IL MISTERO INGRAO

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DI MARINO BADIALE

badiale-tringali.it

Mi è sempre apparsa misteriosa la popolarità di Ingrao nella sinistra. Sono convinto che la stima e il rispetto, nell’ambito del movimento storico di emancipazione, debbano andare agli uomini di pensiero o d’azione, a chi ha dato importanti contributi al pensiero critico o ha segnato in senso emancipativo la storia. Marx, Lenin, Gramsci, Togliatti, Lukács, Rosa Luxemburg sono alcuni dei nomi che possono venire in mente. Grandi uomini e grandi donne distintisi per il pensiero, o per l’azione, o per entrambe le cose.

Ma cosa ha fatto Pietro Ingrao?

Ha dato grandi contributi teorici?
Ovviamente no. Ha agito concretamente nella storia?
Ovviamente sì, visto che è stato un importante dirigente del PCI del secondo dopoguerra: ma la sua concreta azione politica non si è distinta in nulla da quella di tanti altri dirigenti, quindi il giudizio storico da dare su di lui non dovrebbe essere nella sostanza diverso da quello da dare sui suoi compagni di partito. Qual è allora il motivo di questa particolare distinzione, del fatto che egli venga percepito come diverso e “migliore”, in qualche modo, rispetto al dirigente medio del PCI? Un motivo è certamente la sua onestà personale. Ma questa era un aspetto comune ai comunisti italiani della sua generazione. L’aspetto veramente importante mi sembra sia il fatto che egli ha rappresentato il comunista “critico” ed “eretico”, che lasciava capire il suo dissenso, rispetto alle scelte del gruppo dirigente, senza per questo abbandonare il partito. È probabile che molte persone a sinistra si siano riconosciute in questo atteggiamento, e che egli sia così diventato l’emblema di questo particolare modo di essere “comunisti” e “di sinistra”, quello cioè di chi è sempre fortemente critico verso “il partito” e “la sinistra” ma non può pensare di abbandonare quelle identità, di chi fa le stesse cose degli altri ma ha bisogno di raccontarsi di essere diverso e migliore.

Bene, ammesso che le cose stiano così, occorre dire con chiarezza che quel modo di essere “comunisti” e “di sinistra” è una delle peggiori eredità che ci portiamo dietro, è uno dei fattori che hanno permesso alla sinistra di questo paese di diventare un orribile nemico della nostra civiltà sociale.
Se Pietro Ingrao ha simboleggiato tutto questo, se egli, con la sua nobile figura morale, ha aiutato tante persone di sinistra a sentirsi con la coscienza a posto mentre sostenevano una parte politica che ha devastato il paese (e continua a farlo), allora occorre dire con chiarezza che il suo ruolo storico è stato profondamente negativo, e che simboli come questo vanno dimenticati al più presto.
Marino Badiale
30.09.2015
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