IL MONOPOLIO DELLA FEDERAL RESERVE SUL DENARO

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DI RON PAUL
Information Clearing House

Di recente ho avuto l’opportunità di fare alcune domande a Ben Bernanke, presidente della Federal Reserve, in occasione della sua audizione di fronte alla Joint Economic Committee (*) del Congresso. L’argomento principale di quel giorno era lo stato dell’economia statunitense, e molti miei colleghi hanno voluto sapere in che modo la Federal Reserve abbia intenzione di “regolare” le cose in modo da allontanare la paura di un crollo economico. Dal tenore delle domande si evinceva che il signor Bernanke ha il totale controllo dell’economia del paese, neanche fosse il presidente del Soviet Supremo.

Non ci sono dubbi che Bernanke possa a suo piacimento influenzare drasticamente l’andamento dell’economia, semplicemente prendendo decisioni sulla massa monetaria e sui tassi di interesse, ma perché i membri del Congresso ritengono che questo vada bene? Perché accettiamo senza alcuna obiezione che un ristretto gruppo di persone appartenenti al consiglio d’amministrazione della Federal Reserve eserciti un così grande potere sulla nostra economia? Un controllo centralizzato e monopolistico sulla nostra moneta è compatibile con una presunta economia di libero mercato?
La gran parte dei cittadini presta poca attenzione al sistema della Federal Reserve e alla politica economica in generale, ma se anche aspirano soltanto a guadagnarsi da vivere e magari risparmiare o investire qualcosa per il futuro, il Congresso e la Federal Reserve tentano subdolamente di metter loro i bastoni fra le ruote. Giorno dopo giorno, ogni dollaro che una persona possiede subisce una svalutazione.

La più grande minaccia che gli Stati Uniti devono oggi affrontare non è il terrorismo, o la competizione economica con paesi esteri o l’immigrazione clandestina, bensì le disastrose politiche fiscali messe in atto dall’attuale governo, contraddistinte da uno spudorato disavanzo di bilancio e da una continua svalutazione monetaria. La combinazione di questi due fattori – il Congresso che spende più di quanto possa ricavare da tasse e prestiti, e la Federal Reserve che stampa denaro per colmare il divario – minaccia di impoverirci ulteriormente, distruggendo quel che rimane del valore del dollaro.

La politica inflazionistica della Fed colpisce soprattutto gli anziani, i quali generalmente fanno affidamento sia sulle entrate fisse della pensione e del sussidio sociale, che sui loro risparmi. L’inflazione fa crollare il potere d’acquisto delle loro entrate, e i tassi d’interesse sempre più bassi fanno diminuire le rendite derivanti dai risparmi. Il risultato è che da un lato le politiche della Fed incoraggiano i giovani a chiedere grandi prestiti, visti gli interessi così bassi, ma dall’altro lato puniscono le persone anziane e parsimoniose che hanno risparmiato in previsione della pensione.

A volte la stampa finanziaria critica la politica della Federal Reserve, ma la validità del sistema monetario in sé non viene mai messo in discussione. Entrambi gli schieramenti politici vogliono che la Banca Centrale stampi più denaro, e incentivano la spesa sociale e l’avventurismo militare. I politici vogliono che le presse tipografiche lavorino a pieno regime e creino più credito, in modo che l’economia, come per magia, riprenda a marciare. O almeno così pensano.

Il dollaro ci permette di vivere al di sopra dei nostri mezzi, ma non per sempre. La storia insegna che quando la distruzione del valore monetario diventa sistematica, quasi tutti ne risentono, e la struttura economica e politica diventa instabile. Ai politici scialacquatori potrà anche piacere un sistema che genera sempre più denaro per i loro interessi e per i loro progetti, ma il resto della popolazione è legittimata ad avere gravi preoccupazioni per il nostro sistema monetario e per il futuro valore del nostro denaro.

Il dott. Ron Paul è un membro repubblicano del Congresso degli Stati Uniti.

Ron Paul
Fonte: http://www.informationclearinghouse.info
Link: http://www.informationclearinghouse.info/article17510.htm
10.04.2007

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di GIUSEPPE SCHIAVONI

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