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La Redazione

 

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IL MONDO AFFRONTA LO SHOCK DEFLAZIONARIO E LA CINA ACCELERA LA SVALUTAZIONE

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A cura di Davide
Il 12 Luglio 2016
56 Views

DI AMBROSE EVANS PRITCHARD

telegraph.co.uk

La Banca Centrale della Cina ha infranto le sue promesse e sta lasciando scivolare lo yuan con grandi effetti global

La Cina ha abbandonato la promessa solenne di mantenere stabile il suo tasso di cambio e sta sostenendo una sistematica svalutazione dello yuan mandando un impulso deflazionario all’economia globale già verificatosi nella trappola degli anni ’30.

Il paniere delle monete degli stati è scivolato ad un ritmo annuale del 12% dall’inizio dell’anno passato. C’è stato un picco verso l’alto a partire dal voto sul Brexit, suggerendo che la PBOC Banca Popolare (Cinese, ndt) possa avvantaggiarsi dallo spingere verso una maggiore svalutazione.

Mark Williams, capo per l’economia cinese di Capital Economics dice che “Questo fatto rende uno scherzo il proposito della PBOC che la sua politica sia mantenere stabile la moneta”. “In futuro i mercati non prenderanno sul serio le dichiarazioni di intenzione della PBOC.”

Williams dice che non è chiaro se Pechino intenda indirizzare gli investimenti in direzione delle assicurazioni date ad inizio anno o se segua il passo degli eventi.

In ambo i casi i mercati hanno smesso di credere a quello che gli si dice, ci si aspetta che, considerando i grandi problemi delle autorità, dovrebbe esserci un’altra ondata di capitale durante quest’anno.

China

Tasso di cambio Renminbi. Fonte: Capital Economics

Dice: “Quando sarà necessario, la Banca Centrale Cinese si ritroverà con una mancanza di credibilità. Potrebbe essere necessario intervenire su larga scala per mantenere il controllo”.

I prezzi alla produzione in Cina stanno cadendo ad un tasso del 2,9%, approfondendo ulteriormente l’impatto deflazionario. Gli analisti hanno paura che Pechino si sia ingaggiata in una politica non dichiarata di mercantilismo a scapito dei vicini cercando di evitare una crisi industriale in casa, esportando la sua sovracapacità produttiva di acciaio, cantieristica navale, chimica, plastica, carta, vetro, fino ai pannelli solari per il resto del mondo.

Hans Redeker capo del settore valute di Morgan Stanley ha detto: “Quando hai, come la Cina, una bilancia dei pagamenti relativamente chiusa, significa che qualsiasi movimentazione valutaria è una decisione politica”.

“Sembrano dare priorità al loro modello e lasciare il remnimbi (yuan) cadere per migliorare la competitività. Sono nella stessa sindrome deflazionaria del Giappone degli anni 90 ma su una scala molto maggiore. L’economia globale non è in grado di assorbirla.”

I prezzi delle importazioni in Giappone sono caduti del 20% rispetto allo scorso anno, in Germania del 5,5%, negli USA del 5%, a scapito del recupero delle quotazioni del petrolio.

China has sneezed and the world waits to catch a cold...

La Cina ha starnutito e il resto del mondo sta aspettando di prendere il raffreddore..

Redeker dice che Il tentativo della Cina di esportare i suoi problemi attraverso la svalutazione è la chiave del motivo per cui nel mondo sviluppato le aspettative di inflazione si sono scontrate con record di minimi.

Questa svolta sta guidando quasi ogni giorno i rendimenti dei Bond ai minimi storici. I costi dei finanziamenti a 10 anni sono scesi: -0,58% in Svizzera, -0,28% in Giappone, -0,16% in Germania, -0,14% in Francia, -0.78% in Inghilterra, e -0,14% negli USA.

Le azioni delle élite cinesi confondono. Il premier Li Kequiang ha fatto a gennaio una promessa solenne che lo yuan sarebbe rimasto “fondamentalmente stabile” in termini bilanciati. Ha detto: “La Cina non ha intenzione di stimolare le esportazioni attraverso la competitività della svalutazione valutaria.”

Gli alti funzionari hanno intrapreso una campagna mondiale per divulgare lo stesso messaggio, rassicurando gli investitori e i leader occidentali a Davos che la Cina giocherebbe il ruolo bravo cittadino mondiale. Questo ha aiutato a stabilizzare lo yuan dopo uno spasmo di fuga di capitali e perdita di riserve in valuta di 700 miliardi di $. Sembra che il premier Li, un riformatore, sia stato messo da parte in una battaglia interna per il potere.

China

Flussi netti di capitali (in miliardi di $). Fonte: Capital Economics

Pechino è pienamente conscia che l’ultima bolla di crescita basata sui prestiti stia diventando pericolosa e permetta guadagni sempre minori al declinare l’efficienza del del credito. La tentazione di sfruttare il tasso di cambio per mantenere la crescita può diventare irresistibile.

L’ultimo turbamento ha origine dai dati sulle riserve straniere, il quale suggerisce che la Cina può aver iniziato ad intervenire attivamente nei mercati per guidare lo yuan al ribasso. Questo fatto avrebbe gravi ripercussioni.

Un quadro provvisorio indica che la Banca Centrale della Cina (PBOC) ha fatto, in giugno, un acquisto netto, una volta eliminate le distorsioni valutarie, di 34 miliardi di dollari di bond esteri.

Williams ha commentato che è troppo presto per dire se sia un acquisto attivo. “Se stanno intervenendo sarebbe una bomba per gli USA, soprattutto in periodo di volata elettorale statunitense”.

Per la Casa Bianca è diventata nevralgica la forza del dollaro dopo una risalita del 20% da metà 2014, una delle maggiori impennate del dopoguerra. Funzionari statunitensi interpretano come un atto di ribellione il summit del G20 di febbraio a Shanghai, avvertendo il Giappone e l’Europa che l’uso di interessi negativi è uno strumento nascosto per guidare gli scambi al ribasso non sarebbe tollerato.

Trump

Donald Trump ha attaccato la Cina dicendo che sta violentando gli Stati Uniti con pratiche commerciali ingiuste. Fonte: Kamiln Krzaczynski

Lo scontro con la Cina è ancora più carico di emozioni. Il candidato repubblicano Donald Trump ha accusato la Cina di “violentare” gli Stati Uniti con pratiche commerciali inique e la democratica Hilary Clinton non è da meno nello sgridare Pechino.

La Cina adesso si trova in una posizione molto difficile. Gli economisti di Nomura dicono che lo yuan è sopravvalutato del 6%, risultato di una crescita senza freni mentre era ancora agganciato al dollaro e in seguito agli effetti interni della crescita dei costi del lavoro e del rallentamento della crescita della produttività.

Una fragile economia mondiale non può affrontare uno yuan in caduta. Gli investimenti fissi in Cina stanno correndo al ritmo di 5000 miliardi di dollari all’anno, tanto quanto Nord America e Europa messe insieme. Il paese è ostaggio di un modello di crescita guidata dagli investimenti che non è stato riformato da tempo e si affida troppo sull’export.

La saga dell’acciaio dello scorso anno offre un vivida immagine di come questo modello distorga l’economia globale. La quota cinese della produzione mondiale di acciaio è cresciuta dal 10 al 50% nell’ultima decade. Si sono creati 400 milioni di tonnellate di eccesso di capacità produttiva, il doppio della dimensione dell’intera industria europea dell’acciaio.

China

La Cina oggi produce metà dell’acciaio mondiale, un esempio dell’importanza della caduta dello yuan. Fonte: World Steel Association

Il Surplus ha inondato l’Europa, incoraggiato da sussidi all’esportazione, agevolazioni fiscali e vantaggiosi crediti statali. Anche dove i volumi siano stati modesti, l’effetto marginale ha sconvolto il mercato e guidato i prezzi in discesa. Episodi come questo aiutano a spiegare perché la deflazione globale è diventata sistemica.

Il tasso di crescita cinese, basato su una misura effettuata da Capital Economics è salito in seguito alle misure di stimolo dello scorso anno dal 4 al 4,5%. C’è ancora abbastanza carne sul fuoco per mantenere l’economia in movimento per alcuni mesi prima che l’ultima la fiammata immobiliaria si affievolisca.

Più ci avviciniamo a questo punto critico, più si accumulerà tensione per la Cina e il resto del mondo.

Ambrose Evans-Pritchard

Fonte: www.telegraph.co.uk

Link: http://www.telegraph.co.uk/business/2016/07/07/world-faces-deflation-shock-as-china-devalues-at-accelerating-pa/

8.07.2016

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di PAOLOG

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