IL PAKISTAN SFRUTTA IL PAPAVERO AFGANO

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Da quando è stato messo sotto il controllo delle forze di stabilizzazione della Nato, l’Afghanistan è diventato il primo produttore mondiale di papavero da oppio. Raffinato nei laboratori dei servizi segreti pakistani costitusce la parte principale del Prodotto Nazionale Lordo dell’Afghanistan e del Pakistan, diventati tutti e due dei narco-Stati. Lungi da essere a profitto delle popolazioni, questa manna è utilizzata per l’acquisto di armamenti statunitensi in previsione dell’attacco all’Iran.

Immediatamente dopo l’invasione dell’Afghanistan da parte degli Stati Uniti e dopo il rovesciamento dell’emirato autoproclamato dei talibani, il presidente George W. Bush invio’ un emissario speciale per valutare la situazione. Nel suo rapporto, James Dobbins indicò:”Le droghe sono la principale fonte di denaro per finanziare la ricostruzione, superando largamente gli aiuti internazionali nel loro insieme”. Questa osservazione non si è smentita. In tre anni, la produzione d’oppio si è sviluppata molto rapidamente.Si estende oggi su 130.000 ettari e rappresenta l’ 87 % della produzione mondiale. In questo paese devastato, non ci sono infatti altre fonti di ricchezza, tranne gli aiuti internazionali, osserva il professore Barnett Rubin della New York University. [1]

Questo fenomeno è unanimemente deplorato dai dirigenti internazionali. E’ comunque impossibile che abbia preso una tale dimensione senza l’approvazione, almeno tacita, da parte dei nuovi dirigenti del paese, vale a dire da parte dell’armata degli Stati Uniti e da parte della Nato. Questa collusione è ormai un segreto di Pulcinella, anche se nessun responsabile politico osa parlarne in pubblico. Un’ eccezione comunque c’è : il ministro della difesa francese, Michèle Alliot-Marie non ha esitato a esprimere la sua irritazione nelle colonne del Washington Post.

Ella si rammaricava del fatto che i G.I. USA non si sentissero coinvolti da questo traffico che alimenta da solo il mercato europeo e lasciassero che si svolgesse sotto i propri occhi, domandando nello stesso tempo l’aiuto militare degli Europei per la stabilità del paese. [2]

Per comprendere quello che nasconde questa grande ipocrisia, un passo indietro e qualche spiegazione sono necessari.
Per rappresentare un valore sul mercato, la gomma di papavero deve essere raffinata, poi distribuita in un mercato che paghi. Quindi la coltivazione si sviluppa solamente una volta che è addossata a dei laboratori locali e a dei canali internazionali. Contrariamente alla raffinazione della cocaina, quella dell’eroina necessita di una logistica importante, dunque di una organizzazione centralizzata allontanata dai coltivatori. Una tale struttura di produzione non può’ esistere all’insaputa del potere politico.

Cosi’ la coltivazione speculativa del papavero è sopravvenuta in parallelo alla guerra civile e in seguito a una decisione politica. Il direttore dei servizi segreti francese, Alexandre de Marenches, si è vantato d’aver concepito il finanziamento della lotta dei Mujadeen contro i Sovietici tramite la produzione della droga e di averlo consigliato al suo omologo statunitense. Comunque sia, la coltivazione si è sviluppata negli anni 80 al nord lungo la frontiera afgano-pakistano, con la raffinazione spesso nello stesso Pakistan e sotto il controllo dell’ISI (servizi segreti militari). Facendo subire ai Sovietici quello che avevano sofferto nel Vietnam, gli Stati Uniti rimandarono l’eroina in Afghanistan per farla consumare ai soldati sovietici e per demoralizzarne le loro truppe.

Lungi dal prendere fine al ritiro delle truppe sovietiche, la guerra civile divenne negli anni 90 una guerra di tutti contro tutti. Dei capi di guerra, raggruppando delle bande armate etniche, si dettero battaglia in nome di alleanze effimere, ciascuno di loro finanziando le proprie truppe con l’organizzazione della coltura del papavero, nella zona di territorio che controllava ; l’ISI pakistano conservava una autorità al di sopra della lotta tramite il monopolio della raffinazione. Gli Stati Uniti, che continuarono a sorvegliarne la distribuzione, si accertarono di farne arrivare una grossa parte in Iran per rovinare la società rivoluzionaria islamica.

Nel 1992, Washington tento’ di mettere fine alla guerra civile afgana che aveva provocato prosciugando il suo finanziamento per mezzo della chiusura delle raffinerie pakistane. La Casa Bianca mobilito’ delle importanti squadre della DEA (Drug Enforcement Administration) a Islamabad, ma era troppo tardi. Gli sforzi del Generale Asif Nawaz si rivelarono infruttuosi : la stessa economia pakistana era diventata dipendente dalla droga.
Nel periodo precedente l’attacco all’Afganistan da parte degli Stati Uniti, la maggior parte del territorio afgano era governata dalla confraternita dei talibani, sostenuta da vicino dall’ISI. La setta si era costituita unilateralmente negli emirati e si finanziava unicamente attraverso la coltura del papavero da oppio. I talibani e il loro ospite, Osama Bin Laden, si inventarono una scusa secondo la quale l’Islam interdirebbe ai musulmani di consumare droga, ma non di produrne per gli infedeli. Negoziarono all’ONU con Pino Arlacchi e con gli Stati Uniti e accettarono di distruggere dei raccolti contro dei sostanziali rimborsi , cosicché, secondo il periodo, vivevano tramite l’oppio o le sovvenzioni. Nel Nord del paese, il comandante Massoud e il suo Fronte Islamico [3] agirono identicamente.
Gli accordi di distruzione delle raccolte intercorsi tra i talibani e l’ONU provocarono una grave crisi economica per il sistema di raffinerie dell’ISI pakistano. La dimensione della crisi raggiunse rapidamente il suo punto di rottura, provocando un rovesciamento del Pakistan contro i talibani, nel momento in cui gli Stati Uniti entrarono anche loro in conflitto con la confraternita, ma per un altro motivo : la costruzione di un pipe-line.

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Oggi è una banalità della stampa occidentale pretendere che Osama Bin Laden, nemico n°1 degli Stati Uniti, sia sempre in vita e si nasconda nelle zone tribali della frontiera afgano-pakistana. Poco importa sapere se questo dato è esatto o no, ci accontenteremo d’osservare che, se fosse il caso, l’armata statunitense dovrebbe essere intervenuta da lungo tempo per sloggiarlo, farlo prigioniero e processarlo. Invece non se ne fa niente, mentre i rapporti ufficiali assicurano che queste zone tribali nascondono dei centri di raffinazione. In definitiva, si lascia intendere che Bin Laden trascorra dei giorni piacevoli, riconvertito in barone della droga nel Waziristan. Che sia quel che sia, con o senza Bin Laden, l’ISI pakistano conserva il monopolio della raffinazione e i profitti realizzati alimentano le casse del governo del generale Perez Musharraf.

Infatti, l’economia del Pakistan è estremamente debole. Le esportazioni si limitano a delle fibre tessili e a delle banalità. Nonostante ciò’, lo Stato è ricco, al punto tale da potere acquistare dei cacciabombardieri dagli Stati Uniti e delle navi da guerra. Lungi da richiedere delle spiegazioni al generale Musharraf, durante il suo ultimo viaggio nella regione, la segretaria di Stato Condoleezza Rice si è felicitata per la vendita dell’ultima versione di F-16 a Islamabad, che non ha nessun’altro modo di pagare tranne lo sfruttamento dell’oppio afgano. Ciascuno chiude gli occhi su un sistema al quale partecipa o ha partecipato ; lo si fa anche perché l’Iran è diventato il nuovo obiettivo, perché l’armata pakistana sarà indispensabile per colpire Teheran e perché le operazioni costeranno care. Non è inutile ricordare che l’inviato speciale del presidente Bush, James Dobbins, del quale citavamo all’inizio d’articolo la valutazione della situazione, è precisamente il Presidente della Rand Corporation, la lobby del complesso militare-industriale statunitense.

Per gentile concessione di Reseau Voltaire
19.04.05

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ITALOFRANC

Note:

[1] Sulla situazione generale, vedi ” Afganistan
2004 “, Voltaire, 20 gennaio 2004.

[2] ” Afghanistan’s Drug Boom “, di Michèle
Alliot-Marie, Washington Post, 6 Ottobre 2004. Noi
avemmo peraltro trattato questo testo nelle Tribunes
Libres Internationales del 7 Ottobre 2004.

[3] Per le esigenze della comunicazione globale, il
Fronte islamico sarà precipitatamente ribattezzato Alleanza
del Nord prima che Washington rovesci i talibani.

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