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La Redazione

 

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IL NUOVO ORDINE E L'UOMO ECONOMICO

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A cura di Truman
Il 24 Gennaio 2007
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DI ABBAS BAKTHIAR
Dissident Voice

Una volta la settimana guardo sulla TV americana CBS il programma 60 minuti. Questa volta, parte della trasmissione si occupava dell’ultima tendenza in voga tra alcuni teenager: picchiare i senzatetto, causandone talvolta la morte. I reporter erano riusciti a ottenere un breve filmato registrato da una telecamera di sorveglianza, che mostrava come quattro giovani picchiassero un malcapitato senzatetto per divertimento. Il giornalista intervistò poi un altro giovane (uno dei quattro) che aveva partecipato all’uccisione di un senzatetto. Quando il giornalista gli chiese per quale ragione l’avesse fatto, questi rispose "per divertimento".

Il giornalista proseguì poi richiamando l’attenzione su come un film su DVD, Bumfight, in cui due senzatetto erano stati pagati per picchiarsi tra loro, sia diventato molto popolare tra i giovani americani. La NHC (National Coalition for the Homeless – Coalizione Nazionale dei Senzatetto) afferma che il pestaggio dei senzatetto è diventata una moda perversa su tutto il territorio nazionale. In tutto il paese intere bande di adolescenti li perseguitano e li attaccano. [1] Il giornalista continuò poi, incolpando questo film e il suo regista, Ray Laticia, un ragazzo di 23 anni (che, detto per inciso, ha venduto i diritti di questa serie per 1 milione e mezzo di dollari) di essere parzialmente responsabile di questi attacchi.Il giorno dopo cominciai a ricevere le solite chiamate dagli amici e dai colleghi: hai visto 60 minutes l’altra sera? Non era terribile? Come può succedere questo genere di cose? Beh, questi sono gli Stati Uniti. Ho avuto l’impressione che quello di cui i miei amici non si rendono conto è che ciò che succede oggi negli Stati Uniti accadrà a Londra a distanza di pochi mesi e poi si diffonderà in tutto il resto dell’Europa. E poco dopo in Norvegia, di solito in forma più mite. Il fatto è che sono gli Stati Uniti a lanciare le nuove tendenze. Se riscuotono successo le facciamo nostre, e se falliscono, beh allora le rifiutiamo. Ma talvolta il loro successo è illusorio e si paga a caro prezzo. E quando gli americani se ne rendono conto, noi siamo già saltati a bordo per trarre profitto da qualunque tecnica o regola nuova loro abbiano tirato fuori.

Gli americani, a differenza degli europei, non sono vincolati dalle tradizioni. Amano giocare d’azzardo e sono molto decisi. Vogliono provare tutto almeno una volta e condividere la loro esperienza con chiunque, specialmente poi se possono anche beneficiarne. Ma qualche volta gli capita di credere così a fondo nelle loro regole che cercano di introdurle anche agli altri, in alcuni casi pure con la forza, se necessario.

Negli ultimi 100 anni, gli Stati Uniti hanno sperimentato varie forme di capitalismo, e noi in Europa – in qualche misura – li abbiamo copiati. Abbiamo regolarmente adottato, benché sempre con maggiore moderazione, la politica economica americana, dal New Deal di Franklin D. Roosevelt al Consumismo e al Neoliberalismo. Imitandoli, accettiamo anche noi di giocare d’azzardo.

Non dovremmo scuotere le teste e pensare che questo sia unicamente un fenomeno americano. Ciò che succede lì, succederà qui, è solo questione di tempo. Basta che andiate a Londra o a Parigi per vedere tutti i senzatetto che dormono spartanamente per le strade. È solo questione di tempo prima che qualche teenager si diverta con queste persone; dopo tutto, anche noi abbiamo aderito al consumismo. Ciò che hanno fatto e che faranno questi ragazzi non fa altro che riflettere semplicemente gli estremi di quella che è una società vuota di valori, orientata egoisticamente al puro consumo e alla ricerca del piacere.

John Berger, un autore britannico, aveva osservato bene quando affermava che: "la povertà del nostro secolo non ha raffronto con quella dei secoli precedenti. Non è, come poteva esserlo in passato, il risultato di carestie naturali, ma un complesso di priorità imposte dai ricchi sul resto del mondo. Quindi, il povero moderno non è compatito.. ma rottamato come un rifiuto. L’economia consumistica del ventesimo secolo ha prodotto la prima cultura dove uno straccione è un promemoria del nulla."

L’indifferenza – diciamo pure l’ostilità – che mostriamo verso i senzatetto o verso il povero non è che una piccola parte di un problema più grande con cui si confronta oggi la nostra società. Il grande problema, per come la vedo io, è legato alla corruzione dei valori e degli ideali più fondamentali. Nelle nostre società democratiche capitaliste dove l’interesse dell’individuo viene eretto a fulcro, siamo sedotti dalla promessa della felicità che il denaro può comprare, e rincorrendo questo sogno noi seduciamo e veniamo sedotti — girando in un cerchio di compassione e fedeltà illusorie, e di pura indifferenza.

Alcuni anni fa avevo partecipato alla cerimonia di apertura di un nuovo software lanciato da una società svedese a Stoccolma. In quel periodo, due professori svedesi di economia – Ridderståle and Nordstrom – avevano scritto un libro controverso – in Scandinavia – dal titolo Funky Business. Uno di questi due gentiluomini venne invitato a inaugurare la cerimonia, presentando un breve discorso sulle loro scoperte in merito a come la società occidentale stesse cambiando e i suoi effetti sugli affari. Non ero certamente preparato su ciò che avrei ascoltato. Nordstrom esordì nel suo discorso in questo modo: "La fedeltà è morta, la famiglia è morta… ciò che è rimasto è fare shopping e scopare".

Inizialmente fui sorpreso e indignato. Di certo si sbagliavano. Sono queste le uniche cose di cui la gente si preoccupa? Poi, gradualmente, cominciai a comprendere che sebbene non siamo ancora a questo punto, ci stiamo arrivando.

La fedeltà è morta. In un’epoca di ridimensionamento, BPR (Business Process Reengineering – Riesame dei Processi Aziendali), TBC (Time-Based Competition – Competizione sul Tempo), Six Sigma (Sei Sigma – programma sulla gestione della qualità ideato da Bob Galvin e Bill Smith della Motorola), ecc., tutti vengono assunti e licenziati a volontà. Non c’è spazio per la fedeltà. In un’epoca di "cosa hai fatto per me ultimamente" non c’è fedeltà. In un’epoca di accordi prenuziali non c’è spazio per la fedeltà. In un’epoca dove i politici vengono comprati e venduti, non c’è spazio per la fedeltà. Ora la fedeltà non si guadagna: si affitta.

In un’epoca dove il 50% dei matrimoni finiscono con un divorzio, non c’è spazio per la famiglia. In un’epoca dove i genitori devono dedicare la maggior parte del tempo al lavoro, non c’è tempo per la famiglia. In un’epoca dove educare un bambino costa centinaia di migliaia di dollari, non c’è incentivo per creare una famiglia. In un’epoca dove i vecchi vengono mandati in pensione a casa a morire, non c’è spazio per la famiglia.

L’unità di una famiglia è importante. È intorno a questa unità che ci si raccoglie e si costruiscono villaggi, paesi, città, e nazioni. È quel collante che mantiene stabili le nostre società. Le famiglie sono rette da due principi base: l’amore e la fedeltà. I costanti tradimenti da parte delle corporazioni, dei governi, degli amici e anche delle nostre consorti ha davvero distrutto la nozione di fedeltà.

Rimaniamo con l’amore, che abbiamo cominciato a trattare come merce di scambio. Agenzie che ci trovano amicizie e matrimoni, agenzie d’appuntamento, ecc. sono luoghi dove la gente si scambia curriculum vitæ ed elenca le sue proprietà, sperando di trovare qualcuno che sia disponibile a offrire più di quanto è disposto/a a prendere. Abbiamo pure delle agenzie per appuntamenti veloci; a cui spesso ci si rivolge per trovare ciò che si cerca da un’altra persona nel più breve tempo possibile.

Con un concetto di fedeltà praticamente disperso, e con un amore mercificato, non rimane altro che un grande vuoto, che i governi e le compagnie cercano di riempire con prodotti. Ecco perché Nordstrom sosteneva che non rimane altro che fare shopping e scopare.

C’è un detto molto ricorrente negli Stati Uniti: "there is no such a thing as free lunch" (lett. "non esiste una cosa come il pranzo gratis"). Se l’unità familiare si sta dissolvendo poco a poco e la nostra interazione sociale si riduce a un misero do ut des, allora davvero siamo in un dirupo scivoloso, ognuno verso il proprio inferno.

Il Sistema Economico del Do Ut Des

Il miglior esempio di questo sistema economico è meglio noto sotto il nome di economia di mercato o, meglio detto, libera economia di mercato. L’American Heritage Dictionary (Dizionario del Patrimonio Americano) definisce questo sistema come una "economia che opera attraverso lo scambio volontario in un mercato libero e non è progettata o controllata da un’autorità centrale; un’economia capitalista". Il sistema si appoggia sulle "forze di mercato" (offerta e domanda) o sulla "mano invisibile" per l’allocazione delle risorse. In altri termini, la disponibilità del prodotto e il suo prezzo sono determinate automaticamente dall’offerta e dalla domanda, senza nessuna interferenza da parte del governo o di altri enti. È importante notare che il governo non è l’unica autorità in grado di influenzare il mercato. Alcuni gruppi potrebbero giudicare alcune cose in modo biasimevole (la droga, la pornografia, ecc.). La chiesa, per esempio, potrebbe interferire con il mercato, se dichiarasse l’usura un peccato. In un mercato libero ideale sono solo le leggi dell’offerta e della domanda che determinano la disponibilità e il prezzo dei prodotti. E questa offerta e domanda è originata dagli individui. Al centro di questo sistema abbiamo dunque gli individui, e non il gruppo. In questo sistema, è l’interesse dell’individuo che è fondamentale. Tutto gira attorno all’individuo e ai suoi desideri; dunque è l’interesse per se stessi che si trova al centro, e le transazioni sociali diventano una serie di do ut des.

Uno dei primi propugnatori del sistema del libero mercato (che rinnegava l’esistente Mercantilismo [2]), Adam Smith, nel suo capolavoro intitolato The Wealth of the Nations (1776) (La Ricchezza delle Nazioni), discuteva il caso del do ut des in questo modo:

Ma l’uomo ha quasi sempre bisogno del soccorso dei suoi fratelli, ed invano egli l’attenderebbe soltanto dalla loro benevolenza. Avrà più probabilità d’ottenerlo, se potrà volgere a proprio favore il loro interesse, mostrando loro che tornerebbe a loro vantaggio fare per lui quello che egli richiede da loro. Chiunque offre ad un altro un contratto di qualunque specie, fa una proposta di tal genere. Dà a me quello di cui ho bisogno, e tu avrai questo, di cui tu hai bisogno; ed è in questo modo che noi otteniamo l’uno dall’altro la massima parte dei servizi di cui abbiamo bisogno. [3]

Naturalmente, un sistema che si poggia sugli interessi personali dell’individuo richiede inevitabilmente un individuo che sia libero. Ecco perché tutti i sostenitori di questo sistema, come Adam Smith, David Ricardo, John Stuart Mills e altri erano anche sostenitori della democrazia e della libertà individuale. Ma sembra, per lo meno a me, che la libertà individuale richiesta nell’economia di un mercato veramente libero non si possa ottenere in un sistema democratico. Democrazia significa che, sebbene alcuni diritti individuali siano garantiti, è l’interesse della maggioranza (cioé dei gruppi) ad essere posta al centro. Questo è il punto cruciale del problema: l’interesse individuale contro l’interesse collettivo.

Tutti i proponenti dell’economia di libero mercato, specialmente coloro che esaltano il consumismo (cioè tutte le regole che pongono l’enfasi sul consumo e, in senso astratto, sulla convinzione che la libera scelta dei consumatori dovrebbe dettare la struttura economica di una società [4]), hanno provato e continuano a provare a liberarsi di qualunque cosa che sia di impedimento allo sviluppo di questo libero mercato. Ecco perché spingono sempre verso governi più piccoli, verso maggiore individualismo e maggiore deregulation.

Dal punto di vista del puro laissez faire economico, ogni regola imposta sul mercato interferisce con l’efficienza di questo mercato, cioé riduce il profitto degli individui. Ora proviamo a considerare la funzione delle leggi e delle regolamentazioni. Le leggi, le norme e le regolamentazioni sono necessarie per mantenere l’ordine in una società democratica. Se uno cerca di sbarazzarsi di queste regolamentazioni, non rimane altro che il caos; e nel caos il profitto raggiunge il suo apice.

Osserviamo la storia per constatare come pochi individui abbiano ottenuti ingenti profitti in tempi di caos. Guardiamo come negli USA i magnati industriali rapinatori hanno accumulato una ricchezza immensa in assenza di regolamentazioni. Guardiamo agli oligarchi russi e a come sono diventati miliardari in brevissimo tempo grazie al caos e all’assenza di regolamentazioni. Guardiamo Enron. Per pochi, ha senso deregolare il mercato, avere un governo più piccolo e avere un "libero mercato". Ma per raggiungere questo scopo in una democrazia, abbiamo bisogno di persone che siano disposte a votare per una società di questo genere. C’è un solo tipo di persona intenzionata a trarre vantaggio dal caos, e si chiama Homo Economicus o Uomo Economico. Questo Uomo è un individuo che è essenzialmente amorale e si fa guidare unicamente dalla sua ricerca di autogratificazione.

La Creazione dell’Uomo Economico

La più grave minaccia all’economia di libero mercato ideale e al consumismo non sono il governo o le regolamentazioni ma le religioni radicate con i loro valori assoluti. Religioni radicate come il cristianesimo, l’islam, l’ebraismo, il buddismo o l’induismo, giusto per citarne alcune, non approvano un accumulo cieco ed egoista della ricchezza. I loro valori sono assoluti e non possono essere cambiati. Non è possibile cambiare le parole della Bibbia o del Corano. Uno potrebbe tentare di interpretare i testi in vari modi, ma i valori centrali rimangono tali. Per esempio, tutte le religioni ufficiali vietano l’avidità, che è il fondamento stesso del capitalismo del libero mercato. Se fate caso ai sette peccati capitali: superbia/orgoglio, avarizia/avidità, dissolutezza/lussuria, invidia, golosità, ira, accidia; noterete che sono tutti legati all’egoismo, e sono esattamente quelli che vengono promossi dalle corporazioni.

Come fanno (questi Uomini Economici) ad aggirare questo problema? Vi sono diversi modi:

– Se uno riesce a introdursi in un’istituzione religiosa, diventa piuttosto semplice: si portano i leader religiosi a benedire questo nuovo stile di vita e a predicarlo dal pulpito.

– Se uno non ci riesce, allora si possono creare nuove istituzioni religiose che siano simili a quelle vecchie, e poi cambiare lentamente i valori centrali fino a che combacino con i propri, e allo stesso tempo persuadere i membri della vecchia istituzione ad unirsi alla nuova congregazione.

– Se neanche questo funziona o richiede troppo tempo per essere attuato, allora si può provocare una guerra tra e all’interno delle religioni. Nel mezzo della confusione e del caos, ci si infiltra e ci si impadronisce della vecchia istituzione. Al peggio, una guerra di religione riuscirà comunque a distrarre a sufficienza i leader religiosi e i loro seguaci quanto basta per riuscire a convertire le masse alla nuova religione dell’individualismo estremo.

E intanto il lavoro del "missionario" viene portato avanti speditamente attraverso i media. Questi Uomini Economici hanno acquisito grandi fortune, e utilizzandone una parte sono riusciti a mettere le mani sopra i media. Utilizzandoli, sono entrati nelle nostre case e stanno cercando di persuaderci ad accettare la loro visione distorta del mondo come realtà. Oggi, quasi tutte le pubblicità di quasi tutti i prodotti contengono almeno due dei sette peccati capitali mortali come sprono all’acquisto. Essere egoisti ed egocentrici viene fatto passare ormai come un modo normale di comportarsi. Provate a pensare con attenzione ai vecchi film per vedere che cosa promuovevano. Poi pensate ad alcuni degli ultimi film usciti e chiedetevi che cosa comunicano. Guardate gli show televisivi e le telenovella; noterete come la maggioranza tratti di autogratificazione, di denaro e di valori assoluti che vengono continuamente minati.

Qualcuno potrebbe mettere in discussione queste mie osservazioni pensando che io sia paranoico. Potrei esserlo: ma non si può ignorare il fatto che man mano che i nostri valori diventano relativi, i confini di ciò che è accettabile vengono costantemente estesi per includere l’inaccettabile. Alcuni valori sono stati così distorti che ciò che veniva considerato un "peccato", ora viene considerata una virtù. Se non mi credete, pensate semplicemente all’avidità e a Wall Street. Se non mi credete, pensate alle serie televisive come Apprentice, Playboy, Big Brother, ecc. Cosa stanno cercando di insegnarci? Sotto le false spoglie di una sana competizione, ci insegnano ad essere egoisti. Il tema ricorrente nella maggioranza di questi reality show è questa: siate brillanti e pensate al numero uno: voi stessi. Slealtà, disonestà, malvagità, e tutti gli altri strumenti di inganno vengono utilizzati dai rivali per vincere. Se esaminate questi spettacoli vedrete che c’è sempre una competizione e una fine con un vincitore. I partecipanti devono mentire, imbrogliare ed ingannarsi a vicenda per avanzare al prossimo livello. Alla fine, il vincitore è quello che essenzialmente è riuscito a fottere tutti gli altri.

In queste condizioni la corruzione dei valori è data per scontata; anzi, la corruzione è necessaria affinché questi show durino. Ma la manipolazione e il lavaggio del cervello non si trova solo nei media. Anche le nostre scuole e i nostri istituti di istruzione superiore vengono utilizzati per promuovere il vangelo delle economie di libero mercato e dell’individualismo estremo.

Di rado pensiamo alle università come a luoghi dove le persone vengono sottoposte al lavaggio del cervello o manipolate. Ci piace pensare che gli istituti di istruzione superiore siano templi di conoscenza, incontaminati dall’avidità delle corporazioni, con preferenze ideologiche ecc. E per un certo verso questo è corretto. Finché ci si occupa dell’universo fisico, le università e i college sono imparziali ed oggettivi (se si mette da parte l’attuale dibattito tra evoluzionisti e creazionisti). Vedete.. studiare ingegneria, architettura o medicina è un percorso unidirezionale. Uno più uno è uguale a due; e sarà sempre così, non importa quanti test si condurranno e quante persone discuteranno a favore o contro.

Ma appena si comincia a parlare del funzionamento della società, del potere strutturale, e dei mezzi attraverso i quali questo potere viene ottenuto ed esercitato, si entra nel mondo della manipolazione, delle mezze verità e delle mezze bugie. Le università e i college diventano immediatamente luoghi dove Macchiavelli si sarebbe trovato perfettamente a suo agio.

Li vedete, gli studenti, quando cominciano i loro studi in Commercio o in Economia; viene loro presentata una serie di "FATTI" sulla società ideale e sui suoi meccanismi interni di funzionamento. Per esempio, viene insegnato che c’è quasi sempre una relazione inversa tra la disoccupazione e i tassi d’interesse — ad eccezione della stagflazione [combinazione di stagnazione e inflazione], quando entrambi crescono. Lo scopo, così viene detto agli studenti, è quello di tenere alcune cifre nei limiti di certi parametri. Per esempio l’inflazione dovrebbe essere tenuta al di sotto del 2%, e la disoccupazione ideale non dovrebbe essere al di sopra del 5%. Quasi mai viene prestata la minima attenzione alle conseguenze delle politiche economiche. Quando insegnano agli studenti il concetto del ridimensionamento o del trasferimento delle strutture di produzione in un paese con una manodopera meno costosa, ecc., enfatizzano l’efficienza economica e la massimizzazione del profitto anziché i suoi effetti sulla società come insieme. Nessuno accenna all’effetto che il ridimensionamento o che l’esportazione del lavoro ha sulle persone povere che dipendono da questi lavori. Le persone sono irrilevanti; sono solo numeri con cui giocare finché non si riesce a ottenere il proprio margine di profitto. I costi causati da famiglie andate a pezzi, dall’alcolismo, dai furti e dalla violenza non vengono discussi o presi in considerazione. Gli studenti vengono martellati continuamente nelle loro teste con questi "FATTI" che sono la verità, solo la verità e nient’altro che la verità, che Dio li aiuti… Gli studenti sono educati a vedere le persone come individui guidati unicamente da interessi personali. Le corporazioni sono parimenti presentate come delle entità che esistono al solo scopo di creare profitto per i loro azionisti.

In questi templi di conoscenza il profitto costituisce un valore molto alto, un fine da ottenere con tutti i mezzi possibili. Di conseguenza, nelle nostre società, la gente ha cominciato a venerare il dio del profitto; e i suoi discepoli più meritevoli da considerare come degli eroi, persone da imitare e da lodare. Cose come l’etica, come i valori morali, come la decenza sono disdegnate e lasciate ai filosofi.

Così anche nella scienza politica le nazioni sono trattate come individui, alla cieca ricerca del loro proprio tornaconto, tralasciando ogni conseguenza. Quando le nazioni si comportano senza più pietà ed egoisticamente, si parla di REALPOLITIK (realismo politico o pragmatismo politico). E quindi le guerre non scoppiano più a causa di dispute territoriali o per il desiderio di un re per un regno più grande, ma per interessi economici. È l’analisi monetaria dei costi-benefici che stabilisce se ci saranno milioni di senza casa o centinaia di migliaia di morti. E ciò è ottenuto con eserciti mercenari.

Infatti, gli eserciti vengono privatizzati. A prescindere da quanto patriottico si senta un povero soldato, alla fine è un mercenario, che combatte per un paese che viene controllato dalle grandi corporazioni, che a loro volta sono controllate da persone molto ricche. Di fatto il soldato uccide o viene ucciso per aumentare gli interessi di questi individui. Un certo generale tedesco una volta disse che se i soldati sapessero ciò per cui combattono, non esisterebbe alcuna guerra. Quanto a noi, bé, veniamo condotti a credere che è nel nostro interesse che i soldati combattano. Dopo tutto, quello che è valido per la General Motors è valido anche per l’America, giusto? O quello che è valido per la Rimi (catena norvegese di supermercati) è valido anche per la Norvegia, giusto? Bé tutto è relativo, non è così? Dopo tutto chi può garantire che la General Motors o la Rimi non diventino un’altra Enron?

L’Uomo Economico e la Ricerca della Felicità

Come dicevo prima, nel capitalismo del libero mercato è l’interesse dell’individuo ad essere fondamentale. Tutto ruota intorno all’individuo e ai suoi desideri. La domanda è: cosa realmente desidera un individuo, sia egli un Uomo Economico amorale o no, ? È l’educazione, il denaro, il sesso, la giovinezza, una villa, due ville, dei jet privati, dei servi e degli schiavi.. cosa, esattamente? Nessuna di queste cose è un fine ultimo, ma un mezzo per ottenere qualcos’altro. Uno studia per ottenere maggiore conoscenza, un lavoro migliore, per guadagnare più denaro, per comprare una casa migliore, per mangiare cibo migliore, per… la lista continua. Ecco, dietro ogni desiderio ne dimora un altro. Se esaminate tutti i desideri, vedrete che tutti più o meno sono orientati ad un unico, definitivo desiderio: la felicità.

Dal momento in cui nasciamo al momento in cui chiudiamo gli occhi per l’ultima volta, vogliamo la felicità. La felicità è molto soggettiva e dunque difficile da descrivere o da quantificare. Per comprenderla, è forse più facile esaminare cosa è che causa la felicità. La felicità è strettamente connessa con il desiderio; poiché generalmente si ritiene che lo stato della felicità sia ottenuto grazie al soddisfacimento dei desideri.

Già verso la metà del XVI° secolo, Blaise Pascal metteva in discussione la natura illusoria del desiderio e i suoi legami con la felicità. Asseriva che "visto che la natura ci rende sempre infelici in qualunque condizione, i nostri desideri ci portano a immaginare una condizione di felicità; poiché aggiungono alla condizione in cui ci troviamo i piaceri della condizione in cui non siamo. E se ottenessimo questi piaceri non saremmo comunque felici, alla fine; perché dovremmo avere altri piaceri conformi a questa nuova condizione." [5]

In altri termini, siamo felici quando sogniamo di ottenere/possedere ciò che desideriamo, ma appena lo otteniamo cessiamo di desiderarlo. Per sostenere questa sensazione di felicità, dobbiamo passare oltre e soddisfare nuovi desideri. Questo significa che anche per essere solo moderatamente felice, uno deve soddisfare continuamente i suoi desideri. I desideri si presentano in tutti le forme, da quelli piccoli, quali soddisfare la fame, a quelli più grandi, come dominare il mondo intero. Ma non appena soddisfiamo i nostri desideri, ci rendiamo conto che la nostra corsa per la felicità diventa sempre più difficile. E così i nostri lunghi periodi di soddisfazione, inframezzati da brevi periodi di felicità, vengono sostituiti da lunghi periodi di frustrazione e di infelicità, inframezzati da periodi sempre più brevi di felicità; e questo nonostante l’accumulo di titoli di studio, di cose e di esperienze. Nel 2000, Robert. E. Lane dell’Università di Yale pubblicò i risultati di una sua ricerca sulla condizione di felicità delle persone nei mercati democratici. Questo è quanto risulta:

Assieme alla soddisfazione che le persone traggono dal loro progresso materiale, si affianca anche un senso di infelicità e di depressione che ossessiona le democrazie di mercato avanzate di tutto il mondo, uno spirito che si fa beffa dell’idea che i mercati incrementino il benessere, e della promessa del diciottesimo secolo di un diritto al conseguimento della felicità sotto governi benevoli e sotto la diretta scelta dei propri cittadini. Questo senso si esprime in diverse direzioni: un declino postbellico negli Stati Uniti delle persone che si dichiarano felici, una marea crescente in tutte le società avanzate di depressione clinica e disforia (specialmente tra i giovani), una sfiducia sempre crescente verso chiunque e verso la politica e le altre istituzioni, una sfiducia nell’idea che la vita dell’uomo medio stia migliorando, una tragica erosione della solidarietà familiare e dell’integrazione comunitaria assieme a un apparente declino di rapporti cordiali e stretti tra amici. [6]

Come vedete, una società costruita sul modello dell’interesse personale dell’individuo non può offrire nient’altro che cose materiali. L’economia di libero mercato, specialmente il consumismo, mette in relazione la felicità con il possesso delle cose materiali. Ricerca la massima crescita economica per generare il massimo profitto possibile per le corporazioni, alimentata da un consumismo di massa e basata sulla produzione di massa. In questo sistema, quello che si vende è la promessa della felicità più che il prodotto. Questo assunto che le cose materiali portino alla felicità è una grande bugia che circola da millenni. Solo che nell’antichità non avevano la televisione e internet per propagarla con efficacia.

Io ho detto in cuor mio: «Vieni, dunque, ti voglio mettere alla prova con la gioia: Gusta il piacere!». Ma ecco, anche questo è vanità. Del riso ho detto: «Follia!» e della gioia: «A che giova?». Ho voluto soddisfare il mio corpo con il vino, con la pretesa di dedicarmi con la mente alla sapienza e di darmi alla follia, finché non scoprissi che cosa convenga agli uomini compiere sotto il cielo, nei giorni contati della loro vita. Ho intrapreso grandi opere, mi sono fabbricato case, mi sono piantato vigneti. Mi sono fatto parchi e giardini e vi ho piantato alberi da frutto d’ogni specie; mi sono fatto vasche, per irrigare con l’acqua le piantagioni. Ho acquistato schiavi e schiave e altri ne ho avuti nati in casa e ho posseduto anche armenti e greggi in gran numero più di tutti i miei predecessori in Gerusalemme. Ho accumulato anche argento e oro, ricchezze di re e di province; mi sono procurato cantori e cantatrici, insieme con le delizie dei figli dell’uomo. Sono divenuto grande, più potente di tutti i miei predecessori in Gerusalemme, pur conservando la mia sapienza. Non ho negato ai miei occhi nulla di ciò che bramavano, né ho rifiutato alcuna soddisfazione al mio cuore, che godeva d’ogni mia fatica; questa è stata la ricompensa di tutte le mie fatiche. Ho considerato tutte le opere fatte dalle mie mani e tutta la fatica che avevo durato a farle: ecco, tutto mi è apparso vanità e un inseguire il vento: non c’è alcun vantaggio sotto il sole. [7]

Questa citazione descrive la disillusione del re Salomone (circa 3000 anni fa) per l’abbondanza, il potere e i piaceri. In effetti non vi era nessuno stato di felicità continuo dato da nessuna delle cose che lui aveva provato.

Io ritengo che la felicità sia ottenuta non dall’ottenimento di cose materiali, ma di ideali. Uno è più felice quando lavora per raggiungere uno scopo; e quale scopo ha più valore di quello della felicità altrui? È mia convinzione che lo stato perpetuo di felicità possa essere raggiunto solo attraverso lo sforzo per creare questa condizione (la felicità) per gli altri. È uno sforzo continuo, appagante e soddisfacente.

In altre parole, è solo attraverso la felicità degli altri che si può avere la garanzia di sperimentare continuamente la propria.

Chi sono i pusher? [Chi sono quelli che spingono?]

Chi sono quelle persone che lavorano continuamente per perpetuare questo sistema di inganni, bugie e corruzione? Non sono alcuni politici, i lobbisti, o gli sceneggiatori televisivi e cinematografici, o l’affascinante predicatore evangelico, e nemmeno l’individuo comune pieno di soldi, no, non sono loro i reali manovratori e agitatori. Loro sono solo delle pedine utilizzate nel gioco e poi sacrificate. Il vero potere che sta dietro le quinte appartiene a quelle dinastie che esistono ormai da lungo tempo. Si conoscono tutte molto bene tra di loro, e hanno pure legami di famiglia. Sono loro i signori burattinai. Loro si celano dietro le persone che stanno dietro compagnie poco conosciute che possiedono grandi industrie, banche, e compagnie di assicurazioni. Sono loro i veri pusher. Costoro non sono minimamente interessati alla pace e alla trasparenza. Vogliono caos e oscurità, perché nel caos trovano ancora più profitto e nell’opacità nessuno può accorgersi delle loro malefatte. Qualcuno potrebbe chiamarli cospiratori; altri dei cultori di un gruppo satanico, e altri ancora lupi famelici dell’economia. Qualunque sia il modo in cui vogliate chiamarli, di una cosa sono certo: esistono; e se non vengono fermati, continueranno a spargere disordine e miseria con guerre programmate, politiche egoistiche nazionali e globali e, peggio di tutto, con la corruzione di ogni essenza pura dell’uomo, del suo senso del giusto e dello sbagliato, e dei suoi valori. I loro obiettivi non sono unicamente gli Stati Uniti, l’Inghilterra, il Canada o l’Australia. È il villaggio globale, quello su cui vogliono mettere le mani. E sono determinati nel loro scopo, con mezzi di pace, con la corruzione, con le minacce o con la GUERRA.

E Ora?

Ma noi cosa dovremmo fare? Come possiamo fermare questo scivolo verso l’inferno? Bene, tanto per cominciare, viviamo in società democratiche (se così possiamo chiamarle). Dovremmo interrompere e rovesciare la concentrazione dei media nelle mani di queste poche persone. È attraverso i media che i valori vengono minati e la gente viene sottoposta al lavaggio del cervello per accettare l’inaccettabile. Dovremmo chiedere che ogni giornale, canale televisivo, rivista e sito internet pubblichino il nome del reale proprietario o del maggiore azionista su un angolo della pagina principale. Vorremmo sapere chi è che ci manipola. Non dovremmo consentire a un individuo o a una corporazione di possedere più del 2% dei media di ogni paese. Dovremmo anche assicurarci che questi individui così benestanti non controllino le società di media attraverso delle deleghe. È ESTREMAMENTE IMPORTANTE che questa concentrazione di media nelle mani di pochi individui e di poche corporazioni sia fermata e rovesciata. Perché è attraverso i media che corrompono/ricattano i politici. Nelle democrazie, i media sono il corridoio per il potere. Dovrebbe essere la gente a controllare questo corridoio e non costoro. Ora come ora, abbiamo solo l’illusione della democrazia, ma non abbiamo quella vera.

Successivamente bisognerà controllare i fondi per le elezioni. Perché hanno una relazione diretta con i media. La pubblicità costa molto. I politici vogliono portare il loro messaggio al popolo. Il modo migliore è attraverso i media. Necessitano di due cose: denaro per la pubblicità, tempo per la trasmissione, e accesso. Prima di ogni elezione, bisognerebbe pubblicare la lista di tutti coloro che contribuiscono alla campagna. Vorremmo sapere chi è che paga, e per che cosa. Ogni attività di lobbying dovrebbe essere proibita. È inaccettabile che delle corporazioni o delle persone impieghino delle compagnie per acquisire influenza politica. Questi ruffiani politici dovrebbero essere tenuti alla larga. L’accesso ai media dovrebbe inoltre essere regolamentato. Tutti i candidati devono potere avere uguali diritti e tempi di accesso.

Il passo successivo è quello di sciogliere il sistema bipartitico. È sempre molto facile per chi è facoltoso comprare qualcuno in entrambi i partiti (come succede attualmente). Lo vediamo benissimo che alcuni miliardari e alcune corporazioni elargiscono denaro ad entrambi i partiti per assicurarsi che, a prescindere da chi vincerà le elezioni, loro avranno qualcuno in cima. Sostenendo anche altri partiti e forzando il governo a stanziare somme di denaro più cospicue a partiti minori (che abbiano un minimo del 3% o 4% dei voti), ci assicuriamo che siano ascoltate anche le voci delle minoranze a livello nazionale. Il sistema proporzionale è anche estremamente utile per rompere i monopoli dei vecchi partiti.

Un altro punto importante è quello di considerare i politici responsabili di ciò che fanno e di ciò che dicono. Se mentono dovrebbero essere puniti, e puniti severamente. Se un politico mente, dovrebbe essere punito due volte più severamente che un non-politico. I politici di maggior rilievo dovrebbero sapere che, se mentono, finiscono dritti in prigione. Non dovrebbe essere consentita alcuna forma di perdono a chi è nella politica.

Dovremmo arrestare la crescita di persone ultra miliardarie. Ciò che intendo è che se 5 miliardi di dollari non bastano, sicuramente non ne basteranno neanche 50. Per bloccare questa continua crescita delle fortune delle dinastie, dobbiamo stabilire dei limiti su quanto debba essere passato alle generazioni future. Qualunque cosa che sia superiore a un certo limite (per es. 5 miliardi di dollari) dovrebbe essere sottratto dal governo e utilizzato per il benessere dei meno fortunati e per incentivi sulle tasse per le piccole imprese, ecc. Gli economisti possono sedersi per riflettere, e venire fuori con una formula che sia in grado di stimare quanto serve per garantire benessere e agiatezza alle tre prossime generazioni di queste dinastie. Il resto dovrebbe essere sottratto. Diciamocelo: se sono così svegli come le loro madri e i loro padri, non incontreranno alcun problema, e se non lo sono, almeno butteranno via meno denaro. D’altro canto, se una persona si sente povera (monetariamente) con una somma da 1 a 5 miliardi di dollari, allora solo la tomba potrà soddisfare la sua avidità.

Un altro punto importante è la libertà. Sotto una propaganda incessante e assillante e con tattiche intimidatorie, siamo obbligati ad abdicare sempre di più alle nostre libertà. Quelli che controllano i media e i politici hanno anche bisogno di controllarci. Cercano di fare il possibile per farci rinunciare alle nostre libertà in modo pacifico: ma chi si rifiuta di seguire la corrente e cerca di combattere contro i desideri di queste persone viene controllato da vicino, screditato e, se necessario, neutralizzato. Riflettete su quanta libertà avete perso in soli cinque anni e provate a immaginare, se continua così, quanta ancora ne perderete in 10 anni.

Dobbiamo poi anche stare in guardia dalle grandi bugie, perché sono più facili da accettare. Fate attenzione ai conflitti senza scadenza, perché sono il companatico di queste persone. La "guerra del terrore" è la più grande bugia di questo secolo. Questa è una guerra senza fine. Sotto questa bandiera, saranno lanciate molte guerre, e se non vengono fermate milioni di persone saranno uccise. Sotto questa bandiera stanno cercando di lanciare le guerre di religione e di civiltà. Mentre noi abbiamo paura, combattendo l’uno contro l’altro, uccidendo o facendoci uccidere, e i nostri valori vengono minati. Se glielo consentiamo, ci trasformeremo nell’Homo Economicus amorale che venera il profitto e non vede niente altro nel mondo se non che una riflessione distorta del nostro interesse personale in tutte le cose.

Abbas Bakhtiar vive in Norvegia. È un consulente e scrive articoli per molte riviste online. È anche il primo professore associato dell’Università di Nordland, Norvegia. Può essere contattato su: [email protected] .

NOTE

[1] CBS NEWS, “’Bumfight’ Videos Inspired Joy-Killing ,” 1° ottobre 2006.

[2] Fino agli inizi del 1800, le principali economie europee seguivano il sistema economico del Mercantilismo (1600-1800). Il Mercantilismo vedeva il commercio internazionale come un gioco finito a somma zero. Ovvero, nel commercio internazionale, se ad un certo momento l’Inghilterra guadagnava qualcosa, allora qualche altro paese doveva necessariamente perdere qualcosa. Perché un paese conquistasse terreno in questo sistema, doveva esportare di più ed importare di meno, che si traduceva in una forma di protezionismo (tariffe e altre restrizioni sulle importazioni ecc.) nel proprio paese e libero scambio all’estero (espansione dell’export). Chiaramente, se tutti avessero seguito lo stesso sistema, si sarebbero prima o poi ritrovati in conflitto l’uno con l’altro — cosa che infatti successe, con il risultato di molte guerre. Un’altra conseguenza di questo sistema era la corsa alla conquista delle colonie. Poiché le colonie erano di fatto dei mercati prigionieri, aveva senso economico possederne il più possibile. A livello nazionale, il Mercantilismo si rivelò una catastrofe per gli scaglioni più inferiori o per «l’uomo comune» nelle società stratificate. In questo sistema, la popolazione che lavorava veniva vista come un mezzo di produzione (rivoluzione preindustriale) e come tale veniva trattata di conseguenza; più si lavorava più aumentava la paga. Charles Dickens (1812-1870), attraverso i suoi scritti (per es. Oliver Twist) aveva fornito un riquadro alquanto completo della miseria dell’«uomo comune» che viveva in questo sistema.

[3] Adam Smith, The Wealth of Nations Books I-III (Penguin Classics, 1776), Pagina 118-119.

[4] Wikipedia, “Consumerism ”.

[5] Pascal, Blaise, Pensees , 1669.


[6] Robert E. Lane, The Loss of Happiness in Market Democracies (Yale University Press, 2000), p3.

[7] The Holy Bible, Revised Standard Version, Ecclesiastes, Chapter 2, 1-11

Abbas Bakthiar
Fonte: http://www.dissidentvoice.org
Link: http://www.dissidentvoice.org/Oct06/Bakhtiar22.htm
22.10.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di RUGGERO ORLANDI
L’immagine in alto è tratta da http://www.deviantart.com/deviation/15687878/

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