DI GIANLUCA FREDA
Repubblica ha dato il via alla massiccia campagna propagandistica che ci accompagnerà fino alla nascita del nuovo (?) Partito Democratico. E’ comprensibile. L’evento è così irrilevante, irritante e manifestamente foriero di nuova disperazione per gli italiani che sarebbe sommerso dall’indifferenza o dalla contestazione se i giornali di partito non provvedessero ad agghindarlo con la consueta dovizia di chiacchiere.
A questo indirizzo (1) i collezionisti di ciarle a vanvera possono trovare tutti i pezzi che gli mancano per completare i loro album di figurine. A me mancava “Moro, un inventore di politica “alta”, trucidato da barbari che camminano liberi e scrivono libri” e adesso l’ho trovato grazie a Mario Adinolfi, di cui già possedevo l’adagio «Trovo che il discorso con cui una consigliera diessina ha rifiutato la proposta di intitolare una strada a Fabrizio Quattrocchi sia semplicemente un discorso infame». Quest’ultimo adagio ce l’ho doppio, uno per ciascun coglione, e posso scambiarlo con altri collezionisti. Accetto come contropartita sbrodolate di Fini sull’eroismo dei carabinieri di Piazza Alimonda o accorati moniti di Pisanu sulla minaccia della risorgenza anarco-insurrezionalista.
Non si può più contare, per salvare il salvabile, sugli elettori di sinistra. Essi sono ormai completamente e irrimediabilmente rincitrulliti dal miraggio del “male minore” a cui dovremmo aggrapparci per scongiurare un ritorno di Berlusconi al governo. Rimando, a tale proposito, all’apologo adamsiano sulle lucertole che Israel Shamir riportava in chiusura del lungo articolo tradotto ieri. Qui dirò soltanto che se davvero il nostro obiettivo deve essere quello di puntare al male minore (quindi di scegliere quale sia, tra la cicuta e l’arsenico, il veleno più indolore con cui suicidarsi) allora scelgo Berlusconi, senza neppure un attimo d’esitazione. Per quanto incapace, ignorante, corrotto, disonesto e servile verso gli interessi americani e israeliani, egli è pur sempre “il male minore” rispetto ai suoi finti antagonisti; che sono molto più capaci e colti di lui quando si tratta di escogitare nuovi metodi per ridurre sul lastrico il paese e quanto a corruzione, disonestà e servilismo hanno molto più da insegnare che da imparare. Stiamo cercando “il male minore”, no? Mica un governo e un paese decenti. Allora il male minore è Berlusconi e non mi resta che auspicare un suo ritorno a Palazzo Chigi che sia il più rapido possibile.
Perché dico che Berlusconi è il male minore? E perché lo dico dopo averlo combattuto in tutti i modi per cinque anni e dopo aver salutato, a suo tempo, la sua dipartita in questo modo? (2)
Primo: perché non mi aspettavo davvero, un anno fa, di trovare negli elettori di sinistra così tanta irriflessività, parzialità e mancanza di senso critico. Se il risultato dell’assenza di Berlusconi è il sonno della ragione, auspico un Berlusconi che tenga la ragione ben desta. Nel nostro paese le peggiori riforme di destra sono sempre state introdotte da governi e istituzioni “di sinistra” o almeno credute tali dalle menti semplici. Lo smantellamento dei diritti dei lavoratori, a partire dalla fatidica scala mobile, è stata attuata con l’attiva collaborazione dei sindacati; le prime leggi anti-immigrati di stampo drasticamente repressivo portano la firma di Livia Turco e Giorgio Napolitano; lo sdoganamento della guerra come strumento di risoluzione delle controversie fu attuato da D’Alema all’epoca del Kosovo; la normalizzazione (se non la genesi) della pirateria impenditorial-finanziaria senza regole fu dovuta al solito D’Alema, che salutò come “capitani coraggiosi” i membri della cordata Colaninno che s’impossessò di Telecom mettendo in un angolo la famiglia Agnelli (forse, nel dare quella celebre definizione, aveva in mente Long John Silver); la feroce repressione dei movimenti anni ’70 fu gestita con la compiaciuta collaborazione del PCI, che contribuì a varare le ignobili “leggi d’emergenza” (legge sui pentiti, carcerazione preventiva, concorso morale) che fecero a pezzi la giustizia italiana e i diritti costituzionali; la riconversione strategica delle forze di polizia, che attribuì ad esse lo strapotere poi scatenato nelle repressioni di Napoli e Genova nel 2001, fu opera del governo di centrosinistra; il più ampio indulto della storia a favore di corrotti e corruttori è stato varato dall’attuale governo. Mi fermo qui, ma è evidente che la casistica potrebbe andare avanti all’infinito. Coloro che hanno realmente in mano i destini d’Italia (cioè l’industria parassitaria nazionale e la grande finanza internazionale) sanno bene che solo un governo che abbia il bollino blu “di sinistra” può varare riforme odiose e impopolari senza scatenare le ire della parte tradizionalmente più sanguigna della nazione. Basta agitargli sotto il naso lo spauracchio del ritorno di Berlusconi e questi poveri creduloni ingoiano qualunque cosa, perfino provvedimenti molto peggiori di quelli che Berlusconi avrebbe mai potuto o voluto porre in essere. E’ probabile che Berlusconi, ormai decotto e prossimo all’era del pannolone, venga tenuto in piedi, quale ridanciano e rozzo spaventapasseri, solo a questo scopo.
Secondo: per quanto possa non piacere, non è Berlusconi la causa dell’attuale polverizzazione del tessuto economico, produttivo e lavorativo del nostro paese, bensì proprio la casta di succhiasangue detti “di sinistra” che si trovano attualmente al potere. Furono loro ad accordarsi preventivamente con i potenti dell’industria italiana e con le banche internazionali (ebreo-americane, soprattutto) per svendere e privatizzare l’industria di Stato e le partecipazioni statali italiane. A questo servì l’incontro di Prodi, nel giugno 1992, con i potenti del mondo riuniti sul panfilo della regina Elisabetta II “Britannia”, al largo di Civitavecchia. E’ lì che furono pianificate la svalutazione della lira provocata dall’intervento di George Soros e il programma di Mani Pulite, destinato a far fuori l’intera classe politica del vecchio regime. Una classe politica marcia e corrotta al di là di ogni dire, che strameritava la galera e, se è per quello, anche la pubblica impiccagione. Siamo noi italiani che non meritavamo la classe politica, cento volte peggiore, che è venuta dopo.
Berlusconi è colui che provò a metter loro i bastoni tra le ruote. Per fare ciò si fece spalleggiare dall’arcaica classe politico-mafiosa della prima repubblica, la quale, dopo essere stata fatta a pezzi da Mani Pulite, tentò di riorganizzarsi sotto diverse spoglie per intralciare i piani dei nuovi maggiordomi di Washington. Sulle prime il nano, appoggiato da costoro, ottenne un immenso e insperato successo. Ma com’era più che prevedibile mandò tutto in vacca a causa del suo analfabetismo politico e culturale, della sua corruzione, del suo egoismo bottegaio, della sua mancanza di coraggio. Poco male. Cioè malissimo per gli italiani, ma nulla di preoccupante per la vecchia classe politica, che si è riciclata a poco a poco nelle file dei nuovi cortigiani, ottenendo privilegi e impunità mai visti prima nella storia del nostro paese.
Se parliamo di “male minore” (anziché di “bene”, come sarebbe giusto e logico) allora il male minore è Berlusconi. Il quale possiede potere e ricchezze personali sufficienti da poter agire – almeno in teoria, ché poi la pratica è un’altra cosa – con un minimo d’indipendenza dalle pretese della BCE, del FMI e dei pirati nullafacenti e superprotetti dell’industria italiana, che ci stanno rovinando.
Terzo: guardiamo i fatti, non le ideologie morte e sepolte. L’ultimo governo Berlusconi è stato un governo corrotto, incapace, razzista, asservito alla prepotenza israelo-americana e ossessionato dalla creazione di leggi che garantissero l’impunità del capo e dei suoi scherani. Ma la sua corruzione, per quanto immensa, non si è mai manifestata con la sfacciataggine dei Rutelli e dei Mastella, che sprecano denaro pubblico per andare al Gran Premio con l’aereo di Stato; l’incapacità, per quanto smaccata, era sempre un po’ meno peggio dell’immobilismo assoluto e strafottente di Prodi e della sua banda; il razzismo era fatto di chiacchiere e proclami imbecilli, non di persecuzioni concrete contro lavavetri e poveracci assortiti; l’asservimento ai giudeo-americani non si è mai spinto fino all’umiliazione assoluta a cui abbiamo assistito in occasione della visita di Olmert a Roma, con un Prodi che, come un registratore, ripeteva le esatte parole che il capo degli assassini israeliani gli aveva messo in bocca; le leggi miranti all’impunità erano “ad personam”, non in forma di indulti generalizzati che, oltre al danno causato dall’intrinseca oscenità morale, hanno finito per scatenare migliaia di briganti e assassini contro la popolazione. Anche in questo caso, se la mia ossessione fosse per il “meno peggio”, il centrodestra sarebbe la scelta elettorale obbligata.
Con questo articolo non sto annunciando che voterò per il centrodestra. Non lo farei mai. Sia perché il voto, come visto nelle ultime elezioni truccate da Forza Italia, è – e probabilmente è sempre stato – un rituale fasullo e manipolato, il cui unico scopo è quello di tenere buoni i cittadini drogandoli con l’illusione di avere un ruolo nell’amministrazione dello Stato; sia perché, se pure il voto avesse un valore, non avrei comunque il cinismo sufficiente per regalare il mio a certi ceffi da galera, a certe baldracche squallide.
Con questo articolo sto solo dicendo che i fautori del “male minore” sono degli idioti. Così idioti che, senza rendersene conto, stanno regalando la vittoria elettorale al nemico proprio in virtù della loro stessa argomentazione. Questo presumendo ovviamente – come loro assurdamente presumono – che le elezioni contino qualcosa e che nella casta politica da cui siamo tartassati si possano distinguere amici e nemici. Io non credo né l’una né l’altra cosa. Il mio obiettivo non è il “male minore”, ma il bene, che si otterrà solo liberandosi da queste gabbie mentali e sostituendo l’attuale sistema politico con una configurazione nuova, tutta ancora da discutere e da inventare. Le beghe deliranti tra “destra” e “sinistra”, “comunisti” e “fascisti”, mali minori e maggiori, sarebbe meglio lasciarli al mondo virtuale di giornali e TV, che le hanno elaborate e diffuse. Continuando su questa linea dovremo accontentarci dei Veltroni, dei partiti democratici già putrefatti prima di nascere e delle primarie-farsa (e per di più a pagamento). Temo che in questo caso chi decide di accontentarsi avrà ben poco tempo per godere.
Gianluca Freda
Fonte: http://blogghete.blog.dada.net/
17.09.07
Note:
http://www.repubblica.it/speciale/2007/primarie_diamanti/1domanda.html
http://blogghete.blog.dada.net/post/232225/E+PROPRIO+QUANDO+
PENSAVO+DI+NON+POTERVELO+PIU%27+DIRE…#commentil