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IL MONDO FINO A IERI

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A cura di Truman
Il 27 Luglio 2013
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DI STEPHEN CORRY

thedailybeast.com

Il nuovo libro di Jared Diamond (nella foto), Il mondo fino a ieri è completamente sbagliato, scrive Stephen Corry. Diamond sostiene che le persone industrializzate (“moderne”) possono imparare dai gruppi tribali (“tradizionali”), perché essi mostrano come si viveva fino a poche migliaia di anni fa. Corry concorda che “noi” possiamo imparare dalle tribù, ma controbatte che esse rappresentano niente di più che un regresso verso il passato che fa chiunque altro. Egli mostra che l’altro -e pericoloso- messaggio di Diamond è che la maggior parte delle tribù sono in una guerra costante. Secondo Diamond essi hanno bisogno, e accolgono, l’intervento dello stato per fermare il loro comportamento violento. Corry sostiene che questa è un’opinione meramente politica, sostenuta da dati spuri e discutibili. Egli vede la posizione di Diamond come un sostegno alle idee coloniali riguardanti il “pacificare i selvaggi” e sostiene che è concretamente e moralmente sbagliata.
Mi deve piacere questo libro: dopotutto ho passato decenni a sostenere che possiamo imparare dai gruppi tribali, e questo è, o almeno ci viene detto, il messaggio principale di Jared Diamond nel suo nuovo lavoro di “scienza popolare”, Il mondo fino a ieri. Ma è davvero così?

Diamond ha viaggiato per 50 anni fra gli Stati Uniti e la Nuova Guinea per studiare uccelli, e deve conoscere bene l’isola e alcuni dei suoi abitanti. Ha passato del tempo in entrambe le parti, in Papua Nuova Guinea e in Papua Ovest occupata dagli indonesiani. Egli non ha dubbi che i papuani siano intelligenti come chiunque altro, e ha chiaramente pensato molto riguardo le differenze fra loro e società come la sua, che chiama Occidentale, educata, industrializzata, ricca e democratica (“STRANA”). Egli chiama quest’ultima “moderna”.

Se l’avesse lasciata così, avrebbe almeno turbato solo alcuni esperti in Nuova Guinea, che pensano che le sue caratterizzazioni manchino il punto. Ma va oltre, aggiungendo un gran numero di altre, che chiama società “tradizionali”, e successivamente generalizzando ampiamente. Le sue informazioni qui sono ampiamente raccolte da studiosi di scienze sociali, particolarmente (per quelli in Sudamerica), dagli studi di antropologi americani, Napoleon Chagnon, e Kim Hill, che sono saltati fuori diverse volte.

È vero che Diamond cita brevemente, en passant, che tutte queste società sono “state in parte modificate dal contatto”, ma ha comunque deciso che sono meglio pensate come se vivessero più o meno come ha fatto tutta l’umanità fino alle “remote origini dell’agricoltura circa 11.000 anni fa nella Mezzaluna Fertile”, come la mette lui. Questo è il suo inequivocabile messaggio, e il significato di “ieri” nel suo titolo. Questo è un errore comune, e Diamond spreca poco del suo lunghissimo libro cercando di supportarlo. La sopraccoperta con la quale deve andare d’accordo anche se non l’ha di fatto scritta, afferma in modo sorprendentemente arrogante che “le società tribali offrono una finestra straordinaria su come hanno vissuto i nostri avi per milioni di anni” (mia enfasi).

Ciò non ha senso. Molti scienziati sfatano l’idea che le tribù contemporanee rivelino qualcosa significativamente maggiore riguardo i nostri progenitori, di addirittura pochi migliaia di anni fa, di quanto noi tutti facciamo. Ovviamente, l’autosufficienza era ed è un importante componente degli stili di vita di entrambi; altrettanto ovvio, né si avvicina alle popolazioni sovraffollate e in espansione visibili nelle città di oggi. In questi termini, nessuna società numericamente piccola e ampiamente autosufficiente potrebbe fornire un modello di vita ancestrale, almeno in alcuni aspetti. Ciononostante, le popolazioni tribali non sono semplicemente repliche dei nostri progenitori.

Il più eminente esperto britannico di uomini preistorici, Chris Stringer del London’s Natural History Museum, per esempio, avverte abitualmente riguardo il vedere i moderni cacciatori raccoglitori come “fossili viventi”, e enfatizza ripetutamente che, come chiunque altro, i loro “geni, culture e comportamenti” si sono continuati ad evolvere fino al presente. Essi devono essere cambiati, di certo, o semplicemente essi non sarebbero sopravvissuti.

È importante notare che, anche se la tesi di Diamond è che tutti noi una volta eravamo “cacciatori raccoglitori” e che questo è il principale motivo per cui essi vengono visti come la nostra finestra sul passato, di fatto la maggior parte dei papuani cacciano un po’. Essi vivono principalmente dalle coltivazioni, come hanno probabilmente fatto per millenni. Diamond introduce a malapena il fatto che il loro alimento principale, la patata dolce, fu probabilmente importato dalle Americhe, forse poche centinaia o un migliaio di anni fa. Nessuno concorda su come questo avvenne, ma è solo una dimostrazione che la “globalizzazione” e il cambiamento hanno inciso sulle “tradizionali” persone di Diamond per tanto quanto su chiunque altro. In modo inquietante, Diamond conosce queste cose, ma non permette loro di modificare le sue conclusioni.
Ma se n’è uscito con una lista di pratiche che pensa dovemmo apprendere dalle società “tradizionali”, e tutto ciò è buono e giusto, anche se una parte sembra particolarmente radicale o insolita. Egli crede che noi (almeno gli Americani), dovremmo sforzarci di più per mettere i criminali su una strada migliore, e cercare di riabilitare invece di punire meramente. Egli sente che dovremmo portare di più i nostri figli, e assicurarci che essi guardino in avanti quando li portiamo in giro (che è leggermente strano perché molti passeggini e carrozzine sono rivolti in avanti in ogni caso). Egli ci prega di dare più valore agli anziani…. e elargisce molti consigli simili. Queste sezioni da “manuale di auto aiuto” del libro sono piuttosto inopinabili, anche se occasionalmente pensate per provocare, anche se è difficile vedere che impatto possano veramente avere sui ricchi Occidentali o sui governi.

Diamond è certamente in gran forma quando infine si rivolge alla fisiologia del nostro recente eccessivo consumo di sale e zucchero, e l’impatto catastrofico che porta alla salute. La sua descrizione di come un’ampia porzione del mondo stia accumulando obesità, cecità, amputazione degli arti, crisi renale e molto altro, è un messaggio di importanza vitale che non può essere eccessivamente sottolineato. Evidenziare che l’indiano Yanomami medio, a casa in Amazzonia, impiega un anno per consumare la stessa quantità di sale che può essere trovata in un piatto di un ristorante di Los Angeles è davvero uno shock e dovrebbe essere un campanello d’allarme.

Il vero problema del libro di Diamond, ed è un grande problema, è che lui pensa che le società “tradizionali” fanno cose terribili che implorano l’intervento dei governi statali per essere fermate. Il suo punto principale è che essi uccidono molto, sia in “guerra”, infanticidio, o abbandono, omicidio, dei molto vecchi. Egli ripete ciò senza sosta. Egli è convinto che può spiegare perchè essi lo fanno, e dimostra la fredda, ma necessaria logica che sta dietro. Anche se ammette di non avere mai visto di fatto niente di ciò nei suoi viaggi, egli sostiene il suo punto sia con aneddoti personali dalla Nuova Guinea e un grande numero di “dati” riguardo molte poche tribù –una buona proporzione di questi originati con gli antropologi citati sopra. Molti dei suoi “fatti” sostenuti nitidamente sono, alla meglio, discutibili.

Quanto di ciò è davvero un fatto, e quanto è solo un’opinione personale? È di certo vero che molte delle tribù che cita esprimono violenza in diversi modi; le persone uccidono le persone ovunque, come nessuno negherebbe. Ma quanto sanguinari sono esattamente, e come quantificarlo? Diamond sostiene che le tribù sono considerevolmente più inclini ad uccidere delle società dirette da governi statali. Egli va molto oltre. Nonostante riconosca, anche se sotto voce, che non ci sono rapporti di nessuna guerra in alcune società, non lascia che questo oscuri la sua principale enfasi: molte persone tribali vivono in uno stato di guerra costante.

Egli supporta questa assurdità interamente inverificabile e pericolosa (come hanno fatto altri, come Steven Pinker) prendendo il numero di persone uccise in guerre e omicidi negli stati industrializzati e calcolando le proporzioni delle popolazioni totali coinvolte. Egli poi confronta i risultati con i dati prodotti dagli antropologi come Chagnon per tribù come la Yanomami. Egli pensa che i risultati provino che una proporzione molto più alta di individui vengono uccisi in conflitto tribale che in guerre fra gli stati, ergo le popolazioni tribali sono più violente di “noi”.

Certamente ci sono le bugie, le dannate bugie e le statistiche. Diamo prima di tutto a Diamond il beneficio del dubbio, altamente discutibile, per non dire controverso. Io per esempio, andrò oltre la probabilità che almeno alcune di queste “guerre” fra le tribù siano state inasprite, se non causate, da violazioni di diritti di terra o altre ostilità da società coloniali. Lascerò anche da parte il fatto che i dati di Chagnon, dal suo lavoro con gli Yanomani negli anni ’60, è stato screditato per decenni: molti antropologi che lavorano con Yanomani semplicemente non riconoscono la caricatura violenta di Chagnon di quelli che lui chiama “la gente feroce”. Sorpasserò anche il ruolo di Kim Hill nel negare il genocidio degli Indiani Aché da parte dei colonizzatori paraguaiani e dell’esercito fra il ’60 e i primi ’70. (Anche se c’è un’interessante indicazione di questo citata nel libro di Diamond: come egli dice, oltre metà delle “morti violente” degli Aché sono state fatte da non tribali).

Darò anche solo un’occhiata veloce al fatto che Diamond fa riferimento solo a quelle società dove gli studiosi di scienze sociali hanno raccolto dati su omicidi e ignora le centinaia dove ciò non è stato esaminato, forse perché –almeno in alcuni casi—non c’erano dati di questo tipo. Dopotutto, gli scienziati che cercano di studiare violenza e guerra è poco probabile che spendano il loro prezioso campo di lavoro facendo un salto presso le tribù con una poco notevole tradizione di omicidi. Dicendo ciò, sottolineo ancora una volta, non sto negando che le persone uccidano altre persone –ovunque. La domanda è, quanto?

Dando a Diamond tutti i sopracitati “benefici del dubbio” e restringendo i miei commenti per guardare solo alla “nostra” parte di storia: quanti sono uccisi nelle nostre guerre, e quanto è ragionevole citare questi numeri come una proporzione della popolazione totale delle nazioni coinvolte?

Ha senso, per esempio, seguire Diamond nel calcolare i morti nella battaglia di Okinawa del 1945 come una percentuale delle popolazioni totali di tutte le nazioni che combattono –egli dà il risultato dello 0.10 % – e poi confrontare questo con 11 morti Dani durante un conflitto del 61. Diamond riconosce l’ultimo come 0.14 % della popolazione Dani— più di quella ad Okinawa.

Vista così, la violenza dei Dani è peggiore della battaglia più insanguinata del Pacifico della Seconda Guerra Mondiale. Ma certamente la più grande nazione coinvolta a Okinawa erano gli Stati Uniti, che non ha visto nessuna battaglia nel suo continente. Non sarebbe più sensato guardare, per dirne una, la percentuale di persone uccise che erano di fatto nelle aree dove stava avendo luogo la guerra? Non si sa, ma le stime della proporzione dei cittadini di Okinawa uccisi in battaglia, per esempio, oscillano fra circa il 10% e il 33%. Prendere la figura in alto dà un risultato di circa 250 volte più morti della proporzione della violenza di Dani, e non conta nemmeno nessuno dei soldati uccisi in battaglia.

Similarmente, Diamond ci dice che la proporzione di persone uccise ad Hiroshima nell’Agosto 1945 fu un piccolo 0.1 % dei giapponesi. Tuttavia, cosa si dice riguardo la “tribù” ben più piccola di quelli che potremmo chiamare gli “hiroshimiani”, il cui bilancio di morti è stato circa il 50% di ogni singola bomba? Quali numeri sono più significativi; quale può essere visto come un espediente per supportare il concetto che le persone delle tribù sono assassini più grandi? Presumibilmente “provando” la sua tesi in questo modo, a quale grado la caratterizzazione di Diamond differisce significativamente dall’etichettare le popolazioni tribali come “selvaggi primitivi”, o in qualche grado più selvaggi di “noi”?

Se pensate che io stia esagerando il problema –dopotutto Diamond non dice di persona “selvaggi primitivi”– allora considerate come i lettori professionali di questo libro lo vedono: i suoi recensori del prestigioso Sunday times (UK) e il Wall Street Journal (US), entrambi chiamano le tribù “primitive” e il popolare giornale della Germania Stern scrive “Wilde” (“selvaggi”), a grandi lettere nelle sue pagine quando descrive il libro.
Cercate e troverete statistiche che sottolineano ogni posizione concepibile riguardo a ciò. Diamond non è pazzo e senza dubbio conosce tutto ciò –il problema sta in cosa egli sceglie di presentare e enfatizzare, e cosa egli tralascia o svia.

Non ho le 500 pagine dell’autore da espandere, quindi lascerò da parte il problema dell’infanticidio (l’ho guardato in altri contesti), ma non posso omettere una replica al fatto che, come lui ci dice ripetutamente, alcune tribù abbandonano, o hanno abbandonato, i loro anziani alla fine delle loro vite, lasciandoli solo con quanto cibo o acqua potrebbero servire da riserva, e andando avanti nella sicura consapevolezza che la morte seguirebbe rapidamente, o addirittura accelerandola deliberatamente.

Di nuovo, Diamond spiega la logica di ciò, e di nuovo ci dice che, a causa dell’abilità dei generosi governi statali di organizzare “un’efficiente distribuzione di cibo” e perché ora è illegale uccidere le persone in questo modo, le società “moderne” hanno abbandonato questo tipo di comportamento.

Davvero? Quindi dimentichiamoci dei 40 milioni o giù di lì morti nella grande carestia cinese dei primi anni 60. Ma che cosa si dice riguardo l’ampiamente diffusa, anche se normalmente molto silenziosa, pratica medica di dare ai pazienti forti dosi di oppiacei –dosi veramente forti- quando la malattia e l’età hanno raggiunto una soglia? Le droghe alleviano il dolore, ma sopprimono anche i riflessi respiratori, portando direttamente alla morte. O che cosa si dice riguardo trattenere deliberatamente il cibo e i liquidi da pazienti giudicati vicino alla morte? Specialisti senza scopo di lucro pensano che ci siano circa un milione di persone anziane nella Gran Bretagna soli che sono malnutriti o addirittura fatti morire di fame, molti dentro agli ospedali. Quindi com’è diverso quello che noi persone industrializzate facciamo rispetto alle pratiche tribali? Siamo anche noi tutti “selvaggi”?

Mettere in contrasto le società tribali con quelle industriali è sempre stato più riguardo la politica che le scienze, e dobbiamo prestare molta attenzione riguardo coloro che usano statistiche per “comprovare” le loro vedute. Dipende tutto da qual è la domanda, in chi si crede, e soprattutto esattamente dove ti trovi quando chiedi.
Se, per esempio sei un indiano Aguaruna in Perù, con una storia di attacco per vendetta occasionale che percorre la piccola manciata di generazioni che comprende la memoria recente (nessun Aguarana può veramente sapere l’entità con la quale questi attacchi si stavano compiendo anche poche generazioni fa, per non parlare di millenni), e se sei stato di recente mandato via dalla profonda foresta verso villaggi fluviali a causa della violazione dei diritti dovuta allo sfruttamento del petrolio e dai missionari, allora le tue possibilità di essere ucciso dai tuoi compatrioti possono addirittura eccedere quelle di coloro catturati nelle guerre per la droga messicane, le favelas brasiliane e la parte sud di Chicago.

In circostanze di questo tipo ci sarebbero senza dubbio molti più omicidi nella terra degli Aguaruna che in quegli affrontati dai professori benestanti di college americani, ma anche molte meno di quelle fronteggiate dai prigionieri dei gulag sovietici, campi di concentrazione nazisti o quelli che hanno imbracciato le armi contro i regolamenti coloniali nel Kenya Britannico e l’apartheid in Sudafrica.

Se ti trovi a nascere nella Riserva indiana di Pine Ridge, nel centro della nazione più ricca del mondo, la tua aspettativa di vita media sarà più breve che in ogni altra nazione nel mondo ad eccezione di alcuni stati africani e dell’Afghanistan. Se ti salvi dall’essere ucciso, potresti finire morto comunque, per diabete, alcolismo, tossicodipendenza o simili. Questa miseria, non inevitabile ma probabile, non risulterebbe dalle tue scelte, ma da quelle prese dallo stato nel corso delle ultime centinaia di anni.

Cosa ci dice tutto ciò veramente riguardo la violenza nel corso della storia dell’uomo? La dichiarazione fantasiosa che gli stati nazione l’hanno ridotta è poco probabile che convinca un dissidente russo o cinese, o talebano. Non sarebbe molto persuasiva neanche nelle tribù della Nuova Guinea Occidentale, dove l’invasione e occupazione indonesiana è stata responsabile di almeno circa 100.000 uccisioni (nessuno saprà mai il vero numero), e dove la tortura sponsorizzata dallo stato può essere vista su youtube. Lo stato è responsabile per l’uccisione di più indigeni in Nuova Guinea Occidentale che nel resto del mondo.

Nonostante il suo libro abbia radici nella Nuova Guinea, non solo Diamond non cita le atrocità indonesiane, egli scrive di fatto di “il continuo basso livello di violenza nella Nuova Guinea indonesiana sotto il controllo del governo continuo e rigoroso là”. Questa è una negazione mozzafiato della brutale repressione sponsorizzata dallo stato portata avanti per decenni verso tribù poco armate.

Le dimensioni politiche che riguardano come i gruppi tribali sono rappresentati da chi viene da fuori, e come essi sono di fatto trattati da loro, sono aggrovigliate e inevitabili: le società industrializzate trattano le tribù bene o male in base a ciò che essi pensano di loro, così come di quello che vogliono da loro. Sono più “indietro”, di “ieri”; sono più “selvagge”, più violente, di noi?

Jared Diamond ha sostenitori potenti e benestanti. Egli è un accademico e autore prestigioso, non di meno un vincitore del premio Pulitzer, che siede in una posizione di comando in due organizzazioni governate dalle corporazioni americane immensamente ricche (esse non sono per niente ONG), il WWF e Conservational International (CI), i cui rapporti sulle tribù sono, per dire almeno, opinabili. Egli è molto a favore di governi e leader forti, e crede che gli sforzi per minimizzare le disuguaglianze sono “idealisti” e hanno comunque fallito. Egli crede che i governi che impongono il loro “monopolio di forza” stiano rendendo un “grande servizio” perché “molte società su piccola scala sono intrappolate nello stato di guerra.” (mia enfasi) “Il più grande vantaggio del governo statale”, egli aggiunge, è “che porta la pace.”

Diamond esce inequivocabilmente a favore della stessa “pacificazione dei nativi”, che è stata la pietra angolare del colonialismo europeo e la dominazione del mondo. Inoltre, egli fa eco alla propaganda imperialista sostenendo che le tribù la accolgono, secondo lui “con molta volontà di abbandonare il loro stile di vita da giungla.”

Con questo, egli attacca di fatto decenni di lavoro da parte delle tribù e dei loro sostenitori, che si sono opposti al furto della loro terra e delle loro risorse, e hanno affermato il loro diritto di vivere come vogliono –spesso con successo. Diamond supporta il suo ampio attacco con solo due “casi”: il lavoro di Kim Hill con gli Aché; e un amico che racconta che “ha viaggiato intorno al mondo per incontrare una gruppo da poco scoperto della foresta della Nuova Guinea di cacciatori raccoglitori, solo per scoprire che la metà di loro avevano già scelto di spostarsi in un villaggio indonesiano e di indossare magliette, perché la vita là era più sicura e più comoda.”

Ciò sarebbe comico se non fosse tragico. Gli Aché, per esempio, hanno sofferto da generazioni genocidi e schiavitù. L’amico di Diamond deluso in Nuova Guinea era all’oscuro dell’alta probabilità di contrarre malattie infettive? Se questo era un gruppo recentemente “scoperto”, che è molto poco probabile, questa visita è stata, perlomeno irresponsabile. O era piuttosto una visita turistica escogitata, come quasi tutti i presunti “primi contatti” in Nuova Guinea dove un’industria di attori è cresciuta intorno a questo inganno? In ogni caso, gli abitanti della Nuova Guinea Occidentali sono più “sicuri” nei villaggi indonesiani solo se sono preparati ad accettare soggiogamento alla società di massa che non li vuole intorno.

Come ho detto, mi deve piacere questo libro. Esso sostiene, come me, che abbiamo molto da imparare dalle popolazioni tribali, ma di fatto non presenta niente da proporre che sfidi lo status quo.

Diamond aggiunge la sua voce a un settore molto influente di accademici americani che è, ingenuamente o meno, volto a riportare caricature scadenti di popolazioni tribali. Questi accademici eruditi e eclettici reclamano prove scientifiche per le loro teorie che creano danno e visioni politiche (come fecero una volta i rispettati eugenisti). Secondo la mia modesta opinione e esperienza ciò è sia completamente sbagliato –concretamente e moralmente– sia estremamente pericoloso. La causa principale della distruzione delle popolazioni tribali è l’imposizione degli stati nazione. Questo non li salva, li uccide.

Se la lusinga di Diamond e Pinker fosse creduta ampiamente, essi rischiano di spingere indietro di decenni l’avanzamento dei diritti umani per le popolazioni tribali. Il mondo di ieri ripete quello di domani? Spero di no.

Stephen Corry
Fonte: www.thedailybeast.com/a
Link: http://www.thedailybeast.com/articles/2013/01/30/savaging-primitives-why-jared-diamond-s-the-world-until-yesterday-is-completely-wrong.html

30.01.2013

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ILARIA GROPPI

LEGGI ANCHE: Survival critica Jared Diamond: quando l’antropologo conferma i pregiudizi

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