DI COSTANZO PREVE
La sinistra e la tentazione della paranoia mimetica
1. L’assassinio dei giovani socialdemocratici norvegesi a Oslo e dei venditori ambulanti senegalesi a Firenze hanno colpito il senso morale di molta gente. Le reazioni a questi crimini, percepiti come intollerabili e inaccettabili ingiustizie, hanno un carattere prepolitico e metapolitico, perché alla faccia dei negatori dell’umanesimo filosofico esiste un comune buon senso che giunge direttamente alla valutazione immediata del Bene e del Male (in maiuscolo, ovviamente).
La politicizzazione ideologica di questi crimini è però inevitabile, perché entrambi i pazzi criminali giustificavano il loro comportamento in modo ideologico detto di “estrema destra”. A questo punto la recita Destra/Sinistra si mette in moto, e la destra, vergognandosi di questi individui che coprivano i loro delitti con motivazioni ideologiche indiscutibilmente di “destra”, parla di criminali pazzi isolati, mentre la sinistra si getta sugli avvenimenti parlando di “punta dell’iceberg” di un conglomerato mostruoso di “ismi” da criminalizzare: fascismo, nazismo, antisemitismo, populismo, revisionismo, leghismo, negazionismo, eccetera. Per la destra, dietro i criminali, c’è solo il manicomio. Per la sinistra, ci sono Bossi, Alemanno, Casa Pound, il fascismo eterno, il nazismo eterno, eccetera.
Non si tratta di dare ragione agli uni o agli altri. Si tratta di delegittimare alla radice questa stucchevole recita.
2. Gli psicologi usano il termine “egregora” (vedi Google) per indicare delle concentrazioni psicologiche collettive di energia generalmente negativa, ma non solo, che alimentano una comune forma-pensiero. Da dove nasce allora l’“egregora fascista”, se ce n’è una? In proposito, bisogna capire perché di regola la schizofrenia è generalmente caratterizzante della sinistra, mentre la paranoia caratterizza generalmente piuttosto la destra. Ragione non ultima, questa, per consigliare l’abbandono della dicotomia.
3.La paranoia caratterizza la cultura di destra perché la destra, in genere e con eccezioni rilevanti, ha alle spalle una concezione olistica e organicistica della società: nazione, popolo, famiglia, razza, eccetera. Sulla base di questa concezione organicistica (già criticata sia dagli illuministi che da Fichte, Hegel e Marx) il pericolo è avvertito in modo paranoico come minaccia esterna: gli immigrati, i negri, gli ebrei dissolvi tori e cosmopoliti, i comunisti collettori dell’invidia sociale dei malriusciti, eccetera. Si crea quindi il famoso “capro espiatorio”, presente in praticamente in tutte le società umane. L’abbandono della teoria paranoica del capro espiatorio segnala in genere il distacco dal modello del codice tradizionale di destra, e dovrebbe essere incoraggiato e lodato, se ogni dialogo con la destra non venisse visto (esempio tipico di paranoia) come un’astuta strategia di infiltrazione nel corpo sacro della Sinistra Eterna.
La schizofrenia caratterizza invece la cultura di sinistra, perché essa vive strutturalmente di “doppia verità” malamente celata. Essa si basa sulla metafisica temporale della irreversibilità di una divinità inesistente chiamata Progresso, per cui da un lato favorisce sempre le forme di modernizzazione dei costumi sociali, e dall’altro nega l’evidenza, e cioè che questa modernizzazione favorisce sempre sistematicamente il capitalismo (attenzione, non la borghesia, solo il capitalismo), depurandolo dei suoi residui non integralmente trasformabili in pura merce astratta. In base alla ideologia del progresso, la sinistra si autocolloca sempre dalla parte dei “progressisti” buoni contro i “conservatori” cattivi, e la radice della sua delegittimazione integrale della destra sta nel considerare la “destra” un residuo storico del passato da superare.
Il vecchio PCI era un seminatore di schizofrenia imbattibile. Da un lato, chiamava all’unità dell’arco costituzionale contro il brigatismo rosso, mentre dall’altro nelle sue sezioni mormorava a bassa voce ai militanti creduloni e babbioni che i brigatisti erano burattini in mano ai servizi segreti democristiani. Solo chi ha vissuto questa sistematica schizofrenia sa che essa ha avvelenato intere generazioni, soprattutto con il mantenimento di un antifascismo paranoico in totale assenza di fascismo.
Abbiamo così scoperto l’intreccio dialettico fra schizofrenia sociale e paranoia sociale. L’una si rovescia dialetticamente nell’altra, per cui la sola saggia da fare è tenersene fuori. Ma facciamo esempi concreti.
4. Il Manifesto del 15 dicembre 2011 a tutta pagina spara il titolo “I semi dell’odio”. Sono, ovviamente, i semi dell’odio razzista che ha armato la mano dell’assassino di Firenze. Ma la spiegazione appare duplice. A pagina 2 un certo Paolo Berdini sostiene che “il protagonista di Firenze non è un mostro, ma il frutto avvelenato di una devastazione culturale neoliberista, che ha desertificato la vecchia natura comunitaria di città come Firenze”. Siamo sempre sulla lunghezza d’onda della “tutta la colpa è della società”, la sciocchezza cui è stato ridotto negli anni Sessanta e Settanta il pensiero dialettico di Marx. Ma almeno si indica un avversario: la desertificazione sociale liberista. Ma già a pagina 3 Saverio Ferrari, specialista in allarme antifascista, stabilisce un nesso fra il delitto e la mostruosa destra eterna: fascismo, nazismo, negazionismo, revisionismo, leghismo, antisemitismo, populismo, fino a Bossi e Berlusconi, eccetera. Il Manifesto, ovviamente, pur senza smentire il codice cattocomunista “tutta la colpa non è mai dell’individuo, ma è sempre e solo della società”, sposa trionfalmente la paranoia di Ferrari.
Finalmente un nemico! L’eterno nemico fascista! Il nemico non è più la giunta di Monti, ma è il covo razzista di Casa Pound!
Si dirà: ma per combattere meglio la giunta Monti bisogna prima combattere Casa Pound. Errore. L’abc della politica consiste nell’individuare un nemico principale e un nemico secondario. La teoria della punta dell’iceberg può forse funzionare per il pogrom dei nomadi alle Vallette di Torino o per il gruppo nazista tedesco che uccideva gli immigrati, ma secondo me non funziona per il pazzo di Oslo e per il pazzo di Firenze. E spero che la paranoia non si spinga a sospettare che quanto dico sia solo una sofisticata giustificazione oppure una raffinata strategia di infiltrazione, ma sono sicuro che tipi umani come Ferrari lo penseranno. Cerchiamo di chiarire quanto mi sforzo di dire.
5. Parlando di “paranoia mimetica della sinistra” intendo alludere all’adozione di un codice paranoico da parte di chi in genere è dotato solo di un codice schizofrenico. La sinistra pratica la schizofrenia in dosi industriali, in quanto dice di fare una cosa e poi fa l’esatto contrario. Il comportamento dei sindacati è in proposito da manuale di patologie schizofreniche. La stessa cosa è tipica dei partiti di sinistra, particolarmente in Italia: da un lato, difendiamo gli interessi delle masse popolari di operai, impiegati, pensionati; dall’altro, viva l’onesta giunta Monti, che rispetta le donne in quanto donne, i cortei viola e rosa e ci ha liberati del Grande Puttaniere. So bene che questa schizofrenia è una risorsa ideologica sistemica, e non solo una forma di falsa coscienza necessaria nel senso di Marx, ma piuttosto è un “residuo” e una “derivazione” nel senso di Pareto. Le masse babbionizzabili si riducono come la pelle di zigrino di Balzac, ma ce ne sono sempre a sufficienza per inscenare “manifestazioni popolari”.
Ma quando il materiale adatto ad alimentare la schizofrenia diminuisce a vista d’occhio, e l’appoggio alla giunta Monti è talmente svergognato da farlo necessariamente diminuire, allora qualche dose di paranoia può essere utile. In Italia esiste una risorsa pressoché inesauribile, come il petrolio del Medio Oriente, ed è appunto l’antifascismo in assenza completa di fascismo. I Ferrari e i Caldiron sono sempre pronti a suggerire l’arrivo di iceberg contro cui può schiantarsi il Titanic della società italiana, per cui diventa effettivamente meno importante, ed anzi irrilevante, sapere chi è il capitano del Titanic e dove sta portando la nave.
Essendo ormai privi di bussola e di codice anticapitalistico credibile (Il Manifesto si è distinto per l’appoggio ai ribelli libici e siriani e si distingue oggi per l’appoggio alla strategia geopolitica USA contro Putin in Russia), è del tutto chiaro che criminali idioti come gli assassini di Oslo e di Firenze sono benvenuti come la manna dal cielo. Finalmente il vecchio riconoscibile nemico “ista”: fascista, nazista, antisemita, populista, leghista, razzista, eccetera. Ma se il nemico principale è l’eterno “ista”, allora non sarà più la giunta Monti.
Non vorrei essere frainteso, ma so già che lo sarò infallibilmente, perché il paranoico non può fare a meno di comportarsi come tale, fraintendendo un libero ragionamento per una astuta strategia di giustificazione di comportamenti aberranti. Ma non è così. Vogliamo veramente curare il male alla radice? Ottimo proposito. Non potremo mai evitare fenomeni aleatori e imprevedibili come gli assassini di Oslo e di Firenze, ma potremo forse contribuire a diminuire le “egregore” negative. Come farlo? Non ho certamente la ricetta in tasca altrimenti la darei subito gratis. Ma l’attizzare la solita guerra civile simbolica e demonizzante fra destra e sinistra non può essere la ricetta giusta.
E invece via con i segnalatori di incendio, che sappiamo essere solo degli attizzatori ideologici di incendio. A costoro non interessa la pietà per i corpi morti dei senegalesi innocenti. Interessa protrarre la loro guerra civile simbolica interminabile.
Costanzo Preve
Torino, 16 dicembre 2011