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La Redazione

 

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IL PARLAMENTO BRASILIANO CHIEDE LA SOSPENSIONE DI ISRAELE DAL MERCOSUR

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A cura di Davide
Il 28 Settembre 2009
73 Views

FONTE: AXIS OF LOGIC

Breve nota introduttiva e traduzione a cura di Francesco Caselli

Il testo tradotto e reso disponibile qui di seguito costituisce anche esempio di come si realizzino
i mutamenti politici. Appare molto diffusa in Italia, ma per fortuna non tanto tra i lettori di
CDC, la convinzione che il Primo Ministro, chiunque esso sia, goda di poteri enormi,
e possa risolvere quindi ogni problema, se solo volesse o gli convenisse.

Sicche’, sia per scarsa cultura politica, ma anche per scarsa cultura in senso lato, sia per vilta’
e malafede, grande percentuale degli Italiani attendono che il miracolo venga dall’alto.
O anche che arrivi “un Uomo”, che provveda a risolvere tutti i problemi. Mi sa, oltretutto,
che l’ultima volta non ando’ a finire troppo bene !

Invece, a fine dell’articolo a seguire, un capo palestinese asserisce: “E’ una vittoria importante,
che è stata resa possibile solo dallo esteso e convinto sostegno fornito dalla società civile in
Brasile.” A cui i politici brasiliani hanno trovato conveniente, per molteplici motivi, adeguarsi.

La carenza di moralita’ in Italia porta alla pratica impossibilita’ che i cittadini possano associare
le forze in vista di un obiettivo benefico condiviso. Pochi sanno lavorare con gli altri, pochi
osano, e a massima ragione peraltro, fidarsi degli altri. I piu’ preferiscono non agire, oppure
eventualmente farlo con obiettivi per forza di cose molto limitati, purche’ da soli (“sempre
meglio che male accompagnati”).

Viceversa risulta molto facile in Italia unire le forze in vista di un obiettivo criminoso, piccolo
o grande che sia. Allora molti festosamente convergono e giulivamente collaborano, purche’
sia quasi garantita l’immunita’.

Il risultato e’ che Israele appare avere una qualche parziale minima obiettiva ragione quando
forse considera e tratta da “pecora” nazioni quali l’ Italia (mentre riserva a se’ stessa la
esclusiva qualifica di “nazione degli Uomini al livello piu’ alto”).

Il guaio per loro e’ che pensavano che Brasiliani e Latino-Americani meritassero la medesima
qualifica di “pecore”: invece i fatti appaiono ora averli delusi nella maniera piu’ grave ed
inaspettata. Pare proprio che siano incorsi in uno spiacevole incidente, che dice male per il
loro futuro.

Infatti sempre meno in futuro gli Usa potranno, come finora, mantenerli. Se perdono pure,
come pare ormai inevitabile, l’America Latina, si mette veramente male per i loro conti
economici. E per la loro immagine.

Francesco Caselli

Il Parlamento brasiliano chiede la sospensione di Israele quale aderente allo accordo di libero scambio sottoscritto con il Mercosur (*)

Questa decisione è un colpo terribile per l’economia di Israele e per le sue relazioni con l’estero.

La Commissione per le Relazioni Estere e per la Difesa Nazionale del parlamento brasiliano ha raccomandato
che il Parlamento non ratifichi l’Accordo di libero scambio (ALS) tra il Mercosur e lo Stato di Israele fino a
quando “Israele accetti la creazione dello Stato palestinese secondo i confini del 1967”. Questa decisione è un
esplicito atto di pressione su Israele, perche’ esso si adegui al diritto internazionale, ed e’ un rigetto di anni di
incessante attività di richiesta di favori da parte di Israele, e delle sue pressioni intese ad ottenere il voto di
ratifica dello accordo.

Questa decisione rappresenta un enorme disastro per l’economia di Israele e per le sue relazioni con l’estero. Essa
costituisce un ostacolo molto grande alla entrata in vigore del contratto di adesione, che sin dalla sua sottoscrizione
nel 2007, è stato bloccato a causa del rifiuto di ratifica da parte di alcune nazioni membre del Mercosur. Il Mercosur
è uno dei mercati a piu’ rapida espansione del mondo, e costituisce la quinta maggiore economia al mondo.
Le esportazioni israeliane verso il Mercosur nel 2006 hanno ammontato a circa 600 milioni di dollari.

Israele ha investito massicciamente nello spingere per ottenere l’accordo, concentrandosi in modo particolare sul
Brasile, la maggiore economia del Mercosur, ed il più potente attore politico di esso. Il Brasile da solo, anche
senza un accordo di libero scambio, è per Israele la terza maggiore destinazione di esportazioni. Nel 2005 Ehud
Olmert, ministro del commercio dell’epoca, visito’ il Brasile allo scopo di ottenere il sostegno del presidente Lula
allo accordo. Poco più di un mese fa il ministro israeliano degli affari esteri Avigdor Lieberman si e’ recato in
Brasile per sollecitare la ratifica dell’accordo.

Fin dall’inizio dei negoziati per l’accordo di libero scambio, incontri ad alto livello nella società civile della zona
Mercosur hanno rigettato l’accordo commerciale. Per conto del Comitato Nazionale Palestinese per il BDS
(Boicottaggio, Disimpegno e Sanzioni) – “Palestinian BDS National Committee (BNC)” – (NdT: la sigla BDS e’
identica sia per la dicitura in italiano, che per quella internazionale in inglese; si tratta di una campagna per il
boicottaggio economico internazionale contro Israele), la Campagna della Organizzazione popolare palestinese
contro il Muro della “Apartheid” ha collaborato con gli intellettuali brasiliani, con i movimenti sociali, i partiti ed
i singoli politici per bloccare la ratifica del contratto di libero scambio. Furono costituiti il “Fronte per la Difesa
del popolo palestinese” ed il “Fronte parlamentare contro la ratifica del contratto per la zona di libero scambio”
a sostegno dello appello palestinese contro l’accordo di libero scambio. In gennaio 2009 una lettera del BNC fu
consegnata al presidente Lula.

Di conseguenza ieri la Commissione del parlamento brasiliano ha accettato di tenere una audizione pubblica
prima delle operazioni di voto.

Oscar Daniel Jadue, vice-presidente della Federazione palestinese del Cile, è intervenuto ed ha perorato il rigetto
della proposta di legge. Egli ha sostenuto che la ratifica del contratto è una violazione del Diritto Internazionale,
a vantaggio di una nazione che non rispetta i diritti umani dei Palestinesi.

“Invito tutti a riflettere che la sottoscrizione premierebbe il governo di Israele ed aprirebbe il mercato
latino-americano ad una nazione che annienta il popolo palestinese”, ha affermato Jadue.

Arlene Clemesha, professoressa di Storia Araba presso l’Università di São Paulo (USP) e componente del
Coordinamento delle Nazioni Unite sulla Palestina, ha argomentato contro la procedura superficiale e
fraudolenta di ratificare l’accordo con l’esclusione dei prodotti degli insediamenti, esprimendo l’allarme che
è impossibile separare i prodotti delle due zone di Israele, perche’ esso ha una storia di commercio dei
prodotti provenienti dagli insediamenti venduti semplicemente come israeliani. Invece, ella ha sostenuto, il
cammino verso la pace richiede che le forze internazionali costringano Israele a porre fine alla occupazione
militare dei territori palestinesi.

I membri della Commissione parlamentare brasiliana si sono trovati d’accordo con Clemesha e Jadue, ed hanno
raccomandato il congelamento del contratto, come strumento di pressione politica.

“Sarà un contributo piccolo, ma sara’ specifico, cioe’ mirato alla radice del problema. L’accordo puo’ essere
reso funzionante solo se approvato dalle nazioni del Mercosur. Poiche’ l’ Uruguay lo ha già approvato,
lavoreremo con Argentina e Paraguay. Il governo Lula è stato coraggioso e deve affermare pubblicamente che
l’accordo è congelato fino alla ripresa dei negoziati di pace”, ha affermato Nilson Mourão del Partito dei
Lavoratori (PT – Partido dos Trabalhadores) dello stato di Acre.

Jamal Juma’, coordinatore della Campagna della Organizzazione popolare palestinese contro il Muro della
“Apartheid” commenta: “Dopo anni di lotta politica, siamo molto contenti per questa decisione. E’ una vittoria
importante, che è stata resa possibile solo dallo esteso e convinto sostegno fornito dalla società civile in Brasile.

Questa decisione ha dimostrato che i governi democratici dell’ America Latina sono alleati per realizzare opere
di giustizia e sono pronti ad assumere una posizione di principio sulla Palestina, anche quando sono sottoposti
alla pressione israeliana. La delegazione di Lieberman ha cercato di allettare il Brasile con l’esca fraudolenta
di poter diventare “mediatori” nella regione, se si fossero dimostrati “imparziali” e avessero sostenuto gli
interessi di Israele nell’ambito dello accordo di libero scambio. Tuttavia i politici brasiliani non sono caduti
nella trappola.

Ora chiediamo all’OLP ed alla Autorità Nazionale Palestinese di vigilare che il “No” alla zona di libero
scambio per Israele costituisca in futuro una priorità per le loro politiche regionali estere.”

La lotta per negare ad Israele la zona di libero scambio Mercosur non è ancora finita; il progetto sarà
ulteriormente analizzato dalle Commissioni per lo Sviluppo Economico e da quella del Commercio e
dell’ Industria, e dal Parlamento. Sarà poi portato allo esame del Senato. Tuttavia è improbabile che la
decisione di ieri possa essere ribaltata, ed essa ha trasformato il processo di ratifica dell’ accordo di
libero scambio da parte del Brasile e da altre nazioni del Mercosur in un efficace strumento di
pressione su Israele.

The Palestine Monitor
Fonte: http://axisoflogic.com
Link: http://axisoflogic.com/artman/publish/Article_56940.shtml
14.09.2009

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da FRANCESCO CASELLI

* – Il Mercosur (“Mercato del Sud”) e’ un mercato comune di libero scambio tra le nazioni del
Sud-America. Il suo proposito consiste nella promozione di fluidi movimenti di merci, cittadini e monete
nazionali.

Nel corso del vertice tra Presidenti del dicembre 2004 fu concordata la fondazione del Parlamento
Mercosur. Esso entro il 2010 dovrebbe annoverare 18 rappresentanti per ciascuna nazione.

Rimane tuttora incerta, tuttavia, la prospettiva di una accresciuta integrazione politica all’interno della
organizzazione, sul modello della Unione Europea.

Il Mercosur rappresenta 270 milioni di cittadini.

In dicembre 2007 il Mercosur sottoscrisse un accordo di libero scambio con Israele, tuttora soggetto a
ratifica dei Parlamenti nazionali.

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