DI AMBROSE EVANS PRITCHARD
telegraph.co.uk
E’ tempo di fare progetti. Nelle ultime settimane della campagna avevamo avvertito che il voto per lasciare l’UE sarebbe stato traumatico e questo è ciò che il paese sta affrontando adesso: i mercati tremano e Westminster è in subbuglio.

L’FTSE100 è sceso di un 3,15%, attutito di certo dall’effetto della svalutazione e sui guadagni rimpatriati. Il più largo indice FTSE250 è caduto del 7%. Ci sono storie tra: i costruttori immobiliari “Persimmon and Taylor” sono caduti di oltre il 25%, Barclays del 17,7%.
Il rendimento dei Gilts (buoni del governo inglesi, ndt) decennali è sceso di 29 punti base, fino ad uno storico 1,08%, risultato di una fuga verso la sicurezza, paura di recessione e speranze di ulteriore Quantitative Easing. Gli interessi passivi mostrano l’inefficacia che sta dietro la “manovra punitiva” di George Osborne.
Non c’è mai stata nessuna possibilità che il parlamento emanasse il suo assurdo piano di distruggere l’economia con una violenta stretta fiscale mentre la logica macroeconomica richiederebbe esattamente l’opposto. La sua credibilità è a pezzi. Deve andarsene immediatamente.
La buona pratica è approfittare di questi giudizi per in “budget di crescita”, un stimolo fiscale agli investimenti del 2% del PIL per portare fuori il Regno Unito nei prossimi due anni dolorosi. Abbiamo bisogno di esperti di mercato, Reclutateli.
I pericoli di certo abbondano. Le azioni bancarie italiane sono crollate – Intesa Sanpaolo e Unicredit hanno perso oltre il 22% – e questo deve essere controllato più del parallelo calo delle azioni bancarie del Regno Unito. Gli eventi dei mesi recenti hanno mostrato quanto sia difficile per lo stato italiano sostenere il sistema bancario con le limitazioni dell’Unione Monetaria ed Economica europea. Non è una sorpresa che le borse di Milano e Madrid siano entrambe cadute di circa un 11%.
Gli ammortizzatori del capitale sono dieci volte più forti che prima della crisi Lehman. Le banche hanno accresciuto la loro capitalizzazione di 130 miliardi di sterline e sono sedute su 600 miliardi di sterline di azioni liquide di alta qualità. Carney è pronto con 250 miliardi di sterline di liquidità e valuta straniera si necessario. La BCE, la Fed, e la congrega delle banche centrali stanno riunendo le forze per spegnere il fuoco così come è normale che sia.
La City, che voleva restare, ha già un piano per limitare i danni, insistendo che la City può prosperare anche fuori dell’UE, fornendo al governo post-Brexit nastri rossi inaugurali, tenendo le porte aperte per talenti stranieri, e prendendo il comando nel G20, nel FMI nella Piattaforma per la Stabilità Finanziaria e nell’organizzazione di Basilea.
Vogliono illimitato accesso al mercato dell’UE e diritto di passaporto per la City, questo significa sia spingere per una opzione tipo Norvegia rispetto all’Area Economica Europea o verso una variante ibrida.

Il crash non è stato così grave come nel caso della crisi Lehman ma è paragonabile per le borse di Milano e Parigi.
Se il parlamento impone un opzione di questo tipo la base dell’UKIP sarà furiosa ma l’UKIP ha solo un seggio a Westminster e non può dettare diktat. Non è neppure umanamente sensato uscire con una formula per gestire la quantità di migranti nello spazio economico europeo. Se i leader dell’UE saranno sensati cercheranno una via per uscire da questo garbuglio.
Proprio poiché la politica è così tesa, la mia opinione è di fare un governo di unità nazionale con tutti i partiti, specialmente gli scozzesi e i cattolici dell’Ulster in modo da tirar fuori un piano di negoziazione. Dal momento che David Cameron ha onorevolmente offerto di restare come curatore, dovrebbe guidare questa amministrazione di emergenza.
Qualcuno in Europa accusa gli inglesi di uno strategico nichilismo e di aver avviato la disgregazione europea. In realtà gli euro-scettici francesi, olandesi, italiani e svedesi adesso si agitano ancora più rumorosamente per conseguire la propria agenda ma i votanti si stanno levando nell’UE in difesa dell’autogoverno nazionale e del territorio culturale per ragioni parallele.
Questo referendum non è mai stato una battaglia tra l’Inghilterra e l’Europa come più volte rappresentato. E’ stato il primo episodio di una sollevazione pan-europea contro il cesaropapismo del progetto Unione Europea e dei suoi sacerdoti tecnocrati. Non sarà l’ultimo.
Ambrose Evans Pritchard
Fonte: www.telegraph.co.uk
Link: http://www.telegraph.co.uk/business/2016/06/24/the-sky-has-not-fallen-after-brexit-but-we-face-years-of-hard-la/
24.06.2016
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di PAOLOG