluzione dei pozzi che si stava avviando in America – e tutto quello che prometteva alla Cina,all’Argentina, e all’Europa – avrebbe  in gran parte risolto il problema.

Molto è stato fatto  di quello che si legge su “Oil: The Next Revolution” di Leonardo Maugeri di Harvard, che prevedeva  per gli USA un periodo di forniture abbondanti con petrolio a basso costo e con una capacità produttiva globale che aumenta da quasi 18 milioni di barili al giorno,  a 110 milioni entro il 2020.

Sadad al-Huseini, ex vice-presidente della Saudi Aramco, ha risposto con una confutazione stizzosa, sostenendo che il dottor Maugeri presume un tasso di declino globale del – 2% l’anno dai pozzi di petrolio rispetto alla stima dell’AIE che prevede – 6,7%. Basta questo per capire la differenza tra carenza e sovrabbondanza.

“Per quanto tutte chiunque abbia a che fare con l’energia vorrebbe essere ottimista, non ci sarà nessun eccesso di petrolio entro il 2020, è questo che manterrà i prezzi del petrolio tanto alti. La realtà è che il settore petrolifero è stato spinto al limite delle sue capacità e che questa difficile sfida dominerà i mercati energetici per il resto del decennio. “.

Il giro di boa degli Stati Uniti è stato certamente sorprendente. Il paese produce oggi il 94% del suo fabbisogno di gas naturale. E prossimamente potrà anche esportarlo. La produzione di petrolio dal campo Bakken,  nel Nord Dakota e in altri bacini del Texas e della Pennsylvania potrebbe far arrivare la produzione di petrolio USA fino a 5 miliardi circa entro il 2020, riducendo la dipendenza degli Stati Uniti dalle importazioni.

Si tratta di un’impresa magnifica di ingegneria e di disinvoltura, un perfetto esempio del perché non si devono mai ignorare le risorse degli Stati Uniti. L’industria americana sta attualmente pagando una frazione della spesa per il gas che si spende in Europa e in Asia, un vantaggio inestimabile sui costi che sta generando una rinascita per l’industria petrolchimica statunitense. “E’ un boom incredibile”, dice Adam Sieminski, capo della US Energy Information Administration (EIA).

La “ Shale devolution” avrà profonde implicazioni per il ruolo dell’America nel mondo e per l’equilibrio globale del potere, ma non lasciamoci prendere la mano. Esperti del settore- petrolio hanno notato come a molti operatori nel settore Bakken è stato detto di tenere bassi i prezzi quando il prezzo del greggio è sceso all’inizio di questa estate. “Presumibilmente il prezzo tenuto basso in quel momento si è rivelata una mossa  piuttosto costosa in quanto, non appena il Brent è sceso a $ 90 al barile, una gran quantità del petrolio degli Stati Uniti, prodotto in regioni chiave, sembrava aver perso tutto il suo profitto”, ha detto Paul Horsnell di Barclays Capital.

Le speranze iniziali di pozzi favolosi trovati in Polonia sono state deluse. La Exxon si è  ritirata dal paese. La Cina è più promettente, ma l’esplorazione è appena iniziata e il governo teme che le perdite nel  bacino del Sichuan potrebbero contaminare il fiume Yangtze che alimenta tante delle grandi città cinesi.

Si potrebbe aggiungere che alcuni dei pozzi del Brasile sono tanto lontani “off-shore nell’Atlantico” che per raggiungerli gli elicotteri devono essere riforniti in volo. Le trivelle devono  attraversare strati di sale che dove prevedere una tecnologia fantascientifica. L’estrazione è ancora più difficile e più costosa delle perforazioni che hanno travolto gli impianti BP a Macondo.

La conclusione corretta è solo una : ringraziare il cielo che i pozzi degli Stati Uniti hanno aiutato il mondo ad evitare una crisi immediata.

Ci metteremo un po’ di tempo per costruire una nuova generazione di centrali nucleari – preferibilmente usando il torio (3)- e per raggiungere il Santo Graal di una produzione di energia autosufficiente dalla tecnologia solare (4) .

Non so se è ben chiaro quanto vale una buona disponibilità di petrolio, ma è sicuro che un dubbio sul valore del petrolio continuerà a perseguitarci.

Ambrose Evans-Pritchard

Fonte: http://www.telegraph.co.uk
Link: http://www.telegraph.co.uk/finance/comment/ambroseevans_pritchard/9500667/Peak-cheap-oil-is-an-incontrovertible-fact.html
28.08.2012

Traduzione per www.ComeDonChisciotte.org a cura di ERNESTO CELESTINI

Note:

  1. http://www.telegraph.co.uk/finance/economics/9493818/China-concerns-mount-as-awful-data-see-manufacturing-fall-to-nine-month-low.html
  2. http://www.aeaweb.org/articles.php?doi=10.1257/aer.101.2.431
  3. http://www.greenstyle.it/centrali-nucleari-al-torio-vantaggi-e-svantaggi-2528.html
  4. http://www.worldgreen.org/enterprise/eco-products-for-the-office/7645-does-grid-parity-matter.html

 

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