DI THOMAS RIGGINS
dissidentvoice.org
Due settimane dopo l’uragano Sandy che ha devastato New York ed il New Jersey, migliaia di persone sono ancora senza acqua corrente, senza cibo e senza acqua potabile e dipendono ancora dall’assistenza sociale, statale e federale ma sempre più dal volontariato di Occupy Sandy (i gruppi di militanti di Occupy Wall Street) per il soccorso di base. Ricerche sul significato di certi simboli scolpiti a Chichen Itza in Mexico, hanno portato alla conclusione che eventi climatici estremi sono stati una componente dell’improvvisa scomparsa dei Maya. (Foto : Martha Macri/UC Davis)
Sandy ha dimostrato come le condizioni meteorologiche estreme possano paralizzare le strutture di pronto intervento del governo – sia a livello nazionale che locale. Nessuno ha avuto la lungimiranza di prevedere, o forse il coraggio di presagire in tempo utile, effetti della tempesta tanto disastrosi. Gli scienziati e i politici più realistici ora stanno dicendo che eventi come Sandy saranno sempre più frequenti, per il progressivo riscaldamento globale della terra e per l’utilizzo di combustibili fossili (petrolio, carbone e gas). Quello che è successo nel Nord Est USA nelle ultime settimane potrebbe diventare “la nuova normalità”.
Questi eventi meteorologici estremi non sono limitati agli Stati Uniti, ma sono ormai frequenti in tutto il mondo. L’intero sistema internazionale può collassare e noi non siamo in grado di fermare il riscaldamento dell’atmosfera. Non sarà la prima volta che una civiltà muore a causa di cambiamenti climatici radicali. Science Daily ha pubblicato un articolo che dettaglia come sia crollata la civiltà Maya, che viveva in Messico e nell’America centrale, e il cambiamento causato da improvvise variazioni climatiche estreme ne sia stata la causa sospetta (1).
Gli studi di un gruppo interdisciplinare di scienziati ha osservato che dopo aver sopravvissuto a decenni di condizioni meteorologiche estreme il sistema politico dei Maya e la popolazione Maya stessa era praticamente ormai abbattuta. Bruce Winterhalder, co-autore del rapporto (apparso sulla rivista Science, del 9 nov. ’12), scrive: “Qui viveva un popolo che aveva raggiunto un alto livello di Stato sociale, che aveva creato calendari, una magnifica architettura, opere d’arte e aveva scambi commerciali con tutto il Centro America. Erano incredibili artigiani, abili nell’agricoltura, nel guidare lo stato e nel fare la guerra [anche questo è un segno di evoluzione] ma in un periodo di ottanta anni, è scomparso dalla faccia della terra”.
Gli scienziati hanno confrontato gli scritti dei Maya (leggendoli con un Data Base dei geroglifici Maya) con la datazione degli isotopi dell’ossigeno presente nelle stalagmiti dalle grotte che si trovano nella zona della civiltà Maya ed hanno ottenuto un quadro generale sulla quantità di pioggia caduta negli ultimi duemila anni nella regione. Gli scienziati hanno scoperto che quando la pioggia era abbondante (300-660 dC), la civiltà Maya si stava espandendo e le città e la popolazione crescevano, ma quando seguì un periodo di frequenti siccità (660-1000 dC) cominciò anche un periodo di instabilità politica e di guerra fino a portare al crollo dello Stato. Poi l’ aridità divenne più feroce (1020-1100 dC) e quello che restava del popolo Maya, sempre più debole e scoraggiato per i continui “cattivi raccolti, le malattie, le carestie, le migrazioni” e altri eventi estremi, si dissolse come civiltà.
Martha Macri, co-autore dell’articolo osserva : “E ‘stato a lungo intuito che gli eventi atmosferici possano causare fermenti politici e logorare le società con epidemie o invasioni. Ma ora è chiaro. Abbiamo una evidenza fisica che può avvalorare quanto è già avvenuto. L’uomo dipende da eventi climatologici che sfuggono al suo controllo “.
Ma c’è una grande differenza tra quello che successe ai Maya e quello che potrebbe accadere alla nostra civiltà. I Maya in realtà non avevano nessun mezzo di controllo e non potevano prevedere la loro fine imminente. Ma noi sappiamo che cosa ci sta portando verso fenomeni di clima estremo – sappiamo che sono le emissioni di carbonio e di alcuni altri prodotti chimici, scorie di produzione industriale di grandi società, private e statali, che si muovono in un quadro di profitto economico capitalista e che di questi fenomeni estremi sono i diretti responsabili.
Possiamo continuare ad accettare che il comportamento di queste società sia davvero al di là delle “nostre possibilità di controllo” – cioè queste società non devono essere soggette al controllo democratico del popolo?
Il Dr. Winterhalder ha ricordato, a proposito della storia dei Maya : “Per noi deve essere un avvertimento su quanto sia veramente fragile la struttura politica. Vogliamo dire di essere in pericolo come lo erano i Maya alla fine del loro periodo Classico? Non lo so. Ma ho il sospetto che poco prima del tracollo e della loro rapida scomparsa, le élite politiche dei Maya fossero abbastanza ottimiste sulla efficacia delle loro scelte.”
Fortunatamente non siamo gestiti da “élite politiche” come lo erano i Maya.
Le ultime elezioni presidenziali USA hanno dimostrato che la gente può unirsi e combattere quelle élite politiche che riflettono gli interessi delle multinazionali che tendono solo al massimo profitto. Il movimento democratico della gente ha conquistato un po’ di aria per respirare e ora ha la possibilità di spingere il governo USA a prendere un serio impegno per combattere il riscaldamento globale.
C’è una bella differenza tra dover combattere contro un nemico invisibile e sconosciuto oppure combattere contro un nemico che si conosce e che si sa di poter fermare, ma aspettare senza fare niente.
Thomas Riggins è direttore associato di Political Affairs online e scrive su People’s World online
Fonte: http://dissidentvoice.org
Link: http://dissidentvoice.org/2012/11/extreme-weather-the-maya-and-us/
15.11.2012
Traduzione per www.ComeDonChisciotte.org a cura di ERNESTO CELESTINI
Nota 1: http://www.sciencedaily.com/releases/2012/11/121108142750.htm