IL MONDO SI TROVA SULL'ORLO DI UNA NUOVA RECESSIONE GLOBALE ?

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FONTE: RT.COM

L’eurozona è in grande difficoltà e sta frenando la crescita economica globale mentre il resto del mondo sta andando piuttosto bene, ha detto nell’intervista a Russia Today Jim O’Neill, ex presidente di Goldman Sachs Asset Management.

RT: L’Europa sta avendo difficoltà economiche negli ultimi anni e nel 2014 sta subendo un rallentamento della crescita particolarmente acuto. Cosa c’è dietro questa cattiva situazione economica?

Jim O’Neill: In realtà la nuova incertezza è la Germania. Alcune delle cause per cui l’Europa è ancora così debole sono note, la grande novità, invece, è quanto il rallentamento abbia interessato la Germania. Questo naturalmente può dirci qualcosa sulla situazione in altre parti del mondo, considerato quanto esporta la Germania. Forse alcuni dei problemi in cui si trova sono correlati alla Russia, all’Ucraina e agli altri paesi ad est della Germania. Altrove ci sono debolezze croniche, in altri grandi paesi, in particolare in Italia.

RT: La Germania è stata considerata la locomotiva dell’UE. Come è potuto accadere che sia diventata così fiacca?

Jim O’Neill: Per certi aspetti il problema è relativamente ciclico. A mio parere, riflette qualcosa di un po’ più sostanziale. La Germania è una formidabile esportatrice, lo sanno tutti, ed è ottimo quando tutti i paesi dove esporti se la passano bene, ma quando questi paesi hanno dei problemi, la Germania subisce l’impatto molto più velocemente ed in un certo verso anche molto più drammaticamente di chiunque altro. Questo è il motivo per cui la Germania sta rallentando. Alcuni credono “Bene, ma è solo temporaneo”. Il problema più profondo al quale mi riferisco è che la Germania rappresenta un terzo dell’eurozona; è la quarta economia mondiale dopo Giappone, Cina e Stati Uniti e non dovrebbe dipendere così tanto dalle esportazioni. La Germania dovrebbe essere un motore economico molto più potente per l’eurozona. Ciò che viene evidenziato è l’eccessiva dipendenza della Germania dalle esportazioni.

RT: Secondo le statistiche, la Germania ha avuto i tassi di esportazione più alti. Crede che sia questo il motivo della relativa stabilità della Germania? E le sanzioni contro la Russia stanno giocando un ruolo importante nel rallentamento della Germania e nell’attuale subbuglio economico dell’UE?

Jim O’Neill: È un’ottima domanda. Credo che sia un po’ una questione di mentalità, i politici tedeschi lo vedono come una specie di simbolo di virilità. Ovviamente gran parte del resto del mondo, sto parlando dal Regno Unito, è invidiosa, vorrebbero possedere la stessa capacità di esportare. L’Inghilterra ne avrebbe bisogno per risolvere alcuni problemi, gli Stati Uniti anche, così Francia, Italia, Spagna… Tutti gli altri darebbero qualsiasi cosa per essere al livello della Germania come esportatore. E i tedeschi quindi sono gratificati dal fatto che tutti vorrebbero essere abili come loro.
Sembra che le sanzioni stiano avendo un grosso impatto. Questa è in parte la ragione per cui la Germania sta subendo il rallentamento, la si può leggere come riduzione di esportazioni verso la Russia e l’Europa dell’est. Quindi sì, fanno certamente parte dell’equazione. La cosa interessante è che la cancelliera Merkel dopo essere stata all’inizio restia alle sanzioni proprio per questo motivo, sembra che non sia più turbata da ciò che sta accadendo. Mi sembra che ultimamente sia contenta di essere decisa a riguardo.

RT: Il mondo si trova sull’orlo di un’altra recessione globale?

Jim O’Neill: È difficile a dirsi perché, al di là di questo, l’Europa ha molti problemi cronici irrisolti. Quello che mi preoccupa sempre più è l’Italia. L’Italia, senza crescita, si sta in un certo senso cuocendo a fuoco lento, non che stia affrontando una grave crisi del debito così come abbiamo visto affrontare Grecia, Spagna, Portogallo e Irlanda, eppure l’Italia è al 132% in termini di rapporto debito – PIL. Senza una crescita del PIL nominale ad un certo punto questo potrebbe diventare un problema enorme non solo per l’Italia ma per tutta l’Europa. L’Europa non può quindi starsene seduta ed accettare una recessione economica quasi permanente. È difficile prevedere quando saranno costretti a pensare ad una soluzione drastica per un’inversione di rotta, ma il momento si sta avvicinando piuttosto che allontanando, questo è sicuro.

Le congetture sulla crescita ‘rallentata’ della Cina sono assurde.

RT: Lei ha coniato il concetto di BRIC, adesso allargatosi a BRICS… Escluso l’India, si prevede un rallentamento della crescita nei BRICS. Questo significa che non sono più le economie emergenti di una volta?

Jim O’Neill: Non sono per niente d’accordo con questa premessa. Uno dei BRICS, la Russia, ha davvero molti problemi e per certi versi si sono auto-danneggiati economicamente per via delle sanzioni. Il Brasile è in difficoltà, e condividono entrambi il problema dei prezzi bassi delle materie prime. Ma questi sono solo due dei cinque BRICS ed altri due, ognuno con più di un miliardo di persone, si trovano in una situazione piuttosto favorevole. L’India sta mostrando segni di un’accelerazione. Al contrario del pessimismo che generalmente viene mostrato sull’argomento, pensare che la Cina stia “rallentando” appena al di sotto del 7,5 percento è una follia. La Cina è già un’economia che conta quasi 10.000 miliardi di dollari di PIL. La crescita del 7,5 percento della Cina equivale globalmente a l’impatto che gli Stati Uniti avrebbero se stessero crescendo del 4 percento. Non capisco perché la gente la pensi in questo modo, è assurdo. La Cina sta andando bene anche se mostra segni di rallentamento della crescita mentre l’India sta accelerando. Quindi due dei BRICS hanno delle difficoltà ma non penso che sia un problema che riguardi i BRICS collettivamente, così come la vedono molte persone.

RT: La situazione attuale potrebbe cambiare lo stato generale dell’economia? Probabilmente vedremo qualche nuova economia in rapida crescita che potrebbe diventare un nuovo motore economico.

Jim O’Neill: Niente affatto. Le due maggiori economie del mondo sono gli Stati Uniti e la Cina. Come ho detto, la Cina sta crescendo di circa 7 – 7,5%, gli Stati Uniti, anche se non è lo stesso tutte le settimane, stanno accelerando. Crescono più o meno del 3 percento. Questi due paese assieme rappresentano quasi la metà del PIL mondiale. L’India sta accelerando, alcune altre economie emergenti come l’Indonesia stanno andando bene. Il Messico mostra segni di recupero, l’Inghilterra sta vedendo la crescita più alta dai tempi della crisi di cinque anni fa. Quindi, esistono sì dei grossi problemi nell’eurozona che frenano l’economia mondiale dal crescere del 4 percento piuttosto che del 3, ma il mondo sta andando bene.

RT: Molti esperti sostengono che l’economia americana sia in pessimo stato con un debito enorme e bassi tassi di crescita. Che ne pensa?

Jim O’Neill: Le persone possono trovare problemi praticamente sempre e dovunque. Leggo questo genere di cose e non penso che si possano considerare analisi accurate ed oggettive. Ripensando alla crisi così come è accaduta negli ultimi cinque anni, il vero problema del debito degli Stati Uniti consiste nella crescita costante del disavanzo corrente e nel debito estero, in consenguenza il disavanzo fiscale è ovviamente cresciuto con il peggioramento della valuta. Oggi il disavanzo corrente degli Stati Uniti è circa il due percento del PIL, si è ridotto di più di 2/3 dal 2008. Ed il disavanzo fiscale, a differenza dell’Europa, si è ridotto considerevolmente perché gli Stati Uniti sono riusciti ad ottenere una crescita. Credo che gli Stati Uniti siano molto più in forma di 5 anni fa, ed in generale siano molto più in forma di quanto non dica la maggior parte delle persone. Anche se gli Stati Uniti non hanno avuto la crescita strepitosa che si sperava, viste le misure di adeguamento strutturale che dovevano attuare il risultato è decisamente ragguardevole, così come gli aggiustamenti ed i cambiamenti che vengono portati avanti in Cina. Abbiamo problemi enormi in Europa, come abbiamo detto, ma l’Europa non è il mondo, fortunatamente, ed infatti se continua così diventerà una parte del mondo sempre più in declino.

L’abbassamento del prezzo del petrolio è positivo per la maggior parte del mondo

RT: Il prezzo del petrolio sta attualemente crollando. Quali economie soffrono di più per questa situazione? Quanto è negativa questa tendenza per l’economia mondiale?

Jim O’Neill: Anche se è un problema reale per i produttori di petrolio, la discesa dei prezzi è sostanzialmente una cosa molto positiva per la maggior parte del mondo per due ragioni. La prima è perché aiuta a tenere bassa l’inflazione. La seconda è che agisce come un abbassamento delle tasse per i consumatori nei paesi importatori di petrolio. Può immaginare come nelle fasce di reddito più basse questo possa far sentire più ricchi. Quindi è sicuramente un beneficio per buona parte del mondo sviluppato, inlcuso per l’Europa naturalmente. Per i paesi importatori è quindi una cosa positiva, per i paesi esportatori e produttori è ovviamente una cosa negativa.

Così com’era probabile che non ne avrebbero beneficiato, dando per scontato che il prezzo del petrolio sarebbe salito, adesso vediamo cosa succede realmente quando scende. Non c’è dubbio che in futuro, in modo imprevedibile, il prezzo del petrolio potrebbe ricominciare a salire. Personalmente, avendo speso così tanto tempo a riflettere sui mercati finanziari, una delle cose che ho imparato è di non credere di sapere dove sta andando il prezzo del petrolio perché è quasi impossibile da prevedere. Detto ciò, tre anni fa pensavo che il prezzo del petrolio avesse raggiunto l’apice e che sarebbe sceso ad 80 dollari al barile, che è più o meno dove siamo oggi. Penso che potremmo avere ancora un po’ di debolezza nei prossimi mesi a causa della tendenza attuale, ma probabilmente non siamo molto lontani dal minimo. Se ci iniziamo ad avvicinare ai 70 dollari al barile, molte delle energie alternative iniziano a diventare meno convenienti ed i problemi di offerta in quelle aree iniziano a crescere. Penso quindi che ad un certo punto ci sarà un qualche meccanismo di auto-correzione e probabilmente siamo vicino al fondo di questo movimento piuttosto che all’inizio di una fase persistente, ma chi lo sa.

RT: Ci sono anche delle motivazioni politiche dietro la caduta del prezzo del petrolio?

Jim O’Neill: Penso di sì. La politica c’entra sempre con il prezzo del petrolio, la cosa non è cambiata oggi né cambierà mai. Ad un certo punto il fattore più importante che influenza il prezzo del petrolio è il costo marginale di produzione del petrolio e delle alternative. La causa più importante della caduta dei prezzi negli ultimi tre anni è stata la Cina, che sta cambiando lo stile di crescita economica in modo da non richiedere così tanta energia, e naturalmente la rapida crescita delle alternative. Se il prezzo del petrolio scende, la rapida crescita delle alternative è in pericolo, e questo è un problema implicito. La politica negli Stati Uniti sta deliberatamente spingendo i sauditi a produrre di più, forse ciò gioca ruolo importante ma non credo che sia la chiave.

Fonte: http://rt.com/business/

Link: http://rt.com/op-edge/205175-world-economy-eurozone-brics/

12.11.2014

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cuar di LELLOMAN

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